giovedì 27 marzo 2014

L'Italia rimpianta e immortale nei rebus de La Settimana Enigmistica. Uno scritto reazionario

Alceste
Esiste un'Arcadia italiana? Una placenta epocale a cui, più o meno consciamente, vorremmo ritornare? Le risposte da voi date saranno varie: gli anni Settanta, i Sessanta, i Cinquanta ... anche i tempi di guerra, con le sue ristrettezze ... oppure quando c'era lui caro Lei ... Perché no ... La nostalgia, nostalgia canaglia ... ognuno ha il proprio cantuccio dorato, a jolly corner, dove riandare per crogiolarsi in un mondo migliore. Ognuno con la propria piccola patria: in realtà una sola, perché tutte le Italie passate sono un solo paese, congelato da secoli: immarcescibile, campanilista, cattolico, reazionario, ma anche socialista e comunista.
L'Italia eterna, guareschiana, da tutti riconoscibile e, perciò, pur negli odi contrapposti, da tutti condivisa.
Un'Italia oggi distrutta, schiantata. In poco più di trent'anni paesaggi fisici, morali e interiori sono stati stravolti da un vento inesorabile, continuo, sempre più impetuoso. Il passato non lo intendiamo più. Ma lo rimpiangiamo, altroché. E dove ritrovarlo? Nei disegni subliminali de La Settimana Enigmistica ... I rebus, congressi strazianti di uomini, gesti, rovine, di un tempo che fu ... nostalgia canaglia ...
R è monello; S calmo = Remo nello scalmo

Un ragazzetto si diverte legando un barattolo alla coda del gatto. Un mondo alieno dalle preoccupazioni animaliste; esente dai vegetariani; dai vegani; dai criptobuddisti. Normale, sano. Senza facebook. Privo delle soffocanti isterie che hanno rivoluzionato le gerarchie dei viventi: un agnello scorticato: orrore! Un drone falcia quaranta invitati a un matrimonio in Afghanistan: un rettangolino a pagina 52 del Corriere e lo sbadiglio del giornalista bene di Rai 24. Gli animali dei nababbi salgono i gradini della scala sociale; i precari la discendono. La riprova? Provate a scalciare un botolo a Villa Pamphili: non ne uscirete vivi. Provate a licenziare un precario e vi diranno: uno solo? E perché non due?
E i ragazzetti: normalissimi. Pantaloncini corti, maglietta di cotone e renitenza all'I-phone.
Eccezionale, come al solito, la chiesetta con il campanile sulla sinistra, a riaffermare il carattere atavico, campanilista e rurale del mondo perduto.

S T rade; à M piedi pari GI = Strade ampie di Parigi

Straordinaria sequenza anti tecnocratica. Un inno contro la precarietà e la sconsideratezza del terziario avanzato. Il barbiere rade il proprio cliente: alla fine del lavoro, eseguito a regola d'arte dopo anni di gavetta come garzone, egli avrà una modesta retribuzione in contanti: con questa egli non si arricchirà (come possiamo arguire dalla modesta tendina a destra), ma potrà ambire a una quieta felicità: il tono è quello di un rigoroso motto: parva, sed apta mihi.
Tutto è chiaro, immediato, adamantino, antimontiano, antieuropeista.
Bellissimi i particolari della soglia e del pennello spumoso. 
La pala e lo sterro suggeriscono altro lavoro, umile e decoroso, pieno di quel senso di pienezza che dona una stanchezza gratificante (sconosciuta alle sfiancanti umiliazioni del terziario telefonico, ad esempio).
I soliti monelli (a piedi nudi!) irridono, a un tempo, Geronimo Stilton, il Telefono Azzurro e decenni di pedagogia inumana e fintamente progressista.
D I amanti; SF accetta TI = Diamanti sfaccettati

Inno all'eterosessualità. Non potrebbe esser altro. La prima femmina si concede a un maschio maturo, dalle fattezze forti, e delineato formalmente dalla cravatta e dalla cintura. La coppia a destra, più inesperta, vibra dei tremolii dell'amor platonico: il vestito di lui, nonostante l'ambizioso gilet, tradisce l’origine operaia (si notino le maniche rimboccate e la tasca del pantalone). La prima coppia è forse fedifraga; la seconda presagisce l'unione consacrata dal matrimonio: entrambi gli amori, però, son moralmente legittimi: anzi, auspicabili: ricadono, infatti, sotto l'imperio della codificazione dei ruoli sancita da millenni di cattolicesimo (notare, sullo sfondo a destra, la chiesetta: l’immancabile marchio pievano).
A questo punto qualcuno di voi potrà obiettare che tale rimpianto è reazionario, maschilista e di destra. Un’obiezione che dimostra che non avete capito nulla dell’Italia. Di destra? Di destra? Eccovi un piccolo regalo: alcuni stralci dal film Berlinguer ti voglio bene, girato dal comunista Giuseppe Bertolucci con l’interpretazione dell'(allora) comunista Roberto Benigni. Enrico Berlinguer, ricordiamolo, fu segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 sino alla morte, nel 1983. Attenzione, seguite bene. Raduno alla Casa del Popolo Majakovskij: parla il relatore:

