Li Qingzhao (1081-1141), la maggiore poetessa cinese, fiorisce durante la dinastia Sung; la famiglia, in cui erano spiccati gli interessi letterari (il padre era intimo con il grande poeta Su Shi), era aperta alla religiosità buddista.
A diciotto anni Li sposa Zhao Mingcheng, a lei affine per temperamento (è cultore d'arte poesia ed epigrafia); l'invasione tartara della Cina settentrionale (cadde la città di Shandong in cui la coppia risiedeva) e la morte di Zhao nel 1129, turbano ineluttabilmente la vita di Li marcando decisamente l'ispirazione della sua lirica.
Di lei rimangono circa cento composizioni, la maggior parte nella forma Ci, ovvero in una "forma poetica su schema metrico derivato da antiche arie musicali, poi perdute, di origine popolare di cui è testimonianza a partire dell'epoca T'ang (VIII-X secolo)".
La poesia di Li Qingzhao è espressione di un mondo aristocratico e fine; l'eleganza del suo incedere, davvero mirabile, non viene mai meno; anche il dolore e la malinconia, specie nella nostalgica rievocazione dell'amato, trovano sempre una squisita compostezza. Le immagini della Natura (pioggia vento fiori animali alberi) o gli usuali oggetti della vita quotidiana (tende coperte fermagli incensieri) formano un hortus conclusus di grazia cristallina, fremente per il continuo e quasi impercettibile confondersi con il correlativo paesaggio dell'anima.
Traduzione di Anna Bujatti, dal libro Come in sogno, 1996.
A diciotto anni Li sposa Zhao Mingcheng, a lei affine per temperamento (è cultore d'arte poesia ed epigrafia); l'invasione tartara della Cina settentrionale (cadde la città di Shandong in cui la coppia risiedeva) e la morte di Zhao nel 1129, turbano ineluttabilmente la vita di Li marcando decisamente l'ispirazione della sua lirica.
Di lei rimangono circa cento composizioni, la maggior parte nella forma Ci, ovvero in una "forma poetica su schema metrico derivato da antiche arie musicali, poi perdute, di origine popolare di cui è testimonianza a partire dell'epoca T'ang (VIII-X secolo)".
La poesia di Li Qingzhao è espressione di un mondo aristocratico e fine; l'eleganza del suo incedere, davvero mirabile, non viene mai meno; anche il dolore e la malinconia, specie nella nostalgica rievocazione dell'amato, trovano sempre una squisita compostezza. Le immagini della Natura (pioggia vento fiori animali alberi) o gli usuali oggetti della vita quotidiana (tende coperte fermagli incensieri) formano un hortus conclusus di grazia cristallina, fremente per il continuo e quasi impercettibile confondersi con il correlativo paesaggio dell'anima.
Traduzione di Anna Bujatti, dal libro Come in sogno, 1996.
Sull'aria 'Buone nuove in arrivo'
Il vento posa, i fiori caduti si ammucchiano
Oltre le tende, masse rosate, cumuli di neve.
Perdura il ricordo dei meli fioriti
Ora che la primavera si consuma.
Il vino agli sgoccioli i canti alla fine le coppe di giada vuotate
La fiamma vacilla ora opaca ora chiara.
L'animo anche nel sogno non sopporta l'angoscia
Mentre incombe lo strido dell'averla.
Il vento posa, i fiori caduti si ammucchiano ...
Sull'aria 'Come in sogno'.
Tarda primavera.
Ieri notte diradata la pioggia si è levato il vento.
Il denso sonno non ha snebbiato la mia ebbrezza.
Ho chiesto alla fanciulla che arrotola le tende,
Mi ha detto: il melo fiorito è ancora come ieri.
Non s'è accorta
Non s'è accorta
Che il verde si è addensato e assottigliato il rosso.
Sull'aria 'Ebbrezza all'ombra dei fiori'
La festa di Chongyang
Bruma leggera nebbia più densa angoscia interminabile
Esala pungente fragranza il bruciaprofumi d'oro.
La festa di Chongyang è ritornata.
Sul cuscino di giada sotto il velo di garza
A mezzanotte passa un brivido autunnale.
Nel giardino orientale ho bevuto del vino al crepuscolo
E la veste ne serba un aroma leggero.
Non dite che l'animo non si senta mancare,
Al vento di ponente che arrotola la tenda
Sono più gracile di un fiore di crisantemo.
Sull'aria 'Ricordo del suono del flauto sulla Terrazza delle Fenici'
Incenso freddo nel bruciaprofumi-leone d'oro
Le coltri in disordine come ondate rosse
Mi levo e non ho l'animo di acconciarmi i capelli
Lascio l'astuccio dei gioielli alla polvere.
