mercoledì 4 giugno 2014

Mostri: gli dei sconfitti ci osservano dal cuore profondo della Grecia

Tegola angolare di gronda
con testa di Acheloo 310-290 a. C.
In margine all'esposizione Mostri, tenuta presso Palazzo Massimo a Roma dal 20 dicembre 2013 al 1 giugno 2014.

Fotografie di Patrizia Vincenzoni [cliccare per allargare]
Testi del prof. Frank Sheldon tradotti da Giovanni Anchiseo

Roberto Calasso, Le nozze di Cadmo e Armonia: "Le storie mitiche sono sempre fondatrici. Ma possono fondare sia l'ordine che il disordine. La Grecia li ha spartiti geograficamente, con un taglio netto, a nord e a sud del golfo di Corinto. A nord, troviamo alle origini gli uccisori di mostri: Apollo per Delfi, Cadmo per Tebe, Teseo per Atene. E, come Apollo, modello di ogni uccisore di mostri, era anche musico e guida delle Muse, così Cadmo introdusse in Grecia l'alfabeto fenicio e Teseo raggruppò alcuni modesti villaggi in una nuova entità che fu da allora Atene. Il sigillo civilizzatore, che si imprime su una materia animale, è comune a tutti loro".

Acheloo
Figlio di Oceano e Teti, il maggiore di tremila fratelli; testa umana su corpo di toro.
Sconfitto da Eracle, il monolitico Eracle, nonostante la disperata trasformazione in toro e serpente.
Il corno strappato da Eracle fu tramutato dalle Naiadi in cornucopia.
Come sempre accade, una parte del mostro diviene fonte benigna di felicità o fregio dell'eroe uccisore. Nelle vene pulsanti del vincitore scorre il sangue dello sconfitto.

Ovidio, Metamorfosi, IX, 80-88

Così, sconfitto un'altra volta, restava la terza
Forma, del toro violento; trasformato in toro combatto.
Mi cinge le membra a sinistra e mi trascina,
E nel mio slancio mi segue e abbassa
Contro la dura terra le corna, e ve le inchioda e mi stende
Sulla sabbia profonda. Non basta: mentre mi tiene
Il corno con la destra spietata, lo spezza e lo strappa dalla fonte mutila.
Le Naiadi lo riempirono di pomi e fiori fragranti,
E lo consacrarono: diventò cornucopia.

Statua acroteriale di
Tifone VI a. C.
Tifone
Figlio di Gea e Tartaro, il mostro più grande di tutti.
Il padre di tutti i mostri.
Il padre dell'Europa.
Dalle cosce in giù era tutto un groviglio di serpenti e le sue braccia, lunghe cento leghe, avevano innumerevoli teste di serpenti in luogo delle mani. La sua testa toccava le stelle, le ali oscuravano il sole, fiamme uscivano dagli occhi e rocce infuocate dalla bocca.

Esiodo, Teogonia, 821-835

Gaia prodigiosa, come ultimo figlio, generò Tifone ...
Le sue braccia son fatte per opere di forza
E i piedi sono instancabili, di quel forte dio; a lui dalle spalle
Nascono cento teste di serpe, di serpente terribile,
Di lingue nere vibranti; e a lui dagli occhi
Nelle terribili teste, sotto le ciglia, splendeva un ardore di fuoco;
Da tutte le teste fuoco bruciava assieme allo sguardo,
E voci s'alzavano da tutte le terribili teste,
Che suoni di ogni sorta emettevano, indicibili: ora infatti
Risuonanti come solo agli dei è comprensibile, ora invece
Di voce di toro superbo, alto muggente, dalla forza infrenabile,
Ora ancora di leone dal cuore spietato,
Ora poi somigliante alla voce dei cani, meraviglia a udirsi,
Ora infine fischiava e ne echeggiavano le grandi montagne.


Echidna
Vipera o serpente.
Compagna di Tifone, figlia di Forco e Ceto, Madre nascosta.
Metà donna metà serpe.
Uccisa nel sonno da Argo

Esiodo, Teogonia, 295-308

Costei [Ceto] generò un altro mostro invincibile, in nulla simile
Agli uomini mortali o agli dei immortali,
Nel cavo d'una grotta, la divina Echidna dal cuore violento,
Metà fanciulla dagli occhi splendenti e dalle belle guance,
Ma metà prodigioso serpente terribile e grande,
Astuto, crudele, della divina terra sotto i recessi.
La essa ha la spelonca, in basso, sotto la cava roccia,
Lontano dagli dei immortali e dagli uomini mortali,
Perché la a lei diedero gli dei di abitare l'illustre dimora.
Nel paese degli Arimi, sotto terra, la lacrimevole Echidna,
Immortale fanciulla e giovane sempre.
Ad essa Tifone, raccontano, si unì in amore,
Terribile, violento e iniquo, a lei fanciulla dagli occhi splendenti,
E lei concepì e partorì figli dal cuore violento

