Simona
Baldelli *
Ammetto
di avere in testa un po’ di confusione.
Ieri
sera, Maria Teresa Carbone, mi ha consegnato alcuni fogli che
riportavano un articolo uscito qualche giorno fa, circa un minuscolo
paese scozzese, Wigtown, che conta mille abitanti e 12 librerie (ho
trovato un altro articolo che ne censisce 11, ma tant’è).
La storia
di Wigtown, comune a gran parte della Scozia racconta di un periodo,
a cavallo degli anni ’50, di grande crisi, povertà, disoccupazione
ed alcolismo diffusi. Fino al momento in cui un gioielliere inglese
ancor più povero a causa di una serie di furti che lo gettarono sul
lastrico, (non aveva contratto alcun tipo di assicurazione) decise,
con le poche sterline rimaste, di aprire una libreria antiquaria
(chissà perché), che andò talmente bene da suggerirgli di aprirne
una seconda e così via. Attualmente, Wigtown vive di tutto ciò che
ruota attorno alla filiera del libro, dalla scrittura alla vendita di
libri, passando per un festival di letteratura e cultura in genere
che prende vita ogni mese di settembre.
“Scrivine
qualche riga”, mi dice Maria Teresa Carbone.
Io
annuisco e metto i fogli in tasca. Non ci diciamo altro, abbiamo già
la testa piena di parole, quelle dette e quelle ascoltate, circa
librerie, libri, case editrici, microeditoria, Promessi Sposi… e
tutto quello che in questi giorni fuoriesce dall’opificio di
Plautilla.
Questa
mattina, sull’autobus che mi conduce al Palazzo dei Congressi
all’Eur, dove sta aprendo la XII Edizione di Più Libri Più
Liberi, metto una mano in tasca e trovo l’articolo ripiegato.
Che ci
faccio, mi chiedo. Ed entro in confusione.
Sì,
perché non so se devo commentare la bellezza di un microcosmo che
trova la sua vocazione e la fortuna attraverso i libri, perché non
so se devo confrontarlo con il quartiere dove viviamo, che conta
120.000 abitanti (la città dove sono nata, capoluogo di provincia,
ne fa 97.000) e non ha una libreria degna di questo nome, se devo
pensare ad uno spot turistico per proporre Wigtown come meta di
viaggio per forti lettori ed aspiranti autori.
La mia
mattinata prosegue girovagando fra gli stand della fiera, piccole e
medie case editrici cariche di libri, ascoltando qualche
presentazione e conferenza, in particolare una, alle ore 12.00
organizzata dalla casa editrice Sinnos per l’uscita del libro per
ragazzi “Salvo e le mafie”, in collaborazione con l’Associazione
Antimafie DaSud.
Sono
presenti gli autori e anche il magistrato Raffaele Cantone, la platea
è gremita di ragazzi, probabilmente delle scuole medie. Gli studenti
fanno domande, gli autori e Cantone rispondono. Si parla di mafia,
legalità, opportunità, lavoro ed autodeterminazione. I ragazzi
vogliono sapere come si riconosce un malvivente, come preservare
dalla criminalità il loro quotidiano.
Ottengono
risposte.
Io seguo
il dibattito, spesso annuisco e qualche volta applaudo. Alle spalle
dei relatori c’è il manifesto di quest’edizione di PLPL: “Parti
da un Libro” dice il claim che accompagna la faccia aperta e serena
di un ragazzo.
Ho appena
il tempo di prendere una bottiglietta d’acqua al bar e mi trovo in
un’altra sala dove si svolge una tavola rotonda dal fosco titolo:
“La crisi dentro la crisi”. Si discute di numeri dell’editoria,
che sono, come tutto ciò che circonda, in decrescita. Si espongono
dubbi e problemi, qualcuno azzarda delle risposte, che mi sembrano
nebulose. Mi sento ancora più confusa e non mi viene da annuire né,
tantomeno, voglia di applaudire.
Allora
penso all’articolo che ho in tasca ed estraggo il mio piccolo pc
portatile dalla borsa.
Mi metto
a scrivere queste righe.
Intravvedo
all’improvviso un filo rosso, che parte da un paese gallese che
campa di libri, passa attraverso la criminalità organizzata di un
Paese il cui Ministro dell’Economia di qualche anno fa diceva “con
la cultuva non si mangia” e finisce nell’aria mesta che grava
nella sala dove si discute di una “crisi dentro la crisi”, che va
ben al di là della filiera dell’editoria (e dove io sto
scrivendo).
Non sono
meno confusa, ma mi sembra che un nesso ci sia e che la richiesta di
scrivere su Wigtown fosse, in qualche modo, inevitabile.
Oppure,
semplicemente, a Plautilla, c’è gente che possiede una palla di
vetro.
* Simona Baldelli, monteverdeleggina doc, è l'autrice del romanzo Evelina e le fate (Giunti), candidato a diventare domenica 8 dicembre "libro dell'anno" della trasmissione di RadioTre Fahrenheit. Chi lo ha letto e lo ha apprezzato può mandare una email a fahre@rai.it.
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