domenica 28 dicembre 2014

La poesia della domenica - Leonard Cohen, La canzone dello straniero

La canzone, assieme ad altre due (Sisters of mercy e Winter lady), può essere ascoltata nel film di Robert Altman I compari (McCabe and Mrs. Miller, 1971). I compari è una delle tante gemme dei Settanta americani variamente dimenticate. La storia è presto detta: un avventuriero, McCabe (Warren Beatty), cerca di impiantare un bordello nello sperduto centro minerario di Presbiterian Church, situato in un imprecisato nord del vecchio West. Prima mette insieme tre prostitute di basso rango, poi, con l’aiuto dell’ambiziosa maîtresse Mrs. Miller (di cui s'innamorerà; Julie Christie), diviene proprietario di una casa di piacere di prim’ordine. Gli affari prosperano, il paese si arricchisce. L’attività di McCabe e Mrs. Miller entra, perciò, nelle mire di una grossa compagnia mineraria: alle prime proposte d'acquisto McCabe oppone un rifiuto (non per orgoglio: in realtà cerca di mercanteggiare per alzare il prezzo); a tali offerte, tuttavia, non farà seguito un rilancio, come sperato, ma l’invio di tre bounty killer della compagnia.
L'epilogo sarà fatale per tutti.
Il film si può variamente gustare: l’ascesa e la sconfitta di McCabe (scambiato per un sanguinario assassino è, forse, solo un cialtrone) appare simile a quella di molti controeroi degli anni Settanta, a cominciare da Barry Lyndon; il duello conclusivo è uno dei più antiepici che il genere ricordi; il paesaggio e i colori (il direttore della fotografia è il grande Vilmos Zsigmond) costruiscono lentamente il film fotogramma dopo fotogramma: difficile dimenticare gli scorci innevati, la calda consistenza dei materiali (gli interni del bordello, il legno, le pellicce), alcune inquadrature (la croce della chiesa in costruzione stagliata contro la luce del tramonto), alcune scene (l’assassinio sul ponte, di insensata crudeltà).
La canzone di Cohen (maestro di quasi tutti i cantautori italiani) entra in simbiosi perfetta con la pellicola di Altman: entrambe si illuminano a vicenda, perfettamente.



Certo, tutti gli uomini che conoscevi
Erano giocatori che dicevano di farla finita
Col gioco, ogni volta che davi loro riparo.
Lo conosco, quel tipo d'uomini,
È difficile tenere le mani di qualcuno
Che le mette in alto solo per arrendersi,
Che le mette in alto solo per arrendersi.

Poi, raccattando tutti i jolly che s'è lasciato dietro,
Scopri che non t'ha lasciato molto, neanche le risate.
Da buon giocatore stava cercando quella carta
Così alta da esser buona per ogni giocata,
Da non dover mai più giocarne un'altra:
Non era che un Giuseppe in cerca di una mangiatoia,
Non era che un Giuseppe in cerca di una mangiatoia.

E poi, sporgendosi al tuo davanzale,
Un giorno ti dirà che sei stata tu
A indebolirlo col tuo amore, e il calore, e il rifugio.
Tirerà fuori dal portafoglio
Un vecchio orario dei treni, e ti dirà:
Te l'avevo detto, al mio arrivo, che ero un straniero
Te l'avevo detto, al mio arrivo, che ero un straniero.

Ma ora sembra che un altro straniero
Voglia che tu ignori i suoi sogni
Come fossero il fardello di qualche altro.
L'hai già visto prima, quell'uomo
Che dava le carte col suo braccio d'oro
Ora arrugginito dal gomito alle dita,
Vuole scambiare la sua mano di carte con un rifugio,
Scambiare la mano di carte conosciuta con un rifugio.

E detesti vedere un altro uomo stanco
Posare giù le sue carte
Come abbandonasse il sacro gioco del poker.
E mentre dice ai suoi sogni di andare a dormire
Ti accorgi che c'è una specie di autostrada
Che si snoda come fumo sopra la sua spalla,
E all'improvviso ti senti un po' più vecchia.

E gli dici di entrare, di mettersi a sedere
Ma c'è qualcosa che ti fa voltare,
La porta è aperta e non puoi chiudere il tuo rifugio.
Provi la maniglia della strada,
Si apre, non avere paura,
E sei tu, amore mio, la straniera,
E sei tu, amore mio, la straniera.

Bene, ti aspettavo, ero sicuro
Che ci saremmo incontrati fra i treni che attendevamo,
Credo sia tempo di salire su un altro.
Ti prego di capire, non ho mai avuto una mappa segreta
Per arrivare al cuore di questa o quella cosa;
E quando ti parla così non sai che stia cercando,
Non t'importa nulla di che cosa stia cercando.

Incontriamoci domani, se ti va,
In riva al mare, sotto il ponte
In costruzione su qualche fiume infinito.
Poi lascia il binario
Per il calore d'un vagone letto
E capisci che non fa che réclame a un altro rifugio,
E capisci che non era mai stato un straniero,
E dici: va bene il ponte o un altro posto, dopo.

Poi, raccattando tutti i jolly che s'è lasciato dietro,
Scopri che non t'ha lasciato molto, neanche le risate.
Da buon giocatore stava cercando quella carta
Così alta da esser buona per ogni giocata,
Da non dover mai più giocarne un'altra:
Non era che un Giuseppe in cerca di una mangiatoia,
Non era che un Giuseppe in cerca di una mangiatoia.

E sporgendosi al tuo davanzale,
Un giorno ti dirà che sei stata tu
A indebolirlo col tuo amore, e il calore, e il rifugio.
Tirerà fuori dal portafoglio
Un vecchio orario dei treni, e ti dirà:
Te l'avevo detto, al mio arrivo, che ero un straniero
Te l'avevo detto, al mio arrivo, che ero un straniero.

Traduzione di Riccardo Venturi (con varianti).

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