Baccanale, Pablo Picasso (1962) |
E dove non è vino non è amore, né alcun altro diletto hanno i mortali.
(Euripide, Le Baccanti)
Raethia Corsini
Fino all'Ottocento il vino è stata la bevanda più diffusa e consumata in Italia. Più dell'acqua, che era poco salubre. Fin dai tempi remoti, nella nostra penisola ci sono state così tante vigne e vino che i greci ci chiamavano Enotria, ossia Paese del vino. Questa e altre amenità si possono scoprire alla mostra in corso al Vittoriano, intitolata “Verso il 2015 - La cultura del vino in Italia”, curata da Massimo Montanari, docente di storia medievale e storia dell'alimentazione all'Università di Bologna, con la collaborazione di Yann Grappe, docente all'Università di Pollenzo, quella fondata da Carlo Petrini, presidente Slow Food International.
La mostra beneficia di supporti istituzionali altisonanti: è infatti organizzata sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, promossa dal Ministero delle politiche agricole e nasce in collaborazione con Expo 2015 (dove sarà ospitato un padiglione interamente dedicato al vino italiano). Il suo obiettivo è presentare al grande pubblico una delle nostre eccellenze, offrendone una lettura storico-culturale (non solo edonistico-consumistica) che parla di noi come popolo. Perché come scrive Montanari «[...] quando raccontiamo la storia del vino ci accorgiamo che è il vino stesso a raccontare la nostra.[...] Il vino narra gli scambi, i commerci, la politica, le guerre, le relazioni sociali, gli usi a tavola e perfino il rapporto con l'idea che abbiamo del divino (si pensi, per esempio alla Comunione con il vino benedetto, nda)». Il vino è un'invenzione dell'uomo, il risultato di un artificio nel senso di "fare con arte", per questo diventa cultura. Nella sala Brasini del Vittoriano lo sforzo è raccontare proprio questo, grazie a una selezione di testimonianze e documenti in un itinerario che parte dalla Mesopotamia, passa per l'antica Grecia, l'Impero romano e arriva al Medioevo cristiano attraverso variegati reperti in ceramica: oltre tre mila, si segnala nella presentazione. A occhio non parevano così tanti, ma non li ho contati e faccio atto di fede. C'è una piccola sala dedicata a manoscritti cartacei provenienti dalla Biblioteca Internazionale La Vigna, che forniscono solo un assaggio del vasto patrimonio librario esistente nel mondo intorno al rapporto tra vino e uomo, che è storia ricca, complessa e fatta di fatica, lavoro, amore, ispirazione e che pervade ogni espressione culturale e artistica. Fatto, quest'ultimo, che nella mostra si intuisce anche nella sezione dedicata a “Vino e cinema” con proiezioni di scene da oltre cento film provenienti dall'archivio Teche Rai. Film che hanno segnato la storia del grande schermo italiano, diretti da maestri: è gradevole il montaggio che li unisce in un "grammelot" inneggiante il vino. Così come è attraente la proiezione video a ciclo continuo della letture fatte da Paola Pitagora: citazioni letterarie e poetiche tratte da opere di classici italiani e non solo. Perché il vino nella sua lunga storia ha affascinato tutti gli artisti: pittori, poeti, scrittori, scultori, attori, musicisti. Perché tutto questo si possa narrare serve però la Terra e chi la lavora.
Così la sala più ampia della mostra è dedicata alle regioni d'Italia, ognuna identificata da un aggettivo (effettivamente azzeccato) che corrisponde al carattere della "zolla" e quindi della vigna peculiare e del popolo che la lavora (e la abita): un colpo d'occhio su un notevole patrimonio di "diversità". Nel complesso la mostra è piacevole, anche se certe sintesi descrittive posso far storcere un po' il naso agli esperti. Ci sono però gli spunti per per accostare il vino in modo più culturale che edonistico e questo è il merito. Io, per esempio, una volta tornata a casa ho avuto voglia di rispolverare citazioni, poesie, odi e poemi scoperte nel tempo tra un bicchiere e l'altro. Tipo queste, che qui condivido.
Così la sala più ampia della mostra è dedicata alle regioni d'Italia, ognuna identificata da un aggettivo (effettivamente azzeccato) che corrisponde al carattere della "zolla" e quindi della vigna peculiare e del popolo che la lavora (e la abita): un colpo d'occhio su un notevole patrimonio di "diversità". Nel complesso la mostra è piacevole, anche se certe sintesi descrittive posso far storcere un po' il naso agli esperti. Ci sono però gli spunti per per accostare il vino in modo più culturale che edonistico e questo è il merito. Io, per esempio, una volta tornata a casa ho avuto voglia di rispolverare citazioni, poesie, odi e poemi scoperte nel tempo tra un bicchiere e l'altro. Tipo queste, che qui condivido.
E perché meno ammiri la parola,
guarda il calor del sole che si fa vino,
giunto a l’omor che de la vite cola.
(Divina Commedia, Purgatorio - Dante Alighieri)
Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de ‘l piacere [...]
(Con il fiore della bocca umida a bere, Gabriele D'Annunzio)
ll vino raggiunge la bocca
E l’amore raggiunge gli occhi,
Questa è la sola verità che ci è dato conoscere
Prima di invecchiare e morire.
Sollevo il bicchiere alle labbra,
Ti guardo e sospiro.
(Canzone al Vino, William Butler Yeats)
Con uno sguardo mi ha resa più bella,
e io questa bellezza l’ho fatta mia.
Felice, ho inghiottito una stella.
Ho lasciato che mi immaginasse
a somiglianza del mio riflesso
nei suoi occhi. Io ballo, io ballo
nel battito di ali improvvise.
Il tavolo è tavolo, il vino è vino
nel bicchiere che è un bicchiere
e sta lì dritto sul tavolo.
Io invece sono immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
incredibilmente immaginaria,
immaginaria fino al midollo.
immaginaria fino al midollo.
Gli parlo di tutto ciò che vuole:
delle formiche morenti d’amore
sotto la costellazione del soffione.
Gli giuro che una rosa bianca,
se viene spruzzata di vino, canta.
se viene spruzzata di vino, canta.
Mi metto a ridere, inclino il capo
con prudenza, come per controllare
un’invenzione. E ballo, ballo
nella pelle stupita, nell’abbraccio
che mi crea.
che mi crea.
Eva dalla costola, Venere dall’onda,
Minerva dalla testa di Giove
erano più reali.
Quando lui non mi guarda,
cerco la mia immagine
sul muro. E vedo solo
un chiodo, senza il quadro.
(Accanto a un Bicchiere di Vino, Wislawa Szymborska)
Se me frulla un pensiero che me scoccia,
me fermo a beve e chiedo aiuto ar vino:
poi me la canto e seguito er cammino
cor destino in saccoccia.
(Trilussa)
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