"Il capolavoro della letteratura italiana del XIX secolo è I Promessi Sposi. Tutti gli italiani, meno pochi, lo odiano, perché sono stati obbligati a leggerlo a scuola. Io debbo ringraziare mio padre, che mi ha incoraggiato a leggere questo romanzo prima che la scuola mi obbligasse, e per questo lo amo" (Umberto Eco).
Questa è l'edizione definitiva del romanzo, quella da noi studiata e conosciuta, la cosiddetta 'quarantana'.
Alessandro Manzoni
Questa è l'edizione definitiva del romanzo, quella da noi studiata e conosciuta, la cosiddetta 'quarantana'.
Alessandro Manzoni
Quel ramo del lago di Como, che
volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a
golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un
tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio
a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge
le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa
trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda rincomincia,
per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua
distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata
dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui,
l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai
molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega:
talchè non è chi, al primo vederlo, purchè sia di fronte, come per esempio di
su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un
tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome
più oscuro e di forma più comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un
pendìo lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in
ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo
estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni;
il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte
boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle
terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva
del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso, quando questo
ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città.
Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, già
considerabile, era anche un castello, e aveva perciò l’onore d’alloggiare un
comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guarnigione di soldati
spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle e alle donne del paese,
accarezzavan di tempo in tempo le spalle a qualche marito, a qualche padre; e,
sul finir dell’estate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per diradar
l’uve, e alleggerire a’ contadini le fatiche della vendemmia. Dall’una
all’altra di quelle terre, dall’alture alla riva, da un poggio all’altro,
correvano, e corrono tuttavia, strade e stradette, più o men ripide, o piane;
ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non
iscoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su
terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti più o meno estesi, ma
ricchi sempre e sempre qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian più
o meno della vasta scena circostante, e secondo che questa o quella parte
campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un
altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio dell’acqua; di
qua lago, chiuso all’estremità o piuttosto smarrito in un gruppo, in un
andirivieni di montagne, e di mano in mano più allargato tra altri monti che si
spiegano, a uno a uno, allo sguardo, e che l’acqua riflette capovolti, co’
paesetti posti sulle rive; di là braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora,
che va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra’ monti che
l’accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch’essi
nell’orizzonte. Il luogo stesso da dove contemplate que’ vari spettacoli, vi fa
spettacolo da ogni parte: il monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al
di sopra, d’intorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mutabili quasi
a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ciò che v’era sembrato prima
un sol giogo, e comparendo in vetta ciò che poco innanzi vi si rappresentava
sulla costa: e l’ameno, il domestico di quelle falde tempera gradevolmente il
selvaggio, e orna vie più il magnifico dell’altre vedute.
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