Ammetto di non
aver mai avuto troppa pazienza.
Per questo
detesto gli scacchi. E pure Risiko.
Lo spiego
meglio.
Detesto quelli
che, per ottenere una cosa, fan mille passi. Due passi avanti, uno indietro,
guardandosi le spalle, poi uno di lato, poi un saltello obliquo; poi una pausa
e si ricomincia. Il cavallo che difende la regina, l'Alaska che attacca la Kamchatka.
La tattica.
Nella storia
ho sempre ammirato i modi spicci di Alessandro Magno.
Gli abitanti
di Gordio, sono sicuro, gli avranno tenuto, quasi 2500 anni fa, un discorso dai
toni simili a questi: Guarda un po' cosa abbiamo qui, grande duca, tu che ci
hai appena conquistati (a proposito: bella vittoria a Granico, complimenti!) -
dicevo, caro Sikander, superbo guerriero, ammira che bel nodo teniamo, sacra
reliquia, nel tempio di Giove, anzi, che dico, un nodo! Un viluppo
inestricabile di nodi: nodi del carro da guerra di Gordio - il papà di Mida - quello
che ha dato il nome alla città, lo conosci, vero? E sai cosa si racconta,
immenso principe, di questi nodi innumeri: chi li scioglierà diverrà il padrone
dell'Asia ... Vuoi provarci? Tu che sei così ardito e temerario, tale da non
conoscere la paura, invitto e astuto, simile in questo agli dei che vantano le
virtù nel modo sommo negato agli uomini ... et cetera et cetera. Ragazzi miei:
gli asiatici sono sempre fioriti nella loro retorica.
E lui, che
combatteva sempre in testa, mai anonimo, e si calava dalle mura delle città
assediate come un fante qualunque, assieme a un paio dei suoi, l'iracondo,
impulsivo, ingrato Alessandro, recide il cordame con un sol taglio. Legittimo.
Infatti la profezia fu rispettata: divenne padrone dell'Asia e di lui si poteva
già dire: sulle mie terre vedo nascere e calare il sole. Durò poco l'impero.
Perché durò poco Alessandro, Sikander, Megas Aleksandros. Il guaio delle
monarchie assolute. Può capitarti Federico di Svevia o un perfetto imbecille
che dilapida il patrimonio di famiglia.
Ma l'aneddoto
dice tutto. Basta coi passetti, le marce dissimulate d'avvicinamento, i vorrei
ma non posso, la ministressa analfabeta che toglie l'insegnamento di storia
dell'arte, i romani costretti a risarcire i palazzinari se trovano reperti, il
Colosseo che cade a tocchetti, i tombaroli, i politici che affittano gratis i
bassorilievi di Canova per farci le feste e poi li rompono (ma non è colpa
loro, è colpa di Canova che l'ha scolpito: se non l'avesse fatto non si sarebbe
rotto: logica esemplare à la
George W. Bush).
Basta con
questo stillicidio.
Vi imploro.
Risparmiateci
i travasi di bile, le palpitazioni.
Spianate
Pompei. Non scherzo. Chiamate qualche camorrista che ha l'appalto in qualche
comune campano e tirate giù tutto. Il Sator arepo tenet opera rotas, gli
affreschi, il rosso pompeiano, le taverne, la casa del gladiatore e tutti gli
altri calcinacci.
I calchi dei
morti dateli, invece, a Bill Gates per farci i fermacarte, così tirate su un
po' di talleri. Non è lui che ha comprato il Codice Atlantico?
Piantatela con
questo tramestio: sappiamo a cosa tendete. A eliminare il passato.
Quanto dà
fastidio il passato ... Spianate tutto, ma risparmiateci altri decenni di
smottamenti e false promesse. Inutili. I monumenti son già lì sull'orlo del
suicidio, come spiegai, sulla scorta di PPP. Ma voi non mi prendete sul serio.
