Il misantropo, la sconfitta totale, irrimediabile, della purezza e della coerenza oltre ogni compromesso. Una sconfitta letteraria celeberrima che si aggiunge a quelle di altri eroi che si compiacciono del cocciuto e incomprensibile (agli altri) piacere di non recedere: a costo della propria disfatta; come il napoleonico Gabriel Feraud de I duellanti di Joseph Conrad; il nichilista Bazarov in Padri e figli di Turgenev; Michael Kohlhaas nell'omonimo racconto di Heinrich von Kleist; e l'impassibile Takeshi Kitano nel film, da lui diretto, Sonatine.
Molière
ATTO
PRIMO
Scena I
Filinte,
Alceste.
FILINTE
Cosa
c'è? Che vi prende?
ALCESTE
Lasciatemi,
vi prego.
FILINTE
Volete
dirmi, insomma, quale bizzarro umore ...
ALCESTE
Lasciatemi,
vi dico, non voglio più vedervi.
FILINTE
La
gente la si ascolta, e senza risentirsi.
ALCESTE
Io
voglio risentirmi, e non voglio ascoltare.
FILINTE
Non so
capire i vostri malumori improvvisi.
Anche
se siamo amici, io stesso per il primo...
ALCESTE
Io
vostro amico? Prego, toglietemi dal mazzo.
Invero,
ho ritenuto d'esserlo fino ad oggi;
Ma dopo
quel che or ora mi avete palesato,
Vi dico
chiaro e tondo che non lo sono più.
Non
voglio avere posto in un cuore corrotto.
FILINTE
Ho
dunque, Alceste, colpe tanto grandi per voi?
ALCESTE
Avreste
già dovuto morire di vergogna;
Un atto
come il vostro non merita perdono,
Fa
inorridire affatto ogni uomo d'onore
Io vi
vedo colmare un uomo di carezze,
Testimoniargli
ancora un infinito affetto;
Con mille
attestazioni, giuramenti, promesse,
Esaltate
il furore delle vostre espansioni;
E
quando vi domando chi è mai quelle persona
Appena
mi potete dire come si chiama;
L'entusiasmo
si spegne quando lo abbandonate
E con
me lo trattate con somma indifferenza.
Questo
è indegno, perbacco! è cosa vile, infame,
Abbassarsi
a tal segno da tradir la sua fede;
Se
avessi per disgrazia fatto la stessa cosa,
Andrei
per il rimorso a impiccarmi all'istante.
FILINTE
Non mi
pare un frangente degno di impiccagione,
E
vorrei supplicarvi di avere per gradito
Ch'io
faccia un po' di grazia alla vostra sentenza,
E col
vostro permesso non corra ad impiccarmi
ALCESTE
Con che
cattivo gusto vi mettete a scherzare!
FILINTE
Andiamo!
Seriamente, che volete che faccia?
ALCESTE
Che da
uomo d'onore siate sempre sincero,
Né
diciate parola che non venga dal cuore.
FILINTE
Quando
un uomo con gioia mi viene ad abbracciare,
Lo devo
ripagare con la stessa moneta;
Rispondo
come posso a tutte le premure;
Rendo
grazia per grazia, promessa per promessa.
ALCESTE
Non
posso sopportare le pavide maniere
Che
ostenta la gran parte della gente alla moda;
Nulla
v'è ch'io detesti come le contorsioni
Di
quegli eccezionali inventori d'inchini,
Porgitori
garbati di frivole carezze,
Cortesi
dicitori d'inutili parole,
Che
fanno ostentazione di civiltà con tutti
E
trattano ad un modo l'uomo serio e il melenso.
Qual
profitto si ha mai che un uomo vi festeggi,
Vi
giuri fede, stima, zelo, affetto, amicizia,
E
componga di voi un elogio stupendo,
Quando
al primo facchino dice le stesse cose?
No, no,
non c'è davvero anima un po' per bene
Che
consenta a una stima così prostituita;
Per
gloria che ne abbiate, è un regalo da poco,
E poi
vi si confonde con l'universo intero.
La
stima ha fondamento su qualche preferenza
E
stimar tutti è come non stimare nessuno.
No, se
ai vizi del tempo così vi abbandonate,
Del mio
mondo, perbacco! non farete mai parte.
Io
rifiuto di un cuore l'estrema compiacenza
Che al
merito non pone differenze di sorta.
Voglio
mi si distingua; e parliamoci chiaro,
Non fa
per me chi ama tutto il genere umano.
FILINTE
Ma in
società vivendo, bisogna pure usare
Qualche
buona maniera che il costume richiede.
ALCESTE
No, vi
dico, e dovremmo senza pietà punire
Colui
che fa commercio d'una finta amicizia.
Voglio
che l'uomo sia uomo, che in ogni incontro
Nei
discorsi egli mostri fino in fondo il suo cuore,
E sia
questo a parlare, e i nostri sentimenti
Non
vengano nascosti da complimenti vani.
…..
FILINTE
Volete
proprio male alla natura umana!
ALCESTE
Per
essa ho concepito un odio spaventoso.
FILINTE
Questa
vostra avversione si estende a tutti quanti
I
poveri mortali senza alcuna eccezione?
Ci sarà
pur qualcuno nel tempo in cui viviamo ...
ALCESTE
No, no,
non c'è nessuno, odio gli uomini tutti:
Gli uni
perché malvagi e di cattive azioni;
Gli
altri perché ai malvagi mostrano compiacenza,
E non
hanno per essi quell'odio vigoroso
Che il
male deve sempre destare negli onesti.
Di tale
compiacenza si vedono gli estremi
In
quello scellerato col quale sono in causa:
Sotto
la superficie si scorge l'imbroglione;
Dovunque
è conosciuto per quello che può essere,
E i
suoi sguardi imploranti, quel suo tono dolciastro,
Convincono
soltanto chi è nato in altri luoghi.
Si sa
che quel cialtrone, che merita la gogna,
Si è
sempre fatto strada con azioni nefande,
E che
la sua fortuna, di splendore ammantata,
Al
merito fa torto e la virtù arrossire.
Gli si
danno dovunque titoli vergognosi,
E
nessuno in lui vede una traccia d'onore;
Lo puoi
chiamare scaltro, infame, scellerato,
Tutti
sono d'accordo, nessuno contraddice;
Eppure
quel suo ceffo è ovunque bene accetto,
Riceve
dei sorrisi, s'insinua in ogni dove,
E se
c'è da brigare per avere qualcosa
T'accorgi
che ha la meglio su ogni galantuomo.
Accidenti!
è davvero un insulto mortale
Vedere
che col male si osservano riguardi,
E
talvolta mi prende sùbita tentazione
Di
fuggir nel deserto ogni contatto umano.
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