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mercoledì 16 settembre 2015

Nuovi attacchi dell'ISIS alle biblioteche di Firenze e Roma

Il califfo Abu Dhuha Maysun, duce
militare delle brigate IS in Italia.
Si noti la barba tribale
G. Luca Chiovelli

Non si fermano le scorrerie del Califfato lungo la dorsale appenninica del nostro amato Paese.
Profittando di una generale prostrazione della popolazione, umiliata da decenni di lassismo e ignoranza spinta, le brigate IS del Centro Italia hanno sferrato un attacco forse decisivo alle postazioni della Biblioteca Nazionale di Firenze (la più importante della nazione); la resistenza dei bibliotecari, già provati da una sfibrante guerriglia a bassa tensione, e minati al loro interno da fazioni disfattiste (chiamate sindacati), è stata quasi nulla.
Al grido "Questo sarà l'anno delle biblioteche!", l'orda di incolti terroristi guidati dal sanguinario Maysun hanno menato strage fra i dipendenti a tempo indeterminato dimezzandone il numero in breve tempo. 
La resa è prossima.
Si sospetta che l'intera struttura, una volta sostituite le vittime con schiavi deportati dal Servizio Civile Nazionale, verrà riconvertita a Centro Culturale Polivalente Eataly.
Anche Roma accusa durissimi colpi: tutte le biblioteche comunali della città sono state simultaneamente attaccate da Scotl 'an Dih, la Giovanna d'Arco dell'IS, che ne ha falcidiato prima gli approvvigionamenti, riducendole alla disperazione e allo stremo, e quindi le ha strette in un assedio ferocissimo che si prevede lungo e senza speranza.
Varie testimonianze di scampati danno per certa la imminente capitolazione delle (ex) ridenti cittadelle del sapere nella capitale.
La tattica dell'IS, ripetitiva, ma efficacissima si basa su pochi semplici punti:

1. Brevi, inaspettati e sanguinosissimi colpi di mano
2. Spudorata negazione degli stessi e occultamento delle vittime
3. Firma di un fraudolento trattato di pace
4. Breve periodo in cui simulare la più mielosa benevolenza raccontando fanfaluche
5. Rottura del trattato anzidetto e assalto definitivo e spietato alla controparte, ormai rassicurata, e, perciò, inerme.

Grandi sciagure ci aspettano!

martedì 15 aprile 2014

Biblioteche di Roma, la felicità della condivisione

La nuova biblioteca Vaccheria Nardi
Una nuova testimonianza d'affetto verso l'Istituzione delle Biblioteche di Roma, ora a a rischio ridimensionamento per un'incipiente, inutile, spending review (le biblioteche comunali sono in pareggio di bilancio).
Una utente, Federica, ricorda il suo percorso di frequentatrice trentennale: un itinerario che parte dalla storica biblioteca Assarotti a Montemario (ora chiusa) e Borromeo (ora Franco Basaglia) sino ai nuovi e attrezzatissimi locali della Vaccheria Nardi (ex Mozart), nei pressi della via Tiburtina e della Cornelia (zona Montespaccato/Primavalle). 
 
 
Federica De Chicchis
 
Mi è venuto in mente che anche io ho una storia che ha a che vedere con le biblioteche romane. E forse vale la pena raccontarla ora e qui.
 
Avevo quasi 14 anni e mi ero messa in testa di fare la tesina per gli esami di terza media sul conflitto arabo-israeliano (ahimè, ci sono nata con certe “passioni”!!). Mi feci accompagnare da un’amica alla biblioteca di Via Assarotti, a Monte Mario. La conoscevo da un’amica di mia madre che ci prendeva i libri. E trovai qualcosa. E feci la mia tesina. Era il 1987.
 
Nei primi anni d’università ho abitato per qualche anno in zona Tiburtina. Frequentavo la biblioteca di Via Mozart. Ci prendevo i libri per me. Ma, soprattutto, in quegli anni trascorrevo molto del mio tempo con i miei due nipoti. Così appena il più grande ha iniziato le elementari, ho portato lui e sua sorella di 4 anni alla biblioteca Mozart. Con Lorenzo sceglievamo qualche libro sui dinosauri, lui si sedeva su un tavolino basso e li sfogliava/leggeva. Poi ne sceglieva uno da portare a casa. Nel frattempo con Sofia andavamo nell’area dedicata ai più piccoli e sfogliavamo insieme un bel libro di favole. Era il 1998. Sofia, che ora ha 20 anni e frequenta lei l’università, ha cominciato ad andare alla biblioteca Vaccheria Nardi: le hanno detto che è già iscritta, da tempo.
 
