domenica 1 dicembre 2013

Per tutti i gatti del mondo

Raethia Corsini
Georges Brassens del gatto ha detto: «È l’animale più bello, il più nobile. D’una regale, d’una selvatica indipendenza, rifiuta qualsiasi padrone imposto. Il suo, se l’è scelto, ed è un amico al quale saprà restare fedele fino alla morte. Senza bassezze, senza servilismo alcuno. Da pari a pari. Ed è per questo che l’amo». I mici risultano essere gli a-mici preferiti di scrittori e poeti e quella di Brassens è solo una delle mille citazioni possibili. C'è una lista lunga di nomi celebri in letteratura che si sono fatti ritrarre con il proprio piccolo felino e al quale hanno dedicato pensieri, interi libri e poesie. Ecco, le poesie sono secondo me l'espressione più vicina all'essenza dei gatti: qui c'è una sparuta selezione, fatta con i sensi più che con l'intelletto - non è quindi frutto di anthología, non c'è florilegio - una minima cernita di quelle che ho incontrato e incontro nelle mie letture indisciplinate e vagabonde da sempre ritmate dalle fusa di chi mi zampetta vicino al cuore. In questa domenica che avvia l'ultimo mese dell'anno, spingendo l'autunno alle spalle, dedico questa minuscola striscia poetica agli amici degli "a-mici", quelli che ci sono stati e quelli che ancora ci fanno compagnia. Che sia una domenica felinaménte indolente, senza rimorsi.


[da] Il libro dei gatti tuttofare
È una faccenda difficile mettere il nome ai gatti;
niente che abbia a che vedere, infatti,
con i soliti giochi di fine settimana.
Potete anche pensare a prima vista,
che io sia matto come un cappellaio,

eppure, a conti fatti,
vi assicuro che un gatto deve avere in lista,
TRE NOMI DIFFERENTI. Prima di tutto quello che in
famiglia
potrà essere usato quotidianamente,
un nome come Pietro, Augusto, o come
Alonzo, Clemente;
come Vittorio o Gionata, oppure Giorgio o Giacomo
Vaniglia -
tutti nomi sensati per ogni esigenza corrente.
Ma se pensate che abbiano un suono più ameno,
nomi più fantasiosi si possono consigliare:
qualcuno pertinente ai gentiluomini,
altri più adatti invece alle signore:
nomi come Platone o Admeto, Elettra o
Filodemo -
tutti nomi sensati a scopo familiare.
Ma io vi dico che un gatto ha bisogno di un nome
che sia particolare, e peculiare, più dignitoso;
come potrebbe, altrimenti, mantenere la coda
perpendicolare,
mettere in mostra i baffi o sentirsi orgoglioso?
Nomi di questo genere posso fornirvene un quorum,
nomi come Mustràppola, Tisquàss o Ciprincolta,
nome Babalurina o Mostradorum,
nomi che vanno bene soltanto a un gatto per volta.
Comunque gira e rigira manca ancora un nome:
quello che non potete nemmeno indovinare,
né la ricerca umana è in grado di scovare;
ma IL GATTO LO CONOSCE, anche se mai lo confessa.
Quando vedete un gatto in profonda meditazione,
la ragione, credetemi, è sempre la stessa:
ha la mente perduta in rapimento e in contemplazione
del pensiero, del pensiero, del pensiero del suo nome:
del suo ineffabile effabile
effineffabile
profondo e inscrutabile unico NOME.
(Thomas Stearns Eliot )

Il gatto e la luna
Il gatto andava qua e là e la luna
girava in tondo come una trottola
e il più prossimo parente della luna,
il gatto strisciante, guardò su.
Il nero Minnaloushe fissava la luna,
ché, nel suo gemere e vagare,
la pura luce fredda su nel cielo
agitava il suo sangue d’animale.
Minnaloushe corre nell’erba
levando le zampe delicate.
Danzi, Minnaloushe, danzi?
Quando due parenti stretti s’incontrano,
cosa c’è di meglio che ballare?
Forse la luna può imparare,
stanca di quelle maniere regali,
un nuovo giro di danza.
Minnaloushe striscia nell’erba
da un luogo all’altro al chiaro di luna,
il sacro astro lassù
è entrato in una nuova fase.
Lo sa Minnaloushe che le sue pupille
andranno di mutamento in mutamento,
passando dal plenilunio alla falce,
dalla falce al plenilunio?
Minnaloushe striscia nell’erba
solo, compreso e guardingo,
e alza alla mutevole luna
i suoi occhi mutevoli.
(William Butler Yeats)

