La vigilia
Un
mandarino, un tozzo di pane, un bicchiere di vino. E un biglietto. Tutto bene in vista. Era la terza volta che
Teresa controllava il tavolino vicino al presepe: i doni dovevano essere ben
visibili perché la vecchina che gira sulla scopa in cerca della mangiatoia con il Redentore, oltre che con le scarpe rotte e un cappellaccio sdrucito in testa, era anche un po’ guercia. A Teresa lo aveva detto il nonno.
Successe quando Teresa udì, dalla radio accesa sopra la credenza della cucina, le voci di
due sconsiderati conduttori che ridendo dicevano: ormai tutti sanno che la Befana
non esiste! Come, come si permettevano di raccontare bugie di questo calibro,
pensò molto risentita Teresa che prima chiese spiegazioni a sua madre, trovando
solo risposte elusive perché come sempre non aveva tempo. Allora si affrettò a parlarne con
Cinzia, la cugina prediletta e vicina di casa. Fu una catastrofe. La cugina del
cuore fu spietata: la Befana non esiste, le ribadì, e i regali li portano i
nonni o i genitori, lo sanno tutti tranne te – andò giù dura. E non contenta fece di Teresa lo zimbello del
paese: Teresa è una credulona, Teresa è una credulona, Teresa è una credulona
ripeteva Cinzia con voce stridula davanti a tutti e gli altri le facevano il
coro. A Teresa cadde il mondo addosso. Non poteva credere fosse vero, non
poteva credere che - dalla radio a sua cugina e fino agli amici - tutti complottassero
contro di lei al punto di ordire un tale inganno. Iniziò a fare sogni orribili,
senza colori perché nel sogno si liquefacevano manco fossero illusioni.
Così, prese la decisione di parlarne con suo nonno. Era certa, lui avrebbe avuto le risposte che cercava. Dopo avergli raccontato le pene e le preoccupazioni per un mondo che è capace di inventarsi menzogne come quella, dalla bocca del nonno uscirono parole che per Teresa furono miele. Lui una volta la vecchina l’aveva vista, le confidò. Era tanto tempo fa, le aveva spiegato, aggiungendo che la cosa non accade spesso, né a tutti. Che cosa bisognava fare per incontrarla nessuno lo sapeva veramente. Aspettarla, ma non aspettarsela pareva fosse un buon metodo, spiegò il nonno a Teresa. Si preparano dei doni, così che lei sappia di essere attesa e nel caso bene accolta. Bisognava però mettere in conto che c'erano molte più probabilità che non passasse, piuttosto che faccesse visita nonostante le offerte. Le ragioni erano molteplici: la scopa certe volte non aveva abbastanza carburante; si incagliava in una nuvola o tra i rami di un castagno; oppure la vecchina perdeva l’indirizzo; o poteva capitare di nuovo che le togliessero la patente. Per un lungo periodo, disse il nonno a Teresa, è successo proprio questo: hanno tolto la patente alla Befana. Pare che con il suo andamento, per secoli avesse intralciato il traffico ai Re Magi, passati infatti alla Storia come dei gran ritardatari, come c’era scritto in un racconto di Simona, un’amica di mamma. La vecchina con la scopa non ha mai smentito e anzi una volta le scappò detto che, sì, era stata lei a depistare quei Re perché le sembravano così inutili i doni che portavano: oro, incenso e mirra, roba da élite! Non ci mangi, non ci cresci, non ci rifletti con cose così. Non fu capita e per tantissimo tempo restò a fare calze davanti al suo caminetto, accumulando carbone. Teresa ascoltava le storie del nonno e quando gli chiese se ora alla Befana avevano restituito la patente, il nonno rispose che non ne era certo, ma siccome era una vecchina caparbia e un po’ sconsiderata, si diceva in giro che da qualche anno avesse ricominciato a girare sopra i tetti anche senza licenza. Vederla era però diventato ancora più difficile, perché doveva muoversi in modo clandestino. La vecchina, che era anche diventata un po’umorale, ora decideva senza una regola precisa a chi manifestarsi. In generale pare si svelasse solo ai semplici, a chi offre e chiede doni senza pretese, ma soprattutto a chi è pronto a vederla, cioè – sue testuali parole - chi fiducioso ha il cuore predisposto allo stupore. Teresa pensò che quell’anno aveva tutti i requisiti. E se davvero la vecchina fosse apparsa, si fosse veramente materializzata davanti ai suoi occhi, allora sì che avrebbe potuto fare una bella linguaccia con pernacchia sonora a sua cugina Cinzia e all’intero paese in coro e, magari, mandare anche una lettera con foto ai quei due conduttori radiofonici. Insomma pregustava la rivincita.
