lunedì 20 gennaio 2014

Mvl cinema: La mafia uccide solo d'estate


La mafia uccide solo d'estate (Italia 2013)
Regia: Pierfrancesco Diliberto
Interpreti: Pif, Cristiana Capotondi, Ninni Bruschetta, Claudio Gioé

Patrizia Vincenzoni
Un condensato di storia, di quella che negli ultimi decenni ha attraversato traumaticamente la Sicilia e l'Italia, quella delle stragi mafiose che ha lasciato dietro di se' una scia interminabile di morti. "La mafia uccide solo d'estate" opera prima di Pierfrancesco Diliberto detto Pif, ha vinto recentemente il premio del pubblico al Torino Film Festival. Il film racconta quelle stragi con una cronologia precisa, senza appello: un 'ripasso' che non ci lascia indifferenti, anche se suscita qua e la sorrisi e momenti in cui diverte. Il regista riesce in questo modo a parlare della mafia e dell'assedio criminale vissuto in quegli anni dalla città di Palermo e lo fa con un tratto divertente, surreale, ma nello stesso tempo riesce a comporre una storia che aiuta a non dimenticare, ad aver il valore di una denunzia civile.

La commedia ha il suo filo conduttore nella simpatia e nell'amore di Arturo verso Flora,seguendo il protagonista dall'infanzia fino ai giorni d'oggi . Ed e' proprio attraverso questo sentimento e la necessita' di comunicarlo e di viverlo, che Arturo entra in quello che possiamo indicare come un percorso di formazione, grazie a una serie di incontri casuali ma fondamentali con quelle stesse persone che poi verranno uccise dalla logica stragistica mafiosa. E' un lavoro che mette al centro la necessità' di procedere nella formazione di una coscienza personale e civile critica, partendo dal lascito etico di coloro che sono stati brutalmente uccisi per il loro impegno istituzionale.
I tentativi di colonizzazione mafiosa dei territori ambientali e culturali e' una realtà che, sappiamo, condiziona fortemente, in modi anche non chiaramente visibili, direttamente la vita delle persone. Questo dato incontrovertibile, nel film, e' modulato e assunto dallo sguardo ingenuo e via via più razionale e consapevole del bambino e poi uomo Arturo, il cui percorso seguiamo attraverso gli incontri, casuali ma determinanti per la sua crescita, che ha avuto con uomini come Boris Giuliano, Pio La Torre,Rocco Chinnici, il generale Dalla Chiesa, fino alle stragi di Capaci e via D'Amelio. Il titolo si rifà a una frase del padre di Arturo, la cui funzione genitoriale e' troppo orientata verso un qualunquismo culturale difensivo rispetto all'habitat culturale e agli eventi che il film documenta, atteggiamento che comunque non si radica nel figlio. La tenace volonta' di Arturo di arrivare a dichiarare il suo amore a Flora lo accompagna anche nella professione giornalistica che si trova per caso a fare e che poi diventera' una sua scelta sempre piu' caratterizzata da una crescente curiosità e dall'impegno a comprendere in modo critico ciò che incontra.

Le immagini del presente sono alternate ad immagini di repertorio che hanno registrato gli eventi tragici accaduti negli anni che vanno dal '70 a quelli 90 con un effetto di naturale sovrapposizione fra passato e presente, che amplifica ed accavalla ulteriormente anche i dati di una memoria emotiva che non resta confinata dentro una dimensione individuale.

L' ascolto dello slogan "Fuori la mafia dallo Stato" non arriva logorato dal tempo che separa l'oggi da allora, mentre accompagna l'indignazione e lo stupore annientante che si coglie sui volti dei piu' accorsi allora ai funerali cosiddetti di stato. La commedia ha il suo happy end e questo riguarda non solo i risvolti personali di Arturo e Flora, ma offre in modo semplice, e non per questo pero' meno efficace, indicazioni rispetto alla necessita' di alimentare nei propri figli quello sguardo e i semi di una coscienza civile che non può fare a meno del supporto della memoria sociale,collettiva, e storica.

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