G. Luca Chiovelli
Pier Giorgio Odifreddi, Tre re matemagici per un'epifania
Presso i Musei Capitolini (31.05.2013 - 12.01.2014) è ancora possibile gustare la mostra Archimede, arte e scienza dell'invenzione, dedicata alla geniale figura del greco di Siracusa, matematico, fisico, ingegnere, esperto militare e maestro, fra gli altri, di Leonardo e Galileo.
Nel post prendiamo in esame una piccolissima parte della sua opera, a metà fra scienza e gioco: lo stomachion è, infatti, allo stesso tempo, uno studio sul calcolo combinatorio e un gioco per bambini conosciuto da tutta l'antichità.
Nel 1204 Costantinopoli fu conquistata e
depredata per la prima volta nella sua storia quasi millenaria: da quando,
cioè, Costantino il Grande la fondò, nel 330 d. C.
I barbari vennero da Occidente: erano le truppe della quarta crociata, istigata dal
trentaseienne Papa Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni, l’autore del De contemptu mundi, La miseria della condizione umana) con la complicità di Venezia. La
spedizione, che non arrivò mai in Terrasanta, si limitò a saccheggiare la capitale
dell’Impero che, dopo otto secoli, tramandava e custodiva le conoscenze del
mondo classico.
La presa di Costantinopoli si risolse in una
spoliazione indiscriminata. I crociati profanarono persino la basilica di Santa
Sofia; tesori dell’età romana ed ellenistica andarono perduti per sempre; le
biblioteche furono disperse: centinaia di migliaia di volumi, eredità di
millenni di scienza e letteratura, svanirono in pochi giorni.
Fra le perdite irreparabili figurano anche i
codici di Archimede, uno dei maggiori pensatori di sempre; colui che trovò il
valore approssimato del pi greco, formulò i primi rudimenti del calcolo
infinitesimale, fu ingegnere (la vite archimedea), fisico (Datemi una leva!), astronomo,
studioso di geometria.
A Costantinopoli solo tre libri del siracusano
sopravvissero. Due ebbero la sventura di scomparire in Italia, qualche secolo
più tardi: il codice A nel 1564, il codice B nel 1311, presso la Biblioteca
Pontificia di Viterbo. Il codice C, riscoperto nel 1906, riapparve fisicamente,
muffo e malmesso, in un'asta di Christie's, il 29 ottobre 1998. Le pagine del
pensatore erano celate in un manoscritto di preghiere medioevali. Il pezzo venne
aggiudicato per due milioni di dollari a un facoltoso uomo d’affari che lo donò
al Museo D’arte di Baltimora.
Il codice C, redatto proprio a Costantinopoli
nel X secolo, contiene sette opere di Archimede; fra esse le poche pagine dello
Stomachion di cui, fino allora, si
aveva solo un frammento contenuto in un compendio arabo.
La parola stomachion vien fatta derivare da ‘stomachos’,
e viene tradotta, più o meno liberamente come ‘irritazione', o ‘mal di stomaco’,
o, addirittura, come ‘gioco che fa impazzire’.
Dello stomachion (non il libro, ma l’oggetto) se
ne può parlare in due modi: in modo serio, del tutto aderente, forse, alla
trattazione di Archimede; in modo giocoso, ovvero secondo l’idea che
l’antichità (in special modo i latini che lo appellavano ‘loculus Archimedius’,
scatola di Archimede), si era fatta, qualche secolo più tardi, dello stomachion
vero e proprio.
Cominciamo dal modo giocoso.
Lo stomachion consiste in un quadrato suddiviso
in quattordici figure geometriche: dodici triangoli, un quadrilatero e un
pentagono. Due dei dodici triangoli vantano i propri gemelli.
Le aree dei vari pezzi hanno rapporti diversi con
l’area complessiva del quadrato: 5 hanno un'area pari ad 1/12 del quadrato, 4
pezzi a 1/24; 2 pezzi a un 1/48; gli ultimi tre rispettivamente a un 1/16, un 1/6
(il quadrilatero) e 7/48 (il pentagono)
Nell'antichità si giocava a stomachion con
quattordici pezzi costituiti da frammenti d'osso; per questo alcuni parlano di
ostomachion, ovvero battaglia di ossi.
Con tali tessere si cercava di ricreare forme
diverse: animali d’ogni sorta, torri, soldati, oggetti quotidiani.
Era un gioco per bambini. Ecco il grammatico Cesio
Basso: “[lo Stomachion] giovava
moltissimo a rafforzare la nostra memoria, quando eravamo fanciulli”.
La forma più celebre, fra tutte quelle
possibili, è quella dell’elefante, dovuta al poeta Decimo Magno Ausonio. Ecco
come egli descrive il gioco: “Sono
quattordici ossicini in tutto, tagliati in forme geometriche. Alcuni sono
triangoli equilateri, altri simmetrici, alcuni con angoli retti, altri obliqui:
si chiamano isosceli, isoplori, anche ortogonali e scaleni. I diversi
raggruppamenti di questi pezzi rappresentano mille cose: un grande elefante, un
cinghiale feroce, un'oca in volo, un mirmillone armato, un cacciatore
appostato, un cane che abbaia, e ancora una torre, un cantaro e una gran
quantità d'altre immagini di questo genere, che variano secondo l'abilità del
giocatore".
