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martedì 25 marzo 2014

Della letteratura non frega più niente a nessuno

G. Luca Chiovelli

Convention, incontri, manifestazioni, convegni, convegni autoriali, convegni in cui si conviene, festival dei lettori, festival delle letterature, feste a sorpresa, book parties, flash mob, firme, prefiche che strillano, sensibilizzazioni, trame carbonare, appelli ai politici, ai partiti, alle istituzioni (istituzioni locali, decentrate, nazionali, provinciali, regionali), contrappelli, questue e questuanti, impetratori, rogazionisti, puristi della lettura, paladini del si-legga-la-qualunque-purché-si-legga, grandi autori, piccoli maestri, saloni del libro, saloni della lettura e della letteratura, strip poker del libro, centri per il libro e la lettura, comunità della lettura, meeting, meet up, bed in, associazioni per il libro e la lettura, sconti per il libro, promozioni per il libro, incentivi, discount, tre per due, quattro per tre e ne riporto uno, attivisti, fanatici, dolciniani, domenicani del libro, carmelitani della lettura, francescani della pagina, millenaristi del non-si-legge-più: penitentiagite!, camilleriani, radioterzisti, sinibaldiani, ceronettiani, più libri più liberi, libricome, un mare di libri, liber liber, libri perché, libri se-non-ora-quando, libri e-sai-cosa-bevi, un libro è per sempre, per un pugno di libri, libridinosi, asino chi legge.

I convegni sul libro e sulla lettura. Funziona così: trecento tizi s'indaffarano febbrilmente a organizzare, pianificare, diffondere, pubblicizzare, spetezzare l'evento. Truppe cammellate, twitter, facebook, mail, telefonate, manifestini, pieghevoli, sponsorizzazioni, appoggi, endorsement.
Arriva il gran giorno. Il pienone!
Il libro è salvo!
Non tutto è perduto, vedi, se ci si impegna ...
Uh, guarda, c'è Giulio!
Strette di mano, saluti, tartine.
Mai vista tanta gente!
Chi sono i relatori?
Ci si vede dopo!
Ma Sabina oggi parla?
C'è anche l'assessore ...
Mai vista tanta gente! Guarda, saranno almeno trecento, forse qualcuno in più ...

La letteratura è una cosa, la lettura è un’altra!
Certo i lettori calano, si vendono meno libri, ma occorre guardare in prospettiva …
Con l’e-book vi sarà la rimonta … crescono i lettori ultrasessantenni … i giovani, poi, diciamolo, leggono di più …
La letteratura è una cosa, la lettura è un’altra!

In Fahrenheit 451 di Bradbury si bruciano libri.
Dittatura, oppressione, illiberalità.
Scarso senso della profezia, però: i censori non agiscono più così. Bruciare un libro, essi ormai lo sanno bene, è un modo infallibile per donargli valore.
Alternativa: circondarlo con ciarpame.
Il monologo dell'Enrico V: pericolosissimo.
Lo si assedia, perciò, con fiumane di carte, con miliardi di pagine; lo si assorda di chiacchiere, lo si rende indistinguibile, uno dei tanti. E lo si disinnesca.
We few, we happy few, we band of brothers, esclama fiero Enrico; e che si fa? Si annega la citazione letteraria fra milioni di citazioni da cioccolatino; battute, trivialità, lazzi. La si rende una frase come tante: la notte, assicura Hegel, tutte le vacche sono grigie.
A forza di leggere sciocchezze non si distingue Shakespeare dalla Palombelli.
Secondo alcuni, però, lettura e letteratura sono cose diverse.

La biblioteca dei miei vecchi: una selezione scolastica di opere dantesche, una edizione sfondata de I promessi sposi, antologie varie della letteratura italiana, una raccolta di racconti di Mark Twain per il dopolavoro ferroviario. Erano lettori debolissimi, ma conoscevano La Divina Commedia e Manzoni.
L’equivoco del secolo: leggere qualsiasi cosa è meglio che non leggere niente.
Leggere Fabio Volo è meglio che non leggere niente.
Non è così.
È proprio colui che legge tanto per leggere che finisce per non leggere più niente.
Inevitabile. Il gusto si ottunde. Certi periodi di Tolstoj, Stendhal e Proust riescono difficili, stranieri, lontani milioni di anni.
Non parliamo poi della letteratura classica e medioevale.
Il taglio del gusto è irrimediabilmente deteriorato.
Si continua col pastone: Fabio Volo chiama Fabio Volo.
Poi neanche Fabio Volo.
Si finisce su Facebook a postare foto della torta di ricotta e del cane con gli occhiali.

giovedì 13 marzo 2014

L’uomo che rubava grammatiche giapponesi. Tre tipi di ladri. L'autore si discolpa brillantemente

