G. Luca Chiovelli
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- 700 circa. Abdul Alhazred nasce a Sana’a, nello Yemen, sotto il califfato degli Omayyadi.
- 730 circa. Abdul Alhazred scrive a Damasco Al Azif (Lovecraft: “Questa è la parola usata in arabo per indicare il rumore notturno prodotto da certi insetti, e che si crede sia anche il verso dei demoni”).
- 738. Abdul Alhazred, secondo lo storico del XII secolo Ibn Khallikan, muore in circostanze misteriose (il suo corpo, secondo persistenti versioni, fu straziato in pieno giorno da un essere invisibile: Lovecraft adombrerà tale resoconto semileggendario nel racconto The hound).
- 950. Teodoro Fileta a Costantinopoli traduce l'opera in greco col titolo Necronomicon (Descrizioni delle leggi dei morti).
- 1050. Il patriarca Michele ordina la distruzione delle versioni in greco. Il testo originale in arabo è considerato perduto.
- 1228. Olaus Wormius traduce in latino una versione greca superstite del Fileta. Nell’introduzione è data per certa la scomparsa dell’originale arabo.
- 1232. Papa Gregorio IX ordina la distruzione di tutte le copie, in versione latina e greca, del Necronomicon.
- XV secolo. Edizione tedesca della versione latina, stampata probabilmente a Norimberga.
- 1500-1550. Dicerie contrastanti e, forse, inattendibili: si parla di un’edizione italiana della versione greca; o, addirittura, d’una versione in volgare italiano distillata dall’erudito ed esoterista Giulio Camillo Delminio.
- 1580. John Dee inizia una traduzione inglese dell’opera che rimarrà allo stato manoscritto. D’essa sopravvivranno solo dei frammenti.
- XVII secolo. Edizione spagnola della versione latina.
- 1692. In un incendio d’una biblioteca privata di Salem viene perduto uno degli ultimi esemplari della versione greca.
- 1890, 20 Agosto. Nasce a Providence Howard Phillips Lovecraft.
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- 950. Teodoro Fileta a Costantinopoli traduce l'opera in greco col titolo Necronomicon (Descrizioni delle leggi dei morti).
- 1050. Il patriarca Michele ordina la distruzione delle versioni in greco. Il testo originale in arabo è considerato perduto.
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- 1232. Papa Gregorio IX ordina la distruzione di tutte le copie, in versione latina e greca, del Necronomicon.
- XV secolo. Edizione tedesca della versione latina, stampata probabilmente a Norimberga.
- 1500-1550. Dicerie contrastanti e, forse, inattendibili: si parla di un’edizione italiana della versione greca; o, addirittura, d’una versione in volgare italiano distillata dall’erudito ed esoterista Giulio Camillo Delminio.
- 1580. John Dee inizia una traduzione inglese dell’opera che rimarrà allo stato manoscritto. D’essa sopravvivranno solo dei frammenti.
- XVII secolo. Edizione spagnola della versione latina.
- 1692. In un incendio d’una biblioteca privata di Salem viene perduto uno degli ultimi esemplari della versione greca.
- 1890, 20 Agosto. Nasce a Providence Howard Phillips Lovecraft.
- 1895. Viene pubblicato Il re in giallo di Robert W. Chambers. Il re in giallo è una raccolta di racconti che ruotano attorno a un ominoso testo in forma teatrale: Il re in giallo, appunto.
La lettura del libro induce alla pazzia. Secondo Lovecraft (cfr. 1927) l’opera è ispirata al Necronomicon. Un antenato materno di Chambers fu tra i fondatori di Providence.
La lettura del libro induce alla pazzia. Secondo Lovecraft (cfr. 1927) l’opera è ispirata al Necronomicon. Un antenato materno di Chambers fu tra i fondatori di Providence.
- Gennaio 1921. Lovecraft scrive La città senza nome (The nameless city).
“Remota nel deserto d'Arabia giace la città
senza nome, rovinosa e caotica, le basse mura quasi sepolte dalle sabbie di età
infinite. Dev'essere stata così già prima che l'uomo ponesse le prime pietre
di Menfi, già prima che venissero cotti i mattoni di Babilonia. Nessuna
leggenda è così antica da risalire fino ad essa per darle un nome, o per
ricordare che fu mai viva un giorno; ma se ne parla in sussurri attorno ai
fuochi di campo, e le vecchie ne mormorano nelle tende degli sceicchi, così che
tutte le tribù la evitano senza sapere perché. Di questo luogo sognò il poeta
pazzo Abdul Alhazred la notte prima di cantare il distico inesplicabile:
Non è morto ciò che in eterno può attendere
E col passar di strani eoni anche la morte può
morire.
