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sabato 13 dicembre 2014

Mutuo soccorso in biblioteca


La notizia che trovate qui sotto non riguarda Monteverde, e neppure Roma. Ma la pubblichiamo lo stesso, e volentieri, perché dall'idea della biblioteca come "officina dei saperi e luogo dei legami" è nata Plautilla e tutta l'attività di Monteverdelegge. E far circolare iniziative come quella di Cologno Monzese vuol dire far parte di quella rete di mutuo soccorso di cui oggi, e negli anni a venire, abbiamo e avremo bisogno.

Domenica 21 dicembre la biblioteca di Cologno Monzese effettuerà una giornata di apertura straordinaria (dalle 10.00 alle 19.00) per sostenere la propria campagna di autofinanziamento "La biblioteca aumenta il PIL".
Si tratta di una campagna un po' speciale: si può contribuire con denaro o con azioni di lettura, e chi lo farà, divenendo socio sostenitore della biblioteca, si guadagnerà il diritto a presentare progetti di miglioramento del servizio e a decidere, attraverso il voto, quale dei progetti finanziare. Insomma un ibrido tra crowdfunding, mutuo soccorso e azionariato popolare. 
Nella giornata di domenica sarà possibile per tutti i soci sostenitori ottenere assistenza e consulenza per la presentazione dei progetti nonché iniziare a fare "propaganda" per quelli preferiti. 
Ma succederanno molte altre cose:
- ci saranno banchetti e stand di editori indipendenti, associazioni culturali, animaliste, ecologiste, equo solidali, ecc.
- saranno  messi in vendita libri di tutti i tipi e di tutte le taglie, prodotti biologici,oggettistica fatta a mano, saponi e cosmetici naturaliquadernetti e taccuini riciclati e dipinti a mano, oltre alle borse di campagna progettate e cucite personalmente dai nostri sostenitori;
- ci sarà Radio Popolare con il suo banchetto di raccolta abbonamenti, perché tra istituzioni culturali e organi di informazione qualche volta corre buon sangue e perfino ci si aiuta;
- ci saranno libri viventi (a cura della associazione "Qui e altrove"), narrazioni vaganti (a cura del Gruppo di lettura della biblioteca) e scatti di lettura (a cura della fotografa Anna Roberto);
- ci saranno alcune "demo" dei prodigi che si possono compiere con le stampanti 3D e la scheda Arduino, a cura dell'Hub Out Makers Lab (nel pomeriggio, dalle 15.00 in poi);
- ci saranno le birre artigianali, biologiche, oligominerali, le zuppe bio del DaTa Catering e altre fonti di ristoro e relax...
... e molto altro: un programma fitto, a cui si vanno continuamente aggiungendo nuovi appuntamenti ed eventi (seguite gli aggiornamenti sulla nostra pagina facebook). Ce n'è abbastanza per un salto in biblioteca: per chi lo fa spesso e per chi non lo fa mai.
Le biblioteche infatti si stanno sempre più qualificando come importanti officine dei saperi e luogo dei legami; ma la loro sopravvivenza dipende, come sempre, dai lettori. 

Biblioteca Civica di Cologno Monzese
Piazza Mentana 1 - 20093 Cologno M.se (Mi) ITALIA

domenica 3 agosto 2014

Non chiudeteci la biblioteca! (Una lettera aperta da Bella, in provincia di Potenza)