Roberto Calasso, cit.: "Il mare è il continuo, la perfezione dell'indifferenziato. Sulla terra, terra è il serpente. Dov'è il serpente lì sgorga l'acqua. Il suo occhio è liquido. Sotto le sue spire scorre perenne l'acqua del sottosuolo. Agile non gli occorrono articolazioni. Le stesse macchie si ripetono su tutta la pelle, le squame sono uniformi, il movimento ondulante, come le onde si rinnova sempre. Il serpente sta al toro come il mare alla terra. Dal mare emerge la terra, come il toro dal serpente".

Toro, serpente. Terra, acqua. Il passato della Grecia vive di continue metamorfosi.
I mostri hanno in dono la terribile mutevolezza, il cambiamento costante, senza timone e direzione.
Gli dei olimpici, Zeus in testa, detronizzeranno i mostri, gli dei proteiformi.
Apollo e Dioniso, figli di Zeus, antitetici e complici, tenteranno di riguadagnare il mutevole e la fluidità perduta, ma il sopraggiungere degli eroi, Eracle, Perseo, Teseo, Giasone, fonderà per sempre l'ordine e la chiarità solari.
Ma i vincoli della legge, le mura della polis, la benevolenza olimpica e il miracolo stesso della grecità, nitida ed esemplare, affondano le radici nelle tenebre serpentine di Tifone, Echidna, Acheloo.
Il doppio fondo dell'anima greca: Apollo/Pitone, Edipo/Sfinge, Perseo/Medusa, Eracle/Acheloo, Eracle/Idra, Teseo/Minotauro, Bellorofonte/Chimera, Argo/Echidna.


Statua acroteriale di Arpia Sirena
inizi V secolo a. C.

Sirene
Figlie di Acheloo.
In parte umane, in parte uccelli; artigli, volto barbato.
Solo nel Medioevo assisteremo alla mutazione iconografica più famosa e celebrata: parte donne, parte pesci.
Chi sono? Quante? Chi dice due: Aglaofeme e Telxiepia. Chi tre: Pisinoe, Aglaope,  Telxiepia oppure Partenope, Ligea e Leucosia.
A chi pensava Edgar Poe quando ideò quel nome fatale, Ligeia?
La loro isola, verdeggiante, fu forse una delle Echinadi, alla foce dell'Acheloo, dio e fiume; per i Siciliani si trovava presso Capo Peloro (Faro); per i Latini esse abitavano, invece, le isole Sirene, presso Napoli o Capri.

Omero, Odissea, XII, 184-191


Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei,

Ferma la nave, la nostra voce a sentire.
Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera,
Se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce;
Poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.
Noi tutto sappiamo, quanto nell'aia terra di Troia
Argivi e Teucri patirono per volere dei numi;
Tutto sappiamo quello,che avviene sulla terra nutrice


Statua acroteriale di Arpia Sirena
fine IV inizi V a. C.

Apollonio Rodio, Argonautiche, IV, 905-909

Il tracio Orfeo, figlio di Eagro, tendendo la cetra,

Bistonia con le sue mani, fece risuonare le note allegre
Di una canzone dal ritmo veloce, affinché il suono
Sovrapposto della sua musica rimbombasse nelle loro
Orecchie. La cetra vinse la voce delle fanciulle ...

Ovidio, Metamorfosi, V, 552-563


Figlie dell'Acheloo, da dove vi vengono

Piume e zampe d'uccelli, quando avete volto di donna?
Forse perché, quando Proserpina coglieva i fiori
Primaverili, eravate nel numero delle sue compagne,
Dotte sirene? Dopo che inutilmente l'avete cercata per tutto il mondo,
Avete desiderato, perché il mare sentisse la vostra pena,
Di potervi fermare sulle onde col remeggio delle ali,
E avendo il consenso degli dei, avete visto
Improvvisamente i vostri arti fiorire di penne;
Ma perché il vostro canto, nato a blandire le orecchie,
E il tesoro della vostra bocca non perdesse l'uso
Della lingua, vi restò volto di vergini e voce umana
Torso di Minotauro I d. C.
copia da originale greco V a. C.