“Basta con la tombola! Basta con la tombola! Sospensione di' ricreativo, principia a avviare i' curturale. Seduti per dio! Present' a' i' pubblico indispensabile i' titolo e i' tema di' dibattito. E dopo, anche in base a i' famoso proverbio, tira più un pelo di fica che du' paia di bovi, do la parola alle signorine. Ecch' i' tema! Pole la donna permettisi di pareggiare coll'omo? No. S'apre i' dibattito …”

"Pole la donna permettisi di pareggiare coll'omo? No. S'apre i' dibattito": perfetto, si attinge già a vette sublimi. Ma ecco l’Himalaya:

“Io sono pe' i' pareggio dell'omo e delle donne. A parte a me che sono troppo superiore e la mi' moglie la tengo sottomessa, ma gli attri le donne le potrebbero lasciare un po' più libere, ovvìa”.

“A parte a me che sono troppo superiore”. Fantastico, eh sì. Ed ecco il K2:

“In certi casi sì. Però anche l'omo e c'ha i' su' patire. Come me, che andao a fa' l'amore con una d'Aiolo, i' martedì, i' giovedì, i' sabato, senza macchina dieci chilometri a piedi, e quarche vorta anche sotto l'acqua. O perchè la un veniva lei a fa' l'amore a casa mia quella bucaiola quarche vorta ...”

E questo era il Partito Comunista. Peppone, Don Camillo: due volti di un animale mitico e possente: l’Italia piccolo borghese, dolcemente retriva, immortale.
TR ama A; S sai; in SI dio SA = Trama assai insidiosa

Siamo al cuore della nazione perduta. Eccezionale sintesi: l'amore fra uomo e donna: qui non attacca la retorica del terzo o quarto sesso. Ma quale parità di genere! Qui c'è la parità dell'amore nella distinzione rigorosa del genere. L'uomo sopravanza la donna in altezza, il suo vestire è sobrio, ma attinge ad una morigeratezza non scevra dal formalismo impiegatizio; la femmina si abbandona sulla spalla del maschio: indossa un vestitino ardito, sopra il ginocchio, dai motivi a fiorellini; l'indumento leggero si modella sulla coscia tornita: a ben guardare si intravede il mistero dell'Eterno Femminino, il Monte delle Delizie. Il tacco c'è, ma è bonario. La scena, debitamente erotica, viene però simbolicamente depotenziata dalla maestria iconica del disegnatore: un lenzuolo, emblema del matrimonio, e i sai, emblema, invece, del matrimonio sacralizzato da un più Alto Fattore, la celano agli sguardi indiscreti: la coppia, giovane, si unirà probabilmente in matrimonio ben presto (queste son effusione bianche); e che matrimonio sarà? Cattolico, ça vant sans dire, come si intuisce dall'emarginazione dell'elemento pagano rappresentato da Giove. Attenzione! Emarginazione, ma non sottovalutazione: ben sappiamo che il Cristianesimo vanta profonde radici nel paganesimo delle campagne dell’antica Roma. Un filo spirituale impossibile da tagliare.
L'ambientazione è quella consueta: arcadica, remota, guareschiana: il rozzo palo di legno, la corda tesa (corda, non nylon!), la palazzina, il cipresso, il podere, situano il tableau nei luoghi eterni dell’anima italiana.
Su BI re T re PI; Dante UN: col poeta c'é RE = Subire trepidante un colpo e tacere

Interno borghese, di scabro rigore. Forse la casa d'un professore. Centro Italia. Si coglie il profilo colto: gli scacchi; l'afflato conservatore (due re, mica due pedoni); l’allure perbenista e accademica (il quadro ritrae il Vate nei panneggi noti all'italiano medio assieme a una donna dai dolci tratti italici). Nel quadretto il disegnatore inserisce una nota dissonante: nel vestibolo la figlia del professore, modesta e bennata (la veste lunga, la crocchia), è insidiata da un giovane perdigiorno che insinua la lama della sovversione nell’ordine borghese (notare la mano in tasca, renziana e sfottente). Ovvia, e conseguente, la riprovazione morale dell’infingardo.
Per fetta I N tesa = Perfetta intesa

La mamma (o la zia) e la figlia. Entrambe felici, senza preoccupazioni, senza il tarlo del dubbio capitalista. La bimba non ha pretese: ottiene ciò che vuole: una fetta di torta; e tanto basta. Non ci sono I-phone, internet o Peppe pig. L'interno è piccolo borghese, settentrionale, rassicurante e lindo; si intuisce una festicciola; il profumo dei dolci fatti in casa (non ammorbato da essenze oltreatlantiche) rende l’atmosfera piena, gioiosa, foriera d’una calma speranza nel futuro.
A vere; M odi; villa NI

Trionfo dell'Italia eterna: le fedi, simbolo del matrimonio cattolico; le odi del Carducci che, nella sua parabola da incendiario a pompiere ideologico, significa l'intellettuale italiano: nei suoi difetti, ovvio, e nei suoi pregi: l’amore per la classicità, la tradizione che si fa strapaese e viceversa, il formalismo della versificazione. Lo sfondo è un trionfo di quel mondo preindustriale in cui la durezza delle gerarchie è ammorbidita dalla naturale appartenenza a una comunanza ideologica sovrastorica, regolata e felice: ecco in secondo piano la magione dei mezzadri (bellissima l’immagine della contadina con i due secchi in equilibrio, a simboleggiare la giustizia di tale ordine sociale); quindi la villa padronale vera e propria.
R inca; SA rea; d'U NO ramo; LT otarda = Rincasare ad un'ora molto tarda.