Tra i temi che l'anno prossimo Monteverdelegge intende approfondire, ce n'è uno a cui teniamo in modo particolare: leggere a scuola. Cominciamo già ora con una lettera aperta che viene dalla bibliomediateca di Bella, in provincia di Potenza. Vi si descrive una esperienza molto positiva, che purtroppo rischia di finire. Se qualcuno dei nostri lettori, monteverdini e non, avrà voglia di commentare, non potremo che esserne contenti.
Il lunedì e il giovedì, dalle 10.00 alle 12.00, un gruppo di bambini e ragazzi attende davanti all’ingresso della biblioteca scolastica “A.Malanga” di Bella (PZ), la maestra Clementina Grieco che, anche nei mesi di giugno, luglio e agosto, offre gratuitamente il suo tempo per dare la possibilità ai ragazzi di leggere e consultare libri e riviste, effettuare il prestito, collegarsi ad internet e fare ricerche, ascoltare musica, mettersi in comunicazione via Skipe con i compagni che sono in vacanza al mare o in montagna.
Alcuni si siedono ai tavoli, mettono in ordine libri e quaderni e cominciano a fare i compiti per le vacanze. Lavorano insieme, si consultano, si aiutano, si confrontano. La maestra Clementina e il professor Mario Priore, responsabile della biblioteca, sono a disposizione per consigliare, aiutare, indirizzare.
E la biblioteca diviene luogo di lettura, di riflessione, di concentrazione. E i ragazzi assaporano la lentezza dell’approfondimento, la bellezza della cura senza approssimazione.
Dopo un poco arrivano i lettori incalliti. Hanno bisogno di altri libri in prestito perché quelli che hanno preso la settimana scorsa li hanno divorati. Sono ragazzi di diverse fasce d’età, spesso accompagnati da genitori e nonni, alla ricerca di nuove proposte di lettura per la settimana successiva. Si discute sui libri letti, sulle preferenze accordate ai diversi protagonisti. Qualcuno porta i propri libri personali da scambiare con altri, perché spesso capita, con i divoratori di libri, che la biblioteca esaurisca le novità. E la lettura diventa per loro compagna di vita.
Quando chiedi perché vengono in biblioteca ti rispondono che gli ambienti sono curati e gradevoli, che c’è tanto spazio, che gli arredi sono belli e colorati e che dentro quello spazio grande, ma raccolto, ci trovano l’atmosfera giusta per lavorare e per concentrarsi. Raccontano che amano cercare, sfogliare, prendere i libri che sono a portata delle loro mani e non chiusi a chiave in scaffali irraggiungibili. I più piccoli vogliono sedersi sul grande tappeto con i cuscini e ascoltare le storie, ma anche leggerle da soli seduti o sdraiati. E poi c’è internet, con i computer e qualche ipad a disposizione per navigare e soddisfare curiosità e voglia di informarsi.
È questa la bibliomediateca scolastica dell’I.C. di Bella, luogo di vita e di cultura.
È la biblioteca delle 5 edizioni del Premio Nazionale di Letteratura per ragazzi, dei 7 Tornei di lettura tra 15 scuole in rete, dei moltissimi autori e illustratori che incontrano ogni anno migliaia di ragazzi con i loro familiari, i docenti, le diverse comunità.
È la biblioteca delle oltre 10000 presenze all’anno, il cuore della scuola, il riferimento principale di alunni e docenti che leggono, imparano insieme come si fa ricerca, come si documentano le attività didattiche, come si producono booktrailers e cortometraggi a partire dai libri letti. È la biblioteca dei laboratori di scrittura e illustrazione.
È la biblioteca portata ad esempio di buona pratica nel recente Forum del libro di Bari, fatta oggetto di attenzione da Ilaria Sotis nella trasmissione La radio ne parla su Radiouno; la biblioteca che sa coniugare libro e tecnologie, come ha testimoniato Antonella Agnoli su Radio Vaticana in una puntata di Punto e a capo.
Anche la biblioteca scolastica di Bella vive dal mese di aprile 2014 un periodo molto difficile. E’ sempre più difficile tenerla aperta perché le due addette alle pulizie, che nel tempo si sono formate in diversi corsi di aggiornamento e hanno imparato a catalogare i libri, a gestire il catalogo on line, il prestito e il supporto tecnico per alunni e docenti, sono personale ex LSU, lavoratori precari nelle scuole da almeno 10 anni, che assicurano non più 36 ore a settimana di lavoro, ma solo 7. Già, poco più di un’ora al giorno, perché la ditta che è subentrata con un appalto Consip ha offerto un ribasso del 60%, riducendo le ore di lavoro del personale che, nel frattempo, viene impiegato in altre scuole per imbiancare le aule.
Da aprile in cassa integrazione forzata (con fondi regionali) e nei mesi di luglio e agosto a pitturare scuole.
È proprio cosi, purtroppo. E da settembre sarà ancora peggio, perché la nostra è una scuola a tempo pieno e deve assicurare prioritariamente il servizio di pulizia e vigilanza.
Ma oggi si preferisce un improvvisato imbianchino ad una biblioteca aperta e funzionante!

venerdì 9 maggio 2014

I proprietari di motociclette leggono?

