Maria Teresa Carbone
Quando alla fine del 2013, durante un'intervista per il Pen Club, il romanziere americano Alexander Chee ha affermato che i treni sono i luoghi dove preferisce scrivere e ha aggiunto senza pensarci troppo, “Mi piacerebbe che Amtrak istituisse delle residenze per scrittori”, non si sarebbe di certo aspettato che il suo desiderio si avverasse in pochi giorni. Ma è bastato che una sua collega, la newyorkese Jessica Gross, retwittasse l'idea, e che qualcuno della grande rete ferroviaria americana (più di cinquantamila chilometri di linee che si diramano su 46 stati) la intercettasse, ed ecco che – potenza del caso e dei social network – negli Stati Uniti gli scompartimenti per scrittori sono diventati una realtà.
La prima ad approfittarne è stata proprio Gross, a cui Amtrak ha offerto un viaggio andata e ritorno per Chicago – in tutto quarantaquattro ore, di cui solo cinque trascorse nella città di destinazione. Una impresa faticosa, ma nel suo scompartimento, la scrittrice sembra avere apprezzato ogni minuto del tragitto: la scoperta della neve intravista dalla cuccetta alta dove aveva scelto di dormire, la compagnia degli altri viaggiatori, il rumore cadenzato delle ruote sulle rotaie.
“ll tempo in treno è un tempo ritrovato... il treno è delimitato, diviso in scompartimenti, piccolo in modo accogliente. Ogni cosa è al suo posto e c'è una piacevole comodità nel modo in cui le cose sono sistemate. Anche il viaggio ha confini precisi, so che terminerà”, ha scritto entusiasta in un reportage per la “Paris Review”, rincarando poi la dose in una conversazione pubblicata sul sito della stessa Amtrak. Rivolgendosi agli scrittori che non hanno ancora goduto delle residenze ferroviarie, Gross adotta toni promozionali: “Provate! Lasciate che il tempo scorra mentre guardate fuori dal finestrino, che le idee lavorino liberamente nella vostra mente. È quel tipo di pensiero profondo che è così congeniale al treno e che è tanto difficile da raggiungere negli interstizi della affollata vita quotidiana”.
La prima ad approfittarne è stata proprio Gross, a cui Amtrak ha offerto un viaggio andata e ritorno per Chicago – in tutto quarantaquattro ore, di cui solo cinque trascorse nella città di destinazione. Una impresa faticosa, ma nel suo scompartimento, la scrittrice sembra avere apprezzato ogni minuto del tragitto: la scoperta della neve intravista dalla cuccetta alta dove aveva scelto di dormire, la compagnia degli altri viaggiatori, il rumore cadenzato delle ruote sulle rotaie.
“ll tempo in treno è un tempo ritrovato... il treno è delimitato, diviso in scompartimenti, piccolo in modo accogliente. Ogni cosa è al suo posto e c'è una piacevole comodità nel modo in cui le cose sono sistemate. Anche il viaggio ha confini precisi, so che terminerà”, ha scritto entusiasta in un reportage per la “Paris Review”, rincarando poi la dose in una conversazione pubblicata sul sito della stessa Amtrak. Rivolgendosi agli scrittori che non hanno ancora goduto delle residenze ferroviarie, Gross adotta toni promozionali: “Provate! Lasciate che il tempo scorra mentre guardate fuori dal finestrino, che le idee lavorino liberamente nella vostra mente. È quel tipo di pensiero profondo che è così congeniale al treno e che è tanto difficile da raggiungere negli interstizi della affollata vita quotidiana”.
Il suo entusiasmo è, a quanto pare, contagioso. Non solo, come è giusto, anche Alexander Chee ha goduto della sua residenza (a Portland in maggio), ma anche moltissimi altri autori si sono messi in lista. Julia Quinn, responsabile dei social media per Amtrak ha dichiarato a The Wire che “è arrivata una valanga di richieste” e che quello che era cominciato come un semplice esperimento sta diventando un programma ben strutturato: le residenze saranno inizialmente gratuite e resteranno low cost anche in un secondo tempo, il veicolo di comunicazione sarà per ora legato ai social network, potranno fare domanda anche scrittori non ancora pubblicati, dal momento che – nota saggiamente Quinn – le differenze fra autori, blogger, giornalisti sono oggi più che mai sfumate. L'importante è che ci sia “un rapporto positivo per entrambe le parti”.
Né è escluso che l'idea attraversi l'Atlantico: sul “Guardian” Alison Flood ha definito “molto attraente” l'iniziativa di Amtrak, ricordando fra l'altro che nel Regno Unito la giallista Julia Crouch è stata writer in residence sulla linea ferroviaria Londra-Harrogate.
Quanto a noi, per ora, Italo e Trenitalia tacciono: se il silenzio del primo è dovuto forse al fatto che l'alta velocità mal si accorda ai tempi languidi del pensiero creativo, più sorprendente è la mancata reazione della seconda. Quale esperienza migliore, per uno scrittore, delle lentezze infinite che chi viaggia sulle linee “secondarie” ha imparato a conoscere? Le soste in galleria, i rallentamenti imperscrutabili in aperta campagna, l'annuncio di ritardi sempre più lunghi: c'è di che scrivere interi romanzi.
Questo articolo, qui lievemente modificato, è uscito nell'edizione cartacea di Pagina99 il 28 febbraio 2014
Sui treni ho passato gran parte della mia vita, e ne ho amato molto l'atmosfera, che purtroppo è andata sempre più degradandosi col tempo e con le privatizzazioni. E' vero, il tempo passato in treno è una pausa molto adatta al pensiero, e quindi alla scrittura, per chi ha la capacità di concentrarsi. Personalmente sono stata sempre molto distratta dalle persone che avevo intorno. Ma l'idea di scrivere nel tempo rarefatto del viaggio può essere molto stimolante...
RispondiElimina