Ed
ecco qua la nuova porzione urbanistica. Se Giorgio De Chirico, prima del suo
periodo metafisico, avesse deciso di abbandonare la pittura e fare l'assessore
all'urbanistica del Comune di Roma avrebbe sicuramente partorito una tale
promenade.
Una
teoria nichilista di costruzioni anonime: silente, nuda, senz'ombra di vitalità.
Le
strade asfaltate che non portano da nessuna parte. Strozzate da
un'irrazionalità tanto pervicace da stupire anche chi, come me, è ormai
stazionario nelle lande dell'insensibilità.
Un
conglomerato nuovissimo su cui incombe già la maledizione del postmoderno, il
kipple di Philip Dick: infiltrazioni, erbacce, scarsa manutenzione, crepature,
smottamenti. Parcheggi
deserti. Un silenzio innaturale; così alto che il sangue pompato dalle arterie ronza nelle orecchie. Muri di cemento, vetroresina, grate da campo d'internamento, vialetti disegnati da un urbanista
anaffettivo, aiuole stitiche, sterri insensati. Un finto nitore e una pulizia
che presagiscono la psicopatia di massa. E tutto questo va avanti così, per
inerzia.
Un passo
dopo l'altro.
Uno
sfacelo.
Non
che me ne importi molto, ormai.
Fare
il callo. |
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