venerdì 1 novembre 2013

Javier Cercas e l'arte magistrale di generare dubbi

Ti racconto un libro
Javier Cercas, Le leggi della frontiera
Guanda, pp 394

Raethia Corsini

Una città, Gerona. Un'estate, quella del 1978, in un Paese, la Spagna, ancora affannato dai postumi di una dittatura, quella del generale Franco. Tre ragazzi, Gafitas, Zarco e Tere; una gang e una frontiera marcata da un fiume: di qua la società della medio borghesia, di là la feccia umana, gli immigrati, i delinquenti. Javier Cercas, giornalista e scrittore poco più che cinquantenne, noto al pubblico italiano per il suo Soldati di Salamina (Premio Grinzane Cavour 2003) e il romanzo Anatomia di un istante, ha scelto la Spagna post franchista per raccontare "in due capitoli, tre romanzi": di formazione, storico e sociale. 
Il libro narra di uno ieri e poi di un oggi, dove ieri è l'adolescenza, in quell'estate del 1978, dei tre protagonisti: Gafitas, un ragazzo della media borghesia, esile e imbranato, bersaglio del bullo della scuola; Zarco, un delinquente che vive nei suburbi di là dal fiume, capo di una gang di rapinatori e molto altro; e poi c'è Tere, la bella compagna di avventure libera ed emancipata della quale è impossibile non innamorarsi, figlia di una famiglia povera, intenta a tenere con i denti un briciolo di dignità dentro una baracca di lamiera al di là del fiume. Nell'oggi, Cercars (ci) fa rincontrare i tre personaggi nell'età adulta, dopo vent'anni e con vite profondamente diverse: Gafitas, stimato avvocato; Zarco, leggendario bandito; Tere, unica rimasta sé stessa, vive di espedienti. Il filo che unisce tutto, a voler ridurre all'osso la sintesi, sono l'amicizia e l'amore: un supposto tradimento di ieri, da risarcire oggi; una passione rimasta incompiuta da ragazzi, che rispunta in quel "dopo" tutto diverso, eppure nell'intimo maledettamente simile. 
L'autore sceglie la forma dell'intervista nella prima parte, per passare a dialoghi e voce narrante nella seconda.  Con penna precisa, linguaggio cristallino e immediato tiene insieme una trama intrisa di spunti sul senso della democrazia, della differenza sociale; sul significato dei sentimenti, sul bisogno umano di credere nelle leggende e sul ruolo che i media giocano nel crearle. 
Il tessuto ordito da Cercas getta anche dubbi sull'idea di poter ricostruire verità oggettive. 
È un romanzo, in un certo senso anche generazionale, che pone domande senza dare risposte: per questo è un grande libro, che tiene compagnia agganciando il lettore in modo magistrale, con fatti minimi sparpagliati in un contesto apparentemente ripetitivo che, invece, muta repentino al mutare di un particolare marginale, eppure così straordinariamente determinante. 



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