venerdì 18 ottobre 2013

Piccolo elogio della traduzione di saggistica


Da oggi a domenica si tiene a Urbino l'undicesima edizione delle Giornate della traduzione letteraria. Abbiamo il piacere di anticipare qui il discorso di ringraziamento di Adtiana Bottini, traduttrice di Charles Simic, V. S. Naipaul, James Hillman e Robert Darnton, che ha vinto il Premio Zanichelli/Giornate della Traduzione Letteraria 2013.
Adriana Bottini
Pur essendomi cimentata anche nella traduzione di testi di narrativa, è alla saggistica che devo i miei inizi di traduttrice, e la traduzione di saggistica rimane il campo che trovo più congeniale e che mi attira oggi con la medesima ingenua motivazione di quando ho cominciato: mi piace l’idea di contribuire con le mie parole a diffondere pensieri che meritano di essere pensati. E ho avuto la fortuna di tradurre nel corso degli anni autori di valore. Sperando di non apparire pomposa, vorrei dunque tratteggiare un mio piccolo Elogio della traduzione di saggistica, che riserva a mio avviso piaceri non meno profondi.

Per esempio offre molte occasioni per quella che è stata descritta come “escogitazione etimologica”: cioè formare / riformare / deformare una parola di uso comune trasformandola in un’altra vicina etimologicamente ma nello stesso tempo portatrice di una sfumatura diversa. Mi viene in mente per esempio la parola “svelatezza”, con cui è stato tradotto un concetto cardine di Heidegger: la parola non compare in alcun dizionario della lingua italiana, ma quella forzatura si è resa necessaria per significare appieno il concetto.

Poi c’è il sentimento caloroso del prendersi cura della lingua dell’autore. Poiché non è detto che un pensatore sia anche uno scrittore, tocca a noi portare a forma compiuta un materiale linguistico non sempre del tutto padroneggiato. Per esempio, specialmente negli scritti autobiografici, può succedere che l’autore si immedesimi troppo nella sua emozione anziché nel racconto dell’emozione: noi dobbiamo allora fornire quella distanza che lui non sa frapporre. Oppure al contrario, dobbiamo aggiungere quella espressività che intuiamo nelle sue intenzioni: come degli attori, che sottolineano con gesti e inflessioni appropriate le parole del copione.


Si ha inoltre una sensazione che io trovo liberatoria: nella traduzione di saggistica, con il suo certosino lavoro di ricerca e di controllo su fatti e linguaggi di svariati campi disciplinari, trovano legittimazione, anzi valorizzazione, i tratti ossessivi che secondo me appartengono al carattere di chi sceglie di dedicarsi a questo lavoro. Ossessività fin nelle minutaglie: a volte mi penso come una casalinga che riordina la stanza del figlio, raccogliendo e sistemando al loro posto tutte le cose che l’autore, preso dal suo pensiero, ha lasciato sparse in giro: congruenza del verbo con più soggetti o delle metafore con gli esempi… e così via.

Ma dietro questa immagine pedestre e poco esaltante ho rintracciato un’esperienza che considero fondante della mia vocazione. Riflettendo su questo tema - quando si riceve un riconoscimento, si entra in uno stato d’animo di gratitudine e il pensiero va alle molte persone a cui noi stessi dobbiamo riconoscenza – mi è tornata alla mente la mia professoressa di lettere delle medie, la cui figura è associata per me soprattutto alla sua insistenza sulla “analisi del periodo”: “la Giacoboni”, come la chiamavamo noi allieve, ci faceva sottolineare con triplici, doppie o singole righe colorate le frasi di un testo letterario, per segnalare visivamente i loro rapporti reciproci, gerarchici o paritari, in tutte le loro ramificazioni. Nasceva così sulla pagina l’immagine della lingua come un cosmo plurale e variopinto ma ben ordinato, come allora pensavo fosse la vita. Per me fu una rivelazione: la scoperta che esiste nella lingua una trama invisibile di relazioni che sorregge il pensiero. Ecco, cogliere nel testo da tradurre questa struttura nascosta, e farla emergere e vivere al servizio del pensiero dell’autore, è un altro dei piaceri che attengono in modo particolare alla traduzione di saggistica.

1 commento:

  1. Grazie Adriana, esprimi benissimo anche il mio rapporto con la traduzione di saggistica, che pratico da molti anni. Credo che non di rado ciascuno di noi, lavorando su un libro e rimettendolo, per quanto lecito, in ordine, abbia restituito un testo per molti aspetti migliore dell'originale.
    Ti auguro buon lavoro, e anche lavoro buono, che di questi tempi non è scontato.
    Nicoletta Poo

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