Minotauro
Frutto mostruoso dell'unione fra Pasifae e il toro sacro di Poseidone, dono del dio a Minosse.

Ovidio, Metamorfosi, VIII, 169-175

Qui fu racchiusa la doppia figura
Di giovane e toro, che, due volte saziatosi
Di sangue attico, al terzo sorteggio, dopo nove anni,
fu ucciso: con l'aiuto di una vergine, svolgendo il filo,
Il figlio di Egeo trovò la porta difficile ...

Ciclopi
Per Esiodo erano Titani monocoli, figli di Urano e Gea: Arge, Sterope e Bronte.

Esiodo, Teogonia, 139-146

Generò [Gea] poi i Ciclopi dal cuore superbo,
Brontes, Steropes e Arges dal petto violento,
Che a Zeus diedero il tuono e fabbricaron la folgore;
Costoro nel resto eran simili agli dei,
Pero solo un occhio avevano nel mezzo della fronte;
E vigore e forza e destrezza era in ogni loro opera.

Omero, Odissea, IX 186-192

Qui un uomo aveva tana, un mostro, che greggi
Pasceva, solo, in disparte, e con gli altri
Non si mischiava, ma solo viveva, aveva animo ingiusto.
Era un mostro gigante; e non somigliava
A un uomo mangiatore di pane, ma a picco selvoso
D'eccelsi monti, che appare isolato dagli altri

Gruppo con satiro
Menade terracotta
fine VI - inizio V a. C.
Satiri
Da giovani sono efebici, indi le loro fattezze decadono in età avanzata a caratteristiche grottesche: faccia camusa con naso schiacciato e fronte larga e piatta, orecchie piccole e appuntite, irsuti, cornuti, coda cavallina, itifallici.
I Satiri hanno piedi caprini, i Sileni cavallini.
Divini, seppur mortali, eroticamente eccitati, gaudenti, portatori di verità profonde.
In Euripide Sileno è il padre dei Satiri.

Euripide, Il Ciclope, 169-174

Dei padroni me ne infischio ...
Chi di bere non è felice è un pazzo.
Perché il vino consente di rizzarlo, di brancicare tette,
Di palpare pratelli ben nascosti, e poi le danze e l'oblio di ogni guaio.
E non dovrei dargli un bacione a questo bel liquore,
Mandando prontamente alla malora il Ciclope e la sua bestialità,
E quell'occhio nel mezzo della fronte?
Statuetta di satiro
copia romana del I a. C.

Idra
Nata da Tifone ed Echidna, allevata da Era. Infestava Lerna, presso la città di Argo.
Nove teste: una centrale, immortale; le altre otto pronte a ricrescere una volta recise.
Eracle (la seconda fatica) bruciò le otto teste e seppellì sotto una roccia quella centrale.

Esiodo, Teogonia, 313-318

Per terza Idra [Echidna] generò, che sa lacrimevoli cose,
Lernea, che la dea dalle bianche braccia Era nutrì,
Di odio insaziata contro Eracle forte;
E lei il figlio di Zeus uccise col bronzo spietato,
L'Anfitrionide, col bellicoso Iolao,
Eracle, per volere di Atena predatrice.

Hydria ceretana con Ercole
e l'Idra 530-500 a. C.

Scilla
Rupe in prossimità di Reggio Calabria.
Figlia della ninfa Crateide. Vantava dodici piedi e sei lunghi colli con bocche munite di tre file di denti. Abbaiava. Portava una cintura di teste di cane. Invincibile e immortale, solo la madre poteva intercedere presso di lei.

Omero, Odissea, XII, 246-259

E proprio in quel punto Scilla ghermì dalla concava nave
Sei compagni, i più vigorosi per la forza del braccio.
Mi volsi all'agile nave e ai compagni,
Ma potei solo scorgere braccia e gambe lassù,
Sollevate nell'aria: mi chiamavan gridando
Invocando il mio nome - per l'ultima volta - angosciati.
Così il pescatore su un picco, con la lenza lunghissima
Insidia ai piccoli pesci l'esca gettando,
Butta nel mare il corno di bove selvatico,
Poi, preso un pesce, lo scaglia fuori guizzante;
Come guizzavano quelli, tratti su per le rocce.
E sulla bocca dell'antro se li divorò, che gridavano
E mi tendevano le mani nell'orrendo macello:
Fu quella la cosa più atroce ch'io vidi con gli occhi,
Fra quanti orrori ho affrontato, le vie del mare cercando
Rython apulo a forma
di Scilla IV a. C.

