domenica 22 ottobre 2023

IL DOPO TEATRO. Umberto Orsini racconta le contraddizioni di Ivan Karamazov al Teatro Vascello

Il DOPO TEATRO è una conversazione che si svolge su whatsapp nel gruppo teatro di Monteverdelegge dopo ogni spettacolo. Le persone del gruppo che hanno visto lo spettacolo si scambiano idee, domande, commenti e suggestioni che vengono montati qui nel blog. 

Maria Cristina:  "Un grigio tribunale dismesso, sopravvissuto a un incendio, accoglie al teatro Vascello il dispiegarsi dei ricordi che Umberto Orsini - con la regia di Luca Micheletti - dedica a Le memorie di Ivan Karamazov. Il personaggio letterario di Dostoevskij, interpretato dallo stesso attore con cinquantaquattro anni di meno, era entrato nelle case dei boomer italiani attraverso il tubo catodico di una sapiente tv che a quel tempo divulgava la letteratura sotto forma di sceneggiati in un paese popolato da tanti analfabeti e li faceva appassionare alle storie e personaggi dei grandi romanzieri. Ora le vecchie puntate settimanali hanno lasciato il posto ad infinite serie tv che catturano le notti di insonni consumatori di smart tv, mentre le librerie sono state sostituite da ristoranti e bistrot. Quindi cosa resta da fare agli spettatori se non applaudire l’immensa bravura e l’impeto di un bravo attore che contesta – con la prestanza del suo corpo di ottantanovenne – la sorte destinata da Dostoevskij al protagonista del suo capolavoro? Secondo te come funziona qui il meccanismo teatrale della memoria?

Patrizia: "Non so, la domanda mi sembra complessa, difficile. Gli 'oggetti' di scena, scarni, scuri, coperti da una polvere materica bianca - forse neve -, dominati dallo scranno fuori misura di un'aula giudiziaria in cui manca la presenza fisica del giudice, compongono la stanza mentale e psichica di Ivan Karamazov. E’ questa l’aula chiusa e senza vita, nella quale il protagonista dibatte ossessivamente il suo processo alla ricerca di un' assoluzione dall'angoscia della colpa di aver mosso la mano dell'assassino del padre con le sue teorie sulla necessità del delitto. La memoria è attraversata da stati deliranti che convocano fatti, presenze, arringhe sostenute da ragioni che cadono dall'alto - i fogli scritti che scendono sul palcoscenico."

Ornella: "Eh, cara Maria Cristina, il romanzo di Dostoevskij e lo spettacolo da cui è tratto,  toccano temi filosofici ed etici molto complessi, presentati da diverse angolature che a me - lo confesso - richiedono ancora un tempo di riflessione. Quindi ho più dubbi che risposte. E nel continuo alternarsi di passato e presente sull'onda della memoria, vera protagonista di questo questo spettacolo, i temi trattati arrivano fino all'attualità, alla nostra contemporaneità, su cui è ancora più difficile dare risposte: crimine e colpa, fede e libero arbitrio dell'individuo in merito alle scelte riguardanti la propria esistenza e infine il modello sociale proposto dal Grande Inquisitore nella Siviglia del Cinquecento, così totalizzante sulle coscienze,  paragonabile all'attuale potere impersonale del mercato.  Dal romanzo al palcoscenico, la memoria di Ivan Karamazov si intreccia con quella di Umberto Orsini che gli dà voce e corpo con un monologo che si dipana in tre parti: una sorta di prologo della vicenda del romanzo, "Il Grande Inquisitore" e una parte di appunti dal diario che il giovane Orsini aveva scritto durante la preparazione dello sceneggiato televisivo di Sandro Bolchi. E proprio questi ultimi ultimi testimoniano oggi il corpo a corpo con il testo di Dostoevskij che ha segnato profondamente, fin dagli esordi,  la vita di questo splendido attore."

Maria Cristina: “E invece sono ancora qui” dice Umberto Orsini nei panni del suo personaggio: a dispetto dell’età, il vecchio attore è ancora è vivo per sé e per chi lo ascolta perché le sue domande si rivolgono proprio alla platea e la coinvolgono." 

Ornella : "Un giovane di ottantanove anni! "

Maria Cristina: "Il suo è il tempo di un monologo in cui i ricordi, i rimpianti e i ripensamenti aprono spiragli luminosi nella memoria, accendendo brevi lampi, con porte che si socchiudono sul passato della sua e della nostra storia condivisa. Nonostante una regia ripetitiva e con pochi slanci, l’attore conduce le parole del suo monologo – di cui ha firmato la drammaturgia a due mani con il regista - con una voce e un corpo che non concedono distrazioni allo spettatore, con la passione di un avvocato difensore che seduce la corte ad ascoltare le ragioni di un Ivan le cui contraddizioni sopravvivono al destino di oblio riservatogli dal suo creatore."  

Gianna: "Io sono affascinata dall'argomento, dalla pulsione interiore di Ivan che è condannato a rivivere in eterno il processo per l’assassinio del padre. E la sua invettiva addolorata contro un Dio che ha dato agli uomini la libertà ma gli uomini non la sanno comprendere, cercano il dominio e sono servi dei prepotenti. Un Dio che ammette l’uccisione dei bambini non può esistere. Ivan come il Grande Inquisitore, come il diavolo beffardo contrapposto a Alëša come Cristo che torna nel mondo. E quel bacio finale che brucia le labbra del Grande Inquisitore, come il bacio di Alëša brucia quelle di Ivan perché gli trasmette l’amore che lui rinnega e ha rinnegato. Non so rispondere alla domanda su come funzioni il meccanismo teatrale della memoria. la scena scura, quasi nera - con un vecchio Ivan che si muove e si agita in uno spazio angusto polveroso e ammuffito, quasi un sotterraneo, un sottosuolo -  è dominata dalla voce del protagonista e dal suo disperato grido di ricerca di comprensione di un senso della vita: Orsini è superlativo."

 Hanno partecipato alla conversazione Maria Cristina Reggio, Gianna Benigni, Ornella Munafò e Patrizia Vincenzoni

LE MEMORIE DI IVAN KARAMAZOV 

drammaturgia di Umberto Orsini e Luca Micheletti

regia di Luca Micheletti

con Umberto Orsini

dal romanzo di Fëdor M. Dostoevskij

Teatro Vascello, via Carini 78 

dal 10 al 22 ottobre. Repliche dal martedi al venerdi h 21 - sabato h 19 - domenica h 17