(That is not dead which
can eternal lie
And with strange aeons
even death may die)”
- Settembre 1922. L. scrive Il
segugio (The hound)
“Appena vedemmo l'amuleto sapemmo che dovevamo possederlo, che quel tesoro era il premio riservatoci dalla tomba secolare. Anche se non l'avessimo mai visto prima l'avremmo desiderato, ma non era così. Era estraneo, certo, all'arte o alla letteratura familiari alle persone sane di mente, ma lo riconoscemmo per l'oggetto di cui parla il Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred: lo spaventoso simbolo spirituale dei divoratori di cadaveri, il cui culto è praticato in Asia centrale, sull'altopiano di Leng. Identificammo fin troppo facilmente l'effigie di cui parla il demonologo arabo: effigie, secondo quanto è scritto, che l'artista avrebbe copiato da oscure manifestazioni soprannaturali delle anime di coloro che violarono e divorarono i morti …
“Appena vedemmo l'amuleto sapemmo che dovevamo possederlo, che quel tesoro era il premio riservatoci dalla tomba secolare. Anche se non l'avessimo mai visto prima l'avremmo desiderato, ma non era così. Era estraneo, certo, all'arte o alla letteratura familiari alle persone sane di mente, ma lo riconoscemmo per l'oggetto di cui parla il Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred: lo spaventoso simbolo spirituale dei divoratori di cadaveri, il cui culto è praticato in Asia centrale, sull'altopiano di Leng. Identificammo fin troppo facilmente l'effigie di cui parla il demonologo arabo: effigie, secondo quanto è scritto, che l'artista avrebbe copiato da oscure manifestazioni soprannaturali delle anime di coloro che violarono e divorarono i morti …
“Nel Necronomicon
di Abdul Alhazred leggemmo le sue bizzarre proprietà e apprendemmo il rapporto
che esiste fra le anime dei mangiatori di morti [i ghoul] e gli oggetti che il
talismano simboleggiava; erano tutte cose orribili, e poco dopo cominciò il
terrore ...”
“L'orrore arrivò al culmine il 18 novembre,
quando St. John, tornando a piedi dalla lontana stazione ferroviaria, fu
assalito da una belva carnivora e fatto a pezzi [come Abdul Alhazred] …”.
- 1923. L. scrive La ricorrenza (The festival)
“Il vecchio mi indicò una sedia, un tavolo e un mucchio di libri,
poi uscì dalla stanza. Io sedetti, vidi che i libri erano vecchi e ammuffiti
dall'umidità e che i titoli comprendevano l'assurdo Marvells of Science del
vecchio Morryster, il terribile Saducismus Triumphatus di Joseph
Glanvill pubblicato nel 1681, la Demonolatreia di Remigio, stampata nel
1595 a Lione, e peggio di tutti l'irriferibile Necronomicon dell'arabo
pazzo Abdul Alhazred, nella versione latina di Olaus Wormius a suo tempo messa
all'indice. Non avevo mai visto quest'ultimo volume, ma ne avevo sentito cose
mostruose … Cercai di leggere e presto fui assorbito da qualcosa che trovai nel
maledetto Necronomicon, un concetto o
una leggenda troppo orribile per essere sopportata dalla mente senza perder la
ragione …"
"… riuscii a ottenere una copia del discutibile Necronomicon di Abdul Alhazred, custodita gelosamente nella biblioteca della Miskatonic University. I medici parlavano di ‘psicosi’ e convennero che la cosa migliore era che mi sbarazzassi di qualunque ossessione. Lessi una volta ancora quell'odioso capitolo e tremai da capo a piedi, perché in qualche modo io lo conoscevo già .."
"… riuscii a ottenere una copia del discutibile Necronomicon di Abdul Alhazred, custodita gelosamente nella biblioteca della Miskatonic University. I medici parlavano di ‘psicosi’ e convennero che la cosa migliore era che mi sbarazzassi di qualunque ossessione. Lessi una volta ancora quell'odioso capitolo e tremai da capo a piedi, perché in qualche modo io lo conoscevo già .."
Ne La ricorrenza appare una
rarissima e fondamentale citazione dal Necronomicon:
“Le profondità ultime della
terra … non sono per l'occhio che vede: poiché abbondano di straordinarie e
terribili meraviglie. Maledetto il terreno dove morti pensieri riprendono a
fluire in corpi estranei, maledetta la mente che non è racchiusa in una testa
d'uomo. Disse saggiamente Ibn Schacabao che è felice la tomba dove nessuno
stregone ha giaciuto, felice di notte la città i cui negromanti si sono ridotti
in cenere. È antica la tradizione secondo cui l'anima dei corrotti dal demonio
non vuole distaccarsi dalla creta del corpo, ma ingrassa e istruisce i vermi
stessi che glielo divorano; finché dalla corruzione nasce orrida vita e le
bestie abominevoli che si nutrono di carogne si moltiplicano per vessare la
terra e per diffondervi piaghe mostruose. Grandi caverne vengono scavate dove
dovrebbero bastare i pori della terra, e cose che dovrebbero strisciare hanno
imparato a reggersi in piedi”.
- 1926. Taccuino 21. Lovecraft confessa d’aver
già notato il libro in un negozio; poi mente sul suo acquisto. Da questa data
le menzioni del grimorio si fanno più coerenti e circostanziate.
