Li Po
(701-762) è considerato uno dei più grandi poeti cinesi; fiorì nel mezzo della
dinastia T’ang (618-905), periodo felicissimo della lirica e della pittura
nazionali.
L’arte
dei poeti T’ang s’intrecciava, infatti, proprio alla pittura (alcune
composizioni sembrano resoconti di loro dipinti), nonché alla calligrafia,
tanto che è impossibile definire i confini estetici delle tre discipline.
Il
nostro apprezzamento nei loro confronti, al netto della difficilissima resa
nella traduzione, risulta, perciò, mutilo, così come avviene per la tragedia
greca, spogliata della sua ricchezza musicale, interpretativa e simbolica, e da
noi gustata solo sul versante della parola.
Nonostante
tale perdita irreparabile, la poesia che segue ci sorprende per la nitidezza
delle immagini e la semplice profondità dell’ispirazione.
Le nuvole d’oro bagnano la muraglia.
I corvi neri gracchiano a volo sui nidi.
Nidi dove vorrebbero riposare:
Triste e sola la giovane sposa sospira.
Le mani lasciano abbandonato il telaio,
Gli occhi guardano l’azzurra tenda del cielo.
Tenda che sembra dividerla dal mondo,
Come la nebbia leggera che vela il fiume.
È sola: lo sposo viaggia in terre lontane;
Sola tutte le sere nella sua stanza.
Le stringe il cuore quella solitudine,
E le sue lacrime come pioggia leggera – cadono sulla terra.
Da Liriche cinesi, 1963
(traduzione di Giorgia Valensin)
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