Tommaso Cicolini

Una biblioteca comunale di Roma nord. Periferia, al limite del suburbio.
Chiedo: “Cosa si ruba nelle biblioteche comunali?”
“Il Trovaroma di Repubblica, sicuramente”.
“Davvero? E poi?”
“Quattroruote”.
“Ancora?”
“Tex, il Corriere della Sera, Focus”.
La fonte è certa. A parlare, infatti, è una bibliotecaria comunale; una di quelle vere, una giovane donna che ha affrontato lunghi anni di studio e addestramento per acquisire la tempra e il cipiglio necessari a diventare, abbastanza incredibilmente, una bibliotecaria comunale.
Insisto: “Sì, benissimo, ma poi?”
“Dimenticavo: siamo stati oggetto di circa venti furti con scasso ... venti. Come? Da quando? In un anno circa ...”
“Mi sembra gravissimo. Computer, stampanti, enciclopedie ... merce di valore ... un danno enorme ...”
“No, no, nulla di tutto questo. Entrano per scassinare la macchinetta del caffè ...”
“La macchina del caffè?”
“E delle merendine”.
“Ho capito”.

mercoledì 11 dicembre 2013

Forconi, fascisti, libri in fiamme e altre amenità

G. Luca Chiovelli

Ne avevo già parlato in un post clandestino. Il ritorno delle pulsioni fasciste è cosa fatta.
Gadda le definiva: “Orgia bacchica di tutti gli istinti affettivi non mediati”. Quando non opera un filtro culturale nei riguardi dei singulti, dei moti e dei rancori del cuore, queste urgenze emergono nella loro brutalità sorgiva. E vogliono tutto, subito.
Oggi, mercoledì 11 dicembre, pare che un manipolo di contestatori (provenienti dal sedicente ‘movimento dei forconi’) abbia minacciato i titolari di una libreria di Savona con tali parole: “Chiudete la libreria!! Bruciate i libri!!”.
L’evento assume, nell’Italia martoriata di oggi, la rilevanza di un foruncolo sulla pelle di un brontosauro, ma parecchi giornali hanno rilanciato piagnucolosi la notizia. Come scrisse Schopenhauer: “Tutti i giornalisti sono, per via del mestiere che fanno, degli allarmisti: è il loro modo di rendersi interessanti. Essi somigliano in ciò a dei botoli che, appena sentono un rumore, si mettono ad abbaiare forte. Bisogna perciò badare ai loro squilli d'allarme solo quel tanto che non guasti la digestione”.
A stretto giro di posta si sono avute, quindi, le più alte lamentazioni delle prefiche della democrazia, condite dalle inevitabili evocazioni di timori nazifascisti (i roghi di libri del 1933) che, in tal caso, c’entravano come i cavoli a merenda, ma dal dopoguerra a oggi, quando si vuole esprimere sdegno democratico, una bella allusione a Baffetto e Testa di Morto non si fa mai mancare.
Il movimento in questione è quello che è: un sintomo.
Non so se i suoi adepti sia o meno ridicoli cascami del fascismo o attivisti sinceri oppure gaglioffi in malafede. Non importa.
Quel che preme dire sono tre cose.

sabato 16 novembre 2013

Dove vanno a finire i libri (e i bestseller)? Un reportage fotografico

Imprescindibile
Libri. Libretti. Libruzzi. Librini. Libercoli. Dati Istat 2010: 63.800 titoli prodotti e immessi sul mercato (sessantatremila/800) per un totale di 213.000.000 di copie (duecentotredici milioni).
Non volevo crederci. Sono cifre colossali. Talmente colossali che il Presidente dell’Associazione Librai Italiani, Paolo Pisanti, nel luglio 2011, se ne lamentava duramente. Il succo di quelle considerazioni potete leggerlo qui, ripubblicate nella rivista digitale Alfabeta2, sotto un titolo rasserenante: “Salva un libro, uccidi un editore”. Ecco una graziosa anticipazione; queste le bordate iniziali:

“[Tutti quei titoli] sono inutili per i lettori che comunque non li leggono; sono inutili per i librai che comunque non li vendono; sono inutili per i tipografi che comunque non glieli pagano. Tutti questi titoli l’anno - 60.000! - sono persino dannosi: perché inquinano il mercato; perché è colpa di quei 60.000 se poi abbiamo l’impressione che i libri nessuno li compra; è colpa loro se i lettori disorientati di fronte a tanta profferta sono ridotti a comprarne in media uno l’anno; perché in fondo basterebbe pubblicare solo quei 100 o 200 titoli che davvero vendono, che davvero il pubblico vuole comprare a tutti i costi in libreria, che il pubblico è persino disposto ad andarsi a cercare al supermercato, o all’autogrill, per dire quanto è motivato al loro acquisto questo pubblico. Che bisogno c’è di fare ogni anno gli altri 59.800 libri? A pensarci bene davvero nessuno. 60.000 titoli l’anno sono un inquinamento fisico e morale …”.

sabato 19 ottobre 2013

L'agorà sul pianerottolo (e sull'isola)

