giovedì 10 ottobre 2013

Un teatro tutto bianco

Raethia Corsini

C'è uno spazio a Testaccio, quartiere "cugino" di Monteverde, che da più di trent'anni cerca di dare voce a un'idea molto particolare di teatro: utopico, intimista, sperimentale. Lo spazio è il Teatro dei Documenti , un gioiello per struttura e per filosofia ideato, costruito e finanziato da Luciano Damiani, scenografo, costumista, regista e visionario scomparso nel 2007. Da quell'anno - ma anche prima i tempi erano duri - questo tempio dalle atmosfere lunari e sacre vive con fatica. Resta aperto grazie alla volontà di pochi, primi fra tutti Carla, la compagna dello scomparso Damiani e di artisti che nutrono un amore grande per la propria professione. Eppure il Teatro dei documenti ha tutti i requisiti per passare negli annali della Storia del Teatro d'avanguardia. Di più: potrebbe, a diritto, entrare nella lista - se ce ne fosse una - degli ultimi politeama ormai estinti e, quindi, da preservare per non disperderne la "mappa cromosomica". Il cartellone cerca di tenere ancora fede alla filosofia del suo ideatore, che qui ha portato in scena lavori classici in forma sperimentale con Giorgio Strehler, Luca Ronconi, Paolo Grassi, Vittorio Gassman, Luigi Squarzina
Oggi il Teatro, così tanto desiderato da Damiani fino a costruirlo sotto casa (sua) e con le proprie mani, riecheggia ovunque lo spirito del suo creatore che è stato, prima di tutto, inventore della scenografia moderna del XX secolo, della quale il Teatro dei documenti è testimonianza in calcestruzzo e vernice. A Luciano Damiani, poi, gli scenografi di oggi sono grati anche per l'impegno nel rivendicare l’autorità artistica del decoratore-scenografo: riconoscimento ufficiale della professione ottenuto dopo diciotto anni di lotte, nelle quali si è speso in prima persona. Questo per dire il tipo. Qui, in questo antro magico, misterioso e "bianco da morire", a tratti inquietante (così è la teatralità, d'altronde) a ridosso del Monte dei cocci, Luciano Damiani ha dato vita anche a una compagnia di repertorio, formata da diversi giovani interpreti, con la quale ha portato in scena Sipari di Autoritratto, Amleto, Il Padre de li santi, Mandragola, Baccanti, Sonetti lussuriosi, solo per citarne alcuni. Ha sperimentato regie fortemente innovative, passando per la frantumazione del testo e la rottura del personaggio grazie anche a inaspettate scenografie sonore e perfino
verbali. Roba d'altri tempi, quelli del futuro. Poi ad un certo punto Damiani si è isolato, si è fatto eremita. Poi si è spento. La salma nel 2007 fu esposta dentro il suo teatro: l'ultima regia, apparentemente. Io, che nel quartiere Testaccio ho vissuto qualche anno, quando gli amici vengono a trovarmi a Roma cerco sempre di portarli in visita qui, perché è un luogo unico, perché passeggiare tra i costumi creati da Damiani è un privilegio, così come leggere alcuni copioni con note a margine. In genere i miei amici restano vittime felici di un incantesimo. Per vivere e sopravvivere, il Teatro dei documenti oltre a un cartellone di spettacoli per grandi e piccini (la stagione inizia a Febbraio), mette in piedi ogni anno una serie di laboratori, incontri e seminari. Per questa stagione 2013/2014 il programma è ben nutrito: dando un'occhiata qualcosa che fa al caso di ognuno si può trovare. Per esempio: i monteverdini che partecipano ai gruppi di lettura, potrebbero scandagliare da un altro punto di vista il senso profondo del romanzo Cecità, partecipando a un laboratorio previsto a fine ottobre e ispirato proprio all'opera di Saramago, della quale si è da poco parlato nella Sala degli affreschi, sede dei nostri incontri. A parte questo, però, il mio suggerimento è di non perdere altro tempo e - se non lo avete mai visto - prenotate una visita per un tour guidato nell'antro magico del teatro utopico: farete un regalo a voi e uno alla città, che merita di continuare ad avere tra i suoi tesori un gioiello antico e al contempo futuribile, come lo è il Teatro dei documenti. 

2 commenti:

  1. confesso la mia ignoranza: ne ignoravo l'esistenza e non vedo l'ora di andarlo a visitare....

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    1. fantastico Marta, non è mai troppo tardi. Contenta di aver suscitato in te curiosità. Poi sappimi dire :-)

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