domenica 22 dicembre 2013

L'incipit della domenica - Cime tempestose

"Ai personaggi della Brontë non è applicabile l'ordinaria antitesi tra bene e male. Essi non cercano di por freno alle loro passioni devastatrici, non si pentono dei loro atti di distruzione; ma siccome quegli atti e quelle passioni non sgorgano da impulsi di natura distruttiva, bensì da impulsi che son distruttivi solo perché stornati dal loro corso naturale, essi non sono cattivi. Inoltre la loro ferocia e la loro spietatezza, hanno, nel loro ambito naturale, una parte da rappresentare nel disegno del cosmo, e, come tali, devono accettarsi. Il punto di vista di Emily Brontë non è immorale, ma premorale. Sicché il contrasto a cui assistiamo ... non è quello consueto ... tra bene o male; è piuttosto un contrasto tra simile e dissimile ... In verità il sesso ha poco a che fare coi personaggi della Brontë: l’amore di Catherine è esente da sensualità come la forza che attrae la marea alla luna, il ferro alla calamita, e non ha più tenerezza che fosse odio ... Da un lato Wuthering Heights, la terra della tempesta, su nell’arida brughiera, nuda all’assalto degli elementi, naturale dimora della famiglia Earnshaw, indomiti figli della tempesta. Dall’altro, protetta dalla frondosa valle sottostante, Thrushcross Grange, l’appropriata dimora dei figli della calma, i gentili, passivi, timidi Linton" (Mario Praz)

Emily Brontë
1801. - Sono appena ritornato da una visita al mio padrone di casa, il
solo vicino col quale avrò a che fare. Questa è indubbiamente una bella contrada. Credo che in tutta l'Inghilterra non avrei potuto scegliermi un altro posto più lontano dal frastuono della società. È il paradiso del perfetto misantropo; e il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per una simile desolazione. Un uomo veramente singolare! Non immaginava certo quale viva simpatia sentissi per lui quando vidi i suoi occhi neri ritrarsi così sospettosamente sotto le ciglia al mio avanzare a cavallo, e le sue mani rifugiarsi ancor più addentro nel panciotto, con gelosa risolutezza, all'annuncio del mio nome.
«Il signor Heathcliff» dissi.
Un inchino del capo fu la risposta.
«Il signor Lockwood, il vostro nuovo affittuario, signore. Mi faccio l'onore di presentarmi a voi il più sollecitamente possibile, subito dopo il mio arrivo, voglio esprimervi la speranza che ho di non esser stato troppo importuno con la mia insistenza nel chiedervi di poter abitare Thrushcross Grange. Proprio ieri ho saputo che voi avevate l'intenzione...»
«Thrushcross Grange è mia proprietà, signore,» mi interruppe, aggrottando le ciglia. «Non permetterei mai a nessuno di importunarmi, poiché sta solo a me d'impedirlo... Entrate!»
Quell'«entrate» fu pronunciato a denti stretti ed esprimeva un sentimento ben diverso, a esempio, «Andatevene al diavolo!»; perfino il cancello al quale si era appoggiato non diede il minimo segno di consenso a quella parola, e credo che fu proprio tale circostanza a farmi accettare l'invito: sentii interesse per quell'uomo che sembrava esageratamente riservato, ancora più di quanto lo fossi io.
Quando vide che il mio cavallo già si spingeva col petto contro la sbarra, allora, finalmente, levò una mano per togliere la catena, e precedendomi piuttosto di malavoglia per il vialetto, entrò nella corte e gridò: «Giuseppe, prendi il cavallo del signor Lockwood e portaci su del vino.»


«Questa dev'esser tutta la sua servitù, m'immagino,» fu la riflessione suggeritami da quell'ordine. «Nessuna meraviglia se l'erba cresce fra le pietre e il solo bestiame pensa a cimare le siepi.»
Giuseppe era un uomo in età, anzi, un vecchio; forse molto vecchio, quantunque sano e vigoroso. «Che il Signore ci aiuti!» monologò sottovoce, con mal celato dispetto, mentre prendeva le briglie del mio cavallo, e mi guardava con un viso così arcigno che conclusi, caritatevolmente, che avesse bisogno dell'aiuto divino per digerire il pranzo, e che la sua pia invocazione non dovesse avere quindi alcun riferimento al mio inaspettato arrivo.
Wuthering Heights è il nome della residenza di Heathcliff; «Wuthering» è un aggettivo molto espressivo, proprio di quella provincia, e descrive il tumulto atmosferico al quale trovasi esposta durante la bufera. Debbono avere aria pura e mossa lassù in ogni momento! Ci si può immaginare la violenza del vento del nord quando soffia al di sopra della siepe, dall'esagerata inclinazione di alcuni miseri abeti che stanno al limitare della casa e da uno sparuto filare di squallidi ceppi di roveti che tendono le braccia da un sol verso come ad impetrare l'elemosina dal sole.
Fortunatamente, l'architetto che eresse quella casa, ebbe l'avvertenza di costruire un edificio solido: le strette finestre sono bene incastrate nel muro, e gli angoli sono difesi da larghe pietre sporgenti. Prima di passare la soglia mi soffermai ad ammirare i grotteschi profusi sulla facciata, specialmente come decorazione della porta principale, sopra la quale tra uno scialo di grifoni e di putti nudi, scoprii la data «1500», ed il nome «Hareton Earnshaw». Avrei voluto fare qualche commento, o chiedere la breve storia del luogo allo scontroso proprietario, ma il modo con cui questi si teneva sulla porta, sembrava esigere o un'immediata entrata, o una ancor più rapida partenza, ed io non desideravo accrescere la sua
impazienza prima di visitare quei penetrali.

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