sabato 25 gennaio 2014

"Ascolta, Roma, regina bellissima del mondo che è tuo ...". Un requiem

Il magnifico portale barocco presso le Mura dei Francesi, a Ciampino, opera dell'architetto secentesco Rainaldi, "noto per aver progettato palazzo Pamphili a Piazza Navona e terminato i lavori del Campidoglio dopo la morte di Michelangelo". Un decreto ministeriale lo mise sotto tutela nel 1935. Almeno sino al 2011.
Lo stesso portale dopo il crollo del 2011. "Qualcosa deve essere stato trascurato nella difesa della nostra patria ... con i barbari non si può parlare, non conoscono la nostra lingua e non ne hanno una loro ... il nostro modo di vivere e le nostre abitudini sono loro tanto incomprensibili quanto indifferenti" (F. Kafka, Un vecchio foglio). Dall'epistolario di Rainer Maria Rilke: "Per i nostri avi, una casa, una fontana, una torre loro familiare, un abito posseduto erano ancora qualcosa di infinitamente di più che per noi, di infinitamente più intimo, quasi ogni cosa era un recipiente in cui rintracciavano e conservavano l'umano. Ora ci incalzano dall'America cose nuove e indifferenti, pseudo-cose, aggeggi per vivere. Una casa nel senso americano, una mela americana, o una vite americana non hanno nulla in comune con la casa, il frutto, il grappolo in cui erano riposte le speranze e la ponderazione dei nostri padri". Ma Rilke, nel 1920, peccava di poca lungimiranza. A differenza di Kafka.
Una statua della Villa di Marco Valerio Messalla, sempre a Ciampino. Una metafora della distruzione. "Roma non perit, si Romani non pereant", si diceva. Purtroppo i Romani la pensano diversamente. Ed Ecco Rutilio Namaziano, da Il ritorno:

"Non si possono più riconoscere i monumenti dell’epoca trascorsa,
Immensi spalti ha consunto il tempo vorace.
Restano solo tracce fra crolli e rovine di muri,
Giacciono tetti sepolti in vasti ruderi.
Non indignamoci che i corpi mortali si disgreghino:
Ecco che possono anche le città morire"



Un immigrato presso la stazione Cipro. Abbandonato a terra. Claudio Claudiano, ne Il consolato di Stilicone, in lode a Roma, città ecumenica: 

"Ecco colei che sola accolse i vinti nel grembo
E strinse a sé il genere umano con l’unico nome di madre,
Chiamando non come padrona, cittadini quanti domò
E legando gli estremi con nodo amorevole
Alla sua natura pacifica tutti dobbiamo
Se lo straniero trova dovunque la patria …
Se tutti siamo unica gente. Né mai una fine
Si avrà del dominio di Roma"
Roma e San Pietro visti dalla Pineta Sacchetti. Un lembo di campagna romana, il centro della cristianità e la città della confusione riuniti in uno scatto. Ancora Rutilio Namaziano: 



"Enumerare i tuoi monumenti elevati e ricchi di trofei
Sarebbe come voler contare ogni singola stella.
I templi splendono e, a cercare di ammirarli, confondono gli occhi,
Sono così, a quanto credo, le stesse dimore degli dei"

Resti dell'insediamento rurale di Monte Cucco al Trullo, presso l'ora del tramonto invernale.
Prima del saccheggio finale.

Un tramonto a Tor Chiesaccia, sito storico della campagna romana medioevale destinato a una scomparsa prossima e inevitabile. Ne riparleremo. Intervenga, a conclusione del rapido e devastante excursus, ancora Rutilio Namaziano, araldo di speranza. Lo citeremo quale esorcista dello sfacelo:

"Ascolta, regina bellissima del mondo che è tuo,
o Roma, assunta fra gli astri della volta celeste.
Ascolta genitrice di uomini e dei:
per i tuoi templi siamo meno lontani dal cielo.
Te cantiamo, e sempre, finché lo consentano i fati,
canteremo: nessuno che è salvo può scordarsi di te.
Deprecabile oblio cancelli il sole, prima
che la tua maestà abbandoni il nostro cuore"


"Roma non perit, si Romani non pereant ..."


Letture consigliate

Rutilio Namaziano, Il ritorno, Einaudi, 1992 (traduzione di Alessandro Fo; nella traduzione usa indignamoci anziché indigniamoci riscuotendo il mio assenso) 
Claudio Claudiano, estratti in Poeti latini della decadenza, Einaudi, 1988 (traduzioni di Carlo Carena)

2 commenti:

  1. se chi vive a roma, anche se non romano, leggesse queste testimonianze d'amore, quasi serenate, per questa città magnifica, la tratterebbe meglio, la difenderebbe dagli assalti della speculazione, dell'incuria, dalla inconsapevolezza? vorrei pensarlo. hai fatto bene a pubblicarle, diffondiamole

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    1. Dovrebbe smettere di comprare i giornali dei responsabili (che si conoscono per nome e cognome), di ascoltare le loro radio, di votare i loro sottopanza politici, di denunciare gli uomini collusi all'interno di quelle istituzioni che dovrebbero difendere il bene pubblico a norma di legge. Dovrebbero, ma non lo fanno. Comunque, diffondiamo.

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