Menzioni del gioco si trovano, inoltre, presso Elio Festo Aftonio, Magno Felice Ennodio, Lucrezio.
Il numero di figure possibili da creare
utilizzando tutti o parte dei pezzi, liberamente disposti, non é calcolabile.
Le combinazioni, aperte alla creatività sfrenata, sono illimitate.
Le menti dei bambini, ancora fluide e non
sottomesse alla rigidezze dell’utilitarismo e della specializzazione, sono in
grado di escogitare meraviglie; sono sicuro che le quattordici tessere
originerebbero deliziose Olimpiadi del ‘Mal di stomaco’: le battaglie (all’osso)
coinvolgerebbero le più variopinte e rumorose scolaresche.
C’è, però, anche il versante scientifico dello stomachion,
il più rigoroso, il più prettamente archimedeo.
Cominciamo col dire che nel codice C non
compare il disegno dello stomachion. Esso è ricostruito, per via dotta, in base
al testo arabo predetto, contenuto in un manoscritto del XVII secolo ove si
compendia lo "Stumashiun di Archimede"(1).
Reviel Netz, uno dei curatori de Il codice perduto di Archimede, presume che
sotto ciò che in seguito diverrà un rompicapo per scolari latini, ci sia
dell’altro. Egli suppone che lo stomachion sia nientemeno che il tentativo di
calcolare il numero dei diversi modi in cui possono assemblarsi i quattordici
pezzi per (ri)ottenere il quadrato di partenza.
Lo scritto sullo stomachion, in tal caso,
sarebbe il primo studio documentato di calcolo combinatorio.
La soluzione del problema venne data da uno
scienziato informatico dell'Illinois, Bill Cutler.
Cutler calcolò che le quattordici tessere possono
riassemblarsi (senza ripetizioni) in 17152 combinazioni diverse in modo da (ri)formare
il quadrato di partenza.
Cutler arrivò alla conclusione inoppugnabile tramite
l'applicazione di un algoritmo informatico. Non sappiamo se Archimede, senza
computer e con stilo e canna, fu in grado di dare la soluzione. Il manoscritto
è incompleto. La sfida era, però, nelle sue corde, titanica e, allo stesso
tempo, venata da un tono tra beffardo e giocoso, tipico delle grandi menti (Leonardo
in primis).
Nell'opera Arenario,
ad esempio, Archimede aspirò a calcolare il numero di granelli di sabbia
necessari a riempire l'universo. La sua soluzione fu:
1000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000
Ovvero uno seguito da 63 zeri. Una pinzellacchera. Il siracusano ideò infatti un sistema di numerazione per cui arrivò a pensare (e a
nominare) un’entità ben più vertiginosa: 1 seguito da ottantamila milioni di
milioni di cifre. Fino ad allora il numero greco più grande che avesse nome era
10000, ovvero 1 seguito da quattro zeri (diecimila era myriad, da cui il nostro
miriade). Solo per darvi l’idea della portata intellettuale del pensiero archimedeo.
Questo record (ricordiamolo: il più grande numero mai pensato, 1 seguito
da 80000 milioni di milioni di cifre o zeri) verrà battuto solo nel 1933.
Un altro esempio, di sfida e, insieme, di perfidia,
è quello, celeberrimo, del problema dei buoi. Archimede lancia il guanto (in versi)
contro i matematici alessandrini, in special modo contro Eratostene di Cirene,
direttore della Biblioteca. Riassumo scherzosamente il succo del testo:
“Cari
miei, voi che siete pozzi di scienza, sapreste forse calcolare il numero dei buoi delle mandrie del Sole, che pascolano in
Sicilia? Sono quattro mandrie, di diversi colori (nero, bianco, bruno dorato,
screziato): i tori bianchi sono eguali alla metà ed alla terza
parte di tutti i neri e ai bruni; i neri poi eguali alla quarta parte ed alla
quinta degli screziati e a tutti i bruni; i restanti screziati considerateli
poi come eguali alla sesta ed alla settima parte dei tori bianchi e di nuovo a
tutti i bruni mentre le giovenche bianche sono eguali alla terza
e quarta parte di tutto il gregge nero; le nere alla quarta parte insieme alla
quinta delle screziate prese assieme ai tori; le screziate erano precisamente
eguali alla quinta parte ed alla sesta di tutti gli animali del gregge bruno;
le brune poi vennero valutate eguali alla metà della terza parte ed alla
settima parte del gregge bianco. Avete capito? Facile, no? Risolvete questo
enigma, amici miei (sono sicuro che ci riuscirete perché siete uomini
intelligentissimi), e potrete davvero fregiarvi del titolo di sapienti. In
bocca al lupo”.
