Uno dei due Wandrers Nachtlied, Canti notturni del viandante, composti da Goethe nel 1776 (Der du von dem Himmel bist) e nel 1780 (il presente Über allen Gipfeln).
Secondo una narrazione forse leggendaria, Goethe incise tali versi sulla parete di legno di un capanno montano della Turingia, ove trascorse la notte, nel settembre 1780. Più di mezzo secolo dopo, sul finire dell'estate del 1831, alcuni amici lo accompagnarono presso lo stesso capanno; egli ricercò la breve lirica istoriata, e, una volta trovata, ne declamò le ultime due linee in modo commosso, quasi prefigurando, in tal modo, la propria morte (che avvenne, infatti, di lì a pochi mesi).
La poesia riecheggia quella, similmente perfetta, di Alcmane ("Dormon le cime dei monti ..."); in essa la moderna introspezione convive con forme compostamente classiche, sia descrittive (la scena evoca la quiete d'un notturno) che lucidamente stoiche (l'arrendersi pacato all'ineluttabilità della fine).
Über allen Gipfeln verrà musicata da Franz Schubert, nel 1823, Franz Liszt, nel 1840, e Robert Schumann, nel 1850.
Su tutte le vette è pace è anche il titolo dell'eccezionale film-documentario di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi (1999) sulla Grande Guerra (cfr. il post Un libro che non leggerete mai, un film che non vedrete mai).
Su tutte le vette
è pace;
In tutte le cime degli alberi
Senti un alito
Appena;
Gli uccelli son muti nel bosco.
Attendi ora. Presto
Avrai pace anche tu.
Über allen Gipfeln
Ist Ruh,
In allen Wipfeln
Spürest du
Kaum einen Hauch;
Die Vögelein schweigen im Walde.
Warte nur, balde
Ruhest du auch.
Caspar David Friedrich, La sera |
Il sublime aleggia in questi versi perfetti, musicali, contemplativi, dolcemente esortativi, filosofici. Potessimo comprenderli e viverli, paghi della vita,accettando l'epilogo.
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