Tornata nella mia zona al posto della Assarotti ho trovato la biblioteca Borromeo. Ci andavo a prendere i libri di favole per leggerli ai bambini cui facevo la baby sitter la sera, che non avevano un libro in casa e a cui nessuno, tranne me, leggeva favole.
 
Poi il lavoro mi ha portato ad essere quotidianamente a Primavalle. Dove la Borromeo s’era trasformata in Franco Basaglia. In quel periodo prendevo un sacco di cd.
 
E infine in giri di giostra mi hanno portato alla biblioteca Cornelia. Ci sono arrivata perché nel mio G.A.S. [Gruppo d'Acquisto Solidale] c’è un sacco di gente che la frequenta e varie persone che ci lavorano. Tutte belle e appassionate. E solidali. Qui ho trovato tanto dinamismo, idee. E passione e professionalità. Con il G.A.S. abbiamo organizzato una serata su alimentazione e salute. Ci ho visto film. E ho partecipato ad un incontro sulla violenza domestica insieme a, tra gli altri, insegnanti e alunni del quartiere. Qui voglio portare mio figlio, che ora ha un anno e sfoglia i libri cartonati.
 
Questa è la mia storia. Fino ad oggi.
 
Io non credo che questa Amministrazione (che ho votato e appoggio) desideri privare la città della libertà che deriva dalla conoscenza; della bellezza che deriva dall’immaginazione; della felicità che deriva dalla condivisione.

mercoledì 2 aprile 2014

"Non bruci i nostri libri signor Sindaco!". Lettera-appello di un cittadino in difesa delle Biblioteche di Roma

In un post precedente, infatti, Mariaelena Esposito, della Biblioteca Cornelia, metteva in evidenza i problemi dell’Istituzione, che sembra destinata a un lento, ma sicuro ridimensionamento.
Oggi è un privato cittadino, Domenico Pansini, in una lettera aperta al Sindaco di Roma Ignazio Marino, a motivare puntigliosamente una strenua difesa delle Biblioteche romane, luoghi di socialità e crescita intellettuale.
Segue una postilla (e una risposta di ringraziamento) della consueta pasionaria Mariaelena Esposito.


Al SIGNOR SINDACO DEL COMUNE ROMA

Oggetto: Biblioteca Cornelia e Biblioteche di Roma

Illustrissimo Sindaco Marino,

Apprendo con immenso rammarico la volontà di voler ridurre le ore di apertura delle Biblioteche di Roma come diretta conseguenza di un taglio del già magro salario percepito dai dipendenti.
Ora io non entro nel merito di questa notizia che spero sia priva di ogni fondamento, e non entro nel merito neanche delle eventuali motivazioni che possano averLa portata ad una simile eventuale determinazione. Non starò a tediarLa troppo con le mie vicissitudini personali che possono essere tuttavia quelle di tante persone come me cresciute in periferie tra Casalotti, Montespaccato e Primavalle, e che quella periferia se la portano dentro per tutta la vita, con una parola che ti rimbomba in testa:

NONOSTANTE...NONOSTANTE…NONOSTANTE…”

Ho visto in questi anni la mia città ed il mio quartiere “evolvere” all’insegna di quelle sana globalizzazione
che ci spacciavano per radioso futuro, ho veduto i prati dove giocavamo spensierati scomparire per lasciar posto agli scempi dei palazzinari di turno. Ho veduto sorgere orribili case “popolari”, con il solo intento non di dare alloggi decorosi ma di raffazzonare voti tra i più disperati in cambio di anonime gabbie di grigio cemento. Ho veduto le piccole attività sparire in silenzio dal dilagare di talvolta inutili centri commerciali nati a tempo di record, dove la parola “Bellezza” di cui eravamo primi fautori a livello mondiale ha lasciato il posto al degrado morale ed intellettuale talvolta esasperato. 
Primavalle, Montespaccato, hanno gradualmente rinunciato alla loro “Bellezza” Signor Sindaco fatta unicamente da persone semplici e lavoratrici, che non hanno mai fatto la storia, perché troppo impegnate a subirla, in nome di un’integrazione di fatto mai avvenuta tra centro e periferia.
La “Grande Bellezza” sindaco non si aggirerà mai nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, non correrà lungo le nostre strade e di sicuro non si affaccerà mai sulle terrazze delle nostre case. Nessun Sorrentino si interesserà mai a noi o coglierà nelle sue macchine da presa frotte di poveri derelitti che frugano ogni giorno nei cassonetti e che sempre più parlano la mia lingua.