Arpie
Arpie: le rapitrici.
Esiodo le rappresenta come due bellissime vergini.

Esiodo, Teogonia, 267-269

E le Arpie dalle belle chiome, Aelló e Ocypete
Le quali sanno seguire il soffio dei venti e gli uccelli nel volo
Con le ali veloci: tanto rapide infatti si slanciano

Celeno, l'oscura, regina delle Arpie, assalta i Troiani alle isole Strofadi in Virgilio, Eneide.

Chimera
Figlia di Echidna.
Parte anteriore leonina, centrale caprina e posteriore serpentina.
Vomitava fuoco, tanto che fu identificata col vulcano Licia.
Uccisa da Bellerofonte sul cavallo Pegaso.

Esiodo, Teogonia, 319-325

... Chimera che spira invincibile fuoco,
Terribile e grande, veloce e forte;
Tre teste aveva: l'una di leone dagli occhi ardenti,
L'altra di capra, di serpe la terza, drago possente;
Davanti leone, drago di dietro, nel mezzo era capra,
Spirando tremendo ardore di fiamme brucianti;
L'uccisero Pegaso e il prode Bellerofonte.
Gorgone tempio di Venere
II d. C.

Gorgoni
Steno ed Eurialo immortali, Medusa unica mortale.
Ali d'oro mani di bronzo denti enormi serpenti come capelli

Esiodo, Teogonia, 274-278

Ceto [generò] le Gorgoni, che hanno dimora al di là dell'inclito Oceano,
All'estremo, verso la notte, dove sono le Esperidi acute di voce,
Steno, Eurialo e Medusa dal triste destino:
Questa era mortale, immortale e di vecchiaia ignare
Le altre due ...

Dante, Inferno, IX, 51-57

Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso:
Che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi,
Nulla sarebbe del tornar mai suso

Eschilo, Prometeo, 799-806

Pennute, villose di rettili: tre Gorgoni, schifo del mondo.
Un'occhiata, e non c'è creatura che serbi il respiro.
Ti serva da scudo il racconto. Attenta.
Ecco il quadro che segue: ripugna, al contatto.
Schiva la muta di Zeus, i Grifoni: becchi taglienti, non sanno ringhiare.
Con loro il branco sgroppante dei guerci Arimaspi, al galoppo ...

Ancora doppiezza: il sangue della morta Medusa morta è usato da Asclepio per ridare vita ai defunti.

Statua-sostegno Sfinge
I a. C. da originale greco
del 450 a. C.

Sfinge
Figlia di Orto e Chimera oppure di Tifone ed Echidna.
Corpo di donna, ali d'aquila, corpo di leone, coda di serpente.
Chiamata 'La strangolatrice', presidiava il monte Ficio presso Tebe, lì inviata da Era, adirata contro Laio che aveva rapito il fanciullo Crisippo.
Il terribile enigma: "Quale essere, con una sola voce, ha talvolta due gambe, talora tre, talvolta quattro ed e tanto piu debole quante ne ha?"

Esiodo, Teogonia, 326

Costei [Chimera] ancora Sfinge nefasta partorì, dei Cadmei la rovina,
Giacendo con Ortho ...
Statua di sfinge
in pietra fetida VI a. C.


Apollodoro, Biblioteca, III, 52-55

E mentre regnava costui una non piccola sventura colse Tebe. Era infatti inviò la Sfinge, che era (nata) dalla madre Echidna e dal padre Tifone, ed aveva volto di donna, ma petto e parte inferiore del corpo e coda di leone e ali di uccello. Ed avendo appreso un indovinello dalle Muse stava seduta sul monte Ficio e lo proponeva ai Tebani. E l'indovinello era: cos'è che, (pur) avendo una sola voce, diventa quadrupede e bipede e tripede? Ed essendoci per i Tebani un oracolo (secondo cui) allora si sarebbero liberati della Sfinge, quando avessero risolto l'indovinello, radunandosi molte volte insieme cercavano che cosa fosse ciò che veniva detto, ma poiché non trovavano, afferrando uno lo divorava. Ed essendo morti molti, e alla fine Emone, il figlio di Creonte, Creonte promette con un bando di dare sia il regno sia la moglie di Laio a colui che avesse risolto l'indovinello.
Ed Edipo, avendolo sentito, trovò la soluzione, dicendo che l'indovinello enunciato dalla Sfinge era l'uomo: esso infatti è quadrupede quando è neonato poiché procede sui quattro arti, e divenuto adulto bipede, mentre da vecchio aggiunge come terzo sostegno il bastone. La Sfinge dunque si gettò dall'Acropoli, mentre Edipo sia ricevette il regno sia sposò la madre senza saperlo, e da lei generò i figli Polinice ed Eteocle ...

