Nelle puntate precedenti: Grande è la gioia dello scrittore Teo Marlo nel ritrovare il manoscritto perduto del suo romanzo, e soprattutto il protagonista, il Capitano Giona MIssing, la cui voce è uscita misteriosamente dalle pagine del libro.
Franca Rovigatti
UN SOGNO POTENTISSIMO
Stanchi com’erano,
crollarono. Teo nel suo letto a ronfare, Sommaire sul divano e il
Capitano, che per sua natura non poteva dormire, a guardare dentro i
sogni.
Sommaire, come spesso
ormai le capitava, stava sognando il Capitano. Ancora passeggiava con
lui per un sentiero di campagna, e costruivano la strada coi loro
passi. I bordi, i fossi si riempivano di biancospino, rosa canina,
dei colorati fiori di pisello. Lei era davvero la dea di quell'angolo
di mondo. Il minuto sembiante era (sì, come sempre) consunto e
attonito, ma tutta la persona risplendeva. Il saiuccio bigio, nel
sogno, pareva diventato le ali dell'Arcangelo Gabriele. Spiumava
gioia.
Allora successe qualcosa
di straordinario. Accadde che, mentre guardava il sogno di Sommaire,
Giona, attratto come da irresistibile magnete, ci entrò dentro. Andò
a collimare con l’immagine. Diventò lui medesimo il Capitano
sognato da Sommaire che passeggia nella campagna sognata da Sommaire.
(Il Capitano, adesso mi
tocca dirvelo, s’era infine innamorato. Chiamato in vita dall’amore
di Sommaire, l'amore di Giona s'era risvegliato. Nulla a spartire con
il sentimento che in altri tempi aveva provato, per esempio, per Gea,
brava ragazza: o per Moira, o Leyla. Che pure erano state belle, nel
fiore degli anni. Questa cosa qui, questo che gli succedeva adesso
era fuoco. Ardeva e consumava ogni pixel del suo immateriale corpo,
stazionava ardito nelle pelvi, premeva sui polmoni. Incitrullito. Un
fuoco incitrullito. Che camminava senza poter parlare, fissi gli
occhi sulla piccola dea dell’immensa povertà amante.)
Pensava freneticamente,
Giona-del-sogno. Bruciava e tentava di spegnere l’incendio:
Ma che succede ora?
Poche storie, vecchio mio, tu non sei altro che un personaggio. Righe
di inchiostro. Il tuo amore è destinato a restare sulle pagine…
Non puoi sconfinare, innamorarti di una donna vera...
E, d'altro lato, così
divampava il fuoco:
Ma se lei proprio così
come sei, fantasma, ti ama? Ti ama talmente che riesce persino a
vederti...
Poi subito tornava a
ragionare il savio Capitano:
Ci manca solo l'amore,
Giona! Che dirà Teo? Sommaire è pur sempre stata sua moglie... Gran
cattivo gusto...
Ma la fiamma vinceva:
Quel che sia, sia. Il
destino è scritto. Io non posso avversarlo... Questo è vero
amore... Io sono preso, ormai: Sommaire è la mia padrona per sempre…
Sommaire inventa un prato
al sogno, soffice d'erba asciutta. Su quel morbido verde si allunga e
dice: "Vieni, mio amato. Vedrai, qui si sta bene..."
Tremante, bruciante,
Giona obbedisce. E subito si stringono, come se dall'abbraccio
dipendesse la vita a tutti e due, come se tutta l'acqua, tutto il
cibo, tutta la gioia della terra stessero ad ognuno nelle braccia
dell'altro.
(Poi stare stretti non
gli basta più.
Giona che bacia la bocca
di Sommaire,
Sommaire che succhia le
labbra al Capitano,
regredisce il senso
mentre una bocca
penetra l'altra. Dalle
gole sorte
il piccolo lamento del
piacere.
Il corpo di Sommaire,
sotto il vestito
si risveglia, arde, i
suoi seni s’appuntano.
L’astuccio del bacino
si tende arcua si
spalanca apre.
Vuoto il corpo di Giona
pulsa e batte
va nutrire la grande
contrazione
quella che, del frenetico
abbandono
è anima sacrosanta, o
Pene.
Pene che ratto si produce
in Fallo
d'oro vero, duro come
acciaio...)
Vennero insieme. Il loro
fu uno dei più felici e potenti orgasmi dell'universale storia
dell'eros: era tantissimo tempo che sulla divina terra, luogo di
magie, non si accoppiava tanto potentemente Amore (sia pure,
d'accordo, sia pure in sogno).
Dopo che lui l'ebbe
inondata (dopo che la mente di Sommaire fu invasa dai sogni e
pensieri di Giona), stettero stretti a lungo.
Lei disse: "Tu sei
davvero qui, vero, Capitano? Non è solo che io ti sogno... Sei
entrato, tu in persona… Ti ho sentito, ti vedo...”
"Sì sono qui. Tutto
tuo, qui." Mormorò Giona, felice.
(22 - continua)
Poeta, artista visiva, organizzatrice culturale, Franca Rovigatti ha fondato nel 1997 il festival RomaPoesia e nello stesso anno ha pubblicato per Sottotraccia il "romanzo di viaggio immaginario" Afàsia.
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