Fiorenza Mormile
Con Uno entriamo nel cuore pulsante di Failure, ovvero nel lungo poemetto Erranti senza ali che con le sue quattro parti e le complessive cinquantotto sezioni costituisce da solo la seconda metà della raccolta. In questa prima parte Schultz, nei panni di dog sitter o meglio dog runner per necessità e per vocazione, ci accompagna lungo gli articolati sentieri delle sue peregrinazioni fisiche e mentali. Le quattordici sezioni numerate non seguono un ordine temporale lineare, ma saltano indietro e avanti nel tempo e nello spazio tenendosi al libero fluire dei pensieri e dei ricordi. L’andamento ritmico presenta una versificazione più nervosa e contratta rispetto alle poesie precedenti, quasi a mimare l’alternanza rapida dei passi.
Schultz riprende la tematica centrale della morte paterna dilatandola e intrecciandola con la propria storia personale e con quella dell’intera N.Y. ferita dall’attentato dell’11 Settembre. Vicende cronologicamente distanziate e tuttavia capaci di segnare rispettivamente sul piano privato e collettivo uno spartiacque, un insanabile iato. In Uno vediamo affacciarsi inoltre una diversa declinazione del tema della perdita che troverà nel prosieguo successivi sviluppi: attraverso la figura di Rusty, un cane molto amato avuto in dono dal padre, l’Autore condannerà l’inaffidabilità degli adulti. Servendosi con maestria della giustapposizione Schultz semina indizi e rimandi che pian piano collega in un’unica linea di senso : il proprio cervello bruciato da un elettroshock, l’incendio delle torri e il fil di fumo agognato da Madama Butterfly nella celeberrima aria. La preferita, non a caso, da suo padre, tradito come la Butterfly dal sogno americano e forse per questo in qualche modo come lei suicida. Ma se tutte queste tragedie rappresentano crolli personali e collettivi rimandando al fallimento del titolo, la via del riscatto è comunque indicata e possibile. Il poemetto presenta una sua dimensione solare e positiva nell’apoteosi dei cani e di quanto affetto e conforto possano offrire ai loro “compagni forestieri”. Il recinto metallico che delimita l’area cani di Washington Square diventa così una zona franca, privilegiata, dove camminando fianco a fianco i cani si ricaricano e gli uomini si scaricano del fardello di se stessi.
Come non ricordare a questo punto che Monteverdelegge discende dal sodalizio stretto dalle tre fondatrici nei quotidiani incontri a Villa Sciarra proprio in virtù dei rispettivi cani? Potremmo istituire un gemellaggio tra le due aree verdi, un po’ come tra i comuni denuclearizzati…
Schultz riprende la tematica centrale della morte paterna dilatandola e intrecciandola con la propria storia personale e con quella dell’intera N.Y. ferita dall’attentato dell’11 Settembre. Vicende cronologicamente distanziate e tuttavia capaci di segnare rispettivamente sul piano privato e collettivo uno spartiacque, un insanabile iato. In Uno vediamo affacciarsi inoltre una diversa declinazione del tema della perdita che troverà nel prosieguo successivi sviluppi: attraverso la figura di Rusty, un cane molto amato avuto in dono dal padre, l’Autore condannerà l’inaffidabilità degli adulti. Servendosi con maestria della giustapposizione Schultz semina indizi e rimandi che pian piano collega in un’unica linea di senso : il proprio cervello bruciato da un elettroshock, l’incendio delle torri e il fil di fumo agognato da Madama Butterfly nella celeberrima aria. La preferita, non a caso, da suo padre, tradito come la Butterfly dal sogno americano e forse per questo in qualche modo come lei suicida. Ma se tutte queste tragedie rappresentano crolli personali e collettivi rimandando al fallimento del titolo, la via del riscatto è comunque indicata e possibile. Il poemetto presenta una sua dimensione solare e positiva nell’apoteosi dei cani e di quanto affetto e conforto possano offrire ai loro “compagni forestieri”. Il recinto metallico che delimita l’area cani di Washington Square diventa così una zona franca, privilegiata, dove camminando fianco a fianco i cani si ricaricano e gli uomini si scaricano del fardello di se stessi.