Dal bel volume di Antonella Agnoli La biblioteca che vorrei (Editrice Bibliografica 2014) proponiamo il capitolo dedicato ai (non) lettori. Il testo si può leggere anche all'interno dello speciale Leggere oggi, che la rivista Alfabeta2 ha messo online in occasione del Salone del libro di Torino e che contiene, tra gli altri, interventi di Luca Ferrieri, Paola Dècina Lombardi, Maurizio Caminito.
Antonella Agnoli
“Gli italiani non leggono e anche per questo non vanno in biblioteca” è una frase che sento dire da decenni. È lo sfondo del dibattito sui problemi del libro. Cosa ci dice l’Istat? “La po-polazione di 6 anni e più che, nel 2013, si è dedicata alla lettura di libri (per motivi non strettamente scolastici o professionali) nell’arco dell’ultimi 12 mesi è pari al 43,0 per cento”.
Quindi meno di un italiano su due legge almeno un libro l’anno: “Nel 2013 – continua l’Istat – si assiste ad una significativa flessione dei lettori di libri i quali, nel 2012, risultavano essere il 46,0 per cento della popolazione considerata: meno 3 punti percentuali” [Istat 2013]. Le sconsolanti conclusioni tratte da queste nude cifre sono così inattaccabili? Hanno il significato che viene loro attribuito nei convegni? “Quel che vedi dipende dal tuo punto di vista” mi ha insegnato Marianella Sclavi, un’amica che gira il mondo insegnando “l’arte di ascoltare” [Sclavi 2003].
Proviamo a guardare le cose diversamente: siamo sicuri che quando chiediamo a qualcuno se ha letto un libro negli ultimi 12 mesi, la parola “libro” abbia lo stesso significato per noi e per lui? Per “noi” intendo chi lavora nell’editoria o nelle biblioteche, gli intellettuali che di volumi ne possiedono a centinaia o a migliaia, i rilevatori dell’Istat. Per queste categorie di persone un libro è qualsiasi oggetto cartaceo rilegato che si compra in libreria. Ma “loro”, i cittadini che sono sempre di fretta, non per seguire gli aggiornamenti su Twitter ma per i ritmi frenetici che la vita impone, danno alla parola lo stesso significato? Forse no.

martedì 15 aprile 2014

Biblioteche di Roma, la felicità della condivisione

La nuova biblioteca Vaccheria Nardi
Una nuova testimonianza d'affetto verso l'Istituzione delle Biblioteche di Roma, ora a a rischio ridimensionamento per un'incipiente, inutile, spending review (le biblioteche comunali sono in pareggio di bilancio).
Una utente, Federica, ricorda il suo percorso di frequentatrice trentennale: un itinerario che parte dalla storica biblioteca Assarotti a Montemario (ora chiusa) e Borromeo (ora Franco Basaglia) sino ai nuovi e attrezzatissimi locali della Vaccheria Nardi (ex Mozart), nei pressi della via Tiburtina e della Cornelia (zona Montespaccato/Primavalle). 
 
 
Federica De Chicchis
 
Mi è venuto in mente che anche io ho una storia che ha a che vedere con le biblioteche romane. E forse vale la pena raccontarla ora e qui.
 
Avevo quasi 14 anni e mi ero messa in testa di fare la tesina per gli esami di terza media sul conflitto arabo-israeliano (ahimè, ci sono nata con certe “passioni”!!). Mi feci accompagnare da un’amica alla biblioteca di Via Assarotti, a Monte Mario. La conoscevo da un’amica di mia madre che ci prendeva i libri. E trovai qualcosa. E feci la mia tesina. Era il 1987.
 
