Canaglia novecentesca |
Alceste
Ecco cosa studiava e leggeva Percy Bysshe Shelley (1792-1822):
- 1798. Inizia a studiare greco e latino alla scuola del reverendo Evan Edwards.
- 1808-1810. James Lind lo introduce a Platone, Voltaire, Franklin.
- 1810. È un brillante e riconosciuto latinista.
- Estate 1812. Traduce D'Holbach. Legge Berkeley, Helvetius, Mary Wollstonecraft.
- Novembre 1812. Legge sistematicamente Berkeley, Kant e Spinoza.
- Gennaio 1814. Comincia a studiare l'italiano.
- Settembre 1815. Legge principalmente i classici greci.
- Estate 1816. Legge Lucrezio, Plinio (Lettere), Tacito, Plutarco, Luciano, Montaigne, Cervantes, Swift, Locke.
- Aprile-dicembre 1817. Legge Spenser, Lacretelle, Omero (Iliade), Arriano, Eschilo, Sofocle, Shakespeare, Coleridge (Biographia literaria), Berkeley, Gibbon, Milton. Detta una prima traduzione del Tractatus di Spinoza.
- Primavera 1818. Traduce gli Inni omerici. Legge August W. Schlegel, Tasso (Aminta), Dante (Purgatorio), Euripide, Sofocle, Ariosto e Manso (Vita del Tasso).
- Estate-inverno 1818. Legge Erodoto, Aristofane, Barthélemy, Senofonte (Memorabilia), Hume (Storia dell'Inghilterra), Teocrito, Virgilio (Georgiche), Shakespeare (i drammi storici), Sofocle (Edipo re), (Saggio sui principi della popolazione), Livio, Madame de Staël (Corinna), Winckelmann (Storia dell'arte nell'antichità), Sismonde de Sismondi (Storia delle Repubbliche italiane nel Medioevo). Esamina manoscritti dell'Ariosto e del Tasso.
- Marzo-maggio 1819. Legge Euripide (Medea; Ippolito) e Lucrezio.
- Giugno 1819. Studia spagnolo, appassionandosi a Calderón de la Barca.
- Agosto 1819. Legge Plutarco, Boccaccio, Ben Jonson (L'alchimista).
- Novembre 1819. Legge Calderón, Petrarca (Trionfo della morte), Beaumont e Fletcher, Clarendon (Storia della ribellione e delle guerre civili in Inghilterra), Platone (Repubblica), Madame de Staël (Considerazioni sui principali avvenimenti della Rivoluzione Francese).
- Gennaio 1820. Legge Sofocle, la Bibbia e i Vangeli.
- Marzo-maggio 1820. Legge Platone (Fedro, Fedone), Virgilio (Eneide), Hobbes, Locke, Voltaire (Memorie), Beaumont e Fletcher.
- Estate 1820. Legge Nicoló Forteguerri (Ricciardetto), Lucrezio, romanzi greci dell'ellenismo, Keats. Traduce l'inno omerico a Ermes e i primi 51 versi del ventitreesimo canto del Purgatorio.
- Inverno 1820. Legge Platone e Calderón. Progetta l'integrale traduzione della Divina Commedia.
- 1821. Legge Dante (Vita nuova). Completa la traduzione del Tractatus di Spinoza.
- 1822. Traduce Goethe (Faust) e Calderón (Il mago dei prodigi).
Quante volte, scorrendo la biografia di un letterato, un politico, uno scienziato, un qualunque uomo di gusto, abbiamo registrato letture simili?
Letture che oggi non dicono più niente.
In pochi decenni la trasmutazione: un taglio netto con ciò che ha formato decine e decine di generazioni.
Il passato non fa più per noi. Non lo capiamo.
Come spiegarsi meglio? A tali vette non arriviamo proprio. Anzi: a quelle altitudini troviamo lande fredde, barbariche, estranee, abitate da selvaggi dalla lingua e dai modi spaventevoli, incomprensibili.
Il periodare di Leopardi o Machiavelli, ad esempio, risulta ormai impossibile da seguire. Cinque minuti e arrivano già i primi segnali dal neoncefalo: sbuffi di noia, stanchezza, incredulità, ansia di smanettare le ultime notizie.
Non voglio giudicare. È meglio ... è peggio ... è così e basta.
Quale beveraggio stregonesco ci ha portato a questo?
Non nego ci sia una componente eminentemente fisica: il fiato corto del cervello ormai renitente alla cultura forte e al pensiero onnicomprensivo; assuefatto all'angustia degli orizzonti; all’ipotassi; al calembour pubblicitario; ma è il trapestio del quotidiano, la goliardia d'infimo cabotaggio, il desiderio di minutaglie e pettegolezzi, la voglia di non rischiare nulla, di irregimentarsi, l'autocensura, l'obbligo alla correttezza, e la bontà (la bontà, signori miei!) ad averci mutato in chierichetti della lettura.