A noi egregio Signore tocca sempre il: NONOSTANTE!

venerdì 21 marzo 2014

Biblioteche di Roma: figlie di un dio minore (tre sfoghi)

Le Biblioteche di Roma: un'istituzione in pareggio di bilancio da diciotto anni. Diciotto. Dalla sua fondazione a oggi (1996-2014). Un patrimonio librario (e audiovisivo) immenso: circa un milione di copie; centinaia di migliaia di frequentatori, migliaia di eventi organizzati, almeno quaranta biblioteche per ragazzi efficientissime; importanti fondi detenuti: fra i tanti, quelli di Giorgio Caproni, Sandro Penna, Agostino Lombardo.
Eppure tale istituzione (proficua e produttiva, come detto, e capace di non gravare sulle tasche dei romani) è sotto attacco; da parte di chi dovrebbe sostenerla. Un attacco che non ha motivazioni di bilancio, ma solo ideologiche. Esso rientra in un piano, più ampio, di distruzione del passato e dei fili residui che ancora lo legano alla sensibilità degli Italiani: l'annientamento, sistematico, della nostra cultura e degli spazi di socialità. Una manovra globale in atto da decenni e che incrudelisce oggi, grazie alla scusa - scodellata con lacrime di coccodrillo - della spending review.
Per le Biblioteche di Roma si prospettano due vie: la trasformazione in municipalizzata, in vista d'una futura, ineludibile, privatizzazione; il ritorno ai Dipartimenti, con relativo taglio di personale e orari (apertura cinque giorni a settimana; apertura pomeridiana - sino alle 17.00 - solo il martedì e il giovedì).
Sul tema proponiamo tre lettere aperte di una bibliotecaria comunale, Maria Elena Esposito, ai propri colleghi.
La prima è uno sfogo a caldo dopo l'ennesimo rituale infruttuoso presso il Comune di Roma.
Le altre due rispondono alla proposta - bislacca - del sindaco Ignazio Marino di far lavorare i clochard nelle biblioteche.


* * * * *

Buonasera a tutti da Cornelia,

pensavo di scrivervi subito, appena arrivata in biblioteca (alle 11,48) o dalle 13,00 alle 14,00, nell’orario di chiusura al pubblico (nell’unico giorno in cui la nostra biblioteca chiude per un’ora soltanto, per permettere che lo “spazio che ci ospita” (cioè front office, ingresso e zone limitrofe), venga  pulito e lavato adeguatamente senza “continue incursioni”… ma non ce l’ho fatta!!!

Ieri ho avuto la malaugurata idea, quasi malasuerte, d’assistere alla seduta straordinaria del Consiglio Comunale, questa volta senza troppe “emozioni”, come succedeva, invece, tanti anni fa, quando (con Massimo Copponi e con i miei colleghi ex-interinali delle biblioteche [2002] e due anni dopo operatori Pierreci [2004]) s’andava “timidamente” e poi “rabbiosamente” ad ascoltare i nostri Assessori e Sindaco d’allora (Veltroni).
Ho ascoltato attentamente le parole del nostro (coltissimo e discreto oratore) Sindaco Marino che, ahinoi, pur “ricordando” un episodio della sua visita a Primavalle, non ha assolutamente parlato del suo “passaggio”, comprensivo di saluti ai cittadini ed aperitivo presso una delle nostre ammiraglie, la Biblioteca Franco Basaglia (di Primavalle)…
Probabilmente siamo realtà troppo piccola e “insignificante” perché il Nostro Primo cittadino si sprechi a menzionarci (Ama ed Atac son tutt’altra cosa!!!). E, del resto, perché avrebbe dovuto “dire” di noi… che siamo l’unico Ente pubblico locale di Roma Capitale che ogni anno, dal 1996, chiude il bilancio “in  pareggio”?!?… e che da nove mesi “illegalmente” non ha un CDA?!?.