Nei primi anni d’università ho abitato per qualche anno in zona Tiburtina. Frequentavo la biblioteca di Via Mozart. Ci prendevo i libri per me. Ma, soprattutto, in quegli anni trascorrevo molto del mio tempo con i miei due nipoti. Così appena il più grande ha iniziato le elementari, ho portato lui e sua sorella di 4 anni alla biblioteca Mozart. Con Lorenzo sceglievamo qualche libro sui dinosauri, lui si sedeva su un tavolino basso e li sfogliava/leggeva. Poi ne sceglieva uno da portare a casa. Nel frattempo con Sofia andavamo nell’area dedicata ai più piccoli e sfogliavamo insieme un bel libro di favole. Era il 1998. Sofia, che ora ha 20 anni e frequenta lei l’università, ha cominciato ad andare alla biblioteca Vaccheria Nardi: le hanno detto che è già iscritta, da tempo.
 
Tornata nella mia zona al posto della Assarotti ho trovato la biblioteca Borromeo. Ci andavo a prendere i libri di favole per leggerli ai bambini cui facevo la baby sitter la sera, che non avevano un libro in casa e a cui nessuno, tranne me, leggeva favole.
 
Poi il lavoro mi ha portato ad essere quotidianamente a Primavalle. Dove la Borromeo s’era trasformata in Franco Basaglia. In quel periodo prendevo un sacco di cd.
 
E infine in giri di giostra mi hanno portato alla biblioteca Cornelia. Ci sono arrivata perché nel mio G.A.S. [Gruppo d'Acquisto Solidale] c’è un sacco di gente che la frequenta e varie persone che ci lavorano. Tutte belle e appassionate. E solidali. Qui ho trovato tanto dinamismo, idee. E passione e professionalità. Con il G.A.S. abbiamo organizzato una serata su alimentazione e salute. Ci ho visto film. E ho partecipato ad un incontro sulla violenza domestica insieme a, tra gli altri, insegnanti e alunni del quartiere. Qui voglio portare mio figlio, che ora ha un anno e sfoglia i libri cartonati.
 
Questa è la mia storia. Fino ad oggi.
 
Io non credo che questa Amministrazione (che ho votato e appoggio) desideri privare la città della libertà che deriva dalla conoscenza; della bellezza che deriva dall’immaginazione; della felicità che deriva dalla condivisione.

venerdì 21 marzo 2014

Biblioteche di Roma: figlie di un dio minore (tre sfoghi)

Le Biblioteche di Roma: un'istituzione in pareggio di bilancio da diciotto anni. Diciotto. Dalla sua fondazione a oggi (1996-2014). Un patrimonio librario (e audiovisivo) immenso: circa un milione di copie; centinaia di migliaia di frequentatori, migliaia di eventi organizzati, almeno quaranta biblioteche per ragazzi efficientissime; importanti fondi detenuti: fra i tanti, quelli di Giorgio Caproni, Sandro Penna, Agostino Lombardo.
Eppure tale istituzione (proficua e produttiva, come detto, e capace di non gravare sulle tasche dei romani) è sotto attacco; da parte di chi dovrebbe sostenerla. Un attacco che non ha motivazioni di bilancio, ma solo ideologiche. Esso rientra in un piano, più ampio, di distruzione del passato e dei fili residui che ancora lo legano alla sensibilità degli Italiani: l'annientamento, sistematico, della nostra cultura e degli spazi di socialità. Una manovra globale in atto da decenni e che incrudelisce oggi, grazie alla scusa - scodellata con lacrime di coccodrillo - della spending review.
Per le Biblioteche di Roma si prospettano due vie: la trasformazione in municipalizzata, in vista d'una futura, ineludibile, privatizzazione; il ritorno ai Dipartimenti, con relativo taglio di personale e orari (apertura cinque giorni a settimana; apertura pomeridiana - sino alle 17.00 - solo il martedì e il giovedì).
Sul tema proponiamo tre lettere aperte di una bibliotecaria comunale, Maria Elena Esposito, ai propri colleghi.
La prima è uno sfogo a caldo dopo l'ennesimo rituale infruttuoso presso il Comune di Roma.
Le altre due rispondono alla proposta - bislacca - del sindaco Ignazio Marino di far lavorare i clochard nelle biblioteche.


