Ernst Friedrich |
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Su
tutte le vette
è
pace;
in
ogni chioma
senti
appena
un
alito.
Nel
bosco anche gli uccelli, tutto tace.
Aspetta:
presto
anche
tu avrai pace (J.W.Goethe)
[Sarebbe bene, per la
vostra salute mentale e fisica, non cominciare la lettura]
Questo
è un post per pochi. Difficile da digerire. Davvero.
Una
sequela di immagini, tratte da un libro, Guerra
alla guerra! (Krieg dem Kriege!), del pacifista e anarchico Ernst Friedrich;
una serie di scatti che testimoniano gli effetti (su uomini, cose, animali)
della Prima Guerra, 1914-1918, di cui ricorre, il prossimo anno, come potete
arguire, il centenario.
Impiccagioni di massa |
Queste
foto di guerra, accompagnate da brevi didascalie, talora indignate, altre volte
solo esplicative, oppure sarcastiche, nella loro inconfutabile oggettività,
resocontano una cronaca quotidiana: impiccagioni, fucilazioni per tradimento,
ferite mostruose, stermini razziali o politici, deportazioni, mutilazioni,
lapidi profanate, regnanti e generali gaudenti, case sventrate, chiese
stritolate, macerie di cose e d’uomini, orfani.
Spesso il male di vivere ho incontrato ... era il cavallo stramazzato ... |
L’andamento di quei quattro
anni in cui l’Europa abdicò al proprio ruolo culturale per divenire colonia da
supermercato.
Il
libro uscì, in versione trilingue (inglese, francese, tedesco), nel 1924, a
dieci anni dallo scoppio del conflitto; a sei dalla conclusione.
Nella
vittoriosa Italia dove, in tre anni, morirono settecentomila persone, se ne
contarono altrettante disperse, s'ebbero un milione di feriti e debiti per
sessanta anni (il solo costo vivo ammontò a quasi il triplo del PIL) – in questo
paese, il nostro paese, l'Italia, in novanta anni (novanta) Guerra alla guerra ha avuto una sola
(una) edizione: una brossuraccia Mondadori del 2004, con breve introduzione di
Gino Strada.
Oggi
abbondantemente esaurita (o boicottata, chi lo sa).
[Sarebbe bene, per la
vostra salute mentale e fisica, non proseguire nella lettura]
Ecco
cosa scrive Gino Strada, sarebbe bene seguirlo: " ... In questo sta
l'importanza dell'opera di Friedrich, nel togliere la maschera dell'ipocrisia e
della menzogna per ridare alle parole il loro significato, nel mostrare il vero
volto della guerra. E lo fa presentandoci i volti della guerra ... volti
sfigurati, terribili, quasi grotteschi, come quelli che appaiono nell'ultima
parte del libro. Fotografie raccapriccianti, durissime. Perché far vedere
queste cose? Si potrebbero chiedere in molti. Ce lo siamo chiesto anche noi
negli anni passati, riguardando molte foto di pazienti scattate nei vari
ospedali di Emergency in zone di guerra, tragicamente simili a quelle di
Friedrich. E abbiamo deciso ... di non
farle vedere".
Sterminio di Armeni. Un bambino lasciato morire di fame |
Gino
Strada ha sbagliato. Era necessario farle vedere. Come le faccio vedere io
adesso. Qualcuno di voi potrebbe pensare ch'io sono un pacifista. No.
Anzi,
nonostante l'apparenza, sono piuttosto violento. Solo disprezzo due cose:
quelli che cianciano senza avere il quadro intero della vita davanti agli
occhi, siano essi politici, lettori, pittori, critici, ascoltatori, scienziati;
e quelli che, sul podio, megafono in mano, starnazzano, in ultima analisi,
l'armiamoci e partite.
[Sarebbe bene, per la
vostra salute fisica e mentale, non proseguire nella lettura]
Dulce et decorum est pro patria mori |
A
questi ultimi, a chi non conosce ovvero a chi si limita a delegare per le
maggiori sorti della patria, farei questo discorso: vuoi fare la guerra?
Bene, a me sta bene, benissimo. Anzi, posso anche imbracciare il moschetto
assieme a te se mi convinci d'una causa giusta. Però, dimmi una cosa, caro mio,
tu che vuoi fare la guerra, lo sai che accadranno queste cose qui, a te, ai
tuoi figli, alla tua moglie, ai vecchi padri, alle madri ansiose, agli
indifesi, al tuo animale da salotto? Lo sai veramente? Proprio queste cose qui,
queste che puoi vedere nelle foto di Ernst Friedrich, non altre.
Foresta di cadaveri |
Sei in grado
di convivere con l'orrore come i viet di Walter Kurtz? E dimmi un po', furbone
mio, tu che stai oliando le canne e pregustando lo scatto metallico del cane,
dimmi, sarai tu, proprio tu, come Alessandro Magno, a guidarci, in prima linea,
fucile in resta, contro i nostri nemici, vero? Non ti ritroverò mica nelle
furerie, a spartire le scatolette al mercato nero? A impennacchiarti in qualche
quartiere generale imbrattando mappe e spostando soldatini? Ad aiutare il
fronte rimanendo nelle retrovie assolate della città? Bene, se ti assumi tali
impegni, amico mio, se tu conosci, con indefettibile forza la verità e il
futuro, e sarai in grado di sopportarlo, verrò con te a fare la guerra.
Ve lo chiedo: in tal caso in quanti saremmo?
