mercoledì 27 novembre 2013

A cento anni dalla nascita di Federico Caffè


L'I.I.S. Federico Caffè, la Biblioteca IIS Federico Caffè, il Centro studi Federico Caffè e il Centro creatività innovazione Federico Caffè organizzano, per la ricorrenza del centenario della nascita di Federico Caffè (Pescara 6 gennaio 1914 - Roma 15 aprile 1987), una serie di seminari, indirizzati agli studenti, tenuti da docenti universitari e esperti, che, a suo tempo, sono stati allievi, collaboratori e colleghi del prof. Federico Caffè:
1) ECONOMIA E VALORI: prof. Roberto Schiattarella dell'Università di Camerino, il 29 novembre 2013;
2) "LEGGI ECONOMICHE" E COSTITUZIONE: dottor Giuseppe Amari della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, il 24 gennaio 2014;
3) EUROPA E GLOBALIZZAZIONE: prof. Bruno Amoroso, docente emerito dell'Università di Roskilde, Danimarca, il 21 febbraio 2014;

4) C'E' UN FUTURO PER LO STATO SOCIALE'?: prof. Roberto Pizzuti dell'Università LA SAPIENZA di Roma, il 21 marzo 2014.
Alla fine dei seminari: Tavola Rotonda (periodo di svolgimento, aprile 2014) con Paolo Leon, docente emerito dell'Università ROMATRE, con Roberto Schiattarella, con Bruno Amoroso, con Giuseppe Amari, con Roberto Pizzuti e con un Ministro in carica. Coordina la giornalista Roberta Carlini.

"...Federico Caffè dispiega una ricca e multiforme operosità scientifica, anche come fondatore di una fiorente scuola di allievi..(...).come economista si mosse sempre all'interno della grande tradizione che da Adam Smith passa per John S. Mill, Alfred Marshall, Arthur C. Pigou e John M. Keynes, per arrivare a Jan Tinbergen, John R. Hicks, James E. Meade e James Tobin. Egli fece propria una concezione del progresso della scienza economica come risultato di un'«opera costante, continua e successiva, per cui l'edificio della scienza stessa risulta come una serie di piani che si aggiungono a quelli precedenti, in modo da costituire un tutto armonico» (Economia senza profeti, 1977, pp. 10-11). Una concezione che può sembrare whig, cioè ottimisticamente progressiva, ma che ammette continue interruzioni nell'evoluzione della scienza e continue riscoperte di teorie del passato. Questa interna tensione dialettica fra insegnamenti di ieri e problemi di oggi fa degli scritti di Caffè, a prima vista frammentari (Faucci 2002), una fonte costante di riflessione. - da Riccardo Faucci "Caffe, Federico - Il Contributo italiano alla storia del Pensiero – Economia (2012)"


"... Federico Caffè era un uomo angosciato quando scomparve, molti lo consideravano "demodé", ricorda Ermanno Rea, forse egli stesso si considerava tale, ma questa volta la sua analisi era sbagliata. C'è solo una certezza: il mistero di una fuga che sarebbe rimasto tale per sempre. "Il perché di tanta certezza - conclude Rea - è presto detto. Lui aveva deciso così, e uomini di quel calibro difficilmente elaborano progetti fallibili". Il mistero della sua dissolvenza "ci sprona a interrogarci sul suo modo di concepire l'economia come scienza al servizio dell'uomo e non a servizio del profitto". Ecco allora il messaggio nella bottiglia, che arriva da lontano, che ancora suscita emozione e fa discutere. "Il messaggio di un dissidente soffocato dalle logiche imperanti". L'immagine bellissima è di Ermanno Rea, che nel primo intervento mattutino della lunga giornata di ricordi e analisi, quasi un viaggio tra memoria e presente, tratteggia la figura di Federico Caffè e parla dell'enigma della sua scomparsa...." (dall'articolo Il messaggio nella bottiglia di Rita Piccolini - www.televideo.rai.it, a commento dell'intervento di Ermanno Rea alla Sapienza di Roma, il 24 maggio 2012).

"...è stato fra i più grandi accademici italiani del dopoguerra, ha educato, con il suo impegno nelle aule universitarie, le giovani generazioni a quei valori etici che sono alla base di un'economia rispettosa dei diritti e delle persone...", così si esprimeva, in merito alla figura e all'opera di Federico Caffè, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi (dal messaggio del 6 novembre 2003 inviato alla scuola di Monteverde, a Roma, appena intitolata a Federico Caffè), e nello stesso tempo spronava gli alunni a divulgare "...la sua fede negli ideali di libertà, di giustizia e di democrazia, la sua passione per lo studio e la comprensione dei problemi sociali...".

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