“L'abominevole libro intravisto in un antico
negozio, e mai più rivisto …”
- 1926. L. scrive La discesa (The descendant)
“A Londra c'è un uomo che urla quando suonano le campane della
chiesa. Vive da solo, con un gatto striato, nella locanda di Gray e la gente lo
considera un pazzo innocuo. Ha una stanza piena di libri banali e del tipo più
puerile: ora dopo ora cerca di perdersi in quelle deboli pagine. Tutto quel che
chiede alla vita è di non pensare. Per qualche ragione il pensiero gli è
insopportabile e tutto ciò che eccita l'immaginazione deve essere evitato come
la peste. È molto magro, grigio di capelli, coperto di rughe, ma alcuni
sostengono che non sia vecchio quanto sembra. La paura lo ha marchiato coi suoi
artigli e qualunque rumore lo fa trasalire: allora sgrana gli occhi e la fronte
si bagna di sudore. Evita amici e compagni perché non vuole rispondere alle
domande; quelli che un tempo lo conobbero come studioso e artista dicono che fa
pena vederlo adesso. Ha abbandonato tutti da anni e le vecchie conoscenze non
sanno per sicuro se abbia lasciato il paese o si sia imboscato in un angolo
dimenticato dal mondo. Vive ormai da dieci anni nella locanda di Gray, ma del
periodo precedente non volle dir nulla fino alla notte in cui il giovane
Williams gli portò il Necronomicon … Le discussioni continuarono per
molte sere, fino a quando Williams portò a casa l'infame Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred …”
- Giugno 1926. L. scrive Il richiamo di Cthulhu (The call of Cthulhu)
“Adoravano, stando alle loro parole, i Grandi Antichi che erano
vissuti molto prima della comparsa dell'uomo, e che erano giunti su questo
giovane mondo dal cielo. Ora i Grandi Antichi erano scomparsi nel profondo
della terra e sotto i mari, ma i loro cadaveri avevano rivelato ai primi uomini,
in sogno, i segreti che bisognava conoscere. Da allora il culto non si era
estinto. I prigionieri avevano ammesso di farne parte, aggiungendo che esso era
sempre esistito e avrebbe continuato a esistere nei deserti e nelle zone oscure
del mondo, fino al giorno in cui il gran sacerdote Cthulhu, sorto dalla sua
casa nell'immensa città sommersa di R'lyeh, avrebbe riconquistato la terra al
suo potere. E quel giorno, quando le stelle fossero state pronte, egli avrebbe
chiamato e i suoi adoratori lo avrebbero liberato.
Nell'attesa,
niente altro bisognava dire: c'erano segreti che nemmeno la tortura sarebbe
riuscita a estorcere. Una cosa era certa: l'umanità non era la sola forma di
vita dotata di coscienza su questa terra. Dal buio sorgevano forme che
visitavano i fedeli, e che tuttavia non erano quelle dei Grandi Antichi, perché
nessun uomo li aveva mai visti. L'idolo di pietra rappresentava il grande
Cthulhu, ma non era possibile dire se gli altri gli assomigliassero. Nessuno
era più in grado di leggere l'antica scrittura, ma le informazioni passavano di
bocca in bocca; il rituale che i celebranti cantavano non era segreto: il vero
segreto non veniva mai detto ad alta voce, solo sussurrato. La cantilena che i
poliziotti avevano sentito significava solo questo: ‘Nella sua dimora di R'lyeh
il morto Cthulhu attende sognando’ (Ph'nglui mglw'nafh Cthulhu R'lyeh wgah'nagl fhtagn)".
- Fine 1926. Scompare il pittore iperrealista Richard Upton
Pickman, autore de La lezione e
dell’abominevole Demone che divora i
cadaveri; con lui si perdono le tracce di una edizione della versione greca
del Necronomicon.
- 1927. L. scrive Storia e cronologia del Necronomicon (History and chronology of the
Necronomicon).
“Titolo originale Al Azif: questa è la parola
usata in arabo per indicare il rumore notturno prodotto da certi insetti, e che
si crede sia anche il verso dei demoni.
Il testo fu composto da Abdul Alhazred, poeta
pazzo di Sana’a nello Yemen, forse fiorito all'epoca dei califfi Omayyadi
intorno al 700 d.C. Costui visitò le rovine di Babilonia e le segrete
sotterranee di Menfi, dopodiché trascorse dieci anni nel grande deserto
meridionale d'Arabia, il Roba el Khaliyeh o "Spazio Vuoto" degli
antichi e il Dahna o Deserto Scarlatto degli arabi moderni, che lo ritengono
protetto da spiriti maligni e abitato da mostri letali: coloro che sostengono
di averlo attraversato ne raccontano meraviglie. Nei suoi ultimi anni Alhazred
abitò a Damasco, dove il Necronomicon
(Al Azif) fu scritto; sulla morte o scomparsa del poeta, avvenuta nel 738 d.C,
si raccontano molte cose terribili e spesso contrastanti. Un biografo del sec.
XII, Ebn Khallikan, riferisce che fu afferrato da un mostro invisibile nella
piena luce del giorno e divorato davanti a un gran numero di testimoni
agghiacciati. Sulla pazzia di Alhazred si è a lungo speculato. Sosteneva di
aver visto la favolosa Irem, Città delle Colonne, e di aver trovato sotto le
rovine di una sconosciuta metropoli del deserto i segreti e gli annali
mostruosi di una razza più antica dell'umanità; non era di fede musulmana, ma
adorava entità sconosciute che chiamava YogSothoth e Cthulhu.
Nel 950 d.C. l'Azif, che aveva ottenuto una
discreta e ufficiosa diffusione tra i filosofi del tempo, fu tradotto
segretamente in greco da Teodoro Fileta di Costantinopoli, che gli attribuì il
titolo di Necronomicon. Per un secolo
circa il grimorio spinse alcuni sperimentatori a compiere terribili esperienze,
finché venne bandito e fatto bruciare dal patriarca Michele. In seguito se ne è
sentito parlare poco e segretamente, ma nel 1228 Olaus Wormius ne fece una
traduzione in latino medievale che fu stampata due volte: una nel XV secolo in
caratteri gotici (evidentemente in Germania) e l'altra nel XVII, probabilmente
in Spagna. Entrambe le edizioni non hanno data né altri segni di
identificazione, ed è possibile stabilire una collocazione geograficotemporale
solo in base alle caratteristiche tipografiche interne. Tanto la versione greca
che quella latina furono messe all'indice nel 1232 da papa Gregorio IX:
evidentemente la tradizione del Wormius, avvenuta poco prima, aveva richiamato
l'attenzione della Chiesa. L'originale arabo era da considerarsi perduto già ai
tempi di Wormius, come da lui indicato nell'introduzione all'opera; quanto alla
versione greca che fu stampata in Italia
fra il 1500 e il 1550 nessun esemplare è
stato più visto dopo l'incendio di una certa biblioteca privata a Salem, nel
1692. Una traduzione inglese effettuata dal dottor Dee non fu mai stampata ed
esiste solo in frammenti recuperati dal manoscritto originale. Del testo latino
esiste una copia (ed. sec. XV) nella sezione riservata del British Museum,
mentre un'altra (sec. XVII) si trova nella Bibliothéque Nationale di Parigi.