* * * * *

Buonasera a tutti da Cornelia,

pensavo di scrivervi subito, appena arrivata in biblioteca (alle 11,48) o dalle 13,00 alle 14,00, nell’orario di chiusura al pubblico (nell’unico giorno in cui la nostra biblioteca chiude per un’ora soltanto, per permettere che lo “spazio che ci ospita” (cioè front office, ingresso e zone limitrofe), venga  pulito e lavato adeguatamente senza “continue incursioni”… ma non ce l’ho fatta!!!

Ieri ho avuto la malaugurata idea, quasi malasuerte, d’assistere alla seduta straordinaria del Consiglio Comunale, questa volta senza troppe “emozioni”, come succedeva, invece, tanti anni fa, quando (con Massimo Copponi e con i miei colleghi ex-interinali delle biblioteche [2002] e due anni dopo operatori Pierreci [2004]) s’andava “timidamente” e poi “rabbiosamente” ad ascoltare i nostri Assessori e Sindaco d’allora (Veltroni).
Ho ascoltato attentamente le parole del nostro (coltissimo e discreto oratore) Sindaco Marino che, ahinoi, pur “ricordando” un episodio della sua visita a Primavalle, non ha assolutamente parlato del suo “passaggio”, comprensivo di saluti ai cittadini ed aperitivo presso una delle nostre ammiraglie, la Biblioteca Franco Basaglia (di Primavalle)…
Probabilmente siamo realtà troppo piccola e “insignificante” perché il Nostro Primo cittadino si sprechi a menzionarci (Ama ed Atac son tutt’altra cosa!!!). E, del resto, perché avrebbe dovuto “dire” di noi… che siamo l’unico Ente pubblico locale di Roma Capitale che ogni anno, dal 1996, chiude il bilancio “in  pareggio”?!?… e che da nove mesi “illegalmente” non ha un CDA?!?.

Se avete un paio di minuti da perdere vi “centrifugo” così il “succo” di circa mezz’ora di discorso del “buon Ignazio” (almeno nella parte che più ci può riguardare): Roma non è una città da ”salvare”, perché è la più bella e ricca, almeno in quanto a patrimonio artistico e culturale, d’Italia.  Il Decreto “Salva Roma” ci offende e “dequalifica”, avrebbero dovuto chiamarlo, semmai “aggiusta” Roma, libera Roma o “ri” e qualcosa Roma ( “ri-parti”, “ri-solleva”, “ri-valuta”…).
Ma … Roma è anche una città “disastrata” dalla recente alluvione … (fosse solo quello il motivo del disastro!!!) e con periferie molto povere ed “indecorose”… per cui la bimba di quattro anni che si sveglia alle quattro di notte e, per andare in bagno, deve “spaventare i topi” con una lucina e uscire fuori ad aprire un catenaccio grosso di quelli che si usano per le biciclette (e lui sì che queste catene e conosce bene!!!) per fare la pipì …ha bisogno di una “soluzione” SUBITO… e noi inizieremo dunque dalla “MANUTENZIONE”…
Quindi (e qui è il vero “concentrato” del discorso che c’interessa), Roma ha bisogno di soldi immediati, “liquidi” che dovranno essere “presi” dalle tasche dei Dipendenti Capitolini che guadagnano troppo!!! e che dal 2012 hanno percepito in busta paga un “inspiegabile” aumento (mah?!? devo andare a prendere le mie vecchie buste paga, perché se per Lui sarà “inspiegabile”…, per me è assolutamente “incomprensibile”… quello che ha affermato). … Il loro stipendio deve essere ridotto del 20-30 % (e ci vogliamo scommettere che la riduzione sarà del trenta, come già “ventilato” nella circolare di bilancio, inviata da Simonetta Potestà (per conto del nostro Direttore Voglino) alle 17,40 del 30 settembre 2013 (che ovviamente vi allego, come promemoria)?!?.

martedì 18 marzo 2014

Cosa cambia in biblioteca, dalla A alla Z (anzi, dalla B alla W)

Punto di riferimento annuale per i bibliotecari italiani, il convegno che si è tenuto a Milano alla Fondazione delle Stelline  il 13 e il 14 marzo, ha avuto quest'anno come titolo  "La biblioteca connessa", ovvero "Come cambiano le strategie di servizio al tempo dei social network".  Proponiamo qui di seguito alcune delle voci contenute nel glossarietto elaborato per l'occasione da Maurizio Caminito nel sito-rivista Avvertenze per i geni.