Se avete un paio di minuti da perdere vi “centrifugo” così il “succo” di circa mezz’ora di discorso del “buon Ignazio” (almeno nella parte che più ci può riguardare): Roma non è una città da ”salvare”, perché è la più bella e ricca, almeno in quanto a patrimonio artistico e culturale, d’Italia.  Il Decreto “Salva Roma” ci offende e “dequalifica”, avrebbero dovuto chiamarlo, semmai “aggiusta” Roma, libera Roma o “ri” e qualcosa Roma ( “ri-parti”, “ri-solleva”, “ri-valuta”…).
Ma … Roma è anche una città “disastrata” dalla recente alluvione … (fosse solo quello il motivo del disastro!!!) e con periferie molto povere ed “indecorose”… per cui la bimba di quattro anni che si sveglia alle quattro di notte e, per andare in bagno, deve “spaventare i topi” con una lucina e uscire fuori ad aprire un catenaccio grosso di quelli che si usano per le biciclette (e lui sì che queste catene e conosce bene!!!) per fare la pipì …ha bisogno di una “soluzione” SUBITO… e noi inizieremo dunque dalla “MANUTENZIONE”…
Quindi (e qui è il vero “concentrato” del discorso che c’interessa), Roma ha bisogno di soldi immediati, “liquidi” che dovranno essere “presi” dalle tasche dei Dipendenti Capitolini che guadagnano troppo!!! e che dal 2012 hanno percepito in busta paga un “inspiegabile” aumento (mah?!? devo andare a prendere le mie vecchie buste paga, perché se per Lui sarà “inspiegabile”…, per me è assolutamente “incomprensibile”… quello che ha affermato). … Il loro stipendio deve essere ridotto del 20-30 % (e ci vogliamo scommettere che la riduzione sarà del trenta, come già “ventilato” nella circolare di bilancio, inviata da Simonetta Potestà (per conto del nostro Direttore Voglino) alle 17,40 del 30 settembre 2013 (che ovviamente vi allego, come promemoria)?!?.

giovedì 13 marzo 2014

L’uomo che rubava grammatiche giapponesi. Tre tipi di ladri. L'autore si discolpa brillantemente

Tommaso Cicolini

Una biblioteca comunale di Roma nord. Periferia, al limite del suburbio.
Chiedo: “Cosa si ruba nelle biblioteche comunali?”
“Il Trovaroma di Repubblica, sicuramente”.
“Davvero? E poi?”
“Quattroruote”.
“Ancora?”
“Tex, il Corriere della Sera, Focus”.
La fonte è certa. A parlare, infatti, è una bibliotecaria comunale; una di quelle vere, una giovane donna che ha affrontato lunghi anni di studio e addestramento per acquisire la tempra e il cipiglio necessari a diventare, abbastanza incredibilmente, una bibliotecaria comunale.
Insisto: “Sì, benissimo, ma poi?”
“Dimenticavo: siamo stati oggetto di circa venti furti con scasso ... venti. Come? Da quando? In un anno circa ...”
“Mi sembra gravissimo. Computer, stampanti, enciclopedie ... merce di valore ... un danno enorme ...”
“No, no, nulla di tutto questo. Entrano per scassinare la macchinetta del caffè ...”
“La macchina del caffè?”
“E delle merendine”.
“Ho capito”.

mercoledì 26 febbraio 2014

Flash mob. Ovvero: bastano tre minuti per "sensibilizzare sul tema cultura"?

