Imprescindibile |
Libri.
Libretti. Libruzzi. Librini. Libercoli. Dati Istat 2010: 63.800 titoli prodotti
e immessi sul mercato (sessantatremila/800) per un totale di 213.000.000 di
copie (duecentotredici milioni).
Non
volevo crederci. Sono cifre colossali. Talmente colossali che il Presidente
dell’Associazione Librai Italiani, Paolo Pisanti, nel luglio 2011, se ne
lamentava duramente. Il succo di quelle considerazioni potete leggerlo qui, ripubblicate nella rivista digitale Alfabeta2, sotto un titolo rasserenante: “Salva un libro, uccidi un editore”. Ecco
una graziosa anticipazione; queste le bordate iniziali:
“[Tutti
quei titoli] sono inutili per i lettori che comunque non li leggono; sono
inutili per i librai che comunque non li vendono; sono inutili per i tipografi
che comunque non glieli pagano. Tutti questi titoli l’anno - 60.000! - sono
persino dannosi: perché inquinano il mercato; perché è colpa di quei 60.000 se
poi abbiamo l’impressione che i libri nessuno li compra; è colpa loro se i
lettori disorientati di fronte a tanta profferta sono ridotti a comprarne in
media uno l’anno; perché in fondo basterebbe pubblicare solo quei 100 o 200
titoli che davvero vendono, che davvero il pubblico vuole comprare a tutti i
costi in libreria, che il pubblico è persino disposto ad andarsi a cercare al
supermercato, o all’autogrill, per dire quanto è motivato al loro acquisto
questo pubblico. Che bisogno c’è di fare ogni anno gli altri 59.800 libri? A
pensarci bene davvero nessuno. 60.000 titoli l’anno sono un inquinamento fisico
e morale …”.
E
così via.
Considerazioni
simili le ha proposte Alceste in due differenti scritti. L’uno concepito in
antipatia al nuovo maître à penser Fabio Volo; l’altro, invece, consisteva d’una poesiola in rima baciata che volgarizzava ciò che Pisanti ha asserito,
indisturbato, e con più micidiale durezza, un paio d’anni fa.
Se
non credete ad Alceste, insomma, credete a Pisanti. O ancora: se ve la pigliate
con Alceste, mandate prima una mail a Pisanti (Presidente Associazione Librai
Italiani).
Morale:
la letteratura e la lettura non possono essere separate. Punto e basta. Se
questo comporta una riduzione dell’industria, amen. Si riduca l’industria.
Ma
non è questo l’argomento della nostra nuova divagazione.
L’argomento,
terribile, è un altro: 213.000.000 di copie, moltiplicate per il volume medio
di un singolo libro (m. 0,23 x m. 0,16 x m. 0,02; mi tengo basso) producono 235.132 metri cubi di carta(ccia).
All’anno!
(A scanso di equivoci: i tre quarti e più della roba di lettura cola giù dalle
grandi case editoriali).
All’anno.
Non ci dormo la notte. Dove va a finire tale massa cartacea (cui andrebbe sommato
il simmetrico Moloch d’inutilità dei periodici)?
Ci
hanno detto che Malagrotta è intasata per le bucce di banana. Sarà vero? Non potrebbe
darsi che, sotto quei cumuli fumanti di diossina, si nascondono pile di Scalfari
e Denbraun?
Servirebbe
una conferma. Occorrerebbe investigare. Per ora sappiamo che una parte marcisce
nei magazzini; un’altra affatica le scaffalature Ikea delle case; altra ancora si
riversa, fiume in piena, sulle bancarelle dei remainder o, in piccolo numero,
nelle librerie d’occasione. La parte più interessante, tuttavia, quella che
esamineremo, è il malloppo che si vende conto terzi presso i mercatini dell’usato:
interessante perché qui possiamo palpare con mano la differenza vera tra letteratura
e lettura. Di letteratura, nei mercatini, se ne troverà poca, al massimo
ristampe di classici in edizioni che stomacherebbero persino gli scaffali in
resina delle cantine; di roba da lettura (lettura industriale) se ne troverà a tonnellate:
roba da lettura nata e concepita proprio per tenere in costante lavorio le
rotative di stampa, al di là della qualità: inesistente; la roba da lettura un
tanto al chilo, insomma, la cui tiratura ingrossa al vento d’una pubblicità
invasiva e sfacciata; la roba da lettura che annacqua il gusto, i concetti, le
menti e la direzione ideologica; la roba da lettura che gl’Italiani si guardano
bene dal rileggere (ammesso che l’abbiano mai letta) e che rifiutano subito dopo
ammollandola al mercatino, vero orfanatrofio di questi figli degeneri.
Ecco un breve resoconto fotografico. Le immagini, per essere gustate nel loro formato originale, vanno cliccate. Attenzione: alcuni scatti sono piuttosto forti.
Ecco un breve resoconto fotografico. Le immagini, per essere gustate nel loro formato originale, vanno cliccate. Attenzione: alcuni scatti sono piuttosto forti.
Un libro sull'orlo del suicidio. Notare le arricciature, segno d'una depressione in atto che prelude al fatal gesto. Alberto Asor Rosa, da sotto, assiste impotente al dramma. |
L'uovo di Colombo. La finta libreria |
Malinconici cascami di 'Che tempo che fa'. Quattro copie quattro di Gomorra, entrate in una giornata. Neanche la macchina della fonduta, il dono matrimoniale più regalato e rifiutato, gode di un simile insuccesso. Fazio-Pavlov: suona la campanella e i cani sbavano, pur in assenza del cibo. Fazio dice Pincopallo e gli spettatori, occhio pincopallato, già sfiorano il bancomat avidi di una botta di midcult. Si legge la Szymborska e, il giorno dopo, in libreria: "Che per caso ciai la simbosca?". "Eh, no, quella nun se fa trovà, s'imbosca".Notare l'irridente posizione del sopraelevato Max Pezzali. |
Plutarco, aristocratico di Cheronea, marcato stretto. 'Che nessuno lo compri!', sembrano ammonire le due Strigidi |
Goldoni e Volo. Passato e presente. E il futuro? 'Au cabinet!' direbbe cupo Alceste
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Ma che sarebbe questo eccelso blog senza l'Alceste, molierano Misanthrope (ora anche in veste fotografica), alias GLC, approdato a Monteverde?
RispondiEliminamonteverdelegge concorda: l'approdo di Alceste nei territori di monteverde è stata una manna calata dal cielo
Eliminasimpatic
RispondiEliminaOttimo il reportage, degno di Alceste/GL/Vlad. Una nota doverosa, però: temo che il presidente dell'Ali PIsanti, quando auspica una riduzione della massa cartacea che arriva in libreria, abbia in mente una selezione ispirata a criteri ben diversi da quelli che ha in mente Alceste/GL/Vlad. Per questo Ilaria Bussoni, in rappresentanza dell'Odei, Osservatorio Editoria Indipendente, su Alfabeta2 risponde a Pisanti in modo ironico, lasciando capire che in effetti, proprio grazie alla quantità di titoli in circolazione, è possibile andare incontro ai lettori che disdegnano le DanielleSteel e i FabioVolo.
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