lunedì 14 aprile 2014

Don Abbondio, personaggio centrale de I promessi sposi


Quest'anno, per iniziativa di Monteverdelegge, è stata promossa, con il progetto Un libro un quartiere, la lettura di questo testo e molte iniziative sono state dedicate a questo evento, tra cui la proiezione di alcune versioni televisive storiche dei Promessi Sposi tenuta al Teatro Vascello. Come aderenti a Monteverdelegge, anche noi partecipanti alle attività del Centro Diurno semiresidenziale Cantiere 24 di via Giovagnoli abbiamo voluto leggere e commentare questo testo, riferendoci ai singoli personaggi. Proporremo, a partire da oggi, questi ritratti. (La redazione della “Locomotiva”)
 
Anna Cachia
 
Don Abbondio è uno dei personaggi dei Promessi Sposi, il più noto romanzo di Alessandro Manzoni. E’ un uomo codardo e schivo: “Don Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno.” Il personaggio è descritto, con una certa ironia, come un “poveruomo che è riuscito a passare sessant’anni, dai due occhi grigi, una bassa statura e una costruzione corpulenta.”
Don Abbondio è la figura dell’egoismo, che è la radice della sua viltà. E’ il curato incaricato di sposare Renzo e Lucia, ma durante la sua passeggiata serale incontra i due Bravi, sgherri di Don Rodrigo, che gli intimano di non celebrare il matrimonio.
Don Abbondio in un primo momento cerca di giustificarsi allontanando da sé la responsabilità di tale scelta, ma alla fine accondiscende alla volontà dei Bravi.
Il personaggio di Don Abbondio sarà assente per molti capitoli del romanzo, per poi riapparire solo in conclusione quando finalmente accetterà di sposare i due dopo aver appreso della morte di Don Rodrigo.
E’ evidente che Don Abbondio è una figura remissiva e vittima del tempo in cui vive, fin dalla scelta sacerdotale fatta non per una reale vocazione ma per appartenere ad una classe sociale rispettabile e protetta. Debole con i forti, Don Abbondio diventa irragionevole con i deboli e non segue il dovere di sposare Renzo e Lucia, cedendo alle minacce. Renzo e Lucia escogitano il matrimonio a sorpresa ma quando si trovano di fronte al curato non fanno in tempo a pronunciare la formula che li avrebbe resi sposi che Don Abbondio compreso l’inganno fugge.
Sarà sempre per via dei suoi superiori e non per coraggio che il curato sarà richiamato al suo dovere: sarà infatti il cardinale Federigo Borromeo che gli affiderà il compito di ricondurre Lucia, rapita dall’Innominato, presso la casa della madre. Ma, come per altri personaggi dei Promessi Sposi, anche Don Abbondio avrà un suo momento di riscatto: la tragedia della peste, che incide in modo vario ma ben riconoscibile nella vita degli altri personaggi, farà giungere il curato ad un atteggiamento più generoso e comprensivo. Passato il dramma della peste e la vita tornata a scorrere come prima, dopo la morte di Don Rodrigo, Don Abbondio si convince a celebrare il matrimonio dei due promessi sposi.
L’esperienza della peste, che Don Abbondio ha vissuto sulle sue spalle, lo ha provato molto fisicamente: il curato ora è molto più magro e scarno di prima e cammina col bastone.
Egli dunque rappresenta la chiesa corrotta del '600 ma, secondo il pensiero caro a Manzoni della redenzione spirituale, anche Don Abbondio sarà trasformato dalle vicende che ruotano intorno agli sposi promessi.

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