G. Luca Chiovelli
Ci sono libri
Ci
sono libri scritti male, libri inutili, libri irritanti, libri che non centrano
il bersaglio, libri consolatori, asessuati, libri che si formano con la schiuma
delle onde del consenso universale, di quella Zeitgeist che, pur immateriale,
imbeve ogni cosa e atto del vivere.
Gli sdraiati, storia della relazione
fra l'autore e il figlio, giovane neghittoso del ventunesimo secolo, si tiene
miracolosamente in equilibrio su un crinale grazie a una maestria da
equilibrista derviscio: riesce, infatti, a essere tutto questo,
contemporaneamente: inutile, irritante, fuori tempo massimo, consolatorio,
asessuato; e pure declinato secondo quella neolingua perbenista che tiene
insieme, come una sorta di gotico internazionale, tutti gli scrittori
responsabili e innocui: quelli appartenenti alla massoneria del potere
occidentale.
Lettura del libro
Mi
ha assorbito, giovedì 26 dicembre, in due battute: dalle ore 01.13 alle ore
02.04; dalle ore 04.22 alle ore 04.37.
Tema
L'autore
si lagna, per 115 pagine su 116, del comportamento del figlio diciottenne. Il
tardo adolescente vive il tempo liquido del capitalismo attuale (“Tutto rimane
acceso, niente spento. Tutto aperto, niente chiuso. Tutto iniziato, niente
concluso”), un'esistenza interconnessa, mai definita, privi di appigli
ideologici; sciatto nella persona, trascurato nell'igiene casalinga,
indifferente al passato e alla natura, lasco negli amori, ghiotto di high tech,
cartoni animati e mode idiote, irriducibile a qualsiasi ordine sociale maturato
negli ultimi secoli dell'umanità, amorfo; né felice né infelice. Papà Serra,
per centoquindici pagine, si dispera quietamente e gli oppone ideologicamente
le proprie madelaines (“Ai miei tempi caro mio ...”) e alcune goffe
elucubrazioni mentali: addirittura una distopia in cui lui, Serra, si veste dei
panni di Brenno Alzheimer, immaginifico duca dell'esercito dei Vecchi
contrapposto a quello dei Giovani, in una incombente e inevitabile Guerra
Finale e Totale.
Il demi-monde di Michele
Serra
L’autore
vanta una biografia sonnacchiosa: frequenta Veltroni, Fassino, D'Alema, i tre
principali liquidatori della politica di sinistra, più che del grande partito
della sinistra italiana; d'altra parte lui non è da meno: diverrà famoso per le
scempiaggini dell'inserto satirico Cuore (un cascame delle sciocche ribalderie
del Movimento del '77), sintomo evidente e causa non secondaria della
liquidazione ideologica del fu giornale di Antonio Gramsci.
Innocuo
già allora, Serra si concederà un unico atto sovversivo: nei primi anni
Novanta, davanti a Fassino, prende la tessera del Partito Radicale (allora la
doppia tessera era proibita). Pannella, Fassino: dev'esserci voluto un coraggio
da leone. Dopo questa bruciante sortita lo spirto guerrier del Nostro s'attenua
di molto; inizia a discettare di varia umanità sulla comatosa Unità, su La
Repubblica, su Epoca, su L'Espresso. Scrive per la televisione e il teatro;
sciorina sceneggiature, libri; collabora a DVD. Celentano, Gaber, Bisio, Fazio.
Dal 1990 la tombola: si insedia, prepotente, nella vita economica e poi politica
dell’Italia, un mediocre tycoon milanese: il Girolimoni della destra gli
assicura una serie ventennale di facezie, scandali, articoli, sbeffeggiamenti,
indignazioni. Un contratto d'occupazione a tempo quasi indeterminato, una
maniera comodissima di continuare le piccinerie satiriche di Cuore con
aspirazioni, stavolta, da cittadino preoccupato, responsabile, borghese,
montanelliano, quasi da padre della patria. Fare il giornalista è sempre meglio
che lavorare; scrivere di Berlusconi o delle espettorazioni di Bossi è sempre
meglio che occuparsi delle rogne della realtà, id est della marcescenza
cancrenosa e inarrestabile dell'Italia; oppure del serpente maledetto che,
sottopelle, agita la superficie degli eventi universali. Quelli importanti;
quelli veri.
