martedì 29 ottobre 2013

mvl mostre: Homeless, volti come mappe stropicciate dall'uso

Patrizia Vincenzoni
Ci sono incontri che cambiano la vita e, in alcuni casi, le prospettive artistiche. La foto rubata a una ragazza senzatetto raggomitolata in un sacco a pelo e la scelta immediatamente successiva di Lee Jeffries di restare a parlare con lei, hanno determinato il senso della ricerca e il soggetto della narrazione fotografica  dell'autore. Homeless, i senza-casa, gli esclusi che ha incontrato in varie città del mondo, in mostra al Museo di Roma in Trastevere, piazza Sant'Egidio 1/b, è il risultato del suo lavoro.  Cinquanta  foto  fra uomini, donne e bambini, volti occhi mani che dialogano, silenziosi, con lo spettatore. 

Non c'è retorica né pietismo nella denuncia implicita delle immagini che hanno il punto di forza  nello sguardo dei soggetti ritratti, attraversato da sentimenti che la presenza di Jeffries ha saputo evocare cogliere e restituire.  Lo sguardo di questa umanità che 'vive' nelle strade del mondo sopravvivendo a se stessa ci interroga ma, allo stesso tempo, non sembra aspettare risposte: l'abitudine alla devastazione che ha scavato volti e corpi, operata dall'isolamento e dalla  disidentità personale e sociale, rimanda a una presenza illuminata solo per il tempo dello scatto, quasi un'epifania che sacralizza il momento e rende l'esperienza  incontrovertibile, unica. 

In molte fotografie le mani sono in primo piano, connettendosi ai rimandi dei volti, amplificando il linguaggio del corpo: coprono, supportano, mostrano, pregano, diventano ramificazioni di una disperazione e di una desolazione senza ritorno.  I  volti addensano espressioni i cui segni  li rendono simili a  mappe stropicciate e scurite dall'uso, le  rughe solcano i visi somiglianti a  letti di fiumi ormai prosciugati da anni.  Gli occhi non affondano del tutto nell'abbandono, cercano punti di luce o mandano  essi stessi bagliori di sguardo che vi si oppongono in qualche modo. Jeffries ha affermato che la sofferenza  e la spiritualità sono sinonimi e che il suo scopo è far appello al senso di fede e all'umanità degli spettatori.  Crediamo vi sia riuscito.

Nessun commento:

Posta un commento