giovedì 14 novembre 2013

Paul, il tuffo nella nuova vita


Giovedì 14 novembre 2013 alle 18 da Plautilla, una conversazione con Luciano Minerva, autore di Una vita non basta.


Luciano Minerva

Quel giorno, l’ultimo della mia prima vita, quella umana, l’ho nella mente come se l’avessi appena vissuto. Spesso la sera, nella vasca d’acquario che è diventata tutto il mio mondo, quando si spengono i riflettori ed esce il pubblico ripasso una per una le ultime sequenze. Cerco di capire se avevo qualche alternativa, se quel percorso che mi ha portato in fondo al mare, verso quest’altra vita, era inevitabile. E non so rispondere. […]
All’altezza di Punta Nera, dove la strada vira a novanta gradi e segue l’angolo del promontorio, la luce del sole all’orizzonte mi abbaglia. Abbasso lo sguardo verso la ruota anteriore, ma non la vedo. Quando gli occhi riacquistano la vista ho già perso la curva e sono fuori dell’asfalto. La punta rocciosa mi sfila sulla sinistra, la ruota scivola verso il mare e io dietro di lei. La moto vola, io comincio a girare su me stesso: cielo mare nuvole sole fuoco rocce cielo scogli mare pietrisco sangue, cado a occhi aperti senza reagire, spettatore della mia fine.

Pelle cuore cervello ossa pensieri corpo mente sangue memoria si mescolano e si fondono. Tra rocce e scogli, giravolte urti fratture squarci ferite brucianti, sento ancora addosso, sulla pelle di oggi, la sensazione del precipizio, il confine con la superficie dell’acqua, la coscienza che si moltiplica e si riproduce: sonno veglia scogli alghe …rosso … azzurro … blu … Cado verso il centro della terra come Alice nel giardino, buio luce piccolo grande piccolo, pelle scorticata senza dolore, il sangue che vedo scorrere non è più il mio. Tutto si frantuma scioglie ricompone e rimodella, incrocio immagini di vite perdute trasformate e ritrovate. Sono tutte mie. Vivo in un attimo infinito le metamorfosi dei racconti della mamma, le leggende dell’isola, i libri letti o sfogliati: il ramo spezzato di Polidoro che piange nel girone infernale dei suicidi, la strada del dottor Jekyll si inabissa verso la notte, le mie gambe sono sempre più piccole, zampette all’insù di Gregor Samsa, girino rospo bacio principe topi-cavalli zucche-carrozze, dal mio vaso di Pandora traboccano storie fantasie personaggi sogni. Le ossa si disperdono, sento la febbre da somaro nel Paese dei balocchi, “invece di un ciuchino morto vide apparire a fior d’acqua un burattino vivo che scodinzolava come un‘anguilla”. L’acqua è intorno sopra fuori dentro di me, onde concentriche d‘inganno. Mi specchio da Narciso e divento fiore, sbarco dalla nave di Ulisse nel gorgo del desiderio, vino sesso confusione di corpi voci gemiti grugniti maiali, un vitello scuoiato, il vello d’oro, un viaggio senza fine, gli Argonauti all’Elba, sassi tinti di blu, la voce della mamma che racconta di nuovo quella storia. Sono dentro tutti i sogni gli incubi le storie che ho ascoltato: duecento navi corsare Napoleone i traghetti del ferro e le bombe del ‘43…, da una triremi vedo i fuochi nitidi dell’isola Aethalia, la mia Elba antica, che raccontano colate laviche rocce metamorfiche gneiss miniere alchimie metallo fuso ferro acciaio … oro, verde, blu.
Immerso nell’abisso dell’anima, tocco le profondità che mi hanno sempre attratto e spaventato, il mio corpo umano se n’è andato con la sua zavorra di ricordi e pensieri. Nel fondo delle acque volo in libertà. 


Da Una vita non basta. Memorie da una metamorfosi, Robin Edizioni. 
I primi capitoli del libro si possono leggere nel sito Elba di Paul.

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