Buoni, inoffensivi, conformisti, menefreghisti, secolarizzati; caldi, sicuri, correttissimi, affettuosi, cretini ... terrorizzati dalle proprie opinioni ...
La letteratura non fa più per noi. Non ci dice più nulla.
L'ira, la giustizia, il dolore, l'odio, il corpo, la Natura, le passioni, non formano più la vita e non sublimano in arte.
Cos'è la letteratura oggi se non un pacato diario di castrati? Un catalogo di istinti trattenuti, repressi smussati o, viceversa, esacerbati in un cinismo goffo e parossistico?
Guai ad alzare i toni!
I grandi intellettuali italiani sembrano il coro dell'Antoniano.
Per carità, cautela! Se no qualcuno si offende!
Mentire, via, pur di mantenere il rispetto, il buon cuore!
Shakespeare? Petrarca? Tacito? Ma chi legge più, chi li capisce più ...
"Quando leggo nel mio Plutarco le storie dei grandi uomini, questo secolo di imbrattacarte mi ripugna" se ne usciva Karl Moor.
Moor, Riccardo III, Marlowe, Shelley, Voltaire, Tasso, Léon Bloy ci appaiono come pazzi furiosi .... troppo vitali, troppo estremi, troppo razzisti; il loro buon senso atterrisce ... nazionalisti, populisti, fanatici, retrogradi ... uomini totali ... Goethe passa naturalmente dalla poesia a trattati sui colori, dal disegno alla musica … uomini totali … e sinceri sino all'offesa e al ludibrio ... Mont-Oriol di Maupassant, con quelle stoccate antisemite ... e quel cane dilaniato dal tritolo ... povera bestiolina … occorre cautela, cautela ... e, infatti, è fuori catalogo ...
Perché facevano questo? ... si chiede inconsciamente il travet culturale col bavero alzato, l'ometto con l'inserto letterario ripiegato in tasca ... attento ad avvolgersi nella sciarpa del volemose bene ... a seimila piedi rinfresca presto ...
Quello che stupisce è la piccineria impressa a ogni cosa che si tocca ... l'ordinarietà insanabile ... il piattume di cui si ricerca l'esorcismo per tramite d'un eversione ributtante e infantile, pour epater les cretins ... l'inesistente tensione e dialogo con la Natura, convitata di pietra par excellence alla cena della mediocrità ... e, la pace, la pace ... vogliamo la pace, la leggerezza, vogliamo serenità ...
Persino Brecht e Céline ci appaiono come rocce mesozoiche ... chi avrebbe il fegato di vivere così oggi? Non certo noi ... poi ci si stupisce della qualità della letteratura ... un codardo sforna letteratura da codardi .... ossequiosa, rispettosa, buona, altruista ... ma queste non sono virtù ... solo diportamenti da castrati ...
Datemi almeno una canaglia!
Una!
Quanti capolavori scoprono i critici! ... ma di cartapesta ... tempo qualche anno e tornano da dove eran venuti ... nel limbo delle nullità ... come i film i saggi e tutte le fesserie da tre palle un soldo che assediano i media ... non siete d'accordo? Andate su qualunque database a leggere vecchie recensioni … quelle del 1986, ad esempio ... non crederete ai vostri occhi ... roba da scompisciarsi dalle risa ... una bolgia di stupidità, davvero ...
E quanti geni si scoprono nella letteratura d'oggi! Poi, quando crepano, li si liquida con un articoluzzo su Repubblica, un commosso coccodrillo preparato dieci anni prima, non si sa mai ... sentitissimo cordoglio culturale, come no ... morto un papa et cetera ... avanti il prossimo ... oppure un post, commentato e condiviso urbi et orbi da commossi belinoni ... su facebucco ... perché questo meritano i nanerottoli .... altro che Victor Hugo portato in trionfo per le strade di Parigi!
Le biblioteche sono i cimiteri in rovina di una razza scomparsa ... come certi pueblos di indios decimati dal vaiolo bianco, ormai deserti e fitti di cadaveri mummificati ... le orbite vuote dei capi tribù, abbigliati con armi e vesti di guerra, ci osservano cieche da una gloria a noi incomprensibile ... da un silenzio in cui s'intuisce la grandezza ... echi di battaglie ed eroi .... ma non capiamo più ... un brivido ci percorre ... ci assale la paura, l'ansia di tornare ai nostri bugigattoli, al tramestio cauteloso, agli andirivieni da schiavi, alla dittatura d'una bontà irrefrenabile ...
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