G. Luca Chiovelli
Viviamo ormai in una
distopia. In un'utopia negativa.
E
sembra piacerci (a meno che il piacere non sia quieta disperazione).
Da
ragazzini ci hanno insegnato a temere la società futura di 1984 o de Il mondo nuovo:
ora, che siamo dentro Huxley e Orwell, e con tutte le scarpe, non spiccichiamo parola.
Rispetto
a pochi decenni fa i fluidi vitali si son fatti più lenti; la nostra volontà ristagna
con essi. Siamo divenuti più cauti, alieni a qualsiasi vero cambiamento; amiamo
programmare, l'istinto si è infiacchito; facciamo mille giravolte e capriole
per non ammettere che restare fermi è bello e desiderabile. Le cause che prima
muovevano il nostro sdegno e la nostra azione ora, tutt'al più, provocano un
distratto assenso intellettuale in cui abusiamo, con sistematicità, del modo
futuro e condizionale: "Sì, hai ragione .. vedremo ... si potrebbe
organizzare ... non sarebbe male sentire anche ... dammi un paio di mesi ... no,
non adesso che ho tra le mani ... ti farò sapere ... ti rimanderò all'amico
comune ... trasmetterò l'informazione ... m'interesserebbe, ma ora ... in
teoria potremmo ...".
E che
dire dell'altra scusa? "Sì, ora ci lamentiamo, ma non dimentichiamoci che
anche allora ci si lamentava ... ciò che rimpiangiamo oggi era deprecabile ieri
e vergognoso l'altroieri ... quindi aspettiamo ... non tutto il male vien per
nuocere ... ammesso che sia male ... l'ineludibile progresso ... l'oggi è solo
una nuova forma di ciò che è stato ... aspettiamo a giudicare".
Il
colpo finale alla volontà l'ha assestato Internet. Ciò che si guadagna con
l'informazione lo si paga con l'immobilismo. Che liberazione cliccare sul ‘mi
piace’ senza leggere ciò che si è cliccato; e soprattutto senza farsi
coinvolgere empaticamente dall'oggetto del clic; che liberazione (quasi un
togliersi le scarpe strette a fine giornata) approvare un ‘parteciperò
all'evento’ o ‘diventa mio amico’ senza doversi esprimere a quattr'occhi.
Liberi dalla carne, finalmente. Dalle occhiate altrui, dalle pastoie della
responsabilità e della parola data, dagli ammicchi, dai lacci dell'onore. Dalla
compromissione ingenerata dai rapporti umani. Dall'inciampo del prossimo.
Un
mondo in cui si licenziano amanti e lavoratori via SMS è entrato a pieno regime
nella psicopatia di massa a bassa intensità.
Tutto
quello che poteva coinvolgerci è stato sistematicamente annientato o snaturato:
politica, sindacato, associazionismo, vincoli parentali.
L'unica
legge: niente deve eccedere l'individualità.
Si
incoraggia un umanoide disconnesso dagli altri e perciò apatico, rinunciatario,
innocuo; un consumatore perfetto, nemico del prossimo, isolato e a suo agio
colle pantofole e coll'irrealtà dei network sociali.
E così
per il libro. Cosa eccede, in tale ambito, l'individualità? La libreria. La
libreria di stampo desueto, quella che organizza incontri, consiglia libri,
asseconda gusti condivisibili, sconsiglia quelli detestabili; un organizzazione
intellettuale e critica che ha il compito, oltre che di fare utili, di
scegliere fra il bello e il brutto (a favore della propria clientela) e di
costituirsi come punto di riferimento per un gruppo, più o meno largo, di
cittadini. Molte librerie in passato (un passato molto prossimo)
caratterizzavano un quartiere, un paese, una realtà locale precisa. E molto
spesso erano le librerie dell’usato ad assolvere, con forza complementare, a
tale compito; addirittura i chioschi e le bancarelle; o le fumetterie.
La
chiusura e l'estinzione della libreria, a favore del supermercato del libro
dove la brossura di Shakespeare annega tra quelle di Sophie Kinsella e Michele
Serra, non è una conseguenza dell'acquisto online; o della smaterializzazione
del commercio. È solo un fenomeno che rientra in quello, più ampio e
attivamente perseguito, dell'individualizzazione delle masse.
Mille
persone non sono un gruppo, ma l'addizione di mille unità.
E così
centomila, venti milioni, un miliardo.
Ovviamente
resistono casi contrari all'ordinario, ma sono irrilevanti; se divenissero
rilevanti lo Stato Unico si attiverebbe per disperderli.