Come non ricordare a questo punto che Monteverdelegge discende dal sodalizio stretto dalle tre fondatrici nei quotidiani incontri a Villa Sciarra proprio in virtù dei rispettivi cani? Potremmo istituire un gemellaggio tra le due aree verdi, un po’ come tra i comuni denuclearizzati…
Philip Schultz
Erranti
senza ali
Non c’è alcun dubbio che gran
parte dell’attività umana è il risultato di condizioni ignote a
chi vi partecipa. -PRISCILLA ROBERTSON
Credere nella possibilità di
cercare significa essere sul punto di scoprire qualcosa. Non esserlo
significa essere disperati. -WALKER PERCY
Dio
creò gli esseri umani perché i cani avessero compagnia.–
FREDERICK SEIDEL
UNO
1
Ho
in tasca chiavi, multicolori,
versatili,
e rivelatorie,
degli
appartamenti dei miei clienti,
dove
mi aggiro
per
le stanze enormi,
siedo
ai loro lunghi tavoli,
leggo
in studi tappezzati di libri
al
bagliore vellutato
delle
applique a conchiglia,
mi
dondolo davanti alle sontuose finestre,
tamburellando
dietro con le dita,
la
mente, sempre tra più cose
e
diretta da qualche parte
più
interessante, a godermi
la
diversità umana,
gli
echi bisbiglianti
e
il piumaggio colorato
dei
miei compagni esploratori
così
ansiosi di tentare la fortuna,
finché
non è ora di portare a spasso
Adolph
e Napoleone,
che
non hanno mai
una
parola sgarbata
da
dire su nessuno….
2
Qui
al
Village
tutti
hanno
una
filosofia di raffinata,
fatalistica
riluttanza;
l’aria
di voler sempre scansare la fatica
e
una noia del mondo
squisitamente
illecita.
Nell’Upper
East Side
li
portano in branchi
di
otto su per Madison Avenue,
tutti
aggrovigliati
e
sminuiti,
con
tosature da 100 dollari,
dal
puzzo di intrigo
e
di lillà. Tre cani
è
il massimo istinto di zuffa o di fuga
che
riesco a governare.
Se
porti a spasso cani per campare
diventi
inconsistente,
eclissato
da
una forza superiore.
Mi
piace essere quello
che
porta a spasso Mosè,
Eracle
e Dylan,
di
nessun interesse
per
nessuno.
3
La
mattina del mio ottavo compleanno
appena
sveglio vidi
legato
al cancello di casa
il
mio primo maestro, un incrocio di collie,
occhi
blu ametista,
pelo
caramello cipriato,
tutto
dorato e fremente,
e
Papà , accanto,
raggiante.
Lei,
Rusty,
era così superiore
che
tutti gli altri cani
le
correvano al fianco
ingigantita,
fluttuante.
4
Papà
vendeva guarnizioni
senza
cui le macchine
smettevano
di cucire
i
cavalli più rifiniti
della
regione dei Finger Lakes
nello
Stato di New York.
Gli
piaceva dire
che
aveva cercato di vendere a Dio
una
seconda Domenica
ma
la Domenica nessuno
compra
niente. Quando
gli
stava cedendo il cuore
restava
seduto sul letto
fissandosi
le mani, incapace
di
capire perché
fossero
così irrequiete.
Dentro
le lucide tombe
delle
scarpe
ondeggiava
indeciso,
le
braccia penzoloni,
il
petto ansimante,
ogni
sospiro fittamente
intrecciato
alle
esplosioni
sempre
diverse
dei
suoi respiri spezzati,
aspettando
che
gli tornassero
le
forze.
5
L’area
per cani del parco di Washington Square
sorge
su un vecchio cimitero Indiano
nel
bel mezzo
di
un carnevale di jogger, babysitter
vocianti,
pattinatori in fila
(che
pattinano per lo più all’indietro!)
rappresentanti
farmaceutici che sussurrano fumo, fumo
un’incursione
continua di piccioni scacazzanti
che
girano intorno alle stoiche case a schiera,
e
ogni volta che il vento
ci
passa dentro fischiando,
un
torrente di scoiattoli pasciuti
saltella
fuori dal
muso
zigrinato
dell’antica
quercia stregata
sotto
cui
amo
fermarmi,
immerso
nel suo umido
lussureggiante
declino, cercando
di
strappare schegge
di
tranquillità
dall’ombra
del
mio cervello scottato,
avvolto
com’è
in
un ronzio disperato
di
paura.
6
Esattamente
un anno fa,
lo
scorso 11 settembre
una
scarica brillante
di
onde di elettroshock
sibilò
attraverso
l'etere
sorpreso
della
rosea elasticità del mio cervello.
Mi
svegliai fluttuando
nel
reparto psichiatrico del Saint Vincent,
su
un fondale roccioso,
una
ghianda inerte, sotto
una
tenda di lenzuolo, qualcuno
all'altro
capo del tempo
cantava
l'aria
di
Madama Butterfly
come
doveva essere cantata.
