lunedì 30 dicembre 2013

Il 1984 di Orwell? Una sciocchezzuola, parola di Edward Snowden


Quasi tutti sappiamo chi è Edward Snowden. Genio del computer, ex recluta delle Forze Speciali USA, poi alla NSA (National Security Agency) presso l'Università del Maryland, quindi alla CIA dove lavora sotto copertura, a Ginevra, e ha accesso a documenti riservatissimi; nel 2007 (a ventiquattro anni!) cominciano i ripensamenti, l'insorgere d'una chiara consapevolezza: quella secondo cui i governi (il più potente governo del mondo, gli Stati Uniti, e gli altri, sfumati nel grado di vassallaggio), esercitano un controllo sempre più capillare e pressante su ogni individuo, riuscendo, in tal modo, a classificare tendenze, gusti, inclinazioni e pensieri e a usarli contro chiunque si smarchi da una rassicurante medietà: in nome della sicurezza, ovviamente, termine ormai paradigmatico che ingloba in sé democrazia, pace, giustizia, libertà - valori a essa sottoposti.
I metodi di spionaggio globale della NSA (il progetto Prism) verranno rivelati da Snowden a partire da maggio 2013. Snowden ha già copiato vari set di documenti riservatissimi; parte per Hong Kong, lasciando per sempre una vita agiata e comoda; dice: "Sono disposto a sacrificare tutto quello che ho perché in tutta coscienza non posso consentire al governo degli Stati Uniti di distruggere la privacy, la libertà della rete e le libertà basilari delle persone con questa massiva macchina di sorveglianza che sta costruendo segretamente". 
Ad agosto Snowden ripara in Russia dove gode di un asilo temporaneo.
A Natale rilascia un breve messaggio per il canale inglese Channel 4 in cui ribadisce, con piana semplicità, i pericoli d'uno spionaggio di massa affidato, di fatto, a oligarchie politiche ed economiche in grado di negare l'essenza della democrazia nel momento stesso in cui annunciano di battersi in sua difesa.

Edward Snowden: Messaggio alternativo di Natale su Channel 4

Salve, e Buon Natale.

Sono onorato d’avere la possibilità di parlare a voi e alle vostre famiglie quest’anno.

Abbiamo recentemente compreso che i nostri governi, lavorando l’uno di concerto con l’altro, hanno creato un sistema mondiale di sorveglianza di massa, che monitora qualsiasi nostro atto.

Lo scrittore britannico George Orwell ci aveva avvertiti e messi in guardia riguardo tale politica. Il modo in cui tale politica veniva attuata nel suo libro – microfoni, videocamere, televisioni spia – sono poca cosa rispetto alle tecnologie di cui possiamo disporre oggi. Nelle nostre tasche portiamo sensori in grado di tracciare qualsiasi nostro movimento. Pensate a cosa significhi questo per la riservatezza d’un individuo medio.

Un bambino che nasce oggi crescerà senza maturare alcuna concezione di riservatezza. Non conoscerà mai il significato di un momento davvero privato, di un pensiero non registrato e analizzato. Questo è un problema, perché la riservatezza è primaria: la riservatezza ci permette di capire chi siamo e chi vogliamo essere.


Il dibattito oggi in corso stabilirà il grado di fiducia che potremo riporre nella tecnologia che ci circonda e nei governi che la controllano. Insieme è possibile trovare un punto di equilibrio e porre fine alla sorveglianza di massa e ricordare ai governi che se vogliono davvero sapere come ci sentiamo è preferibile chiedere che spiare.



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Edward Snowden: The Alternative Christmas Message on Channel 4

Hi and Merry Christmas.

I’m honoured to have a chance to speak with you and your family this year.

Recently we learned that our governments, working on concern, have created a system world wide mass sourveillance, watching everything we do.

Great Britain’s George Orwell warned us of the danger of this kind of information. The types of collection in the book – microphones and video cameras, TVs that watch us – are nothing compared to what we have available today. We have sensors in our pockets that track us everywhere we go. Think about what this means for the privacy of the average person.

A child born today will grow up with no conception of privacy at all. They’ll never know what it means to have a private moment to themselves an unrecorded, unanalysed thought. And that’s a problem because privacy matters; privacy is what allows us to determine who we are and who we want to be.

The conversation occurring today will determine the amount of trust we can place both in the technology that surrounds us and the government that regulates it. Together we can find a better balance, end mass surveillance and remind the government that if it really wants to know how we feel asking is always cheaper than spying.

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