Canto per il gatto Alvaro
Fra le mie braccia è il tuo nido,
o pigro, o focoso genio, o lucente,
o mio futile! Mezzogiorni e tenebre
son tue magioni, e ti trasformi
di colomba in gufo, e dalle tombe
voli alle regioni dei fumi.
Quando ogni luce è spenta, accendi al nero
le tue pupille, o doppiero
del mio dormiveglia, e s’incrina
la tregua solenne, ardono effimere
mille torce, tigri infantili
s’inseguono nei dolci deliri.
Poi riposi le fatue lampade
che saranno al mattino il vanto
del mio davanzale, il fior gemello
occhibello. E t’ero uguale!
Uguale! Ricordi, tu,
arrogante mestizia? Di foglie
tetro e sfolgorante, un giardino
abitammo insieme, fra il popolo
barbaro del Paradiso. Fu per me l’esilio,
ma la camera tua là rimane,
e nella mia terrestre fugace passi
giocante pellegrino. Perché mi concedi
il tuo favore, o selvaggio?

Mentre i tuoi pari, gli animali celesti
gustan le folli indolenze, le antelucane feste
di guerre e cacce senza cuori, perché
tu qui con me? Perenne, tu, libero, ingenuo,
e io tre cose ho in sorte:
prigione peccato e morte.
Fra lune e soli, fra lucenti spini, erbe e chimere
saltano le immortali giovani fiere,
i galanti fratelli dai bei nomi: Ricciuto,
Atropo, Viola, Fior di Passione, Palomba,
nel fastoso uragano del primo giorno…

E tu? Per amor mio?

Non mi rispondi? Le confidenze invidiate
imprigioni tu, come spada di Damasco le storie d’oro
in velluto zebrato. Segreti di fiere
non si dicono a donne. Chiudi gli occhi e cantami
lusinghe lusinghe coi tuoi sospiri ronzanti,
ape mia, fila i tuoi mieli.
Si ripiega la memoria ombrosa
d’ogni domanda io voglio riposarmi.

L’allegria d’averti amico
basta al cuore. E di mie fole e stragi
coi tuoi baci, coi tuoi dolci lamenti,
tu mi consoli,
o gatto mio!
(Elsa Morante)

I gatti
Che dolce profumo esala da quel pelo
biondo e bruno! Com’ero tutto profumato
una sera che l’accarezzai
una volta, una soltanto!

È lui il mio genio tutelare!
Giudica, governa e ispira
ogni cosa nel suo impero;
è una fata? O forse un dio?

Quando i miei occhi, attratti
come da calamita, dolci si volgono
a quel gatto che amo
e guardo poi in me stesso,
che meraviglia il fuoco
di quelle pallide pupille,
di quei chiari fanali, di quei viventi opali
che fissi mi contemplano!
(Charles Baudelaire)


Un gatto intellettuale
Esplora tutte le scatole
perlustra tutti i cassetti
curiosare per decifrare
questo è il gatto ermeneutico.
Il suo pensiero forte è miagolare
di notte tra i parafulmini sul tetto
il suo pensiero debole ma sapienziale
ronfare davanti al caminetto.

(Luciano Erba)


Ode al gatto
Gli animali furono imperfetti/lunghi di coda plumbei di testa/piano piano si misero in ordine/divennero paesaggio/acquistarono grazia nel volo./ Il gatto, soltanto il gatto/apparve completo e orgoglioso/nacque completamente rifinito/cammina solo e sa quello che vuole.
L’uomo vuole essere pesce e uccello/il serpente vorrebbe avere ali/il cane è un leone spaesato/l’ingegnere vuol essere poeta/la mosca studia per rondine/il poeta cerca di imitare la mosca/ma il gatto vuol solo essere gatto/ed ogni gatto è gatto dai baffi alla coda/dal fiuto al topo vivo dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità come la sua/non hanno la luna o il fiore/una tale coesione è una sola cosa/come il sole o il topazio/e l’elastica linea del suo corpo salda e sottile è come la linea della prua/di una nave i suoi occhi gialli/hanno lasciato una sola fessura/per gettarvi le monete della notte.
Oh piccolo imperatore senz’orbe/conquistatore senza patria/minima tigre da salotto/nuziale sultano del cielo/dalle tegole erotiche/il vento dell’amore all’aria aperta/reclami quando passi e posi/quattro piedi delicati sul suolo/fiutando diffidando/di ogni cosa terrestre/perchè tutto è immondo/per l ‘immacolato piede del gatto.
Oh fiera indipendente della casa/arrogante vestigio della notte/neghittoso ginnastico ed estraneo/profondissimo gatto/poliziotto segreto delle stanze/insegna di un irreperibile velluto/probabilmente non c’è enigma/nel tuo contegno forse non sei mistero/tutti sanno di te ed appartieni/all’abitante meno misterioso/forse tutti si credono padroni/proprietari parenti di gatti/compagni colleghi discepoli o amici/del proprio gatto.
Io no/io non sono d’accordo/io non conosco il gatto/so tutto/la vita e il suo arcipelago/il mare e la città incalcolabile/la botanica/il gineceo coi suoi peccati/il per e il meno della matematica/gli imbuti vulcanici del mondo/il guscio irreale del coccodrillo/la bontà ignorata del pompiere/l’atavismo azzurro del sacerdote/ma non riesco a decifrare un gatto/sul suo distacco la ragione slitta/numeri d’oro/stanno nei suoi occhi.
(Pablo Neruda)