Ancora un tableau straordinario: a sinistra un tocco esotico, inusuale, ma che il disegnatore capitombola da subito nell'ordinarietà da provincia profonda: la pellicola si proietta, infatti, al cinema Eden, un nome (assieme a quello di cinema Rex o Lux) che volta sdegnosamente le spalle autarchiche alle multisale, all'effettistica da colossal, al goffo 3D; abbiamo quindi un gendarme con divisa e portamento d'antan: un vero figlio del popolo, probabilmente immigrato dal sud (si notino i baffi), devoto alla gerarchia e alieno al garantismo da liberale oltreatlantico: le catenelle ai polsi della colpevole parlano chiaro (probabilmente è questo il tipo di uomo dell'ordine che solleticava le fantasie di Pasolini durante il celeberrimo passo sugli scontri a Valle Giulia: “Perché i poliziotti sono figli di poveri”). Il resto è un trionfo agreste (Ah! Quel sentiero! Quei poderi!) che culmina nella figura, ora preterita, dell'otarda, simbolo d'una età semplice in cui la caccia era diporto modesto e consueto, mai ostacolato dal goffo inciampo della LIPU e dell'animalismo fanatico.
C api; tombolo SUL; lane V E = Capitombolo sulla neve

Quadretto arcadico distillato in tre generazioni; la donna al tombolo, paga del proprio ruolo, mai assordata dal femminismo oltreatlantico, isterico e degenere; la nonna, portatrice d'un sapere profondo (il metodico filare, gli aspi); la nipote, che indica sorridente il lavoro: una bimbetta dalla mente sgombra, senza aneliti da facebook, I-phone e Piccoli Brividi: una virginale pedina pronta a subentrare alle due figure maggiori, in una processione generazionale eterna.
Gli uomini, sicuramente intenti al lavoro manuale, sottolineano, con la loro assenza, la razionalità culturale dell'ensemble sociale.
Solito decor rurale: arnie, e, soprattutto, api e fiori a simboleggiare la fertilità e il succedersi delle generazioni mortali in un tempo ciclico dai toni mitici.
Bello il particolare del vaso sul davanzale; commovente il discendente della grondaia sullo sfondo.

P assaggia GE; vola TI = Passaggi agevolati

L'uomo al lavoro, i figli a scuola, ecco la donna sovraintendere al lavoro da casa: la donna, vera colonna della famiglia tradizionale italiana. Una figura femminile simile alla casalinga delibante effigiata sulle scatole di cartone del brodo Star, icona di spessore mitico.
Semplice e solido il bordo del davanzale. S'intuisce la bella stagione. Notevolissimo il particolare del podere con minuscolo boschetto sullo sfondo, ennesima notazione agreste.
S pie; G arma; lame NTE = Spiegar malamente

L'Italia retriva, barbarica, pievana, meridionale. Ah, che bagno di sole, nobiltà, purezza ... Le donne, pie ovviamente, senza fregnacce per la testa, a mani giunte e capo chino ... qui non c'e astio ... A destra l'immancabile fortilizio della fede, il paesaggio naturale dei campanili, dei boschetti di cipressi, i sentieri sterrati, la dolce aria vespertina, la pace delle vette, il senso di liberazione dei nembi ... In primo piano, a rammentare la giustizia degli uomini, una pistola e un coltello: qui non hanno imperio azzeccagarbugli, ricorsi e marche da bollo ... garantismo, non avrai la tua vittoria ... la giustizia è del popolo ...


AR té; P re; colombi A NA = Arte precolombiana

Poteva mancare l'anelito monarchico? Eppure ... guardate attentamente il re: è davvero un re? Non ricorda piuttosto il re di coppe delle carte da gioco napoletane? Le tombolate fra parenti, il Natale, le osterie, i nonni, la provincia profonda ... cosa abbiamo qui se non l'ennesima rievocazione piccolo borghese di un passato rimpianto, mito fondativo della nazione?

2 commenti:

  1. bellissimo articolo, mi sono fatto qualche risata. grazie.

    RispondiElimina
  2. Complimenti davvero. Posso anche confessarti (mi permetto di darti del tu), che oggi, a 52 anni, spero di trovare un vecchio numero della Settimana Enigmistica in cui le soluzioni alla mia vita siano tutte a pag.46...

    RispondiElimina