Eutanasia di
massa. Si potrebbe concentrarli in copia come a Las Vegas. Si fanno bei
talleri. Las Vegas ha il PIL di parecchie regioni italiane.
La molestia
del passato.
Come potrebbe
non molestarci il passato, che si erge davanti all'italiano medio come il
monolite lunare di 2001?
Come potrebbe,
il passato, non molestare delle nullità, neanche troppo sveglie, messe ai posti
di responsabilità di città d'arte millenarie?
Potrei citare
diversi aneddoti. Vicino casa mia, ad esempio, c'è la Pineta Sacchetti.
Sotto la Via di
Pineta Sacchetti c'è una strada romana. La stessa Pineta Sacchetti (il parco) è il residuo d'una pineta secentesca che esornava il magnifico palazzo di
campagna della potente famiglia omonima - palazzo progettato da Pietro da
Cortona, mica Fuksas.
Quando
significammo al 'responzabbile' circoscrizionale, circa un secolo fa, che tali
emergenze storiche (una volta parlavo forbito), eran beni comuni da tutelare,
'er responzabbile' - de sinistra - prese un'arietta contristata come il
Bertoloni di Gadda: ‘La ghè voreva anca questa!’, id est: con tutte le cose
che ho tra le mani questi vogliono salvare i cocci. E così fu. No. Non si
salvarono i cocci. E pure la pineta, lercissima, e tosata dolosamente dopo
l'ultima nevicata, sta pigliando la parvenza cadaverica degli agonici. In
attesa di essere tosata definitivamente (‘solo una ventina di pini! Pe' allargà
la strada! Ce stà er trafico sulla strada! Allargamola, ‘sta strada -
piagnucolava il nuovo 'responzabbile' de destra – e - chi li tocca ‘sti pini! -
li ripiantamo un po' più de là!).
E che ce vo'?
Ma io dico:
basta con lo stillicidio: toglietela di mezzo. Pineta e tutto. Nodo di Gordio.
Non è neanche
colpa degli individui. Lo spirito dei tempi. Zeitgeist. Col passato non si
fanno i soldi: ecco perché dicono che con la cultura non si mangia. Attenti:
loro vogliono dire: con la cultura il turbocapitalismo non mangia, ha tutto da
perdere.
Figuratevi un
ragazzino educato a rispettare il patrimonio comune, che ha il pathos della
storia, che riesce a distillare un senso da quelle rovine. Non è possibile!
Crolla tutto! Il passato deve essere ignorato, dilapidato e, infine, liquidato,
magari allargando le mani come a dire: ‘Ce l’abbiamo messa tutta, ma il destino
cinico e baro …’. Liquidato: per il bene del sistema. Il sistema si regge
sull'eterno presente, sull'effimero. Così come i 60.000 titoli librari
all'anno. Giusto che sia così. Non sia mai che questi riflettano sulle opere
precedenti! Siamo matti! Poi si mettono a fare confronti e non comprano più
nulla!
E poi,
signorini miei belli, un individuo che trae insegnamenti dal passato riflette
un po' troppo. Non lo vedete com'è ostico, vigile, accorto, duro da convincere,
piantagrane e diffidente come un contadino? A noi serve invece l'individuo
leggero, fiducioso, fatuo, androgino, tontolone, spaesato, suggestionabile e
senza riferimenti: il consumatore medio, insomma, che vola sulle ali del
presente.
E a questo ci
stiamo avvicinando. Con troppa lentezza, però. Una sofferenza. Una sofferenza
apprendere giorno dopo giorno della svendita dell'Italia, dei crolli, delle
crepe, delle mura schiantate, dei dipinti rubati, dei reperti stipati nelle
cantine.
Facciamola
finita. Togliamoci il dente.
E questo che
volete? E allora esigetelo. Subito.
Spianate
Pompei.
Giù tutto e
poi una bella passata di sale.
Che serenità,
che pace.
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