Altri esemplari del sec. XVII sono reperibili presso la Widener Library ad
Harvard, nella biblioteca della Miskatonic University ad Arkham e in quella
dell'università di Buenos Aires. È probabile che numerose altre copie esistano
in segreto, e pare che un esemplare del sec. XV faccia parte della collezione
di un famoso milionario americano. Una voce ancora più vaga attribuisce la
conservazione di una copia del testo greco (XVI secolo) alla famiglia Pickman
di Salem: ma se anche così fosse, è probabile che sia scomparsa con l'artista
R.U. Pickman all'inizio del 1926. Il libro è rigorosamente vietato dalle
autorità di molti paesi e da tutte le fedi organizzate. La sua lettura produce
orribili conseguenze. Pare che voci riguardanti quest'opera (pressoché
sconosciuta al grande pubblico) abbiano ispirato a R.W. Chambers l'idea
centrale di uno fra i suoi primi libri, Il
re in giallo”.
- 1927. L. scrive Il caso di Charles Dexter Ward (The case of Charles Dexter Ward)
Lo stregone Joseph Curwen (Corvinus,
apparentemente immortale) scrive al protagonista:
“Mi compiaccio dell'impegno che portate ne li
Studi Antichi, et a vostro modo, poi che non credo li eseguisse meglio il
signor Hutchinson a SalemVillage. Certo quello che H. resuscitò non fu che un
animato Obbrobrio, perché poté impadronirsi solo parzialmente de la materia
prima. Quanto voi mi inviaste non funzionò, o perché mancava qualche elemento o
perché le Parole non erano esatte quando le pronunciai e copiai. Da solo nulla
posso: non posseggo le arte chimiche per obbedire a Borello e sbagliai al punto
VII. Portate con voi il Necronomicon
che mi raccomandaste, ma vi priego di osservare quello che ci fu detto sulla
necessità imperativa di prestare grande attenzione a Chi noi evochiamo, giacché
sapete ciò che scrisse il signor Mather nel Magnalia ecc, et potete giudicare
come fosse autentica la cosa orrenda che vi è riferita. Vi dico ancora: non
evocate niuna Entità che non possiate indietro rimandare, col che significo
alcuna cosa i cui poteri siano più grandi dei vostri. Fui atterrito nel leggere
che eravate a conoscenza di ciò che Ben Zariatnatmik custodiva nella sua cassa
d'ebano, poiché ho benissimo compreso chi ve lo disse. Ancora vi priego di
indirizzarmi le vostre lettere come Jedediah, non Simone: in questa comunità la
vita di un uomo può essere breve, e voi conoscete il Progetto pel quale tornai
indietro nei panni di mio figlio. Spero che mi farete parte di ciò che l'Uomo
Nero apprese da Silvano Cocidio nella tomba sotto il muro romano et vi sarò
obbligato per il prestito del manoscritto di cui parlate.”
- 1928. Taccuino 22
Appunti per un racconto. Autobiografico?
“ … un libro che induce sonno in chi legge, che
non si può leggere, un uomo deciso lo legge e diventa pazzo …”
- Luglio 1928. L. scrive L’orrore di Dunwich (The Dunwich horror)
Wilbur Whateley, già in possesso di frammenti
della traduzione manoscritta di John Dee, si presenta all’Università di Arkham:
“Alto quasi due metri e mezzo, con una valigia
di cartone comprata allo spaccio di Osborn, quest'essere deforme, bruno e
caprino, comparve un giorno ad Arkham cercando il temuto volume custodito sotto
chiave nella biblioteca dell'università: l'abominevole Necronomicon del folle arabo Abdul Alhazred, nella versione latina
di Olaus Wormius, stampato in Spagna nel XVII secolo …”
Più oltre il professor Armitage declama un
altro passo ominoso del Necronomicon,
pagina 751 dell’edizione integrale:
"Né
si deve pensare … che l'uomo sia il primo o l'ultimo dei padroni della Terra,
né che questo banale impasto di carne e anima sia il solo a calcarne la
polvere. Gli Antichi furono, gli Antichi sono, gli Antichi saranno. Non negli
spazi che conosciamo, ma fra gli spazi, Essi trascorrono sereni, primevi e adimensionali
e da noi non visti. YogSothoth conosce la porta. YogSothoth è la soglia. YogSothoth
è la chiave e il guardiano della soglia. Passato, presente, futuro coesistono
in YogSothoth. Egli sa dove gli Antichi irruppero in tempi remoti, e dove
irromperanno un'altra volta. Egli sa dove Essi hanno calcato i campi della
Terra e dove ancora li calcheranno, e perché nessuno può contemplarLi mentre
camminano. Dal Loro odore possono gli uomini talvolta sapere che Essi sono
vicini, ma il Loro sembiante nessun uomo conosce, eccetto che nelle fattezze di