È
così che
ci
si sente da morti,
mi
chiesi,
un
falso alleluia,
turbinare,
guizzare
e
traboccare,
non
cercare più
di
essere qualcosa
in
più o in meno di
un
inizio,
un
centro, o una fine?
Poi
quasi
subito
dopo,
mi
buttarono fuori
sulla
strada.
Ci
servono i letti,
dissero
i dottori.
C'è
una grande emergenza.
7
C'è
un tipo nuovo in lutto
nell'
area cani stamattina.
Uno
con un farfallino rosso
e
un brillante
nella
conchiglia delle orecchie.
Là,
fuori
vicino
al cancello sud,
aggrappato
al recinto,
associa
i cani
ai
loro padroni,
e
sospira. Sono
le
occhiate che i cani rivolgono
ai
padroni
che
studia.
Lo
sguardo periferico
di
puro attaccamento
e
fedeltà.
Fin
dallo scorso settembre,
uno
come lui
viene
ogni giorno,
come
per farsi incantare
dalla
routine
della
nostra ordinarietà,
per
ricordare un mondo
invisibile,
perduto.
Presto
se ne andrà,
completamente
a terra,
desideroso
di svegliarsi
e
tornare
dalla
nostra parte del recinto.
8
Il
fatto è che i cani
non
credono
di
essere geni (specialmente
quelli
che lo sono). Loro non
danno
giudizi,
coltivano
opinioni,
mettono
in campo i loro difetti,
si
paralizzano
per
la nostalgia
né
scompaiono
in
un loro delirio.
Offrono
a noi,
i
loro compagni forestieri,
la
possibilità di
essere
ovunque
e
in nessun luogo allo stesso tempo
tra
le alte
e
basse bizzarrie
del
nostro strano procedere. Così
possono
starsene in disparte
di
lato,
in
attesa, sempre in attesa
di
un segno ...
da
noi ...
solo
da
noi ...
e
così
essere
appagati.
9
Quando
a papà
stava
cedendo il cuore
lui
smise di sbattere le porte
e
di gridare ogni pensiero.
Smise
di dare pacche sulla schiena,
di
fare sempre battute,
e
di pisciare nelle tazze
perché
faceva tardi.
Smise
di piangere
nel
cesso
quando
credeva che tutti
stessero
dormendo.
10
Un
attimo fa
si
discuteva sui progetti
per
il memoriale dell'11 settembre.
Mrs.
R., che bacia sulla bocca
la
sua barboncina,
Fracas,
e dice
cose
atroci su di lei
alle
sue spalle, vuole
un
giardino dove si possa
mascherare
la realtà. Mr.K.,
che
veste tutto di nero
e
disprezza i barboncini perché
sono
troppo compiaciuti,
vuole
una ghigliottina accanto
all'effige
del presidente
vestito
da boia,
mentre
Mrs. B., la cui voce
da
basso cantante è quella
della
famosa pubblicità del latte,
non
vuole niente. "Niente è
il
tributo più rispettoso
all'orrore
e alla rabbia", dice.
11
Questa
mattina
porto
a spasso un ricciuto
terrier
Bedlington blu
che
si chiama Tallulah,
e
tutti i cani dell'area
sono
in subbuglio a causa sua.
Appena
è arrivata lei
sono
scomparsi tutti.
Questo
succede con le celebrità,
nessuno
sa come stare
accanto
a loro. Tutti
vengono
eclissati. Lei emana
un
così potente luccichio
che
tutti si arrendono
alla
sua forza superiore
e
si sentono consacrati. I cani
riconoscono
la perfezione.
Sanno
che è bellissima.
Persino
al Village,
dove
l'eccezionale
è
la norma, la sua bellezza
è
rara - che dire del
suo
manto venerabile,
gli
occhi enigmatici,
e
i labbri aquilini incurvati
in
un’ellisse perfetta...
se
dovesse sollevarsi
sulle
zampe posteriori e ululare
ci
inginocchieremmo tutti davanti a lei.
Sì,
in questa dolce mattina di primavera
lodiamo
la sua bellezza,
adoriamo
un bellissimo cane.
12
Se
Papà non avesse smesso di lavorare,
e
non fosse andato in ospedale
immediatamente
sarebbe
morto,
disse
il suo medico.
Stava
a me, ragazzo,
non
avrebbe dato retta
a
nessun altro. Lo
capivo?
Sì,
dissi,
capivo.
