Tommaso Cicolini
Lo ammetto: sto armeggiando parecchio coi miei vecchi volumetti. Vi trovo doppioni, brossuracce sparnazzate, edizioni ancora incellofanate, libri coi timbri sbiaditi di negozi dell'usato scomparsi nelle more del tempo divoratore (timbri azzurrini che riportano numeri telefonici come 326681).
Lo ammetto: sto armeggiando parecchio coi miei vecchi volumetti. Vi trovo doppioni, brossuracce sparnazzate, edizioni ancora incellofanate, libri coi timbri sbiaditi di negozi dell'usato scomparsi nelle more del tempo divoratore (timbri azzurrini che riportano numeri telefonici come 326681).
Lo scopo, ovviamente, è distruggere: quello che non si ama più e quello che la vita (di lettore) ci fa ritenere ormai superfluo; ne conseguono eliminazioni nella pattumiera, alienazioni presso parenti, amici e bibliolibrerie gratuite, roghi: un'azione persecutoria del passato tesa alla meta finale: la creazione di una biblioteca personale di cinque libri.
Prima o poi ci arriverò. Con calma.
In tale opera di smucinamento (Smucinare. Verbo: azione del ribaltare un mucchio di oggetti, in genere vestiti o stracci, per trovarne uno degno di essere acquistato) son parecchie le sorprese ritrovate fra le pagine ingiallate: un santino elettorale di Andreotti, ad esempio; e, ora, in una Garzantina Letteraria, ben 6.000 Lire.
Un bottino niente male, così suddiviso: due pezzi da Lire 2.000 (Marconi), e due da Lire 1.000 (differenti versioni; una Marco Polo, una Montessori).
Sopra potete ammirare le banconote da 2 sacchi: 2.000 Lire seconda edizione (versione 1990-1992) che ritrae un Guglielmo Marconi abbastanza dimesso e tristanzuolo.
Sopra la versione di Lire 1.000 di Marco Polo (1982-1995); il veneziano è effigiato in versione barbogio (niente a che vedere con Ken Marshall, l'aitante Marco Polo televisivo dell'omonimo sceneggiato andato in onda su RAI 1 proprio nel 1982, a dicembre).
E infine la versione Maria Montessori (1990-1998) la storica educatrice che il sottoscritto, non si sa perché, confondeva sempre con Rita Levi-Montalcini. Anche lei immortalata non proprio nel fulgore della giovinezza. V'è da notare che i nostri monumenti nazionali, almeno sulla cartamoneta, non comunicano davvero una briosità coinvolgente; non per loro colpa, ovviamente, ma per ribadire, ove ce ne fosse ulteriore bisogno, che l'economia (e il nerbo di essa: il danaro) è davvero la 'scienza triste'.
In ogni caso estraete da tale avventura l'inevitabile e consolatoria morale: nei prossimi mesi, in vista di scadenze fiscali onerosissime, invece di tampinare parenti, banche, usurai e amici per un prestito, date una sgrullatina ai vostri vecchi libercoli: potreste avere ricompense inaspettate (in Euro, si spera).
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