2200 anni di tentativi hanno regalato
esiti comici nella loro contraddittorietà.
Qualcuno, tirando in ballo otto equazioni
lineari con due condizioni quadratiche è arrivato alla soluzione: che consiste
in un numero con 206.545 cifre; altri, il maestro elementare in pensione Calogero
Savarino, l’ha, invece, vergata in una semplice paginetta: 2328.
Eratostene e gli alessandrini, invece, tacciono. Archimede, intanto, assiso nell'empireo dei matematici burloni (ce ne sono parecchi), se la sghignazza alla
grande.
La sapienza è una sfida mortale. Ma il riso
uccide più della spada.
___________
(1) È bello leggere la storia perchè si capisce la storia solo
leggendola. Abbiamo qui uno dei geni fondatori dell'Occidente, sui cui testi si
formarono Leonardo da Vinci e Galileo; un pensatore che anticipò Newton e
Leibniz. E chi distrusse i codici archimedei? Degli occidentali, ovviamente, la
soldataglia bestiale che andava a liberare il Santo Sepolcro. E chi invece permise
la trasmissione del sapere occidentale agli occidentali? Gli arabi, che
tradussero, compendiarono e integrarono ciò che i Greci avevano pensato più di
un millennio prima. Uno dei centri di traduzione e trasmissione più famosi era
Baghdad; furono celebri anche quelli moreschi, degli Arabi di Spagna. Dante e
Guido Cavalcanti forse studiarono su testi latini ritradotti da testi arabi che
avevano, a loro volta, tradotto i testi scientifici e letterari greci,
salvandoli dall’oblio perenne. Quanto deve il Rinascimento ai Mori?
Baghdad, parte del mondo arabo e la Grecia e la
Spagna oggi appartengono all'asse del male, ideologico o economico. Au
contraire, la rettitudine appartiene ad altri. A coloro, cioè, che, dal 2003 in
poi, in perfetta consonanza coi crociati del 1204, saccheggiarono o permisero
il saccheggio e la dispersione delle biblioteche irachene dove, per quel che ne
sappiamo, potevano nascondersi, tra le pieghe di migliaia di manoscritti, altri
codici, altre centinaia di Stomachion.
Che dire? Il cuore dell’uomo è meschino, i suoi
impulsi pochi ed elementari e, necessariamente, con tali rare combinazioni (inferiori
a 17152), la storia si ripete.
PS. A volte tendo a credere che l'Italia meriti
la dissoluzione sociale e culturale. Uno dei rarissimi testi in italiano sullo Stomachion
(sono due) è il libro, già ricordato, di Reciel Netz e William Noel, Il codice perduto di Archimede. Allo Stomachion
essi dedicano trentotto pagine, su quattrocentoventisei. Ecco cosa si combina
in appena sette di quelle trentotto (7/38 = 18,4%; 7/426 = 1,5% del totale):
A pagina 344 si legge: "scegliere A e C
equivale a escludere C". Davvero? E la B?
A pagina 349 si scambia, per ben due volte, il
matematico Ipparco col medico Ippocrate.
A pagina 351 altro svarione. Si legge: "Ipparco era vissuto nel II secolo a. C., il
che significava che poteva essere nato cinquant'anni o più prima di
Archimede ... Ciò avrebbe fatto di lui [Archimede] la prima persona ad aver mai
eseguito uno studio in quel campo ... Archimede sarebbe stato l'iniziatore di
una tradizione che sarebbe poi culminata nell'opera di Ipparco ..."
Davvero? Non sarà invece che Ipparco (190 a. C.-
120 a. C.) sia nato cinquant'anni o più dopo Archimede (287 a. C - 212
a.C.)? E proprio per questo ne sia il continuatore? Non sarà che qualcuno ha confuso after con before? O, peggio, a.C. con d.C.(in questo caso Ipparco nasce
prima di Archimede)?
Non voglio dare colpe, ma un’edizione Rizzoli
può concentrare in poche pagine tanti errori?
A meno che il tutto non sia una burla
archimedea. Un testo sullo stomachion,
irritazione o mal di stomaco, non poteva che suscitare irritazione e mal di
stomaco.
Consigli di lettura
Pier Giorgio Odifreddi, Tre re matemagici per un'epifania
Reviel Netz - William Noel, Il codice perduto di Archimede, Rizzoli, 2008
Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, Milano, Mondadori, 1994.
Niceta Coniata, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, Milano, Mondadori, 1994.
Ricombinazioni geometriche delle tessere |
Se volete che vi passi il mal di stomaco leggete il libro :
RispondiElimina" LA PIU' GRANDE INVENZIONE DI ARCHIMEDE " , contiene anche la soluzione del celeberrimo problema con la relativa spiegazione intellegibile. E' meraviglioso e divertente come Archimede abbia manipolato la mente degli alessandrini antichi e moderi.
Caro professor Savarino, lo leggero sicuramente.
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