giovedì 25 ottobre 2012

Mostra di foto "Roma Sunu Senegal"


Giovedì 8 novembre, alle 16.30, nella Sala del Consiglio del Municipio 16 di Roma Capitale (Via Fabiola 14) si apre la mostra fotografica "Roma Sunu Senegal", che rimarrà aperta al pubblico fino al 23 novembre 2012.
In mostra le foto di Roberto Cavallini, già esposte alla Casa della Memoria nel dicembre 2010 e un anno dopo alla Biblioteca Marconi e in alcune scuole del nostro quartiere. Queste immagini, che documentano un'importante integrazione in un arco di tempo che va dal 2006 al 2009, raccontano la storia di alcuni senegalesi, migranti nella nostra città, che si sono incontrati al residence Roma di via Bravetta. Alla presentazione della mostra interverrà anche il Presidente del Municipio 16, Fabio Bellini.

lunedì 15 ottobre 2012

mvl Cinema, C'è realtà e "Reality"


Patrizia Vincenzoni
Il mondo che Reality (di Matteo Garrone) ci presenta è quello nel quale finzione e realtà si sovrappongono, dando luogo a un concretismo, orfano, quindi, del piano simbolico che invece rende possibile il sogno, il desiderio e l'affermazione più autentica di sé. Sin dalle prime inquadrature il film ci proietta in una sorta di fronte di guerra mediatica, nel quale sicuramente il bisogno preminente è apparire, ma l'omologazione di massa a questo rito crea, anche visivamente, un'ambientazione interiore e collettiva nella quale si muovono personaggi (o per meglio dire identificazioni in personaggi), che si sostituiscono alle stesse persone, tutte prese in questa ricerca disperata e disperante di identificazioni con i nuovi re Mida del protagonismo a tutti i costi.
Questi soldatini mediatici sono colti nell'impegno di sconfiggere disperazione e povertà anche ambientale (dalla quale emerge la diserzione della Cosa pubblica), partecipando inconsapevolmente a riti per i quali si 'addobbano' come luminarie da accendere alle feste di paese, complici i corpi che mostrano gli eccessi, l"'opulenza" fuori misura delle fisicità e degli abiti con i quali rivestirle, bulimia di cose e di bisogni che fanno dell'entrare nei contenitori televisivi mediatici  l'aspirazione esistenziale più forte e presente, decisiva.
Il ritorno dopo la festa, collettiva ma estranea allo stesso tempo, nella quale si festeggiano più matrimoni contemporaneamente in queste location nelle quali tutto è ridondante e artificioso, come lo è il divertimento con le sue nuove regole, i suoi eccessi, ci proietta in un silenzio dove è possibile la svestizione dei panni indossati dai personaggi e ci restituisce per un attimo le persone colte nella loro spoglia e tenera umanità.

venerdì 12 ottobre 2012

Tempi difficili: se non ora quando?

"Perché Charles Dickens è così amato? Perché io amo Dickens? Dickens è solo un'istituzione? Se è così, allora è un'istituzione che non lascia scampo (. . .) Che lo si approvi o no, Dickens è sempre lì, come la colonna di Nelson in Trafalgar Square". Queste le parole di G. Orwell a corredo dell'edizione Einaudi di "Tempi difficili", pubblicato dallo scrittore inglese - a puntate mensili su un periodico di sua proprietà - nel 1854 con il titolo Hard Times.
L'annullamento della natura e del sentimento, nonché la reificazione del calcolo matematico, divengono stemma impareggiabile della città di Coketown nelle parole pronunciate dal giovane Bitzer in risposta alla richiesta di dare una precisa definizione della parola cavallo: "Quadrupede, erbivoro, 40 denti, di cui 24 molari, 4 canini e 12 incisivi. Muta il mantello in primavera, nei climi umidi anche gli zoccoli, duri, che richiedono la ferratura. Età riconoscibile da diversi segni nella bocca". Con questa sferzante e inappellabile rappresentazione del quadrupede scompaiono, come per incanto, le disneyane immagini che popolano la nostra fantasia, da Furia a Spirit, e si cancellano i ricordi legati alle mirabili evoluzioni acrobatiche di dolci cavallerizze in sella a indomiti destrieri circensi o quelle più sfrenate e rumorose all'interno dei recinti per animali selvatici provenienti dalle praterie. Le emozioni, le fantasie e tutti i termini immaginari, non rispondenti a semplici dati di fatto (ancor meglio se correlati a dati contabili, nel senso di possibile tornaconto economico) vanno respinti, annullati, dimenticati. "Speriamo di avere presto un consiglio dei fatti, composti da funzionari dei fatti, che costringano il popolo ad essere un popolo di fatti e null'altro che fatti. La parola immaginazione va bandita per sempre. (...) Non vi capiterà mai di vedere dei quadrupedi a passeggio su e giù per le pareti e quindi non dovrete avere rappresentazioni di quadrupedi sulle pareti. Ecco la nuova scoperta, ecco il fatto. Ecco il gusto".
Ecco il gusto, personalissimo e profondamente sorretto dalla logica del ragionamento, di uno dei protagonisti del romanzo, Thomas Gradgrind, che si accompagna all'amico del cuore, il signor Bounderby - antesignano di molti dei ricchi faccendieri che oggi spopolano sulle pagine di cronaca nera dei quotidiani - come la chiocciola alla sua dimora mobile: lasciando una viscida traccia dietro di sé.
Come sempre nei romanzi di Dickens, anche qui la forza è nei personaggi, nella minuziosa descrizione dei dettagli e nelle frequenti connotazioni morali, dense di ironia e di gusto per la battuta. Dietro ai tanti personaggi di Dickens ti puoi smarrire, ma, come afferma Orwell: "anche se a malapena si pensa ad essi come a esseri umani. Sono mostri, ma a ogni buon conto esistono".
G.M.