Ma
ci sono altre due considerazioni.
Uno.
In guerra si muore a caso. Comandati, a caso, da perfetti imbecilli. Lo so.
L'ho imparato in quella ridicola manfrina che era il servizio militare. Una
parodia della parodia di una vera guerra, ovviamente. Eppure le dinamiche erano
le stesse: ecco gli imboscati, i raccomandati negli uffici, i falsi riformati,
quelli che puliscono i cessi quattro volte a settimana e quelli che no, che non
lo fanno, le marce inutili, i cazziatoni inutili, gli ordini idioti, le scarpe
che si consumano e non si trovano, il continuo girare a vuoto, lo scaricabarile eletto a sistema, la farsa del cameratismo. Anche in guerra è cosi: settimane di
burocrazia e poi l'azione: si crepa per un capriccio, una leggera esitazione,
un angolo particolare, una deviazione; per ordini contraddittori, stupidi,
colati giù da una catena di comando delirante, gestita da chi non sa o è
stupido o pazzo o se ne frega delle conseguenze; attraverso mezze menzogne, o
menzogne tutte intere, perché il soldato deve obbedire e non sapere, anche se
l'ordine contempla la sua strategica distruzione, come un qualunque pedone
d'una partita a scacchi giocata da psicopatici.
Re Giorgio se la spassa. Già Royal Baby, poi grassatore, quindi assassino |
Due.
In guerra si muore male. Per la prima volta nella storia dell'umanità una
guerra viene documentata con esattezza: la fotografia si perfezionò a metà
dell'Ottocento, il cinema ai primi del secolo. Finalmente, nel 14-18 si vide:
si vide il corpo, quello dell'uomo di Vitruvio leonardesco, perfetto,
bilanciato, misura del cosmo, e stampa simbolica della Matrice Divina, perdere
la propria sacralità.
La
Prima Guerra fu per il corpo ciò che Copernico fu per l'universo.
Eccoli
i reduci, i morti, i feriti, le città: volti scempiati sino all'impazzimento,
senza occhi, senza labbra, senza nasi; cumuli di corpi, corpi enfiati dai gas
della morte, corpi che colano umori schifosi, cicatrici inumane; mutilazioni;
protesi folli; arti slogati, spezzati, strappati, schiantati sino a pose
innaturali e abominevoli; scheletri di cavalli e cavalieri;
cadaveri che si
confondono col fango, con altri morti, che si struggono l'uno nell'altro, già
putrefatti o insidiati dai vermi; morti dileggiati, profanati, irrisi; tombe e
lapidi divelte; bandiere flaccide; moribondi che urlano, che gemono, lasciati
crepare da soli, per giorni; boschi di cadaveri; pianure ricoperte da cadaveri;
chiese distrutte, villaggi in fiamme, donne violentate, impiccate; bambini scheletriti; vecchi abbandonati a morire sulla porta di casa; corpi sorpresi dalla morte, l'espressione attonita, vitrea, lattiginosa, occhi che guardano il nulla in cui sono precipitati per sempre.
E questo, ovviamente, non deve vederlo nessuno. Per questo nessuno conosce questo breviario dell'orrore. Per questo nessuno vi farà conoscere i film di Angela Ricci Lucchi e Yervant Gianikian (un'italiana di Lugo e un italiano d'origine armena) dedicati alla Prima Guerra, in cui immagini d'archivio vengono ricomposte, colorizzate, rallentate e rielaborate per indurci, finalmente, alla comprensione: Prigionieri della guerra (1995), Su tutte le vette è pace (1998), e il più terribile, Oh, uomo! (2004), "un catalogo anatomico della decostruzione e della ricomposizione artificiale del corpo umano". Provate a trovare un DVD di questi tre film. Provateci.
Ormai siete andati avanti, non potete più tornare indietro.
Gino Strada: "Spero che siano in tanti a non fermarsi di fronte al legittimo ribrezzo che nasce da molte di queste fotografie, ad andare avanti pagina dopo pagina, sopportando la nausea. Credo sia necessario, perché ogni volta che qualcuno propone, esalta, pratica la guerra sta precisamente, deliberatamente scegliendo di trasformare la faccia di un uomo in un mostro informe, sta scavando nuove fosse comuni nelle quali rischieremo di finire tutti".
Queste cose torneranno? Si, sono fra noi, da sempre, e ancora torneranno, e ancora, con altri uomini, con altri figli. Sta a voi.
Alla guerra rivoluzionaria di Napoleone, vero primo esperimento bellico di massa sui corpi, compresi gli stermini dei civili (donne e bambini) di interi paesi, mancava soltanto la documentazione fotografica.
RispondiEliminaIl che getta un'ombra sinistra su alcuni ottocenteschi.
EliminaI poeti mentono quasi sempre, infatti.
http://www.youtube.com/watch?v=-FTBIKi1LH8
RispondiEliminacircuitato nel 98 nei cinema d'essai; presentati al Film festival di Torino.
In modo carbonaro.
Eliminaquando li ho visti nelle due occasioni non mi pareva di vederli "in modo carbonaro" ; e ora uno gira su youtube, ribadisco, http://www.youtube.com/watch?v=-FTBIKi1LH8 (il che, tra l'altro, non credo sia una cosa giusta)
RispondiEliminaEh sì, la guerra è davvero brutta, soprattutto per chi è pacifista ad oltranza e subisce la guerra che gli fanno gli altri, i tanto idolatrati Altri...
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