C'è stato un tempo (qualcuno se lo ricorda? diciamo una 
trentina d'anni fa) in cui comprare musica voleva dire andare in un 
negozio di dischi e uscirne con sottobraccio uno o più astucci di 
cartoncino piatti e quadrati, al cui interno era racchiuso – appunto – 
un disco (a volte due o tre) di vinile, il cosiddetto 33 giri o lp (long
 playing) o infine album, dal momento che ognuna delle due facciate 
conteneva di solito un certo numero di brani. Da allora il mercato 
musicale è stato investito da una rivoluzione dopo l'altra, a partire 
dal cd (compact disc), presentato all'inizio degli anni Ottanta come un 
oggetto imperituro e oggi pressoché defunto, giù giù fino alla vendita 
via internet di singoli brani musicali da scaricare (il modello iTunes) e, infine, all'abbonamento mensile, con ascolto in streaming, il cui esempio di maggiore successo è oggi Spotify. A questo proposito, il direttore economico  della compagnia svedese, Will Page, ha dichiarato pochi giorni fa alla “Stampa”
 che nei suoi primi sei mesi in Italia Spotify ha registrato 610 milioni
 di stream. Un risultato notevole, sulla cui durata – come si è visto – 
sarebbe imprudente scommettere. Sta di fatto però che l'idea di offrire 
ai consumatori una scelta pressoché illimitata di ascolti in cambio di 
una cifra mensile relativamente modica (una decina di dollari) ha preso 
piede anche fuori dal campo musicale. 
Sebbene non sia ancora arrivato in Italia, il fenomeno Netflix – provider di film e serie tv on demand in streaming attivo in tutto il continente americano e in diversi paesi europei (Regno Unito, Scandinavia, Olanda) – rivela che nel giro di una generazione il modo di fruire non solo la musica, ma anche il cinema e la tv, è cambiato: sono già oltre 37 milioni gli aderenti al piano di offerta di Netflix, più di un miliardo le ore trascorse ogni mese davanti a uno schermo che può essere quello del televisore, del computer, di una consolle come la Playstation o la XBox.
Sebbene non sia ancora arrivato in Italia, il fenomeno Netflix – provider di film e serie tv on demand in streaming attivo in tutto il continente americano e in diversi paesi europei (Regno Unito, Scandinavia, Olanda) – rivela che nel giro di una generazione il modo di fruire non solo la musica, ma anche il cinema e la tv, è cambiato: sono già oltre 37 milioni gli aderenti al piano di offerta di Netflix, più di un miliardo le ore trascorse ogni mese davanti a uno schermo che può essere quello del televisore, del computer, di una consolle come la Playstation o la XBox.
Il passo successivo della mutazione – i libri scaricabili 
da internet su abbonamento mensile – era forse prevedibile, ma sembrava 
lontano, anche perché gli editori di tutto il mondo hanno sempre 
mostrato una certa angoscia all'idea di essere contagiati da quanto era 
accaduto nel mercato musicale. E invece, ecco che nel giro di qualche 
settimana, non una, ma addirittura tre società sbucano quasi dal nulla e
 promettono ai lettori (se non altro a quelli di lingua inglese) che 
d'ora in poi, pagando la solita cifretta mensile, avranno a disposizione
 centinaia di migliaia di titoli e potranno pure pasticciarci a 
piacimento, componendo le loro personali playlist. 
Della prima di queste nuove imprese, eReatah (“Read more, read better, pay less”
 il claim) si sa poco. È ancora in versione Beta, ma è già possibile 
iscriversi e scaricare la app che consentirà di effettuare il download 
dei libri. Le laconiche risposte alle Faq spiegano che i testi 
resteranno a disposizione dei lettori, anche in caso di abbonamento 
annullato, e che il lettore (l'eReatah, appunto) funziona su iPad, 
iPhone e Android, e anche su Kindle, seguendo “tre semplici passi”. 
Nella lista dei titoli in home page le novità croccanti sono poche, i 
libri proposti vanno dai manuali di self-help (I Will Teach You To Be Rich) ai best seller stagionati (la biografia di Steve Jobs, alcuni romanzi di Stephen King...).
