Molière in bicicletta
Regia e sceneggiatura: Philippe Le Guay
Interpreti: Fabrice Luchini, Lambert Wilson, Maya Sansa
Voto: 6
Serge Tanneur (Fabrice Luchini), attore disilluso e in
disarmo, si è recluso in una vecchia casa, nella campagna francese vicino La
Rochelle, sulla costa atlantica. Il suo isolamento è rotto dalla visita dell’amico
Gauthier Valence (Lambert Wilson), anch’egli attore, ma, a differenza di Serge,
sulla cresta dell’onda del successo. Gauthier propone a Serge di allestire la
rappresentazione del capolavoro di Molière: Il
misantropo. Dopo un iniziale tira e molla i due si accordano;
interpreteranno Alceste e Filinto, i personaggi principali della commedia di
Molière. Ricordiamo le tipologie dei personaggi:
Alceste è il misantropo, urtante, integerrimo, leale a un
proprio ideale di purezza senza compromessi, per nulla incline alle smancerie e
alla piaggeria di chi vuol farsi benvolere a ogni costo; ha in uggia la
frivolezza, i modi insinuanti, i cuori volatili; in amore è fedele, colmo di
dedizione: spasima per la civettuola Celimene. Ecco una sua frase chiave:
Io
riscontro dovunque solo vili lusinghe
Ingiustizia, interesse, scaltrezza,
tradimento;
Non posso contenermi, mi adiro, e mi propongo
Di mandare
all’inferno tutto il genere umano
Filinto, suo amico, è uomo di mondo, conosce le debolezze
altrui e l’intima fibra del cuore umano e sa che questo volge inesorabile
all’accomodamento, alla via di mezzo, al perdono complice. Frase chiave:
Dei
costumi del tempo diamoci meno cura
E facciamo un po’ di grazia alla natura
umana;
Prendiamola in esame senza troppo rigore,
E con qualche indulgenza
guardiamo i suoi difetti
I due amici rispecchiano tali psicologie immortali:
Serge è ombroso e lunatico; Gauthier piacente e amabile;
Serge è un devoto del grande attore teatrale Louis Jouvet e spacca il capello
in quattro nella recitazione (ci tiene a che il verso alessandrino di Molière –
una coppia di senari - sia scandito doverosamente); Gauthier se ne impipa dalla
purezza di Jouvet e della dizione (in televisione interpreta una soap opera
d’ambientazione medica); Serge è discretamente spiantato; Gauthier è
notevolmente benestante; Serge crede nei principi; Gauthier soprassiede agli
stessi in nome di una vivibilità piena.
Noi spettatori, insomma, sappiamo che Serge è Alceste e
Gauthier Filinto. Li vediamo però rinunciare (su impulso di Gauthier, che
aspira al più importante ruolo di Alceste) a intepretare la parte che più si
addice alla loro personalità: i due, per mutuo accordo, si scambieranno,
infatti, i ruoli sulla scena, sera dopo sera: Serge/Alceste reciterà a fronte
di Gauthier/Filinto, ma, la sera successiva, si avrà un Serge/Filinto contro un
Gauthier Alceste.
E il tutto sembra funzionare, fra alti e bassi, e bisticci
vari. Finché arriva il granello che inceppa il delicatissimo meccanismo: nella
loro vita irrompe una bella italiana, Francesca (Maya Sansa): l’ artificiosa alternanza
di ruoli si scompone lentamente.
L’attrazione per Francesca (o dovremmo dire: Celimene?)
opera il ristabilimento dell’ordine spietato dell’esistenza; la letteratura, il
testo di Molière, prevarica la vita, si sostituisce a essa, imponendo il proprio
eterno imperio psicologico.
L’amore svela la congenita inclinazione dei loro cuori: Gauthier
si rivela per quello che è, un Filinto che “fa un po’ di grazia alla natura
umana”, cedevole ai principi, gaudente, generoso a parole, ma mollemente
egoista nei fatti (come quando finge di aiutare la madre del tassista). E
traditore. Serge si confermerà, al contrario, un Alceste a tutto tondo, fedele
e integro, nell’amore e nell’amicizia, e ironicamente inflessibile nei riguardi
dell’Arte a cui non concede deroga alcuna (disprezza, infatti, la soap opera
che ha dato la fama a Gauthier, come Alceste disprezza, nella commedia, le
poesie del borioso Oronte). E rimarrà, perciò, ferito; e tradito.
In una delle scene finali Serge, vestito in abiti
secenteschi, riaffermerà la propria rigorosa psicologia. Davanti a tutti
reciterà il disinganno di Alceste che, ora, è anche il suo (ma è sempre stato suo):
Troppe
perversità troppo malanimo
Io
chiuderò i rapporti con il prossimo
Troppo
dolore le disgrazie portano
Tirandosi
da parte più si sopportano
Poiché
gli umani azzannan come lupi
Traditori!
Non morirò nei vostri antri cupi
Mentre
Gauthier avrà la sua (mediocre) rappresentazione (seppur baciata dal successo,
ancora una volta), Serge finirà solo, davanti al tramonto dell’Oceano a
declamare gli ultimi versi definitivi:
Ormai
detestate l’umana natura …
Sì, per
me è una spaventosa sciagura
Cosa ci
dice ancora questo grazioso apologo? Due cose.
Uno: il
mondo è dei mediocri, portatori di un’etica elastica, da uomini di mondo. Solo
i fessi affermano il contrario. E fessi sono: rimarranno a guardare il tramonto
e a ciancicare parole inutili.
Due: si
nasce Alceste. Come si nasce Bazarov, Feraud, Kohlhaas. Inutile mettersi altre
penne. La vita si incaricherà di ricordarcelo. Si è biochimicamente Alceste.
Non ci sono scappatoie. Il resto dell’esistenza si può passarla, da sconfitti,
a sorridere mentre si guarda l’esteso spettacolo dell’umana natura, spaventosa
sciagura; altrimenti si può trovare rifugio nell’Arte, succedaneo di una
vittoria impossibile. Amen.
Il film
è lodevole. Non mancano i difetti: le location son fotografate in modo leccato e
turistico; le musichine troppo ricattatorie. La coppia di attori è, però,
notevolissima; e il film dichiara le più crudeli verità in tono insinuante e
mitemente doloroso; a tratti divertente. E ci avvia alla lettura di Molière: un merito ancor più
grande.
mi piacciono molto queste recensioni. :-)
RispondiEliminaQuesto film mi è molto piaciuto mi ha riportato ai miei studi di liceale in francia, quando invece di darci da leggere i testi teatrali ce li facevano recitare in classe dandoci il ruolo dei vari personaggi... :-)
una piccolissima correzione: Gauthier/Filinto non conclude con successo la sua rappresentazione del Misantropo, anzi, in paradossale parallelo rispetto a un episodio che Serge ha raccontato di sé, interrompe la recitazione (e forse cade vittima di amnesia) allo stesso verso che alle prove recitava, sempre sbagliando, e sempre puntigliosamente ripreso da Serge/Alceste. In quel momento si celebra, in qualche modo, la vendetta dell'integerrimo Alceste sul frivolo Gauthier, peraltro umanissimo nella sua caduta
RispondiEliminaChi firma la recensione?
RispondiEliminaVlad Tepes.
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