Capivo
che papà era stanco
di
lavorare quattordici ore al giorno,
di
vendersi una bugia per volta,
di
non capire
perché,
ancora una volta,
stesse
perdendo tutto.
Capivo
che
voleva morire.
13
Dopo
che il mio cervello
subì
l'elettroshock,
non
ricordavo più
dove
vivevo -
sotto
l'ombra
di un ponte
che
mi cullava cantando,
sprofondato
nelle
braccia implacabili
del
vento,
o
in un buco
nella
terra
dove
piagnucolava
la
mia infanzia
nell'ultima
ora vacante del passato?
A
volte
per
sentirsi
superiore
ai
suoi fallimenti
il
mio cervello mi mente.
14
Trovati
un maestro,
dice
il Talmud.
L'ho
fatto. Un regno
di
maestri
benevoli
e pelosi.
Ed ecco il testo in lingua originale:
The Wandering Wingless
It is
of course that much human activity is the result of conditions which
are unknown to the participants -PRISCILLA ROBERTSON
To
become aware of the possibility of the search is to be onto
something. Not to be onto something is to be in despair. -WALKER
PERCY
God
made human beings so dogs would have companions. -FREDERICK SEIDEL
ONE
1
I
carry keys, multicolored,
versatile,
and revelatory,
to
my clients' apartments,
where
I wander around
their
enormous rooms,
sit
at their elongated tables,
read
in their book-lined studies
under
the peachy glow
of
their scalloped sconces,
rock
before their prosperous windows,
my
hands tap-tapping at my back,
my
mind, always in between
and
on its way somewhere
more
interesting, enjoying
the
human medley,
the
whispering echoes
and
colorful plumage
of
my fellow explorers
so
eager to tempt fortune,
until
it’s time to walk
Adolph
and Napoleon,
who
never have
an
unkind word
to
say about anyone…
2
Here
in
the Village
everyone
owns
a
philosophy of fateful,
exquisite
reluctance;
an
air of ever skulking fatigue
and
deliciously
illicit
world-weariness.
On
the Upper East Side
they
herd packs
of
eight up Madison Avenue,
all
entangled
and
belittled,
with
$ 100 haircuts,
stinking
of intrigue
and
lilacs. Three dogs
is
much fight or flight instict
as
I can manage.
Walk
dogs for a living
And
you become intangible,
eclipsed
by
a greater force.
I
like being the guy
Who
walks Moses,
Dylan,
and Herakles,
at
the center
of
no one’s interest.
3
The
morning of my eighth birthday
I
awoke to see
tied
to our front gate
my
first teacher, a Collie mix,
blue-amethyst
eyes,
powdery
caramel mane,
all
golden and delirious,
and
Dad, beside her,
beaming.
She,
Rusty,
was so superior
all
the other dogs
ran
alongside her,
enlarged,
floating.
4
Dad
sold gaskets
without
which sewing machines
stopped
stitching
the
more refined crotches
of
the Finger Lakes region
in
upstate New York.
He
liked to say
he
tried to sell God
a
second Sunday
but
no one buys anything
on
Sunday. When
his
heart was failing
he'd
sit on his bed
staring
at his hands, unable
to
understand why
they
were so angry.
Inside
the sparkling graves
of
his shoes
he'd
stand wavering,
arms
hanging,
chest
heaving,
each
sigh intricately
intertwined
in
the infinitely
variegated
blasts
of
his broken breaths,
waiting
for
his strength
to
return.
5
The
Washington Square Park dog run
is
built on an old Indian burial ground
right
smack in the middle
of
a carnival of joggers, yapping
babysitters,
inline skaters
(skating
mostly backwards!)
pharmaceutical
reps whispering smoke smoke,
a
swooping armada of endlessly shitting pigeons,
the
whoosh whoosh of taxis
circling
the stoic town houses,
and
every time the wind
comes
whistling through,
a
torrent of fat squirrels
scamper
out of
the
knurled snout
of
the haunted ancient oak
under
which
I
prefer to stand,
deep
in its moist
luxuriant
decay, attempting
to
pluck slivers
of
tranquillity
out
of the shade
of
my seared brain,
cloaked
as
it is
in
a desperate hum
of
fear.
6
Exactly
one year ago,
last
September 11,
a
brilliant burst
of
electroshock waves
zinged
through
the
surprised ether
of
my brain's pink elasticity.
I
awoke floating
in
Saint Vincent's psych ward,
on
a rocky seabed,
an
inert acorn, under
a
sheet tent, someone
at
the far end of time
singing
the aria
from
Madame Butterfly
the
way it was meant to be sung.
