Enza Bertoni
In quello spazio magico che si chiama Plautilla, e che dà
possibilità a ognuno di noi di riappropriarci di noi stessi (scusate il
gioco di parole), abbiamo commentato insieme all'autrice il libro di Raffaella Battaglini L'aria
di casa (Archetipo).
La figura femminile rappresentata sulla copertina può a prima vista apparire leggera, eterea,
ma osservando attentamente l'espressione dei suoi occhi scorgiamo tanta nostalgia, malinconia, rabbia, il desiderio - parrebbe - che qualcosa di doloroso scompaia rapidamente.
Sin dalle prime pagine emerge una figura paterna che rappresenta per i figli affetto negato, aggressività, violenza morale e fisica. Le ferite emotive diventeranno in seguito, soprattutto per le ragazze, il collante delle loro vite infelici. Il disagio e l'ostilità che si avverte verso questo padre-padrone è
grande; e che dire della madre che non si ribella, e subisce
silenziosamente tutto ciò che quest'uomo fa? E tuttavia, visto che si parla di violenza sulle donne (quello che oggi viene definito femminicidio), la prima parte del libro si può leggere come se gli eventi non fossero lontani nel tempo.
E' molto faticoso andare avanti e scoprire come si nascondono i drammi di famiglia: da un lato la violenza e i soprusi caratterizzano qualsiasi relazione umana e purtroppo sono presenti anche in quelle familiari; dall'altro queste
storie (poiché il libro è diviso in quattro momenti temporali diversi)
mettono al centro la ricerca faticosa dei figli e della moglie, di
affetto, sincerità, pace, quiete. Di parole.
I
disaccordi, le conflittualità fanno parte della vita, soltanto la
Parola può rendere possibile la convivenza familiare e non, ma tra
questi personaggi manca e le relazioni affettive diventano vuote. Tutti, in modo diverso, sembrano ripiegarsi su se stessi, non riescono a trovare un legame. Le pagine sono attraversate da un grido di dolore inespresso, che solo alla fine viene riscattato, almeno in parte, dalla sensazione di un cambiamento imminente.
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