Così, prese la decisione di parlarne con suo nonno. Era certa, lui avrebbe avuto le risposte che cercava. Dopo avergli raccontato le pene e le preoccupazioni per un mondo che è capace di inventarsi menzogne come quella, dalla bocca del nonno uscirono parole che per Teresa furono miele. Lui una volta la vecchina l’aveva vista, le confidò. Era tanto tempo fa, le aveva spiegato, aggiungendo che la cosa non accade spesso, né a tutti. Che cosa bisognava fare per incontrarla nessuno lo sapeva veramente. Aspettarla, ma non aspettarsela pareva fosse un buon metodo, spiegò il nonno a Teresa. Si preparano dei doni, così che lei sappia di essere attesa e nel caso bene accolta. Bisognava però mettere in conto che c'erano molte più probabilità che non passasse, piuttosto che faccesse visita nonostante le offerte. Le ragioni erano molteplici: la scopa certe volte non aveva abbastanza carburante; si incagliava in una nuvola o tra i rami di un castagno; oppure la vecchina perdeva l’indirizzo; o poteva capitare di nuovo che le togliessero la patente. Per un lungo periodo, disse il nonno a Teresa, è successo proprio questo: hanno tolto la patente alla Befana. Pare che con il suo andamento, per secoli avesse intralciato il traffico ai Re Magi, passati infatti alla Storia come dei gran ritardatari, come c’era scritto in un racconto di Simona, un’amica di mamma. La vecchina con la scopa non ha mai smentito e anzi una volta le scappò detto che, sì, era stata lei a depistare quei Re perché le sembravano così inutili i doni che portavano: oro, incenso e mirra, roba da élite! Non ci mangi, non ci cresci, non ci rifletti con cose così. Non fu capita e per tantissimo tempo restò a fare calze davanti al suo caminetto, accumulando carbone. Teresa ascoltava le storie del nonno e quando gli chiese se ora alla Befana avevano restituito la patente, il nonno rispose che non ne era certo, ma siccome era una vecchina caparbia e un po’ sconsiderata, si diceva in giro che da qualche anno avesse ricominciato a girare sopra i tetti anche senza licenza. Vederla era però diventato ancora più difficile, perché doveva muoversi in modo clandestino. La vecchina, che era anche diventata un po’umorale, ora decideva senza una regola precisa a chi manifestarsi. In generale pare si svelasse solo ai semplici, a chi offre e chiede doni senza pretese, ma soprattutto a chi è pronto a vederla, cioè – sue testuali parole - chi fiducioso ha il cuore predisposto allo stupore. Teresa pensò che quell’anno aveva tutti i requisiti. E se davvero la vecchina fosse apparsa, si fosse veramente materializzata davanti ai suoi occhi, allora sì che avrebbe potuto fare una bella linguaccia con pernacchia sonora a sua cugina Cinzia e all’intero paese in coro e, magari, mandare anche una lettera con foto ai quei due conduttori radiofonici. Insomma pregustava la rivincita.
Cara Befana,
non desidero altro dono tranne la conferma che esisti sul serio, aveva scritto
Teresa sul biglietto riposto con cura e in bella mostra vicino alle sue modeste
offerte. Prima che la mezzanotte scoccasse, Teresa controllò di nuovo che tutto fosse in ordine, che nessuno avesse spostato niente. Poi andò a
dormire in compagnia di un persistente fremito nello stomaco. E fece sogni colorati. (continua/per la seconda parte clicca qui).
1992-la zippora©
(raethia corsini)
(raethia corsini)
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