Il 4 novembre 1948 Thomas Stearns Eliot vince il Premio Nobel per la letteratura. Il suo poema La terra desolata (The Waste Land), del 1922, è uno dei più celebri di tutto il Novecento, un testo che ha segnato diverse generazioni di poeti nel secolo scorso. Sono ancora in tanti, oggi, a leggerlo?
Ne riproponiamo i primi versi nell'originale inglese e nella versione italiana disponibile integralmente in rete:
Ne riproponiamo i primi versi nell'originale inglese e nella versione italiana disponibile integralmente in rete:
APRIL is the cruellest month, breeding | |
Lilacs out of the dead land, mixing | |
Memory and desire, stirring | |
Dull roots with spring rain. | |
Winter kept us warm, covering | 5 |
Earth in forgetful snow, feeding | |
A little life with dried tubers. | |
Summer surprised us, coming over the Starnbergersee | |
With a shower of rain; we stopped in the colonnade, | |
And went on in sunlight, into the Hofgarten, | 10 |
And drank coffee, and talked for an hour. | |
Bin gar keine Russin, stamm’ aus Litauen, echt deutsch. | |
And when we were children, staying at the archduke’s, | |
My cousin’s, he took me out on a sled, | |
And I was frightened. He said, Marie, | 15 |
Marie, hold on tight. And down we went. | |
In the mountains, there you feel free. | |
I read, much of the night, and go south in the winter. |
Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L'inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
L'estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee
Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato,
E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo un'ora intera.
Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch.
E quando eravamo bambini stavamo presso l'arciduca,
Mio cugino, che mi condusse in slitta,
E ne fui spaventata. Mi disse, Marie,
Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù.
Fra le montagne, là ci si sente liberi.
Per la gran parte della notte leggo, d'inverno vado nel sud.
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L'inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
L'estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee
Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato,
E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo un'ora intera.
Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch.
E quando eravamo bambini stavamo presso l'arciduca,
Mio cugino, che mi condusse in slitta,
E ne fui spaventata. Mi disse, Marie,
Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù.
Fra le montagne, là ci si sente liberi.
Per la gran parte della notte leggo, d'inverno vado nel sud.
Molto interessante
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