Borghese di sinistra
Michele
Serra è un borghese di sinistra: lo dice, testualmente, nel librino in esame: “Io
sono un borghese di sinistra”. O si sbaglia o mente. Diciamo che si sbaglia: borghesi
lo siamo tutti: basta avere l'IBAN. Di sinistra: qui iniziano i guai. Le
sfumature della sinistra: sinistra goliardica, sinistra barricadera, sinistra
di lotta, sinistra pensosa, sinistra filosofica: numerose nuances o variazioni
di tono: tutte però ricomprese nella categoria dell'impegno innocuo, della
carineria intellettuale. I filosofi, i vignettisti, gli attori televisivi, i
cineasti, I presenzialisti, gli scrittorucoli, i deputati.
Tutti
garbati. Ingabbiati dalla correttezza. Immemori. Vaselineggianti. Di sinistra
controllata. DOC.
Fra
loro Michele Serra: un goliarda che, cogli anni, si è fatto pensoso, ma non
troppo. Diciamo che è invecchiato.
Struttura del libro
Episodi di vita quotidiana, lievi arrabbiature, aneddotica varia.
Parecchi
capitoli sono chiusi da un refrain/invito: caro figlio, vieni con me in
escursione a Colle della Nasca, a godere della Natura, a verificare la
compatibilità dei nostri cuori, noi due, padre e figlio, viaggiatori
spirituali, al cospetto dell'immensa bellezza del Creato, solo noi, io che sto
col vecchio ordine e tu, invece, liquida epitome del tempo attuale et cetera et
cetera.
A
metà circa del libretto Serra inchioda, inoltre, una insopportabile distopia in
cui, come detto, immagina una guerra del futuro fra giovani e vecchi: lui è il
comandante dei vecchi, Brenno Alzheimer.
Brenno
Alzheimer. Capito? Minchia, che risate.
È
il nadir del libro, se fosse possibile un nadir in assenza di zenit.
La prosa
Peccato.
Michele Serra possiede qualità letterarie superiori alla media. Avrebbe potuto
maturare uno stile. Personale, proprio. Purtroppo - questa l'amara legge -
nessuno stile matura e si concreta se la propria vita scorre nel senso voluto
dalla corrente. E Serra Michele non ha l'istinto dei salmoni; scivola via,
gramellinianamente, a favore di flusso. Il tono cerca sempre di salire: egli,
in fondo, prova un’acuta nostalgia per i padri nobili del Novecento: Calvino,
Gadda, Pasolini, Moravia, Savinio; sospetto ch'egli rechi in sé anche la vergogna
della colpa: quella di non essere all'altezza di cotanti modelli; ma la
gravezza della propria formazione teppisticamente giocherellona brucia
qualsiasi anelito all'altezza e capitombola la scrittura giù verso l'incedere
d'una compiacente fecalità narrativa. Esempi? Eccone due: "Quante volte
invece di mandarti a fare in culo avrei dovuto darti una carezza. Quante volte
ti ho dato una carezza e invece avrei dovuto mandarti a fare in culo";
oppure, valutando la ragazza del figlio: "Compatibilmente con il tatuaggio
da calciatore sulla spalla destra e la pettinatura da attinia, e piuttosto
carina". E via esilarando.
Non
è neanche colpa sua. È questione di pathos. E il pathos si forma consacrandosi
totalmente a certi autori. A certe istanze. Senza compromessi.
I
compromessi, però, sono il pane del postmoderno. E così sia.
Serra,
Carlo Conti, Massimo Giletti e la Littizzetto appartengono alla stessa legione.
Non a caso suggono insieme il nettare radiotelevisivo nazionale, quello,
insomma, ricapitalizzato ogni anno dalle leggi di stabilità e dal centone e
passa sganciato dai mammalucchi come me.
Sguardo antropologico
Quello
di un ronzino coi paraocchi. Alle soglie del 2014, all'acme di una guerra
ideologica che sta travolgendo centinaia di milioni di persone, Serra ancora
crede che lo scontro sia generazionale. Adolescenti apatici son sempre
esistiti: Moravia scrisse Gli
indifferenti, Svevo impostò la propria poetica su uno schiaffo paterno dato
al figlio incapace. E Hanno Buddenbrook?
Eppure
il Nostro, in alcune righe, va vicino alla rivelazione: “[Come se] qualche
radicale cambiamento nell'assetto neuronale avesse prodotto ... una separazione
definitiva tra il passato e il futuro degli umani … Ora ho il sentore - il
sospetto? Il terrore?- di una mutazione così radicale che, difficilmente,
potremo riconoscerci, un giorno, tu e io, nello stesso piacere …”.
Una
mutazione radicale, ben detto; quella turbocapitalista, che si basa ancora
sullo sfruttamento e che ora, dopo averci regalato trent’anni da Lucignolo, si
prepara al redde rationem.
Ma
Serra lascia cadere l’intuizione.