Raethia Corsini
Ricordo quando sono venuta a vivere a Roma, otto anni fa. Nel palazzo dove ancora abito decisi di "appropriarmi" del pianerottolo antistante il mio appartamento, per altro unico ad affacciarvisi. Ci installai una libreria che presto riempii di libri di narrativa, guide particolari, illustrati di arte e cultura gastronomica. Scimmiottando quello che avevo visto fare a un'amica di Los Angeles (poi trasferitasi a Bologna) sopra gli scaffali misi un cartello che spiegava: Libera biblioteca del condominio, chi vuole può prendere un libro e tenerselo, oppure riportarlo o portarne un altro. Un invito. Siccome il mio pianerottolo è un passaggio obbligato per accedere alla terrazza condominiale, dove stendiamo al vento e al sole chili di biancheria, notai che per ogni bucato steso, lentamente diminuivano i tomi messi a disposizione. Poi, però, ne arrivavano di nuovi. 
Un giorno un vicino bussò per ringraziarmi entusiasticamente. La Libera biblioteca di condominio è ancora lì e vive ormai in autonomia, alimentata da chi passa, anche con libri in lingua straniera. Un anno fa, un altro condomino della mia stessa scala ha seguito l'esempio, specializzandosi in dvd e cd. Insomma il virus si è insinuato. Esattamente quello che volevo. Incredibile, ma tra le tante recriminazioni e vere e proprie guerre che si scatenano nei condomini, perfino certe volte per uno zerbino troppo invadente, in tutti questi anni nessuno ha avuto da ridire sull'iniziativa da alcuni definita audace. Forse sono finita in un'enclave particolarmente civile, mi sono detta. 

domenica 23 giugno 2013

La lotta in Piazza Taksim si "ri-arma". Di uomini e libri

Gli scontri in Turchia hanno assunto modalità inaspettate. Piazza Taksim si è trasformata da luogo di battaglia, in biblioteca a cielo aperto: tutti con un libro in mano, dai manifestanti ai ragazzi in divisa blu. Ecco come lo ha raccontato Monica Ricci Sargentini per il "Corriere della Sera".

Turchia, proteste in piedi
Uomo in piedi contro uomo in piedi. La forma di resistenza civile lanciata lunedì sera dal coreografo Erdem Günduz, che è rimasto per ore fermo e silenzioso al centro di piazza Taksim, ha avuto talmente successo che il governo ha deciso di neutralizzare la protesta imitandola invece che criminalizzandola.
«Non è un atto di violenza, non possiamo condannarlo» ha detto mercoledì scorso il vicepremier Bulent Arinc, sorprendendo tutti dopo che la prima notte i poliziotti avevano arrestato quelle persone sole e pacifiche, che non si agitavano, non urlavano, non minacciavano nessuno. Anzi Arinc ha addirittura detto che questo tipo di esternazione è «piacevole da vedere», a patto che non intralci il traffico.

mercoledì 29 maggio 2013

Ex Press: quando i libri se ne vanno

M. T. C. 
Sul "New York Times"" di qualche giorno fa Stanley Fish, docente di "humanities and law" alla Florida International University, editorialista del Nyt, autore di numerosi testi, uno dei quali, How To Write A Sentence, è dedicato all'arte e al piacere di comporre belle frasi, insomma una persona nella cui vita la parola scritta occupa uno spazio enorme, ha raccontato di avere dato via (venduto, per la precisione) la maggior parte dei suoi libri. Sono rimasti quelli che presumibilmente gli serviranno per completare il saggio che sta scrivendo e per avviare il successivo, ma al posto degli altri, quelli che hanno accompagnato la sua vita di uomo e di autore, da Milton a Shakespeare, da Donne a Hobbes, ci sono ora metri e metri di scaffali vuoti. Il motivo, come spesso succede in questi casi, è il trasloco in una casa più piccola, ma Fish non si nasconde che ci può essere altro. E constatando la sua (almeno attuale) assenza di reazione emotiva a questo distacco così significativo, si chiede se non sia  il segno di una fine: "I dibattiti a cui ho preso parte per decenni sono andati in un'altra direzione (anzi,in diverse altre direzioni) e io non ho il tempo e, per essere onesti, l'energia intellettuale, per seguirli. Addio. Se la caveranno bene anche senza di me". Eppure il titolo dell'articolo di Fish è Moving On, "Andare avanti". Ma allora? Cosa vuol dire separarsi dai propri libri? E' un tema di cui a Plautilla ci capita di parlare spesso, dato che la nostra bibliolibreria gratuita basa la sua esistenza proprio su questo gesto che di volta in volta può essere doloroso o liberatorio (o le due cose insieme). Ci piacerebbe sapere cosa dicono i nostri donatori, e non solo loro.

martedì 23 aprile 2013

Barcellona, sant Jordi

Libri, rose e spighe di grano ovunque a Barcellona per la festa di San Giorgio, Sant Jordi, che coincide con l'anniversario della morte di Shakespeare e Cervantes.

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