Fra pochi giorni, il 15 ottobre, ricorre il novantesimo anniversario della nascita di Italo Calvino. Lo ricordiamo, dedicandogli l'incipit di oggi, tratto da uno dei suoi romanzi più famosi, Il cavaliere inesistente.
Italo Calvino
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l'esercito di Francia.
Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore
erano li; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po'
coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a
fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell'immobile fila di
cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma
l'armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D'un tratto,
tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell'aria ferma
come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio
marino che s'era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di
guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo
scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che
pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo
della sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva
un po' invecchiato, dall'ultima volta che l'avevano visto quei
guerrieri.
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