coloro che Essi hanno generato fra il genere umano; e di questi ultimi ve ne
sono di molte sorte, assai diverse nell'aspetto: dalla più rassomigliante immagine
dell'uomo, a quella invisibile forma priva di sostanza che è Loro. Trascorrono
non visti e abominevoli in luoghi solitari ove le Parole sono state pronunziate
e i riti urlati nelle Stagioni adatte. Le Loro voci mormorano nel vento, la
Terra rimbomba della Loro consapevolezza. Essi piegano foreste e abbattono
città, ma foreste e città non possono vedere la mano che le colpisce. Kadath
nel deserto gelato Li ha conosciuti, e quale uomo conosce Kadath? Le gelide
desolazioni del Sud e le inabissate isole dell'Oceano custodiscono pietre ove è
inciso il Loro sigillo, ma chi mai ha contemplato le città gelate o le
misteriose torri inghirlandate di alghe e di conchiglie? Il Grande Cthulhu è
Loro cugino, eppure può scorgerLi a stento. Iä! ShubNiggurath! Come un'abominazione
voi Li conoscerete. La Loro mano è sulla vostra gola, e tuttavia non Li vedete;
e la Loro dimora è la vostra stessa vigilata soglia. YogSothoth è la chiave
della soglia, ove le sfere s'incontrano. L'uomo regna oggi dove Essi regnarono
un tempo; ma presto Essi regneranno dove l'uomo oggi regna. Dopo l'estate è
inverno, e dopo l'inverno estate. Essi attendono, imperturbabili e potenti,
perché qui Essi torneranno a regnare".
“Era l'antica, orribile ombra a cui i filosofi
non hanno mai osato dare un nome... l'essere di cui il Necronomicon fa solo cenno, ed è simboleggiato dai colossi
dell'isola di Pasqua …”
- 1930. L. scrive Colui che sussurrava nelle tenebre (The whisperer in the darkness)
“Suppongo che non ignori gli spaventosi miti
anteriori alla venuta degli uomini sulla Terra, i cicli di YogSothoth e di
Cthulhu menzionati nel Necronomicon.
Ho avuto occasione di scorrere quest'opera, e mi pare che ce ne sia un esemplare
nella biblioteca della vostra università …”
“Certo, poteva anche trattarsi di un falso,
poiché io non ero il solo ad aver letto il mostruoso Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred; malgrado ciò,
rabbrividii riconoscendo alcuni ideogrammi che i miei studi mi avevano
insegnato ad associare a entità empie e terrificanti, risalenti a epoche
anteriori alla nascita della Terra e degli altri mondi del sistema solare,
quando avevano conosciuto una specie di folle semiesistenza”
Lessi nomi e parole che avevo già sentito
altrove e che sapevo riferirsi ai misteri più orridi: Yuggoth, il Grande
Cthulhu, Tsathoggua, YogSothoth, R'lyeh, Nyarlathotep, Azathoth, Hastur, Yan,
Leng, il lago di Hali, Bethmoora, il Segno Giallo, L'murKathulos, Bran e il Magnum
Innominandum; fui condotto in mondi estranei al nostro, di cui l'autore del
Necronomicon aveva vagamente intuito l'esistenza; presi conoscenza degli abissi
della vita originale, delle diverse correnti che ne derivano, e, finalmente,
d'una mostruosa mescolanza che si era prodotta tra quelle correnti e un
ulteriore abominio venuto dall'esterno”
- 1931. L. scrive Le montagne della follia (At the mountains of madness).
Una spedizione antartica scopre una città
antidiluviana. La eressero gli antichi dei (The Old Ones), venuti dalle stelle,
tramite mostruose creature protoplasmiche da loro create, a loro volta divenute
divinità.
La razza umana, parto del caso, non è che un
esiguo e breve incidente in una evoluzione dai tempi incommensurabili.
“Nel
paesaggio c'era qualcosa che ricordava gli straordinari e inquietanti dipinti
asiatici di Nicholas Roerich e le descrizioni ancora più strane e inquietanti
del favoloso, malvagio altipiano di Leng che ricorrono nel temuto Necronomicon
dell'arabo pazzo Abdul Alhazred. In seguito mi sarei pentito di aver
esaminato quel testo d'infamia nella biblioteca dell'università ... la
struttura complessiva ricorda le creature mostruose di certi antichi cicli
mitici, e in particolare gli Esseri antichi di cui parla il Necronomicon …"
"Ancora
una volta pensai ai miti antichissimi che mi perseguitavano da quando avevo
messo piede nel desolato mondo antartico: all'altipiano di Leng, ai MiGo, agli
abominevoli uomini delle nevi che si dice vivano sull'Himalaya, ai Manoscritti
pnakotici con i loro riferimenti a età preumane, al culto di Cthulhu, al Necronomicon
e alle leggende iperboree dell'informe Tsathoggua e della progenie
stellare, peggio che informe associata a quell'oscura entità ...”.