BIBLIOBOARD
E’ un’App che costituisce una grande biblioteca virtuale consultabile sui dispositivi mobile. Ha due componenti. La prima è un database di 4,5 milioni di documenti organizzati in oltre 400 “antologie” e facili da ricercare. La seconda è uno strumento di pubblicazione, BiblioBoard Creator, che consente agli archivi e alle biblioteche di aggiungere le proprie collezioni speciali digitali. (http://www.biblioboard.com/index.html).

BOOKLESS LIBRARY
La “biblioteca senza libri” è un modello di biblioteca totalmente priva di libri e di altri supporti cartacei. Al loro posto la biblioteca offre una vasta gamma di documenti su supporto digitale, nonché di servizi innovativi e di strumenti per la ricerca e l’uso dei formati elettronici. Un caso esemplare in campo accademico è quello della Biblioteca Universitaria di Amsterdam (http://uba.uva.nl/en/services/tools-and-apps/tools-apps.html). Tra le bookless public libraries la più nota è la BiblioTech Bexar County Digital Library, inaugurata nel settembre del 2013 nella città di San Antonio nel Texas (http://bexarbibliotech.org/).

LIBRARY SHELFIE
Gioco o mania in voga tra i bibliofili, che si fotografano davanti allo scaffale di libri da loro amato. Il 24 gennaio scorso la NYPL ha proclamato il Library Shelfie Day (http://laughingsquid.com/new-york-public-library-calls-on-book-fans-to-take-a-shelfie-photo-for-libraryshelfie-day/). (Una mostra di library shelfie è stata ospitata anche alla manifestazione romana Libri Come).

LIBRARYTHING
E’ un sito di catalogazione e un social network per amanti dei libri e mette in contatto le persone in base ai libri che hanno in comune (http://www.librarything.it/). E’ uno degli strumenti di social cataloguing che trasformano l’Opac in Sopac (Social Opac). L’organizzazione delle informazioni in LT, basate sull’opera, rendono anche possibile un collegamento con il catalogo organizzato con FRBR.

LIBRO PARLATO ON LINE
Le Biblioteche civiche torinesi mettono a disposizione delle persone con disabilità di lettura (non vedenti, ipovedenti, dislessici ecc.) un servizio di registrazione e prestito di libri parlati, ovvero di letture ad alta voce disponibili su CD MP3 o audiocassette.
(http://www.comune.torino.it/cultura/biblioteche/lettura_accessibile/index.shtml).
La novità è costituita dalla possibilità effettuare, nel proprio catalogo personale, il download o l’ascolto on line dei libri parlati.

OPAC IBRIDO
L’OPAC “a motore federativo” o “ibrido” è un’interfaccia universale, utilizzabile con qualunque database catalografico o bibliografico, in grado di unificare in tempo reale i contenuti provenienti da più sorgenti di dati: i record del catalogo locale, le immagini delle copertine, i commenti degli utenti e dei bibliotecari, gli abstract, gli articoli redazionali, le recensioni, sono visualizzati contemporaneamente e con un solo click. (E’ la soluzione proposta da medi@tech e MLoL per integrare il catalogo degli eBook con l’Opac della biblioteca: http://www.mediatechgroup.it/index.php/mediatech-new-media/opac-ibrido).