Maria Teresa Carbone
La primavera incalza, è tempo di flash mob. Sempre provvidenziale, Wikipedia ci informa che questi assembramenti fulminei sono nati una decina d'anni fa "con la finalità comune di mettere in pratica un'azione insolita". E cosa di più insolito che cercare di diffondere la pratica della lettura? Dunque, via con i flash mob. 
Il primo lo organizzano le Biblioteche di Roma  nel centro commerciale Euroma 2: l'appuntamento è per venerdì 28 febbraio alle 16.30, ma evidentemente chi ha avuto l'idea non è tanto sicuro del risultato. Ci sarà davvero la folla necessaria perché le signore e i signori intenti allo shopping pre-finesettimanale si accorgano che è in corso un flash mob? Nell'incertezza la responsabile, Rita Petroselli, cerca figuranti disponibili a partecipare. E si rivolge direttamente a loro con un bel "tu" accattivante, ma nel quale si sente vibrare la paura del fallimento: "Sarà divertente e piacevole averti per 3 minuti tra i nostri sostenitori. Poiché il video dell'evento che durerà poco più di 3 minuti sarà pubblicato in rete, per partecipare è d'obligo firmare una liberatoria. Più saremo, più daremo respiro ai servizi delle biblioteche".
Passa un giorno,  ed ecco un nuovo flash mob. Questa volta è la viterbese Fondazione Caffeina a lanciarlo. ll titolo è "Il primo marzo compriamo un libro", e con questo è detto tutto. Ma per sicurezza gli organizzatori precisano che tante librerie hanno aderito al flash mob (evidentemente non molto flash, visto che dura un giorno intero) e che l'iniziativa è nata dal basso "per sensibilizzare sul tema cultura". Proprio così: "sensibilizzare sul tema cultura".
Ora, sia chiaro: noi ci auguriamo che il primo marzo, e tutti i giorni dell'anno, le librerie siano affollate, così come (e ancora di più) ci auguriamo che il numero delle persone in possesso delle Biblioteche di Roma, e non solo, si decuplichi. Ma di fronte ai flash mob almeno un po' riluttiamo: perché pensiamo che questo sia, per dirla garbatamente, una presa in giro, e per di più una presa in giro controproducente. 
Chi legge sa benissimo che la lettura è tutto il contrario del flash mob: richiede tempo e concentrazione e almeno all'inizio un po' di sforzo. E anche chi non legge lo sa, e forse proprio per questo non legge. Perché non ha voglia di impegnarsi, o perché si impegna in altre attività per lui o lei altrettanto intense e appaganti. (L'altro giorno ho incontrato un simpatico tecnico di laboratorio che, mi ha detto, non legge mai: "Preferisco andare a pesca. Sto sulla riva del mare, osservo le canne, i movimenti dell'acqua. Mi sento vivo e attento come lo è lei quando è immersa nella lettura di un libro").
Questo dovremmo dire alle ragazze e ai ragazzi: che la lettura è un esercizio o, come ha scritto Alan Bennett, un muscolo, e in quanto tale va esercitato, perché i risultati potranno essere stupefacenti. Che come in tutte le cose della vita il percorso può essere lineare o tortuoso. Che si procede anche a suon di tentativi falliti.
Comprare un libro, con buona pace di editori e librai, non equivale a leggerlo (e comunque è molto probabile che chi entrerà in libreria il primo marzo sarà già sufficientemente sensibilizzato "al tema cultura"). Pensare che basti un video di tre minuti girato in un centro commerciale per dare respiro alle biblioteche è solo la prova della crisi (di soldi e purtroppo anche di idee) delle biblioteche.  
Altro che flash mob, qui ci vorrebbe come minimo un bell'Occupy, con tanto di figuranti inclusi.

mercoledì 16 gennaio 2013

Ho 23 anni e forse ho comprato più libri che vestiti. . .

G. M.

"Ho 23 anni e forse ho comprato più libri che vestiti", afferma E., albanese, parlando del suo tempo libero in un centro commerciale; oppure R., peruviana, a proposito della nostalgia: "Mi manca tanto la famiglia, la mia gente. Non abbiamo tutto, però abbiamo sempre il sorriso sulla bocca". Sono tante e struggenti le voci che raccontano l'avventura dell'incontro, riportate nella ricerca “Così vicine, così lontane”, realizzata dalle Associazioni LIPA e No.Di (Nostri Diritti), in collaborazione con il Sistema Bibliotecario e con l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Roma. Qui si dà voce a donne di altre etnie e nazionalità che portano la loro cultura nelle nostre famiglie e forse la scelta del titolo, affine a quello dell'omonimo film di Wenders In weiter ferne, so nah! del '93, rimanda simbolicamente agli angeli del focolare e alla loro metamorfosi, qui descritta mediante le interviste, effettuate nelle rete delle otto Biblioteche del Mondo presenti nei comuni di Anzio, Bracciano, Fiumicino, Ladispoli, Lanuvio, Mazzano Romano, Tivoli, Zagarolo. La pubblicazione – oltre a una serie molto interessante di dati statistici e sociodemografici sulle abitudini di questi migranti giunti in Italia in gran parte dall'Est europeo, dall'Africa e dal Sud America  raccoglie vere e proprie storie di vita e in modo innovativo rispetto alla letteratura esistente fa emergere il loro fabbisogno e la fruizione di lettura e di servizi culturali.
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