Nella Sala Studio del teatro Vascello, fino al 13 aprile, si
dà una breve pièce, Due passi,
di Carullo - Minasi, prodotta da Franco Parenti, che ha già
meritato tre premi, e che racconta lʼincanto di un piccolo mondo vissuto con
minimi gesti, cose e parole, in una
stanza delimitata da un pavimento a scacchi di pochi metri quadri: un mondo
chiuso da cui si può uscire, per fare, appunto due passi decisivi. I due personaggi che lo abitano, scritti e
interpretati da Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi, si rivolgono lʼun lʼaltro
chiamandosi con i nomi contratti, Pè per Giuseppe e Cri per Cristiana, in un dialogo che dura quarantacinque minuti,
fatto di tante frasi interrotte e parole che si frammentano creando nuovi
significati: tutto, in scena, è minimale, imperfetto o fuori scala, dalle
conversazioni tra i due, alla posizione delle sedie, una di schiena allʼaltra,
ai corpi e agli abiti dei due attori.
Lui ha "le gambe molli" e lei è vestita
con colori sgargianti, come una bambina leggermente fuori scala, alta proprio come
un fiore di carta che cresce, per finta, nel suo vaso di plastica: per loro, fuori dai limiti imposti
dai confini di una casa che sembra proteggerli e contenerli, ma anche chiuderli
nellʼincapacità di vivere e di agire, si apre per un istante uno spiraglio di
vita, la scena di un matrimonio possibile, con lʼabito di tulle per lei e il
papillon per lui. Ed ecco che la loro
piccola gioia si propaga nella platea, diventando una festa densa di poesia,
che riesce a toccare lʼimmaginazione e i sogni di tante piccole gioie
desiderate, anche per gli spettatori più disincantati: anche per questi ultimi,
la speranza di uscire dai propri limiti e provare a vivere una, seppur minima, felicità.
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