WIKIPEDIA LOVES LIBRARIES
E’ un programma, nato negli USA nel 2011, di eventi che coinvolgono le biblioteche nella creazione di contenuti open sull’enciclopedia più consultata del mondo. (http://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Wikipedia_Loves_Libraries).
Le biblioteche organizzano delle conferenze aperte, a cui tutti possono partecipare. Aiutati da utenti esperti e da bibliotecari, i singoli cittadini imparano a scrivere su Wikipedia servendosi anche del materiale d’archivio messo a disposizione dalle biblioteche. Di questo e, più in generale, della dimensione sociale della biblioteca ha parlato Pierfranco Minsenti: “Biblioteche e Wikipedia: Wikipedia come ambiente di lavoro collaborativo per una comunità trasversale alle biblioteche”
(http://www.slideshare.net/pierfrancominsenti/slides-biblioteche-e-wikipedia).

domenica 29 settembre 2013

BiblioPride: orgoglio nazionale per un patrimonio tra i più importanti del mondo

Raethia Corsini 
Per avere un'idea del valore e della diffusione delle Biblioteche in Italia, basterebbe andare su wikipedia e scoprire che si tratta di un patrimonio di così alto valore da posizionarsi ai primi posti nel mondo. Le biblioteche, in tutte le forme, sono templi per l'evoluzione del sapere comune, eppure i tagli economici imposti da questa infinita crisi hanno colpito anche questo settore che - paradossalmente - fornisce a tutti gli strati sociali, perché a costi bassissimi, la possibilità di accedere alla cultura. Ci sarebbe di che andare fieri, orgogliosi. Infatti è questo che si "rivendica" nella seconda edizione di BiblioPride, iniziativa che promuove incontri e scambi di riflessioni in tutte le biblioteche d'Italia dal 27 settembre al 5 ottobre, anche se l'apice dell'iniziativa sarà sabato 5 ottobre a Firenze, con una grande festa in Piazza Santa Croce, dove si ritroveranno scrittori, artisti, giornalisti e intellettuali per confrontarsi sul valore aggiunto che il sistema bibliotecario nazionale dà alla crescita culturale, economica e sociale del Paese (per seguire l'evento anche a distanza, si può visitare la pagina facebook dedicata). Lo scorso anno lo scenario fu Napoli: è volontà precisa dell'Associazione Italiana Biblioteche scegliere ogni anno una città diversa in una regione differente, proprio per mettere in risalto l'estensione nazionale del tessuto bibliotecario e connettere comunità con istituzioni.

sabato 3 agosto 2013

Leggere è condividere, dieci Plautille a New York

Maurizio Caminito, grande esperto di tutto quello che ha a che fare con i libri, ci manda questa segnalazione, che i lettori di Monteverdelegge scopriranno con piacere: è infatti la conferma che il "modello Plautilla" va in giro per il mondo.
 
Quest’estate a New York, e precisamente in due quartieri della città: nel Lower East Side e nell’East Village, sono comparse misteriosamente dieci piccole, anzi piccolissime, biblioteche. Tutti si sono chiesti chi le avesse finanziate e promosse, visto che non comparivano in nessun programma ufficiale dell’amministrazione della città. Finalmente il mistero è stato svelato, anche attraverso un breve video (http://vimeo.com/71254919) che ne racconta il progetto e le finalità.
Intanto l’iniziativa ha un nome semplice e diretto: LITTLE FREE LIBRARY, quindi piccole biblioteche libere, in cui i libri si possono prendere e dare liberamente, senza iscrizione o tessera o altra formalità. L’idea della “biblioteca libera” non è nuova e si può ritrovare in alcune esperienze anche italiane, ma la particolarità del progetto newyorkese sta nel fatto che queste piccole librerie sono veramente piccole e inserite nel tessuto urbano, come istallazioni o oggetti di design a completa disposizione dei cittadini, senza alcuna mediazione. Lo slogan è infatti: “Take a book, leave a book”.
Il progetto è stato promosso dal PEN World Voices Festival e dalla Architectural League of New York (http://archleague.org/2013/05/little-free-library-nyc/). Ognuna delle dieci mini-biblioteche è differente dalle altre ed è frutto di una selezione tra ottanta proposte e idee sollecitate da un concorso dell’Architectural League di New York rivolto a giovani designers. I risultati sono tutti stimolanti e anche divertenti: attirano l’attenzione dei passanti e li coinvolgono in un gioco che ha un messaggio semplice, ma profondo: leggere è condividere.

domenica 28 luglio 2013

La biblioteca senza libri

La biblioteca del Trinity College
di Dublino
fotografata da Candida Höfer 
Pubblichiamo la parte finale del saggio La biblioteca senza libri. Il testo integrale, seguito dalla nota di Riccardo Ridi La biblioteca piena di libri (elettronici), si può scaricare gratis dalla pagina della collana Note azzurre nel sito della casa editrice Quodlibet.

