Copertina meravigliosa: Incredible String Band, The hangman's beautiful daughter.
Acquisti di gioventù, indelebili nelle memoria: Sheik
Yerbouti, lire 16.000, comprato presso un negozio di dischi scomparso a
Gregorio VII, Roma (ora c'è una rivendita di cellulari); Roxy & elsewhere,
beccato nello scantinato di Rinascita (oggi è uno spazio fatiscente), a Via
delle Botteghe Oscure, a lire 14.000, nella libreria/discoteca a fianco del
palazzo del Partito Comunista Italiano ... oggi scomparsi: libreria e partito,
beninteso.
E The hangman's beautiful daughter.
La mitica libreria Rinascita ... ero un pezzente (come
adesso, purtroppo), ma lì spesi parecchi bei pomeriggi e un notevole gruzzolo
in libri e vinili: avrò fatto la fortuna di qualcuno, chi lo sa ...
La bellezza dei pomeriggi
adolescenziali ... Incredibile come, in pochi anni, la sensibilità dei ventenni
sia stata stravolta ... sino a qualche decennio fa era un'avventura anche
uscire di casa e andarsene al centro di Roma ... spesso si andava a piedi:
dalla periferia alla mezza periferia in autobus, tanto non si trovavano
controllori e bigliettai ... poi si scendeva proprio per Gregorio VII sino ai
ponti sul Tevere e si entrava lungo Corso Vittorio ... era bello ... si aveva
tutto il tempo del mondo, senza costrizioni ... il cielo azzurro e compatto
ritagliato dai palazzotti della via e la legge morale dentro di noi ... si
pregustava l'ennesimo scartabellare fra i cartoni dei vinili ... l'estrazione
pigra d'uno di essi, la lettura attenta delle note, i commenti, la valutazione
del prezzo ... con calma .. senza cinguettii, squilli idioti e interruzioni ...
accanto potevi trovarti Stefano Rodotà ... alla cassa c'era Carmen Llera
Moravia (o forse era dopo? Sì, era dopo ...) ... molto graziosa, comunque ...E poi
si andava senza meta, con le magnifiche buste di plastica quadrangolari che
sbattevano dolcemente lungo la coscia ... |
Jefferson Airplane, Volunteers
Cosa incide nella valutazione di un disco, di un'epoca?
Riusciamo, insomma, ad essere freddi giudici e a mantenere altero il nostro
sguardo su ciò che ha segnato l'età più indimenticabile della vita?
Probabilmente no. A tenerci in scacco sono principalmente
due fattori.
La nostalgia, ovviamente,
quel filo sottile che riannoda alcuni ascolti a vicende piacevoli o amori che,
nel ricordo, ancora possono struggerci. E l'imprinting, ossia quel fenomeno per
cui dischi tutto sommato secondari ancora si fanno spazio ostinatamente nella
mente solo perché gustati in un momento in cui tutto ci pareva nuovo, e la musica
cominciava ad aprirsi nelle sue mille possibilità. Per tacere della nostalgia a
latere, quella del collezionista, che ci induce ad amare, che so, i Big Country
solo perché trovati a metà prezzo in qualche bottega ora defunta (e le stesse
argomentazioni valgono anche per il vestimento dei dischi: come non godersi, a
distanza di anni, Lotus di Santana, quel triplo vinile dai colori psichedelici
che si apriva come un codice?). |
Jimi Hendrix, Electric ladyland
Difficile ricreare quella particolare commistione di entusiasmo, sopravvalutazioni, gioia, cialtroneria ed ignoranza propria di coloro che anelavano a conoscere il rock durante i primissimi anni Ottanta. Le radio non esistevano, almeno a Roma (Radio Rock inizia nel 1985). I libri? Quali? Le guide spirituali a queste latitudini mancavano; e poi: sprecare i soldi per la carta quando, per qualche tallero in più, ti aspettava un vinile in qualche scaffale al centro? Si andava a tentoni. Ci si affidava ai consigli di qualche residuato bellico dei Sessanta. Si rubacchiavano ascolti qua e là. Si annusava l'aria. Si rubacchiava tout court. Il