La
battuta di Margaret Thatcher (“La società non esiste”) fu presa per un personale
slargo del suo animo psicopatico: era, invece, un programma su vasta scala,
allora auspicato e ora quasi pienamente attuato e condiviso dalle totalità
delle forze politiche occidentali.
In un
mondo in cui ‘il singolo è padrone’, non può che prosperare la libreria
anonima, quella che si astiene dal giudizio critico - la libreria impalpabile,
fornitissima, comoda, anaffettiva, efficiente e remota; una sorgente di smercio
il cui centro è dovunque e la cui circonferenza (l’effettiva realtà) in nessun
luogo: Amazon, insomma. O multinazionali affini. Un emporio in cui il libro costituisce una parte minima (e in fondo trascurabile) del venduto ("Sul pianeta Amazon i libri non occupano il posto d'onore").
Qualche
grande catena italiana (responsabile della chiusura delle librerie
indipendenti) si era illusa di convivere con il Moloch, imitandone l'allure
pragmatica e nichilista: invece sta finendo stritolata fra le sue mascelle.
Per
addivenire allo scopo i colossi editoriali italiani hanno licenziato i critici
e le terze pagine; assunti i più smodati piaggiatori; precarizzati e
prevaricati i lavoratori; messo a libro paga i pubblicitari più estrosi;
umiliato la creatività; posto le basi del disastro attuale.
E
tutto questo per niente. Il liberismo estremo tende al monopolio, non lo
sapevate? Amen.
Scomparse
le librerie scomparirà il lettore. Discretamente. Fra un sondaggio falso (i
nostri ragazzi leggono di più!) e una rilevazione gonfiata (l'impennata degli e-book!).
Si
continuano a trascurare due fattori.
1. Se la brossura di Saffo, confusa
fra Patricia Cornwell e Antonella Clerici, diventa un libercolo qualunque, è
anche vero che Patricia Cornwell e Antonella Clerici, a lungo andare, strette fra
magliette, Peppe Pig, calendari, scatole di biscotti e cartoleria varia,
tenderanno a perdersi come merci fra le merci.
Collegarsi ad Amazon significherà ordinare
dolci surgelati, soprammobili e cartoleria, altro che libri. Il libro, questo
prodotto dell’intelligenza umana, rileverà esclusivamente come regalo o come
soddisfazione dell’immediato impulso pubblicitario.
2. Leggere Il rosso e il nero è una operazione
rivoluzionaria, devastante; leggere cento e-book di Games of thrones (impennata per le statistiche!) ha la stessa
dirompenza di un tizio in bermuda e maglietta in una spiaggia agostana.
Un
tizio che ricerca nell'usato una edizione ben fatta de Il rosso e il nero è un sobillatore, un uomo accorto, vigile, pericoloso,
indipendente; chi acquista un best seller (da cui trarre un futuro DVD in
vendita nello stesso parco virtuale) è un aborigeno che si sdilinquisce per un paio
di schegge di vetro colorato, un futuro servo, uno per cui comprare un libro o un
gelato sono atti equivalenti in un mondo che solo il consumo immediato struttura
in gerarchie di valore.
Al volgere degli
eventi, irresistibile, si può opporre, da subito, ben poco.
Occorre ricostituire
il lettore e il cittadino.
È bene incoraggiare
la riscoperta del passato e dei classici, favorire le librerie dell’usato,
scoraggiare il narcisismo spinto dei nuovi autori, diluire le uscite e curare la
decenza delle edizioni.
Soprattutto c’è
bisogno delle biblioteche scolastiche (per le scuole elementari) in modo da
insegnare l’amore per la lettura. Su quest’ultima innovazione ci siamo già espressi lungamente ("I bambini salveranno il mondo dei libri).
Purtroppo le uova
sono state rotte e non ce ne sono altre in vendita.
Occorre piantare il
frumento, aspettare il raccolto, ricavarne del buon mangime; allevare, quindi,
con dedizione e pazienza somma, dei pulcini; aspettare ch’essi si degnino di sublimarsi
in galline: galline di buona razza; solo allora, forse, saranno a nostra disposizione
le uova per una nuova frittata.
Se ci sarà qualcuno
in grado di cucinarla, ovviamente.
Cosa fa un post amico?
RispondiEliminaUn post amico ti può dire:
- Guarda, lì c'è un burrone.
Se continui così, rischi di finirci dentro!
Questo è un post amico.
Faccio la spesa da Feltrinelli, clicco "mi piace" su post o foto che non sempre leggo od osservo con attenzione (seppur con irrilevante senso liberatorio) e molto raramente mi cucino una frittata.
Un saggio strattone.