David A. Bell
Oggi, lettori interessati o ambiziosi studiosi dilettanti hanno a disposizione aiuti più cospicui, e di immediato accesso per le loro dita esperte nella navigazione in internet. In rete ci sono interi corsi universitari, con tanto di lezioni gratuite offerte da istituzioni come Harvard e il MIT. Ci sono anche eccellenti lezioni rivolte esplicitamente ad un pubblico generico prodotte da aziende come The Teaching Company, accessibili ad un prezzo modico o gratuitamente tramite una biblioteca pubblica. Esistono poi una mezza dozzina di canali televisivi cosiddetti «educativi», anche se alcuni, come The History Channel, hanno via via indirizzato la loro programmazione verso il semplice intrattenimento. E ovviamente ci sono un’infinità di siti web che offrono un’introduzione a qualunque argomento immaginabile. Caveat lector, d’accordo – ma stiamo parlando di un’incredibile ricchezza di contenuti.

domenica 16 giugno 2013

Ex Press: La biblioteca di Gezi Park

M. T. C.
Dal sito Book Patrol, utile punto di riferimento per chi ama i libri, qualsiasi forma prendano, ecco una fotografia scattata nei giorni scorsi a Gezi Park, dove fin dal'inizio dell'occupazione è nata una biblioteca aperta - in tutti i sensi -al pubblico. Non è una novità, e neanche una caratteristica dello "Zuccotti Park di Istanbul": ovunque si sia materializzato il movimento Occupy (ad esempio, per non andare lontano, al Cinema America Occupato), subito si è deciso di mettere  libri vecchi e nuovi a disposizione dei potenziali lettori, spesso (come è successo in Turchia) con l'appoggio delle case editrici, naturalmente ben disposte a farsi conoscere in cerchie più allargate. Sono, forse, i primi piccoli sintomi di una possibile erosione di quel bestsellerismo ad ogni costo che ha caratterizzato l'editoria degli ultimi due decenni. 

mercoledì 29 maggio 2013

Ex Press: quando i libri se ne vanno

M. T. C. 
Sul "New York Times"" di qualche giorno fa Stanley Fish, docente di "humanities and law" alla Florida International University, editorialista del Nyt, autore di numerosi testi, uno dei quali, How To Write A Sentence, è dedicato all'arte e al piacere di comporre belle frasi, insomma una persona nella cui vita la parola scritta occupa uno spazio enorme, ha raccontato di avere dato via (venduto, per la precisione) la maggior parte dei suoi libri. Sono rimasti quelli che presumibilmente gli serviranno per completare il saggio che sta scrivendo e per avviare il successivo, ma al posto degli altri, quelli che hanno accompagnato la sua vita di uomo e di autore, da Milton a Shakespeare, da Donne a Hobbes, ci sono ora metri e metri di scaffali vuoti. Il motivo, come spesso succede in questi casi, è il trasloco in una casa più piccola, ma Fish non si nasconde che ci può essere altro. E constatando la sua (almeno attuale) assenza di reazione emotiva a questo distacco così significativo, si chiede se non sia  il segno di una fine: "I dibattiti a cui ho preso parte per decenni sono andati in un'altra direzione (anzi,in diverse altre direzioni) e io non ho il tempo e, per essere onesti, l'energia intellettuale, per seguirli. Addio. Se la caveranno bene anche senza di me". Eppure il titolo dell'articolo di Fish è Moving On, "Andare avanti". Ma allora? Cosa vuol dire separarsi dai propri libri? E' un tema di cui a Plautilla ci capita di parlare spesso, dato che la nostra bibliolibreria gratuita basa la sua esistenza proprio su questo gesto che di volta in volta può essere doloroso o liberatorio (o le due cose insieme). Ci piacerebbe sapere cosa dicono i nostri donatori, e non solo loro.
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