primo volumetto che mi soddisfece lo acquistai, per una manciata di cinquanta lire, presso una fumetteria di Via dei Cristofori (una prece): il titolo: I trasgressori; cura di Ernesto Assante, editrice Savelli, serie Il Pane e le Rose; si parlava di Hendrix, Fugs, Beefheart, Zappa, Bonzo Band, MC5. Si accesero le prime lampadine; si accese anche qualcosa nella testa di Savelli che, di lì a pochissimo, trasbordò dalle edizioni proletarie a quelle leghiste (una prece). In un altro volumetto scovato chissà dove (Gammalibri?) trovai, assieme alla celebrazione del progressive inglese più o meno facile, una nicchia che riguardava i tedeschi: fra questi, i Faust. Allora non pensai al pugno, ma a Goethe. D'altra parte non conoscevo la copertina di Faust I. A dirla tutta, di Faust I ne esistevano dieci copie (non in vendita) in tutta Roma. A vuotare tutto il sacco la musica dei Faust, nella città capitale d'Italia, quinta potenza economica (allora) del mondo, era IMPOSSIBILE da ascoltare. Difficile capire oggi questo semplice fatto, impossibile capirlo tra alcuni anni quando si stamperanno libri sul progressive europeo in cui i Genesis occuperanno una nicchia e i Faust i capitoli principali, assieme a gruppi cecoslovacchi e svedesi (e inglesi naturalmente). Faust I l'avrei ascoltato nel 1993, dodici anni dopo, grazie ad un noleggio CD nel mitico negozio di Via de Saint Bon (una prece). |
Ash Ra Tempel & Timothy Leary, Seven up. Il vestimento del libro; e del vinile. Shakespeare in brossura non è più Shakespeare. Un CD non è il vinile da cui deriva. Estrarre lentamente il disco dal cartonato, toglierlo dalla confezione bianca, pulirlo della polvere, adagiare la puntina; poi, mentre la musica monta (una musica mai udita prima!), leggere le note, rileggerle, attentamente, compulsare le line-up, annusare i testi, distillare l'ascolto sino alla fine, circa venti minuti; poi cambiare lato, spolverare di nuovo, rimettere sul piatto e via così: un rituale nipponico da ora del tè, una liturgia che diveniva appressamento alla verità della leggenda. |
Uno dei più bei dischi di tutti i tempi: Velvet Underground, White light white heat Ahi serva Italia di dolore ostello, cosa mi fai rimpiangere ... no, non rimpiango la mia giovinezza, rimpiango quell'Italia lì. Si comincia a invecchiare quando cominciano i rimpianti. |
Captain Beefheart, Trout mask replica Lo ripeterò all'infinito, nessuno può immaginare cosa significasse, trent'anni fa, cercare un disco: niente Internet, niente cataloghi, libri fermi con le lancette sugli anni Settanta ... un deserto ... indagini al buio ... si assediavano i commessi dei negozi ... qualcuno aveva notizie di prima mano ... sì, dovrebbe arrivare nei prossimi giorni ... oppure no: solo d'importazione ... oppure la sentenza: costa ventimila: una mazzata. Oppure, quando avevi sganciato una somma ragionevole (dalle tredici alle quindici mila), e te andavi con la tua busta quadrata, gialla o bianca o nera (sopra i caratteri immaginifici del logo della rivendita), scattava, perfida, la coltellata del bastardo dietro il banco: "Bel disco quello, bello ... però, non me lo ricordavo, non te l'ho detto prima ... ma quello che hanno fatto l'anno scorso ... eh sì, il primo ... come si chiamava? Ehhhh ... boh ... mi sa lo stesso ... Violent Femmes ... sì sì ... omonimo, insomma ... quello ce l'ho su cassetta ... l'ho riversato ... eh, quello sì ... nooo e certo, se lo do a tutti sto fresco ... chissà ... forse la prossima settimana ... bisogna controllare in magazzino ...". E si ricominciava. |
MC5: "Kick out the jams, motherfuckers!" |
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