Is
this what it
feels
like to be dead,
I
wondered,
a
false hallelujah,
to
swirl, flicker,
and
overflow,
never
again contrive
to
be anything
more,
or less than
a
beginning,
middle,
or end?
Then,
almost
immediately
afterward,
I
was put out
on
the street.
We
need the beds,
the
doctors said.
There's
a great emergency.
7
There's
a new mourner
at
the run this morning.
A
guy with a red bow tie
and
a diamond stud
in
each tiny conch ear.
There,
off
by
the south gate,
clutching
the fence,
matching
dogs
with
their owners,
and
sighing. It's
the
looks dogs give
their
owners
he's
studying.
The
peripheral glance
of
pure attachment
and
faithfulness.
Ever
since last September,
someone
like him
comes
every day,
as
if to be fascinated
by
the routines
of
our ordinariness,
to
remember a lost,
invisible
world.
Soon
he'll leave,
utterly
slumped,
wanting
to wake
and
return
to
our side of the fence.
8
The
thing about dogs
is
they don't believe
they're
geniuses (especially
the
ones who are). They
don't
withhold judgment,
cultivate
opinions,
mobilize
their defects,
become
paralyzed
with
nostalgia,
or
disappear
inside
their delirium.
They
offer us,
their
fellow strangers,
the
possibility of
being
everywhere
and
nowhere at once,
amid
the low
and
high antics
of
our curious proceedings. So
they
can stand off
to
the side,
waiting,
always waiting
for
a sign...
from
us…
only
from
us...
and
thus
be
replenished.
9
When
Dad's heart
was
failing
he
stopped slamming doors
and
shouting every thought.
He
stopped slapping backs,
joking
all the time,
and
pissing into coffee cups
because
he was running late.
He
stopped crying
in
the toilet
when
he thought everyone
was
asleep.
10
A
moment ago there
was
a row over plans
for
the 9/11 memorial.
Mrs.
R., who kisses
her
Poodle, Fracas,
on
the mouth and says
hideous
things about her
behind
her back, wants
a
garden where one can
disguise
reality. Mr. K.,
who
dresses all in black
and
despises Poodles for
being
self-congratulatory,
wants
a guillotine beside
an
effigy of the president
dressed
as an executioner,
while
Mrs. B., whose basso
cantante
voice is the one
on
the famous milk commerciaI,
prefers
nothing. "Nothing is
the
most respectful tribute
to
horror and rage," she says.
11
This
morning
l'm
walking a crisp
blue
Bedlington Terrier
named
Tallulah,
and
all the dogs at the run
are
making a fuss over her.
The
moment she arrived
everyone
disappeared.
That's
the thing about celebrities,
no
one knows how to exist
around
them. Everyone
is
eclipsed. She's giving off
such
a powerful shimmer
everyone
has opened up
to
her superior force
and
feels holy. Dogs
recognize
perfection.
They
know she's beautiful.
Even
in the Village,
where
the extraordinary
is
expected, her beauty
is
rare-what with
her
venerable coat,
enigmatic
eyes,
and
aquiline lips curling
into
a perfect ellipse ...
if
she should llft up
on
her hind legs and howl
we'd
all kneel before her.
Yes,
on this lovely spring morning
let's
praise her beauty,
let's
adore a beautiful dog.
12
If
Dad didn't stop working
and
go to a hospital
immediately
he
was going to die,
his
doctor said. It
was
up to me, kiddo,
he
wouldn't listen
to
anyone else. Did I
understand?
Yes,
I
said, I understood.
I
understood Dad was sick
of
working fourteen hours a day,
of
selling himself one lie at a time,
of
not understanding
why,
once again,
he
was losing everything.
I
understood
that
he wanted to die.
13
After
my brain
was
electrocuted,
I
couldn't remember
where
I lived-
under
the
shadow of a bridge
that
sang me to sleep,
deep
in
the unforgiving arms
of
fhe wind,
or
a a hole
in
the earth
where
my childhood
lay
whimpering
in
the last vacant hour of the past?
Sometimes
in order
ta
feel superior
to
its failures,
my
brain lies to me.
14
Find
thyself a teacher,
the
Talmud says.
I
have. A kingdom
of
benign,
furry
teachers.
Copyright
© 2007 by Philip Schultz
Grazie Fiorenza per il tuo commento chiaro e puntuale. Il moi est un autre di Schultz allarga la prospettiva dalla propria posizione di immigrato, ai cani, alle torri fino ad includere l'intera condizione di essere nati umani.
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