“Le
creature che avevano costruito e popolato lo spaventoso labirinto che risaliva
all'età dei dinosauri non erano dinosauri, ma molto peggio. A loro confronto i
grandi rettili erano creature recenti e praticamente senza cervello, mentre i
costruttori appartenevano a una razza antica e sapiente, e avevano lasciato
impronte nella roccia che già allora risalivano a quasi un miliardo d'anni
prima... E la roccia si era formata prima che la vita sulla terra progredisse
oltre lo stadio di malleabili gruppi di cellule, ragion per cui precedeva
assolutamente l'origine della nostra evoluzione biologica. Perché erano essi
ad aver creato le forme di vita terrestri e ad averle fatte schiave; e senza
dubbio essi avevano fornito il modello delle creature mostruose descritte nei
miti primigeni, quelli cui accennano con terrore i Manoscritti pnakotici e il Necronomicon. Erano i Grandi
Antichi filtrati dalle stelle quando la terra era giovane... gli esseri
plasmati da un'evoluzione aliena e dotati di tali poteri che il nostro pianeta
non ne ha mai conosciuto l'uguale. E pensare che solo il giorno prima Danforth
e io avevamo esaminato i frammenti della loro materia corporea, fossilizzata
da milioni di anni... e il povero Lake e il suo gruppo li avevano visti interi ...".
"Mito
o no, le sculture raccontavano come gli esseri dalla testa stellata fossero
arrivati dallo spazio profondo su una terra ancora senza vita e in formazione;
né furono i soli a visitare il pianeta, perché li seguirono altre entità che a
loro volta si erano dedicate ai viaggi spaziali. A quanto pareva erano in grado
di attraversare l'etere interstellare su grandi ali membranose, fatto che
confermerebbe certe curiose leggende che si narrano sulle nostre colline e che
mi sono state riferite da un collega appassionato di antichità. Le creature avevano
vissuto a lungo in fondo al mare, costruendo fantastiche città e combattendo
inaudite battaglie contro avversari sconosciuti con l'aiuto di complessi
meccanismi che impiegavano ignote fonti d'energia. Evidentemente le loro
conoscenze scientifiche e tecniche superavano di gran lunga quelle attuali
dell'uomo, anche se gli aspetti più spettacolari e avanzati della tecnologia
venivano usati solo in caso di stretta necessità. Alcuni bassorilievi facevano
pensare che le creature avessero attraversato una fase intensamente tecnologica
su altri pianeti, ma vi avessero rinunciato quando avevano scoperto che si trattava
di un modo di vivere dalle tristi conseguenze psicologiche. L'eccezionale
resistenza dei loro organismi e la semplicità dei relativi bisogni li rendeva
particolarmente adatti a mantenere un elevato tenore d'esistenza senza far
ricorso a manufatti troppo sofisticati e addirittura a fare a meno di vestiti
se non in rari casi, come protezione contro gli elementi.
Fu
nel mare, prima per cibarsene e poi per altri scopi, che crearono la vita sul
nostro pianeta: si servirono delle sostanze a disposizione e impiegarono metodi
conosciuti da tempo. Gli esperimenti più complessi avvennero dopo la
distruzione di vari nemici cosmici. Avevano fatto lo stesso su altri pianeti,
fabbricando non solo il cibo che ritenevano necessario ma vere e proprie masse
multicellulari protoplasmiche capaci di modellare i propri tessuti in ogni
sorta di organi provvisori, il tutto sotto influsso ipnotico. In questo modo le
creature stellate si erano dotate di schiavi ideali per eseguire i lavori
pesanti necessari alla comunità. Non c'è dubbio che queste masse informi siano
ciò che Abdul Alhazred definisce "shoggoth" nello spaventoso Necronomicon,
benché persino quel folle non abbia mai osato immaginare che esistessero
davvero, salvo nei sogni drogati di chi masticava una certa pianta alcaloide.
Quando gli Antichi dalla testa a forma di stella ebbero sintetizzato il cibo
elementare di cui avevano bisogno e prodotto una buona quantità di shoggoth,
consentirono che determinati gruppi di cellule si evolvessero in altre forme
di vita animale e vegetale per servire i loro oscuri propositi: sterminare
qualunque specie la cui presenza diventasse una fonte di preoccupazione.
Con
l'aiuto degli shoggoth, che potevano espandersi fino a trasportare pesi
colossali, le piccole e basse città sottomarine si trasformarono in enormi e
imponenti labirinti di pietra non diversi da quelli che più tardi sarebbero
sorti sulla terraferma. Gli Antichi, del resto, erano molto adattabili, in
altre regioni dell'universo avevano vissuto su una terra e conoscevano l'arte
della costruzione in superficie. Studiando l'architettura delle antichissime
città scolpite sulle pareti, non diverse da quella di cui stavamo attraversando
i corridoi deserti da milioni d'anni, fummo colpiti da un particolare che non abbiamo
ancora tentato di spiegare neppure a noi stessi. La sommità degli edifici,
che nella città intorno a noi era ridotta a rovine informi da milioni d'anni a
causa delle intemperie, era rappresentata con estrema precisione nei
bassorilievi: si vedevano masse di guglie aghiformi, delicati ornamenti ai
vertici dei coni e delle piramidi, strati di sottili dischi scanalati che
sormontavano gli edifici cilindrici. Era esattamente ciò che avevamo visto nel
mostruoso miraggio proiettato dalla città morta, e che ci era apparso mentre
volavamo sulle imperscrutabili montagne della follia avvicinandoci
all'accampamento del povero Lake; eppure, strutture del genere erano scomparse
da migliaia o decine di migliaia d'anni!”