Lo
scontro, infatti, come sempre, è fra alto e basso (stavo per dire fra ricco e
povero). Invece Serra e i suoi sodali, ormai liberi dai bisogni materiali per
merito dei padri dei padri, ha barattato tale stella polare, l'ingiustizia
sociale, con quella dei diritti civili. Difendo il tuo diritto (di minoranza,
di parola, di espressione), quindi sono di sinistra. Ma non è così. Per una
ragione semplice: perché di tali diritti si è da tempo impossessato il
capitalismo liberista e difenderli ora significa difendere il capitalismo, la
finanza, la way of life intravista e detestata proprio nei comportamenti
filiali. Democrazia e plutocrazia coincidono. Aggressione e capitalismo anche. Destra
e sinistra pure. Sulle guerre di Bush sono tutti bravi a starnazzare, ma il via
libera della guerra in Kossovo venne da chi diede via libera a Cuore.
Per
questo Gli sdraiati spara a salve. Di
cosa si lamenta l’autore se l’autore è complice? Suo figlio non è un alieno;
solo un Golem partorito dalla negligenza e dall’insipienza politica del
pensiero debole della sinistra (debole? Debolissimo, sfiancato, svaporato).
Per
questo la sinistra, questa che conosciamo oggi, è morta e sepolta. E si prepara
a essere soppiantata, nelle rivendicazioni sociali, dal populismo e dal
fascismo. Alto-basso, altro che destra e sinistra. Si è mai chiesto, Serra, perché
il PCI fosse così alieno dal democraticismo? Perché andasse pochissimo
d'accordo col sinistro filoamericano Pannella Giacinto? Pertini era di
sinistra? E Robespierre? Pancho Villa? Tupac Amaru? Albert Schweitzer? Tutti
obamiani?
De consolatione Serrae
Il
finale del libro è conseguente al suo sguardo antropologico di respiro
cortissimo. Alla fine il papà convince il figlio a seguirlo nell'escursione a
Colle di Nasca, simbolo del vecchio ordine e dell'incomunicabilità
intergenerazionale. Una sorta di petrarchesca e spirituale ascesa al Monte
Ventoso. All'inizio il giovine annaspa scoglionato, coi suoi pantaloni a vita
bassa e le scarpe sformate da rapper losangelino, poi, miracolo! Supera persino
il padre e arriva entusiasta e sorridente alla vetta. “Sono quiiiii! Papààààà!”
grida il marmocchio degenere. E l’inconsolabile matusa: “Eri troppo lontano
perché potessi vederti in
faccia,
ma so che sorridevi … Finalmente potevo diventare vecchio”. Ah, sì? Manca solo
Tom Hanks e le gnagnera strappacuore, ma virile, di Bruce Springsteen in
sottofondo. Centoquindici pagine in cui si relaziona lo sfascio generazionale e
poi la chiusa improvvisa e diabetica da telefilmetto americano (quelli che
Serra denigrava alcune pagine poc'anzi: “serie da acronimo tipo Pi En Iu o Ai
Ti Si o Uai En Ti”).
Carinerie da IBAN solido
Il
fatto è che Serra, e quasi tutti i suoi sodali e utenti, non soffrono. Stanno
bene. Bisogna soffrire, non c'è dubbio. Non solo i rovesci della fortuna, inevitabili,
ma, empaticamente, l'universale condizione umana e quella, terribile, degli
ultimi. Questo il filtro doloroso che forgia l'acciaio della prosa, mica le
scuole di scrittura.
Gli sdraiati veri
Vieni,
caro Michele. Ti porto a fare un giro. Ti faccio vedere altri sdraiati. Uno
eccolo qua: guardalo prima che la foto scompaia nel flusso web. Uno sdraiato,di quelli veri, uno dei tanti. Disoccupato o inoccupato. Un lavoricchio a
centinaia di chilometri da casa per poche centinaia di euro. Un euro a
chilometro. Qualche giorno prima erano passati a chiedergli i soldi della
tariffa dei rifiuti e lui aveva risposto che non li aveva i soldi dell’imposta;
anzi, perché pagarla? I rifiuti, lui, manco li produceva. Dopo, solo dopo, gli
hanno trovato nel cestino qualche buccia di mandarino, unico pasto e unico
rifiuto di tre giorni di vita. Chissà cosa è successo in quei tre giorni, prima
che egli decidesse per la sorte più benigna. Qui, caro Michele, c'è una guerra,
e non è il conflitto tra giovani bisunti e vecchi tradizionalisti nostalgici: inesistente;
e neanche quella tra chi nega diritti civili e chi li reclama. La guerra è
sempre la stessa, ma a te piace perdere tempo. C'erano più diritti in
Afghanistan dieci anni fa oppure adesso? Aveva più diritti mio nonno nei suoi
campi più di mezzo secolo fa o un lavoratore dei cessi degli aeroporti con
regolare contratto sancito dalle leggi del centrosinistra e vagliato dai
sindacalisti di punta della nazione? Rifletti. Prenditi tutto il tempo che vuoi
per la risposta.
