Leonardo Castellucci* e Raethia Corsini
Dopo quasi un mese di silenzio, riprendiamo per qualche puntata ancora queste note della domenica per un tributo a un Paese, la Grecia. Un anno fa chiudeva i battenti l'Orchestra Nazionale Greca. Come se chiudesse l'orchestra della Scala di Milano o dell'Opera di Roma (che pure non sono messe benissimo, specie la seconda).
In Grecia però non è un'ipotesi ma realtà. È accaduto vicino, vicinissimo a noi in un Paese nel quale noi fondiamo le radici culturali. Un Paese del quale pare ci si sia dimenticati, come se avessimo paura di guardare il baratro nel quale avremmo potuto tutti cadere. Della Grecia ci sono arrivate notizie convulse all'inizio della crisi, sottoforma di spauracchio di come avremmo potuto "finire" anche noi. Noi. Ma no dai, noi no: abbiamo raggiunto una certa cultura, una certa economia, tante conquiste sociali sono ormai acquisite. Erano acquisite anche in Grecia. Non c’è nulla che si può dare per scontato. Mai. E pare proprio questo il significato delle lacrime di una delle musiciste dell'Orchestra nazionale Greca, chiusa un anno fa per mancanza di fondi. Leo ci propone l'ultimo concerto, e accompagna la sua proposta con questa riflessione: «In uno stato di commozione profonda i primi due violini suonano e piangono, gli altri orchestrali anche. Evviva la musica che aiuta a guarire, a capire e che non ci abbandona mai anche quando la vita sembra chiudersi».
Il brano eseguito è la Variazione IX (adagio) dalle Enigma Variations (un titolo eloquente per la circostanza). La musica fu composta da Edward William Elgar, che pare scrisse ispirandosi ai suoi amici: "to my friends pictured within".
Noi la dedichiamo al popolo greco, che è nostro amico. E le liste politiche non c'entrano.
*Leonardo Castellucci, fine conoscitore di musica, giornalista, scrittore, oggi direttore editoriale di Cinquesensi Editore.
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