“Ci
trovavamo certamente in uno degli angoli più strani, tremendi e fantastici del
globo. Era infinitamente più antico di qualsiasi terra esistente, e nacque in
noi la convinzione che la desolata distesa di ghiaccio su cui eravamo
atterrati non fosse altro che il favoloso altopiano di Leng, luogo d'incubi cui
persino il folle autore del Necronomicon non accenna volentieri. La
grande catena di montagne era lunghissima: cominciava come una modesta serie
di elevazioni nella Terra di Liutpold, sulla costa del Mare di Weddell, e
attraversava praticamente tutto il continente".
"Erano
opere infami, degne di un incubo, anche se raffiguravano eventi accaduti
milioni di anni fa: perché gli shoggoth e le loro gesta non possono essere
sopportati dallo sguardo dell'uomo e non dovrebbero essere raffigurati da
nessun essere vivente. Il folle autore del Necronomicon ha tentato di
rassicurarci, con un certo nervosismo, che simili entità non sono mai esistite
sul nostro pianeta, e che la loro invenzione si deve a sognatori schiavi
dell'oppio. Protoplasma informe capace di imitare e riflettere qualunque forma
di vita, qualunque organo e processo vitale... agglomerati vischiosi di cellule
simili a bolle... sferoidi gommosi del diametro di oltre cinque metri, dotati
di un'infinita duttilità e plasticità... schiavi della suggestione ipnotica,
costruttori di città sempre più determinati a fare a modo loro, sempre più
intelligenti, anfibi straordinari e in grado di imitare le altre forme di vita
in modo sempre più sofisticato... Gran Dio, quale follia può aver spinto gli
Antichi a servirsi di creature simili, e a immortalarle nelle loro sculture? …”
“Danforth,
infatti, è uno dei pochi che abbiano osato addentrarsi da cima a fondo nel Necronomicon,
di cui ha trovato una copia decrepita e mangiucchiata dai tarli nella
biblioteca dell'università ...”
- 1932. L. scrive La casa delle streghe (The dreams of
witch house)
“Gilman
aveva già carpito allo spaventoso Necronomicon di Abdul Alhazred, al
frammentario Libro di Eibon e agli Unaussprechlichen Kulten di
von Juntz, impubblicabili per legge, più di un'inquietante informazione che aveva
messo in relazione alle sue formule sulle proprietà dello spazio e le sue
dimensioni note e ignote era
il fatto di avere letto il nome 'Azathoth' nel Necronomicon,
e di avere appreso che esso apparteneva a un'empietà primigenia il cui
orrore superava ogni descrizione …”
“Gilman
decise che l'ultima parte del sogno doveva essere il frutto di ciò che aveva
letto nel Necronomicon a proposito di Azathoth, il dio idiota che
regnerebbe sul tempo e lo spazio da un nero trono incomprensibile e ritorto su
se stesso, al centro del caos supremo …”
- 1932. L. scrive Attraverso le porte della chiave d’argento (Through the gates of
the silver key)
"Quando
il rito fu compiuto, Carter si rese conto di non essere in alcuna regione
conosciuta ai geografi e in un tempo che la storia non poteva misurare. Ciò che
avveniva non gli era del tutto sconosciuto: vi alludevano i misteriosi
frammenti pnakotici, e quando Carter aveva decifrato i motivi scolpiti sulla
Chiave d'Argento, un intero capitolo del Necronomicon
dell'arabo pazzo Abdul Alhazred aveva acquistato un preciso significato. Una
porta era stata aperta: non certo l'Ultima Soglia, ma un ingresso che portava
dalla terra e il tempo a quell'estensione della terra che si trova oltre il
tempo e da cui a sua volta, terribile e pericolosa, l'Ultima Soglia conduce al
Grande Vuoto al di là di tutti i mondi, di tutti gli universi e la materia".
“Sapeva
che avrebbe trovato una Guida, una creatura terribile che era vissuta sulla
terra milioni di anni fa, quando l'uomo non esisteva affatto ed esseri
dimenticati si aggiravano su un pianeta fumante e costruivano bizzarre città
fra le cui ultime rovine avrebbero giuocato i primi mammiferi. Carter ricordò
come il mostruoso Necronomicon
accennasse alla Guida, in toni vaghi e sconcertanti …”.
Poi
la terza citazione dal Necronomicon:
"E benché vi siano coloro … che hanno osato
gettare un'occhiata oltre il Velo, accettandoLo come Guida, tuttavia sarebbero
stati più prudenti a evitare ogni commercio con LUI: poiché nel Libro di Thoth
sta scritto quanto è terribile il prezzo anche di un singolo sguardo. E coloro
che passeranno non torneranno più, poiché nelle Vastità che trascendono il
mondo vi sono Entità delle tenebre che afferrano e legano a sé. La Cosa che
zoppicava nel buio, il Male che sfidò l'Antico Segno, l'Orda che sta a guardia
della porta segreta di ogni tomba, nutrendosi di ciò che fuoriesce dai suoi
inquilini: tutti questi abominii sono inferiori rispetto a COLUI che guarda la
Soglia, ed EGLI guiderà l'incauto al di là dei mondi, nell'Abisso dei nefasti
Divoratori. Poiché EGLI è 'UMR ATTAWIL, il Più Antico, che lo scriba battezzò
L'INSAZIABILE DELLA VITA".
“Un
momento più tardi Carter seppe che era così, perché la Forma aveva parlato alla
sua mente senza emettere suoni e senza bisogno del linguaggio. E benché il nome
che aveva pronunciato fosse temuto e terribile, Randolph Carter non cedette
alla paura. Rispose a sua volta senza emetter suoni o servirsi del linguaggio,
rendendole omaggio come aveva appreso dal Necronomicon.
