mercoledì 20 novembre 2013

Philip Schultz, Per mio padre



Dopo alcuni incontri il Laboratorio di traduzione, che quest'anno ha come oggetto l'opera del poeta americano Philip Schultz, ha messo a punto la versione del primo testo, For My Father, dedicato dall'autore al padre Samuel. La poesia non fa parte della raccolta Failure, che verrà tradotta nel corso dell'anno e per la quale Schultz ha ricevuto il Pulitzer, ma è stata scelta per aprire il ciclo, perché si inserisce bene nell'ambito tematico, il rapporto tra genitori  e figli, che già dalle scorse stagioni rappresenta il filo conduttore del laboratorio.

Una nota della coordinatrice del gruppo, Fiorenza Mormile:
Il primo testo tradotto che presentiamo è For My Father, non compreso nella raccolta Failure, ma propedeutico alla comprensione del suo nucleo tematico: il rapporto del poeta Philip col padre Samuel perso all’età di quindici anni. L’intreccio di amore appassionato e cupo risentimento informa l’intricato nodo affettivo che tutta la raccolta s’impegna a dipanare. Questo testo è una prima chiave di accesso: l’infarto del padre è prevedibile esito di un protratto spendersi al limite delle proprie forze nel vano inseguimento del sogno americano del successo. 

Ed ecco il testo italiano e di seguito l'originale inglese:
Per mio padre
Samuel Schultz, 1903-1963
La primavera andavamo nel caldo dei lillà
& i suoi occhi neri diventavano grandi come cipolle & il labbro
gli pendeva come un parabordo & lui mi strofinava sulla guancia il mento ispido
& raccontava storie: la prima volta aveva visto l'America dalle braccia del padre
& il padre diceva che qui poteva avere tutto se lo voleva
con tutto se stesso & lui faceva il sapone nel cortile di casa e lo vendeva di porta in porta
& inventava mollette da bucato a forma di dita & accendini
che suonavano Stelle e strisce quando scattava l'apertura.


Le mattine trascinava caramelle nelle fabbriche
& le sue macchinette trasformavano noccioline in spiccioli
che mia madre contava sul tavolo di cucina & la sera tornava
inciampando nei lacci & si addormentava sul piatto & una sera
mi portò fuori & mi disse che solo Dio sapeva quel che Dio teneva in serbo
& un uomo sapeva solo quel che voleva lui & lui voleva una grande casa bianca
con un portico così alto da poter guardare indietro fino in Russia
& la luna nera ruotò sull'asse dei suoi occhi & il suo respiro
riempì la rossa aria d'estate del whisky della prima luce.

La mattina in cui il suo cuore si fermò mi feci prestare i soldi per seppellirlo
& i suoi occhi mi guardano ancora dagli specchi & lo sento ravvivare
la stufa con un calcio & sento il sale delle noccioline sulle sue mani
& i suoi consigli su come sollevare scatole pesanti mi aiutano coi libri che trascino di città in città
& calcolo ancora la distanza del tuono in battiti del cuore come mi ha insegnato lui & un giorno
ho guardato la grande rosa del sole aprirsi sull'oceano mentre fluttuavo sulla prua
del Ferry per Staten Island & avevo l'età di suo padre quando arrivò
con un vestito preso in prestito & una tale voglia di invenzioni & i ponti
erano montagne & i palazzi oro & il cielo si inarcava all'indietro
come una ballerina & i suoi capelli rossi sventagliavano l'orizzonte & i miei occhi bruciavano
in mille finestre & tutto l'Atlantico si frangeva ai miei piedi.

For My Father
Samuel Schultz, 1903-1963

Spring we went into the heat of lilacs
& his black eyes got big as onions & his fat lower lip
hung like a bumper & he’d rub his chin’s hard fur on my
cheek
& tell stories: he first saw America from his father’s arms
& his father said here he could have anything if he wanted it
with all his life & he boiled soap in his back yard & sold
it door to door
& invented clothespins shaped like fingers & cigarette
lighters
that played Stars & Stripes when the lid snapped open.
 

Mornings he lugged candy into factories
& his vending machines turned peanuts into pennies
my mother counted on the kitchen table & nights he
came home
tripping on his laces & fell asleep over dinner & one night
he carried me outside & said only God knew what God
had up His sleeve
& a man only knew what he wanted & he wanted a big
white house
with a porch so high he could see  all the way back to
Russia
& the black moon turned on the axis of his eye & his
breath
filled the red summer air with with the whisky of the first light.

The morning his heart stopped I borrowed money to
bury him
& his eyes still look at me out of mirrors & I hear him kicking
the coalburner to life & can taste the peanut salt on his hands
& his advice on lifting heavy boxes helps with the books
I lug town to town
& I still count thunder’s distance in heartbeats as he taught
me & one day
I watched the sun’s great rose open over the ocean as I
swayed on the bow
of the Staten Island Ferry & I was his father’s age when
he arrived
with one borrowed suit & such appetite for invention &
the bridges
were mountains & the buildings gold & the sky lifted
backwards
like a dancer & her red hair fanning the horizon & my
eyes burning
in a thousand windows & the whole Atlantic breaking at
my feet. 


For My Father is reproduced here with kind permission of the poet.

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