Vieni via con me
Lascia
stare le piccinerie. Gli adolescenti apatici ... Qui c'é altro in ballo ... Una
guerra implacabile per stringerci in un eterno presente (quello che vive tuo
figlio), in cui ogni rivendicazione fallisce perché la storia è, di fatto, finita.
E se la storia finisce, la lotta tra il bene e il male si riduce al bene e al
male che hanno deciso loro. Riesci a capire? Esistono sulla terra individui che
hanno il PIL di intere nazioni e decine di milioni di sdraiati, identici a
quello della foto. E a nessuno parrà vergognoso tutto questo, e nemmeno strano
e sospetto, perché la storia è finita, il passato abolito, i sentimenti scaduti
in mediazioni sentimentaliste in cui l'inaccettabile diviene accettabile.
E
tutti, tuo figlio e, inconsciamente, pure tu, trovate questo naturale.
Oppure
non ve ne curate. Persi nei problemini psicosociali da tinello alla periferia
del Basso Impero.
Vi
pare naturale, in fondo, che un tizio abbia più soldi dell'Algeria o della
Birmania e che qualcuno, invece, non abbia più neanche il controllo della
propria vita.
Ti
sembra naturale, Michele mio, altrimenti non scriveresti sciocchezze da
strenna/regalo come queste.
Te
lo dico io che sono desossiribonucleicamente di sinistra.
Capisci
cos'è la sinistra? Cos'è l'inganno democratico?
Capisci,
Michele, figlio mio? La vita di un uomo è un abisso. E nessun uomo, per quanto
valoroso, vale il doppio di un altro. Forse sì, ma molto raramente. Figuriamoci
milioni di volte di più. Nessuno merita di avere tanto, nessuno demerita tanto
da non avere niente. Alto, basso, destra, sinistra.
Capisci,
caro Michele, figlio mio? Non vedi l'ingiustizia? Figlio mio, tu non mi
capisci. Io sono vecchio, molto vecchio, vecchio come le pietre, perché a me le
pietre parlano, e gli alberi e le spade sussurrano cose terribili. Lascia tutto
e seguimi. Ci sono tanti servi della gleba da liberare. Ripudia queste
sciocchezze. Studia, vivi, soffri, immergiti nella melma della realtà. Fuggi
dalla televisione, dai giornali, dalle case editrici. Olia i percussori
ideologici. Fai trecento flessioni al giorno. Come credi che avrebbero chiamato
Guevara oggi? Insurgent. E Brecht? Populista, terrorista. Perché la storia è
finita e tutto ciò che vediamo va bene e non deve essere revocato in dubbio.
Mai.
Ti
dico questo per salvarti. Telefona a Fazio: digli che sei disgustato e tronca
il rapporto incestuoso. Poi vai da Scalfari, bestemmia, urla, buttagli i fogli
della scrivania in aria, e quindi, davanti all'esterrefatto Mauro, licenziati,
e, prima di uscire, ammolla pure uno sganassone a qualcuno della redazione:
così, per sfregio. E per tagliare tutti i ponti. Liberati, prima che il mondo
vero si liberi di te.
Smetti
di oggettivare la vanità, i finti problemi, il ciarpame dell'Impero, le
preoccupazioni politiche di un demi-monde sinuoso e bifronte, supponente,
venduto, inutile, consustanziale allo
spirito d’una democrazia falsa.
E
poi smetti di scrivere.
Tanto
tutto ciò che hai scritto è ormai cenere.
Fai
una cosa di sinistra.
Vieni
nella vita vera, fra gli sdraiati.
Quanto livore! tutta questa rabbia, ma siamo proprio sicuri che c'entri con Serra? mah...
RispondiEliminaTenero, struggente, profondo, capace di strappare più di un sorriso anche a chi con gli "sdraiati" a a che fare ogni giorno. Da leggere.
RispondiEliminaanche se non sono del tutto d'accordo con la lettera dell'articolo, lo trovo, come anonimo (ma perché è anonimo, che cosa teme?) tenero, struggente, profondo e aggiungerei divertente e anche "disperato". G.L. Chiovelli, perché non lo spedisci a Michele Serra, se non altro per vedere "l'effetto che fa"?
RispondiEliminaE' lui che deve venire da noi.
EliminaQuesto il succo dell'articolo.
Altrimenti si preparano brutte cose in Italia, come ho già scritto.
Pero'! Contenta di leggere un così energico digusto. MasLaura
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