Perché l'entità non era altri che Colui che il mondo temeva sin da quando Lomar
era emersa dalle acque e gli Alati erano scesi sulla terra per insegnare
all'uomo l'Antica Sapienza. Era la Guida spaventosa, il Guardiano della Soglia:
'Umr atTawil, l'antico, che lo scriba aveva definito l'Insaziabile della Vita”.
- 1933. L. scrive La cosa sulla soglia (The thing on the doorstep)
“Di nascosto dai suoi leggeva cose come il
terrificante Libro di Eibon, gli Unaussprechlichen Kulten di
Von Junzt e il Necronomicon, opera proibita dell'arabo pazzo
Abdul Alhazred … Oggi, se fossi il bibliotecario della Miskatonic brucerei il Necronomicon
e gli altri libri di quel tipo”.
-
Fine 1933. L. scrive Il libro (The
book)
“Ricordo la notte in cui preparai sul
pavimento i cinque cerchi concentrici di fuoco e rimasi in quello centrale,
cantando la mostruosa litania rivelata da un messaggero della terra dei
tartari. Le pareti si dissolsero e un vento nero mi trascinò in abissi grigi,
senza fondo, mentre a diversi chilometri sotto di me apparivano le guglie
simili ad aghi di montagne sconosciute. Dopo un po' ci fu il buio completo e
poi la luce di migliaia di stelle disposte in costellazioni straordinarie,
estranee. Alla fine sotto di me apparve una pianura immersa in una luce verde,
e su di essa vidi le torri contorte di una città costruita come nessuno mai ha
visto, letto e neppure sognato. Mentre mi avvicinavo alla città, fluttuando,
vidi un grande edificio squadrato, di pietra, in mezzo a uno spazio aperto;
un'orribile paura s'impadronì di me. Urlai e cercai di lottare, e dopo aver
perso i sensi per un certo intervallo mi ritrovai nella mansarda, steso in
mezzo ai cinque cerchi fosforescenti tracciati sul pavimento. Nel viaggio di
quella notte non avvennero cose più strane di altri viaggi in altre notti, ma
il terrore fu maggiore perché sapevo di essere più vicino agli abissi e ai
mondi esterni di quanto fossi mai stato prima. In seguito fui più cauto coi
miei incantesimi, perché non volevo essere strappato al mio corpo e dalla
terra, ed essere scagliato in abissi sconosciuti da cui non avrei più potuto
fare ritorno”.
- 1935. L. scrive L’ombra venuta dal tempo (The shadow out of time)
“Esistono prove tangibili sotto forma di
appunti del fatto che consultai estesamente opere come i Cultes des Ghoules del
Conte d'Erlette, il De Vermis Mysteriis di Ludvig Prinn, gli Unaussprechlichen
Kulten di von Junzt, i frammenti superstiti dell'inquietante Libro di
Eibon e il temuto Necronomicon dell'arabo pazzo Abdul Alhazred …”
“Probabilmente non c'era mai stata un'epoca in
cui gruppi o sette religiose non avessero segretamente venerato quelle
rivelazioni: nel Necronomicon viene suggerita la presenza di un simile
culto in seno al genere umano, culto che deve aver permesso ad alcune coscienze
di spingersi nell'abisso del passato e di risalire ai giorni della Grande Razza”.
- 15 marzo 1937. Morte di Howard Phillips
Lovecraft.
- 1941. L’antiquario di New York, Philip
Duchesne, mette in catalogo un facsimile del Necronomicon al prezzo di oltre
novecento dollari.
- 1941 ad oggi. Il Necronomicon appare sempre
più frequentemente nei cataloghi delle biblioteche pubbliche: di Yale e di Tromsø,
in Norvegia, fra le altre. Come nel racconto di J. L. Borges, Tlön, Uqbar, Orbis Tertius, la realtà
alternativa si insinua nel tessuto del reale (Borges, peraltro, dedicherà uno
scritto a Lovecraft: There are more things).
Il nascosto si sostituisce all’evidente (e
viceversa), come un morbo fatale.
Come spiega definitivamente l’occultista
Borello, nel De Imperio: “Non si
cerchi oltre una verità che è già esposta in evidenza e che ci parla per
simboli nei sogni: ‘Nella sua dimora di
R'lyeh il morto Cthulhu attende sognando’ e ‘Non è morto ciò che in eterno può attendere/E col passar di strani eoni
anche la morte può morire’; noi siamo il sogno di Coloro che sono imperituri e possono attendere, sognando, la fine dell’Universo, nell’Eternità ... Il Loro
risveglio coinciderà col dissolversi dell’Uomo e del Tutto in un sogno, breve e
ridicolo, di cui si perderà memoria: e il Ciclo ricomincerà, con nuovi uomini e
nuovi dei e nuovi mondi. Questo avverrà quando sorgeranno le Stelle Nere, a
ricongiungersi, nel volgersi dell’Eterno … Per Loro, nel Senza Fine, il nostro
tempo è un circolo schiacciato, conosciuto in ogni più minuscola combinazione …
uno spettacolo interpretato da attori di quart’ordine, senza importanza, a cui
l’uomo, arrogante, dona il nome di Storia …”.
Al Necronomicon
(a Il re in giallo e al De Imperio) si è ispirato, forse
involontariamente, Nic Pizzolatto per la serie True detective.
ottimo post, da mò che volevo una cosa così, lo stampo!
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