Il sole è alto sui ganci delle tende.
Pavento l'amarezza di addii e separazioni.
Quante cose
Vorrei dire e taccio.
Mi sono smagrita
Non per fumi di vino
Né per malinconia d'autunno.
Sull'aria 'Come in sogno'
Ricordo il padiglione sul fiume al calare del sole.
Immersi nell'ebbrezza non sapevamo ritrovare la strada.
Ridesti, a sera abbiamo voltato la barca
Remando smarriti nel folto dei fiori di loto
Con più lena
Con più lena
Sì che spauriti gabbiani e aironi si levavano in volo.
Ricordo il padiglione sul fiume al calare del sole ...
Tristezza
È finito è finito
Questa volta è partito
Mille e mille volte ripreso il canto di Yangguan
Non basta a trattenerlo.
Penso a Wuling, dove è ora, lontano
Al padiglione dei Qin velato nella bruma.
Solo l'acqua che scorre davanti al padiglione
Risponde al mio pensiero.
Per tutto il giorno, fisso resta lo sguardo
Fisso lo sguardo
E si aggiunge ancora
Nuova tristezza.
Sull'aria 'La bellezza di Niannu'
Sentimento di primavera
Il cortile è deserto
Di nuovo spira il vento gocciola la pioggia
Si serrano le porte.
Grazia di salici leggiadria di fiori, la festa dei Cibi Freddi si avvcina
Reca tempo incostante tormentoso.
Composto un carme di difficili versi
Snebbiata la testa dal vinello infido
Meglio assaporo l'ozio.
Le oche selvatiche se ne sono andate
Le mille e mille cose del cuore a chi affidarle?
Primavera
Nel padiglione, da giorni, freddo primaverile
Abbassate le stuoie da ogni parte
Alla balaustra, languida, più non mi appoggio.
La coltre è fredda l'incenso si consuma da un sogno mi risveglio.
Irrequieta, non posso non levarmi
La chiara rugiada del mattino stilla
La sterculia mette nuove foglie
A quanti svaghi invita la primavera.
Il sole è alto la bruma si ritira
Torno a guardare: oggi farà bel tempo.
Primavera
Tiepida pioggia vento leggero inizio del disgelo
Gemme occhio di salice boccioli di susino
Il cuore della primavera senti muovere.
Il piacere del vino e della poesia con chi dividerlo?
Il pianto scioglie la cipria, pesa il fermacapelli.
Ho provato la veste foderata di broccato d'oro
Mi stendo e poso sul cuscino di giunco
Il cuscino deforma il fermaglio-fenice.
Solo, abbraccio la mia tristezza, senza alcun sogno lieto
A tarda notte per svagarmi tagliuzzo ancora lo stoppino della lampada.
Tristezza?
Per terra i crisantemi si ammonticchiano
Sciupati e pesti
Chi oggi più li raccoglie?
Alla finestra, immobile
Sola, come giungerò fino a notte?
Sulle sterculie cade pioggia minuta
Nell'ora del crepuscolo
Stilla goccia a goccia.
Questo momento come esprimerlo
In una parola: tristezza?
Sull'aria 'La sabbia nel ruscello' (con varianti)
Dopo la malattie, brizzolate scomposte le bande dei capelli
Dal giaciglio guardo la luna sparuta oltre la zanzariera.
Decotto di cardamomo in acqua bollente
Tè solitario.
Sul cuscino un libro di poesia è felice svago
Il paesaggio, fuori, viene la pioggia a abbellirlo.
Fino al morir del giorno mi offre il suo profumo
Il fiore dell'osmanto.
Canto del sud
Nel cielo il Fiume di Stelle si muove
Nel mondo degli uomini ancora abbassate le tende.
Freddi il cuscino la stuoia bagnati di lacrime.
Mi levo e discingo la veste di seta
Curiosa di sapere a che punto è la notte.
I frutti azzurri i del loto sono scarni
Le foglie del loto dorate ancora rare.
È la stessa stagione del tempo la veste di un tempo
Soltanto i sentimenti
Non sono in me come un tempo.
Sull'aria 'Gioia dell'eterno incontro'
Il tramonto del sole oro diffuso
Le nubi della sera giada sparsa.
Il mio amato dov'è?
I salici si incupiscono di nebbia
Il susino sospira nel lamento del flauto.
L'animo della Primavera chi sa dirlo?
È la festa del Primo Plenilunio
Con più mite stagione
Ancora torneranno vento e pioggia?
Vengono ad invitarmi
Con galanti carrozze preziosi cavalli.
Ne ringrazio gli amici di vino e poesia.
Grato
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