Autunno
Il gatto rincorre le foglie
secche sul marciapiede.
Le contende (vive le crede)
alla scopa che le raccoglie.

Quelle che da rami alti
scendono rosse e gialle
sono certo farfalle
che sfidano i suoi salti.

La lenta morte dell'anno
non è per lui che un bel gioco,
e per gli uomini che ne fanno
al tramonto un lieto fuoco.

(Gianni Rodari)


A un gatto
Non sono più silenziosi gli specchi
né più furtiva l’alba avventuriera;
sei, sotto la luna, quella pantera
che a noi è dato percepire da lontano.

Per opera indecifrabile di un decreto
divino ti cerchiamo invano;
più remoto del Gange e del Ponente
tua è la solitudine, tuo il segreto.

La tua schiena accondiscende la carezza
lenta della mia mano. Hai accolto,
da quella eternità che è già oblio,
l’amore di una mano timorosa.
Sei in un altro tempo. Sei il padrone
di un abito chiuso come un sogno.
(Jorge Luis Borges)

I gatti
Lo so. Lo so.
Sono limitati, hanno diverse
esigenze e
preoccupazioni
ma io li guardo e apprendo.
Mi piace il poco che sanno
che in fin dei conti
è molto.
Si lamentano ma
non si angustiano,
avanzano con sorprendente dignità.
dormono con una tale semplicità
che agli umani sfugge.
I loro occhi sono
più belli dei nostri
e possono dormire per venti ore
al giorno
senza esitazione o
rimorso.
Quando mi sento
abbattuto
devo solo guardare
i miei gatti
e mi torna il coraggio.
Studio queste
creature.
Sono i miei
maestri.
(Charles Bukowski)

Il gatto
Il gatto è un animale che ha due zampe davanti,
due zampe dietro,
due zampe sul lato sinistro e
due zampe sul lato destro.
Le zampe davanti gli servono per correre
le zampe dietro gli servono per frenare.
Il gatto ha una coda che segue il corpo. 
Essa finisce improvvisamente.
Egli ha dei peli sotto il naso,rigidi come fili di ferro.
E’ per questo che egli è dell’ordine dei “Filini”.
Ogni tanto il gatto desidera avere dei piccoli.
Allora li fa: è in quel momento che diventa una gatta.
(testo di un bambino di 9 anni, pubblicato da “Le Figaro” il 6 maggio 1952) 

5 commenti:

  1. Il gatto in un appartamento vuoto di W. Szymborska
    Morire – questo a un gatto non si fa.
    Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
    Arrampicarsi sulle pareti.
    Strofinarsi tra i mobili.
    Qui niente sembra cambiato,
    eppure tutto è mutato.
    Niente sembra spostato,
    eppure tutto è fuori posto.
    E la sera la lampada non brilla più.
    Si sentono passi sulle scale,
    ma non sono quelli.
    Anche la mano che mette il pesce nel piattino
    non è quella di prima.

    Qualcosa qui non comincia
    alla sua solita ora.
    Qualcosa qui non accade
    come dovrebbe.
    Qui c’era qualcuno, c’era,
    e poi d’un tratto è scomparso,
    e si ostina a non esserci.
    In ogni armadio si è guardato.
    Sui ripiani è corso.
    Sotto il tappeto si è controllato.
    Si è perfino infranto il divieto
    di sparpagliare le carte.
    Cos’altro si può fare.
    Aspettare e dormire.

    Che provi solo a tornare,
    che si faccia vedere.
    Imparerà allora che con un gatto così non si fa.
    Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia,
    pian pianino,
    su zampe molto offese.
    E all’inizio niente salti né squittii.

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  2. grazie adelaide, sì anche questa l'ho incontrata, grazie per averla ricordata (rima involontaria).

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  3. grazie a te per aver ricordato tutte le altre

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