Simile, ma più consolidata – e più sofisticata nel linguaggio e nella grafica – appare Oyster, app lanciata a maggio da una startup newyorkese al grido di “Live a life well-read”.
 Qui l'”interlocutore” è, per il momento, solo l'iPhone (prossimamente 
anche l'iPad) e i volumi proposti hanno, a colpo d'occhio, un'aura di 
maggiore “qualità letteraria” (Foster Wallace, Chabon, classici moderni 
come Aldous Huxley o Jack London). Forse più apparenza che sostanza, ma 
ha ragione Maurizio Caminito in un articolo dedicato alla nuova impresa
 a notare che “se, almeno per il momento, l'app di Oyster sembra offrire
 ancora poco rispetto al gigantesco magazzino di Amazon – che già 
permette agli utenti Kindle di scegliere tra 350.000 titoli con il 
servizio di prestito Lending Library
 –  la nuova tipologia di business in stile Netflix potrebbe portare 
alla nuova rivoluzione del mercato editoriale in formato digitale”.
Ma già il dubbioso condizionale si sta trasformando in un 
sicuro indicativo, perché il terzo contendente appena sceso in campo ha 
spalle molto robuste. Fondata nel marzo 2007 da Trip Adler (30 anni da 
compiere nel 2014, compagno di università a Harvard di Mark “Facebook” 
Zuckerberg), Scribd si è 
conquistata 80 milioni di utenti sparpagliati in più di 100 paesi nel 
mondo, proponendosi come piattaforma dove caricare e mettere in 
circolazione gratis o a pagamento testi di ogni tipo: romanzi inediti, 
saggi accademici, atti processuali. Vuole la leggenda che l'idea sia 
venuta a Adler, allora ventitreenne, dopo aver sentito il padre, 
scienziato, lamentarsi della difficoltà di far conoscere al di fuori di 
una cerchia ristretta le ricerche scientifiche. Oggi la “biblioteca” di 
Scribd conta oltre 40 milioni di titoli fra libri e documenti e si 
descrive come “più corposa della Library of Congress”. La 
struttura, insomma, c'era già e numerose case editrici piccole e medie, 
superando la loro riluttanza, avevano stretto accordi con Adler, tanto 
che già dallo scorso gennaio Scribd aveva cominciato a offrire ai suoi 
abbonati una scelta più ampia di ebooks.  Le due novità di questi giorni
 sono che Adler è riuscito ad agganciare il gigante HarperCollins e che,
 forte di questo successo, ha deciso di uscire allo scoperto, offrendo 
agli utenti accesso illimitato ai testi per 8 dollari e 99 centesimi al 
mese. Ha scritto Cade Metz su Wired
 che attirare HarperCollins non è stato facile, ma che alla fine è stato
 trovato un modello economico sodisfacente per entrambe le parti: “In 
sostanza, un editore viene pagato solo se un lettore sceglie uno dei 
suoi libri e viene pagato per intero solo se il libro viene letto per 
intero”. La differenza, rispetto ad altre librerie online, è che “questo
 non è il posto dove ti compri la tua copia digitale di Assassinio sull'Orient Express,
 è un posto dove scorri e leggi tutto quello che in quel momento ti 
attira, tre o quattro paragrafi del giallo di Agatha Christie, un 
capitolo di un noir di Elmore Leonard, il tuo romanzo preferito di Neil 
Gaiman..”.
Per chi ritiene che un libro si sia letto solo dopo che è 
stato percorso pagina dopo pagina, dal frontespizio all'ultima riga, 
sono probabilmente stilettate al cuore, ma Jan Johnson, della piccola 
casa editrice Red Wheel Weiser Books,
 che ha aderito a Scribd, pensa che i vantaggi non saranno solo 
economici: proprio la possibilità di sfogliare qualsiasi libro 
liberamente, sostiene, consentirà alle persone di scoprire libri che 
magari decideranno di comprare in seguito presso una libreria online o, 
chissà mai, in un negozio di mattoni, da un libraio in carne e ossa, dal
 momento che – afferma quasi incredula – “alcune persone leggono ancora i
 libri sulla carta”. Strano, ma vero.
Questo articolo è uscito sulla rivista online il Bo il 9 ottobre 
 

 
 
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