Lastra campana con Arimaspi e Grifi
terracotta lavorata a stampo I d. C.

Grifi e Arimaspi

Erodoto, Storie, III, 116

È fuori dubbio che la quantità d'oro di gran lunga più grande si trova a nord dell'europa ... Si racconta che gli Arimaspi, uomini con un occhio solo, lo rapiscano di tra gli artigli dei grifoni; ma nemmeno di questo posso convincermi; che ci siano, cioè, degli uomini che abbiano un occhio solo e che, per tutto il resto siano uguali agli altri uomini.

Storie, IV, 13

A nord degli Issedoni abitano gli Arimaspi, uomini con un occhio solo e, sopra questi, i grifoni che custodiscono l'oro ...

Storie, IV, 27

Arimaspi, vocabolo scita, poiché tra gli Sciti 'arima' vuol dire uno e 'spu' occhio

Statuetta di centauro
VIII-VII a. C.
Centauri

Omero, Odissea, XXI, 295-303

Anche il Centauro traviò, l'insigne Eurizione,
Nella casa dell'ardito Piritoo, il vino,
Quando andò dai Lapiti: appena offese la mente col vino,
Impazzito, compì male azioni presso Piritoo.
Sdegno prese gli eroi: l'assalirono, e trascinarono fuori
Per l'atrio, gli recisero col bronzo spietato
Le orecchie e il naso; ed egli col senno traviato
Andava, portando nel cuore traviato il suo traviamento.
Sorse da lui la contesa tra i Centauri e gli eroi ...

Gruppo con Nereide
su mostro marino I a. C.
Nereidi
La vertigine della lista ...

Esiodo, Teogonia, 240-264

Da Nereo poi nacquero figlie, invidia alle dee,
Nel mare infecondo, e da Doride dalle belle chiome,
La figlia di Oceano, il fiume completamente perfetto:
Protho e Eucrante e Sao e Anfitrite,
Eudore e Teti e Galene e Glauce,
Cimotoe e Speio veloce e l'amabile Talie,
Pasitea e Erato e Eunice dalle braccia di rosa,
E Melite graziosa e Eulimene e Agave,
E Doto e Proto e Ferusa e Dinamene,
E Nesea e Actea e Protomedea,
Doride e Panope e Galatea la bella,
Ippotoe amabile e Ipponoe dalle braccia di rosa,
E Cimodoce che i flutti sul mare nebbioso
E i soffi dei venti divini, insieme con Cimatoleghe,
Facile placa, e insieme ad Anfitrite dalle belle caviglie;
E poi Cimo e Eione e Alimede dalle belle corone,
E Glauconome amica del riso e Pontoporea,
E Leagora e Evagora e Laomedea,
Pulinoe e Autonoe e Lisianassa,
Evarne, d'amabile natura e di figura perfetta,
Psamate dal corpo grazioso e la divina Menippe,
E Neso e Eupompe e Temisto e Pronoe,
E Nemerte, che al padre immortale simile ha il cuore.
Tali da Nereo, il dio senza biasimo, nacquero
Cinquanta figlie, che sanno opere perfette.

Statuetta di leontocefalo
terracotta con inserti in oro e argento
VI-V a. C.
Bibliografia

- Anna Ferrari, Dizionario di mitologia greca e latina
- Robert Graves, I miti greci
- Esiodo, Opere, trad. di Gaetano Arrighetti
- Erodoto, Storie, trad. di Luigi Annibaletto
- Euripide, Il Ciclope, trad. Di Filippo Maria Pontani
- Omero, Odissea, trad. di Rosa Calzecchi Onesti/Aurelio Privitera
- Ovidio, Metamorfosi, trad. di Guido Paduano
- Apollonio Rodio, Argonautiche, trad. di Alberto Borgogno
- Eschilo, Promoteo incatenato, trad. di Ezio Savino


Cratere con Europa sul toro
e mostri marini 350-340 a. C.
Mosaico con Ketos mosaico a tessere policrome
con stuccature dipinte III a. C.
Sfinge del faraone Amasi XXVI dinastia 570-526 a. C.
Statuetta di sfinge bronzo a fusione piena VI a. C.
Trapezoforo (sostegno da tavolo) con Grifo bronzo I a. C.

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